Ehm, lo so, non è niente di originale: voglio dire, Dan Brown ci ha fatto fortuna con un florilegio di questi argomenti. E anche i migliori si fanno prendere la mano su questi temi: vedi il libro di una trentina di anni fa di quel famoso giornalista investigativo americano che, andato in pensione, si era convinto di poter svelare i retroscena dietro il processo e la condanna a morte di Socrate (!) imparando il greco classico per l’occasione e tirando giù in un unico libro una sfilza di imprecisioni e fraintendimenti da rendere felice qualsiasi televangelista statunitense.
Lo dico come lunga introduzione per spiegare come mai capisco tutta la frizzante attenzione dietro al nuovo articolo sulla moglie di Gesù e il frammento che ne affermerebbe l’esistenza. Una mezza spy-story talmente elaborata e ripulita nella sua narrazione dominante da essere quasi una perfetta gemma sintetica, tipo la moissanite.
Money quote: “The owner of the Jesus’s-wife fragment, whoever he was, had told King a story about where, when, and how he’d acquired it. But the closest thing he had to corroboration was a photocopy of a signed sales contract. The contract recorded his purchase of six Coptic papyri, in November 1999, from a man named Hans-Ulrich Laukamp. The contract said that Laukamp had himself acquired the papyri in Potsdam, in Communist East Germany, in 1963.”
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