6.7.05

O quell'uomo è un genio oppure siamo pazzi noi

PASSI CHE TREMONTI citi a memoria i bilanci dello stato fatti da Giolitti e analizzati da Nitti: principi di scienza delle finanze, IV edizione, Napoli 1912; soprattutto l’appendice II, notizie sommarie sul bilancio dello Stato in Italia. Passi che dica una serie di cose congiunturalmente interessanti (per l'appassionato di tattica politica) nella bella intervista dell'abile Cazzullo. Passi che lanci anche un paio delle proposte "stile Tremonti", quali cinque anni senza regole in Europa (tranne quel che è espressamente vietato dal codice penale) per rilanciare l'economia oppure la crescita obbligata delle piccole imprese per renderle competitive sul mercato dell'innovazione. Passi anche il titolo dell'articolo tutto tagliato sul contingente, "Tremonti: il Dpef è un testo da seminario". Passi, passi tutto. Perché la vera notizia è un'altra.



Dice Tremonti a proposito del suo ruolo da ministro e circa la finanza creativa e le salate una tantum: rivendico tutto il mio bilancio politico, dal programma a tre anni di governo, dalla riforma delle pensioni a quella del lavoro, dalla legge obiettivo all’immigrazione, tenuta sociale e tenuta sostanziale dei conti pubblici. Le una tantum servivano per evitare macelleria sociale e per mandare in fuorigioco, prima dell’Italia, Francia e Germania.

Ecco, il profetico Tremonti ci dice che lui le una tantum non le ha fatte tanto per dare un "colpetto d'avviamento" al sistema italiano, non le ha fatte per portare a casa il risultato tattico a scapito di quello strategico (come dice invece la sua nemesi, Bersani), non le ha fatte per segnare una nota di discontinuità nelle politiche fiscali e finanziarie del Paese, non le ha fatte neanche per compiacere Berlusconi e chiudere in modo onorevole i conti altrimenti traballanti dello Stato e del Paese (che tanto poi il traballare si è puntualmente ripresentato).



No, il profetico e quasi mefistofelico commercialista arrivato nell'empireo degli economisti ha invece agito di pre-tattica. Ha fatto gonfiare con gli strumenti che aveva il bilancio, fatto "tornare" i conti, riempito le casse di soldi un po' dolorosi (tutti gli effetti che la sua nemesi Bersani puntualizza le una tantum abbiano dal punto di vista etico, di tenuta del patrimonio statale e delle politiche sociali sui cittadini: evadi, evadi, tanto poi c'è il condono e l'una tantum, vendiamo questo e quello e ce la facciamo sempre) con un solo scopo in mente. Il Ronaldo della finanza europea aveva intuito la strutturalità della crisi, aveva sentito odore di bruciato nelle cancellerie tedesche e francesi, aveva intravisto le tarme che corrodevano Versailles e la porta di Brandeburgo e ha avuto un'idea.



Si deve essere detto, macchinando la sera tardi nel silenzio del suo appartamento ministeriale quando guidava il superministero del Tesoro: ragazzi, qui sono cavoli per tutti! Quella pessima idea dell'Euro e poi anche la Cina ci stanno per colpire duro, tutti quanti. Noi allora sai cosa? Ci spostiamo! Facciamo melina con le una tantum, alziamo un po' di polvere sui conti, diamo un paio di sane e vigorose pedalate tanto per prendere abbrivio magari anche con un po' di capitali scappati all'estero da far rientrare, poi arriva la mazzata, noi ci siamo tutelati e se la prendono prima tedeschi e francesi.

Il ragionamento non fa una grinza: se si bagnano prima i nostri partner europei poi l'Italia può marciarci sopra per anni ("Ecco, noi adesso abbiamo problemi, ma voi già due anni fa eravate fuori dai valori di Maastricht!"), se invece si bagna prima l'Italia a noi non ci passa più ("Ecco, la solita italietta che non regge la corsa economica. Adesso che con l'Euro non possono neanche più svalutare sono proprio bolliti..."). L'imperativo categorico strategico dunque era uno solo: fare melina coi conti sino a che non si fossero sputtanati prima i tedeschi e i francesi. A quel punto avremmo potuto calare (e abbiamo calato) le braghe.



Fantastico! Il dubbio, la domanda, è una sola: ma tutto questo, quel gran genio di Tremonti, l'ha pensato prima oppure dopo essere uscito dal governo?

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