UN MUSICAL BASATO sullo sciopero degli strilloni di New York del 1899, che nasce come film della Disney (fu il quarto film dell’allora giovanissimo Christian Bale) e che floppò sul grande schermo. Invece, l’adattamento per il teatro di Newsies andò talmente bene da vincere due Tony Awards e iniziare un lungo cammino come spettacolo a giro per il mondo.
Sono andato a vederlo l’altra sera nell’allestimento italiano che non è affatto male (Teatro Nazionale di Milano dal 31 ottobre al 27 dicembre). Ottima scenografia e giochi di luci, la musica non è mai stata il pezzo forte di questo prodotto ma non è malaccio con una esecuzione live più che onesta, invece è piuttosto discontinuo il cast: non mi è piaciuta Giulia Fabbri, ho trovato “così così” Roberto Tarsi e Andrea Fazio (un po’ troppo di maniera, come Simona Patitucci: però Fazio e Patitucci cantano da dio) e ottimo invece Flavio Gismondi. Sono perplesso per quanto riguarda Simone Leonardi, il signor Pulitzer, che nella seconda parte dovrebbe crescere e rubare la scena a Gismondi ma a pelle sento che non ha il passo giusto, o forse non era in serata quando sono andato io.
Una nota a parte per Patrick Saponaro (il piccolo Les Baum nel cast della mia serata) e gli strilloni, che sono notevoli davvero. Saponaro sta sul palco con naturalezza e fa tutto quel che deve molto bene, mentre le coreografie e i balletti degli strilloni sono belli e ben calibrati: né troppi né troppo pochi. Davvero bravi loro come gruppo, non tutte le voci sono da cantante ma le caratterizzazioni sono forti lo stesso e si sorride: vuol dire che fanno bene. Carine anche le ragazze (Chiara Vecchi e Martina Cenere) che con ironia deliziosa passano da suore di carità a bellezze del varietà (e altro). il cast è più lungo, ma sorvolo per ragioni di spazio: i volti però li trovate tutti sul sito dello spettacolo.
Inoltre, non ho caratterizzato apposta i personaggi perché non amo entrare nel vivo delle trame: gli spettacoli è bello scoprirli andandoli a vedere senza spoiler (almeno, IMHO). Il presupposto però è semplice: nell’estate del 1899 gli strilloni di New York, per la maggior parte senzacasa che cercano di sopravvivere vendendo giornali che devono acquistare dai magnati della carta stampata e sui quali non hanno resi (cioè, se non vendono ci rimettono loro), entrano in sciopero. Da una parte centinaia di ragazzini di tutti i quartieri di New York City, dall’altra Joseph Pulitzer e William Randolph Hearst, grandi editori della stampa popolare newyorkese, veri e propri kingmakers a metà fra industria e politica. Il resto, come si dice, è storia. L’adattamento disneyano è fantasioso nello svolgimento ma fedele nei presupposti e nei risultati.
La fantasia della storia, nello sviluppo di Bob Tzudiker e Noni White, è ben fatta. Le coreografie di Gillian Bruce (e per l’Italia le scenografie di Silvia Silvestri) sono notevoli, il libretto è adattato molto bene, scorre benissimo a mio avviso (brava Alice Mistroni che l’ha tradotto e adattato) e i testi in italiano delle canzoni sono stati scritti da Franco Travaglio che li ha sostanzialmente azzeccati tutti. Ripeto, le musiche di Alan Menken non sono memorabili ma vanno via lisce lo stesso. La regia italiana di Federico Bellone tiene tutto assieme ottimamente e mi è piaciuta. È il pezzo forte, a mio avviso, perché fa girare alla perfezione una macchina il cui principale rischio è di essere dispersiva o fuori sincrono (rischio di tutti i musical).
Alla fine, il consiglio è andare a vederlo: il musical in Italia sta vivendo da quindici anni una nuova vita e Newsies tiene alta la qualità del genere, con una storia che non è scontata o uno dei soliti “classiconi”. Bello.
29.11.15
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