LOW END MAC � un sito particolare, che si � fatto un nome in rete grazie a un approccio che rappresenta pi� una filosofia di vita che non una scelta di marketing o editoriale. Low End Mac, infatti, predica l'uso di tecnologia "datata"; quella che costava un patrimonio qualche anno fa e adesso si ritrova a poco, pochissimo, soprattutto nel mercato dell'usato.
"Se era buona due anni fa - dice - perch� non dovrebbe esserlo anche oggi?". In pratica, si lotta contro il ciclo di vita industriale dei prodotti, si lavora sul reale utilizzo pi� che non sulla voglia del "best of breed". L'hardware quello che faceva una volta lo fa anche oggi, il software pure e poi ci sono sempre quelli che programmano in modo intelligente e permettono di usare nuove modalit� di utilizzo con vecchie risorse; dopotutto perch� per far girare un player di MP3 ci dovrebbe volere un processore a 64 bit?
Da poco il titolare di quel sito ha pubblicato un articolo dal titolo: "Living the Low-end Life: Is Not Just About Computers". Lui utilizza la dizione "articolo" e "pubblicato". Molti altri userebbero "postato" e "post" (almeno, in italiano).
Non si tratta di un giornalista, ma dai suoi testi emergono, nello spirito dei siti di informazione soprattutto tecnica nati tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo, opinioni, punti di vista e soprattutto particolari circa la possibilit� di fare della propria "biografia personale lo strumento per rispondere alle contraddizioni sistemiche" (Ulrich Beck) per raccontare, cio�, quello che c'� di nuovo sulla base della propria percezione, scelta, idiosincrasia del momento.
Adesso lui, l'autore del sito in questione, cio� Dan Knight, che � anche un personaggio abbastanza noto nel mondo Mac statunitense e della rete, ritorna sul suo stile di vita, sull'ispirazione che ne deriva (o meglio, la contaminazione che ha prodotto) tra computer e vita vera, sul risparmio della bolletta elettrica usando lampade fluorescenti al posto delle alogene (e tenendo il pi� possibile le tapparelle aperte) e via dicendo. Ma lo fa ritornando anche sul tema della sua separazione dalla moglie, che dal 1 dicembre ha voluto dire allontanarsi dal lavoro e anche dalla casa dove viveva insieme ai tre figli, degli anni di terapia per salvare il matrimonio, della scelta di compilare da soli le parti legali e di accordo per la spartizione di beni e responsabilit�, della decisione di tenere i figli in affidamento congiunto in casa (turnando i genitori nella casa natale, anzich� spostando i figli nelle case divise dei genitori), nella scelta di lavorare dall'home office.
C'� tanto, in quell'articolo. C'� l'ossessione diventata lavoro per l'informatica, la musica, i computer e le reti. Ci sono le scelte di una vita, le strategie e lampi brevissimi sul passato. C'� il bisogno di mostrare il costo di tutto, il comportamento "razionale" del consumatore che si informa e sceglie, utilizzando gli strumenti per valutare il rapporto tra la spesa e il vantaggio (libro sul "divorzio consensuale con minori", 25 dollari), c'� un gusto per le cose che diventa un involontario ritorno al minimalismo degli anni Ottanta, tutto statunitense, tutto orientato al materialismo pi� lucido e articolato.
C'� poesia, insomma, e c'� secondo me anche abbastanza per potersi interrogare per esempio sulla natura dei blog (lui scrive articoli che pubblica, con pubblicit� e sponsor, non posta storie con link per passione) nel desiderio di fare introspezione, di rendere pubblico il proprio privato, nella diversa scala di valori e riferimenti culturali di chi produce non solo gli strumenti tecnici (gli script per gestire i tools dei blog) ma anche la filosofia del loro uso.
Dan Knight vive come puparo e contemporaneamente star di una comunit� che lo legge, lo conosce, lo "vive" e lo premia (con supporto da un lato e con opportunit� di guadagno attraverso la pubblicit� dall'altro) e lo stimola. Si mette in mostra, si spiega (non � nuovo anche a qualche accenno alla politica, dove se non ricordo male si schiera su posizioni di un certo cristianesimo di destra tutto americano e piuttosto poco transigente) e si fa spiegare. Non fa un blog, ma aiuta di certo a capire che tante cose date per appartenenti ai blog non sono solo loro. O, se lo sono, non ne costruiscono la cifra unica.
Da notare che Dan non � un giornalista nel senso classico, come lo intendiamo da queste parti (l'iscrizione all'albo, la professionalizzazione dell'attivit� di scrittura, le regole deontologiche, la tutela contrattuale e legale), ma un personaggio differente, legato allo spirito imprenditoriale e alle leggi di domanda e offerta che vigono negli Stati Uniti. Da noi chi potrebbe raccontare nello stesso modo, con lo stesso spirito e soprattutto alle stesse condizioni quello che racconta Dan?
24.4.04
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento