3.3.05

Il momento dell'arrivo

PRENDETE DUE VOLI, partendo da Las Vegas, per arrivare sino a Milano. La prima tratta la fate con American Airlines, che conferma la sua fama di infame: Boeing 757, dentro tutti pressati, niente da mangiare e praticamente niente da bere, circondato da giovani e voluminosi americani. Siccome sono voluminoso anche io, è stata dura.

A Chicago, che vista dall'alto è una gran città affacciata sul lago Michigan, rapida corsetta dal terminal di American sino al 5, dedicato ai voli internazionali. Quelli di Alitalia sono appostati in fondo al corridoio, il carico di lavoro è minimo e il volo era semivuoto. Uno scomodo 767, la carretta dei cieli, dove la sorte ha voluto che fossi seduto al finestrino senza nessuno accanto. Un'ottima cosa.

Sonno profondo, arrivo a Malpensa intuendo che potesse far freddo (tutto gelato di qua e di là dalle Alpi), dopo il consueto e schifoso pranzetto (pollo o carne? è la domanda di rito che ti fa lo stewart, e già sai che qualunque risposta è quella sbagliata) e la disgustosa colazione. Scendo e subito hanno cancellato ben tre treni per Cadorna. Guasto sulla linea, dicono. Invece è neve. Neve a profusione, neve a catinelle, neve a pacchi. Insomma, neve. Di quella bagnata, oltretutto. Cosa che per chi è appena tornato da Las Vegas con le scarpe da mezza stagione (perché non ci vai coi doposci nel deserto del Mojave) è proprio una gioia.

Adesso si lavora e si cerca di tirare sera...

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