
[Il creatore della serie] Eick mi ha descritto il mese scorso la serie con evidente, sovversivo piacere: "I cattivi sono tutti bellissimi e credono in Dio, e i buoni sono inc....ti gli uni con gli altri". Moore, che è anche il capo sceneggiatore della serie, la mette più semplicemente così: "I buoni sono come noi".
Battlestar Galactica ha di buono, soprattutto, la capacità di attrarre un pubblico non necessariamente "innamorato" del genere fantascientifico. E' una serie innovativa, che ha stabilito, nell'ultimo anno e mezzo, un nuovo modo di intendere la fantascienza televisiva al di là dei cliché consolidati: Star Trek, ma anche Guerre Stellari (di cui la prima serie è stata considerata moralmente figlia).

Con la nuova incarnazione del vecchio classico, che in Italia è ancora inedita, infatti, i due hanno colto una significativa serie di traguardi: depositare le ansie post-11 settembre degli Stati Uniti, riprendere la storia mitologica dei sopravvissuti tra le dodici tribù in cerca della mitologica tredicesima che ha casa su un misterioso pianeta di nome "Terra", ribaltato molti dei ruoli classici (Starbucks è una donna, non più Dirk Benedict - poi diventato "sberla" dell'A-Team) e dei presupposti, come la lotta contro androidi creati dall'uomo, bellissimi, timorati di Dio e spietati, oppure la contrapposizione tra militari e potere civile, tra terrorismo e libertà.
Aspettiamo a gloria che anche da noi passi, magari la sera tardi su qualche tivù commerciale, il telefilm. Ci vorrà molto?
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