23.10.16

Sermoncino domernicale

DECIDERE DI AVERE figli è un atto che sfugge le ragioni dell'etica, perché non è sostenibile che sia lo stato o la religione a scegliere per noi se si debbano avere o no figli (con buona pace delle campagne di fertilità del nostro governo).

Non è neanche una scelta priva di significato, però. Attiene invece alla sfera della morale, cioè del giudizio etico proiato, del singolo.

In questa sfera, molte cose si possono dire ma in buona sostanza il centro è pur sempre comune (ed è un problema tutto laico ed occidentale): se la vita è bella e gioiosa oppure orribilmente piena di sofferenze. A seconda dei casi, abbiamo il diritto di creare dal niente un figlio e condannarlo a vivere e poi morire come noi?

Money quote: "Yes, you can expect your child’s life to contain happiness, satisfaction, joy and love. But many would see an asymmetry here all the same. You might think that it’s more important not to harm people than it is to positively help them. Some would go further still, and suggest that we have no intrinsic moral reason to bring more happy lives into existence (such a choice is morally neutral, they claim), whereas we clearly have strong moral reasons to not create an utterly miserable life. If this is correct, a new life of happiness is morally neutral, whereas a new life of misery is morally bad. Since any actual life will contain a mixture of happiness and misery (and hence, on this view, be a mixture of the neutral and the bad), does it follow – as the South African philosopher David Benatar suggests – that any actual life is thereby overall bad?"

Ps: certo, per un religioso occidentale o per un seguace delle filosofie buddiste sulla reincarnazione, tutti questi argomenti praticamente non si pongono. Ma tant'è, si lavora con quel che si ha a disposizione.

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