16.7.05

Oriana Fallaci

OGGI SUL CORRIERE c'è un articolo di Oriana Fallaci (tralascio il "lungo" perché lo è, ma se scrivessero come li scrive lei, i lunghi articoli, ci sarebbe da chiedere che i giornali fossero tutti scritti così). Non è riproducibile in alcun tratto (e per questo credo che non lo si vedrà su Internet come i precedenti) dato che il copyright che campeggia alla fine della doppia pagina ne sancisce la sua assoluta proprietà e irriproducibilità. Grazia se lo si può leggere. In quest'articolo, per la prima volta, ho avvertito un sentimento nuovo della Fallaci. La stanchezza.

La donna, che è terribile e potente, è anche complessa. Per terribile e potente, sia subito chiaro, intendo che il respiro della sua mente, la forza dei suoi scritti, la forma delle sue idee è terribile a vedersi e udirsi, enorme, gigantesca, schiacciante. E potente, cioè capace di tuonare ed essere udita a forte distanza, fin nell'intimo, riverberando e scuotendo con forza e, appunto, potenza.

Ma è anche complessa. Più di quanto il suo desiderio di scrivere in realtà conceda. Si avverte stanchezza, per cominciare, nel suo attacco ai musulmani, prevalentemente se non esclusivamente uomini. Le donne - infatti - non esistono se non per pochi e vili scopi, si legge nella filigrana: ricever botte, portare il burka, essere uccise se da figlie indossano i jeans. Si avverte stanchezza perché l'odio, la rabbia, l'orgoglio stanno sfumando in gradazioni e sentimenti differenti. L'appello, il j'accuse che scaturisce dalla sua penna sta acquistando la rassegnazione del combattente che continua a sparare, che continua a correre, che continua a vedere il nemico e l'amico, ma non ha più molto fiato. E' umano, è comprensibile, è anche sorprendente.

L'articolo consta di due parti, o tre volendo ma atteniamoci a due. La prima, lunga, è un'accusa articolata dell'abominio che ci attacca, sul quale il suo giudizio granitico: i musulmani sono così, osceni. Siamo noi a piagnucolare e dipingerli come altri da quel che sono, dagli insegnamenti del loro libro sacro e loro ci attaccano in virtù anche della nostra debolezza e connivenza. E' disillusione, però, quella che apre la seconda parte dell'articolo, e contiene anche uno stigma profetico.

La profezia della Fallaci ruota intorno alla certezza dell'attacco all'Italia, della forza anche simbolica con cui questo prederà le nostre vite (durante le prossime elezioni politiche, per colpire persone ma soprattutto monumenti, patrimoni d'arte italiana, perciò simboli) e soprattutto del collaborazionismo spontaneo che ne annegherà con secchi di pietismo gli effetti, avvelenandoci sempre di più. E' contro Roma (intesa come romanità, perché la Fallaci guarda in concreto i monumenti di Firenze e Pisa) che i musulmani combattono e proprio questa, la romanità, è uno dei serpenti cui vogliono schiacciare la testa.

La stanchezza della Fallaci sta tutta in una riga, anzi in un tratto. Verso la fine, quando l'articolo inveisce in modo delicato contro la passività della Chiesa e si difende parenteticamente dall'accusa che lei, la Fallaci, voglia fare una crociata, lei, la laica, atea, mangiapreti Fallaci. La difesa retorica è forte, si apre con una parentesi, argomenta, grida, esclama e poi accade l'impensabile: non si chiude. Letteralmente. La parentesi rimane sospesa, come in un tema di terza quando il professore d'Italiano commentava sarcastico: "Ricordatevi sempre di chiuderle le parentesi, ché prendono freddo". Una debolezza nell'arma più forte, cioè la scrittura. Un segno piccolo che denota un tratto nuovo nella terribile e potente donna. Il primo cedimento? E' umano, se è così, ma c'è un problema.

Oriana Fallaci si professa atea e strega - secondo i canoni dell'ateismo e della "magia nera" che ricade sulla testa delle donne nel nostro Occidente cristiano quando esse escono dal cerchio dei loro doveri sociali - e come tale risponde (ma senza più la veemenza conosciuta in passato) a chi l'accusa dando veleno in cambio di veleno. Quello che continua ad accadere, alla sempre più stanca Fallaci, è di cavalcare solitaria, tenendo la benda sugli occhi, una tigre feroce. Questo è il problema. La tigre, anche editoriale dato che rilancia il giorno dopo gli attentati di Londra tutto il suo corpus commerciale di libri a pagina piena sul Corriere, è animale potente e terribile. L'unico in grado di dare gambe e forza ai sentimenti - questi sentimenti "fortemente sentiti" a differenza delle pallide e mediocri sensazioni dei tanti - terribili e potenti della Fallaci.

Ma una cosa le chiedo, se mai dovesse leggermi e arrivare sino a questa riga: Fallaci, è sicura di conoscere l'animale potente e terribile che cavalca e che non mostra, lui, mai segno alcuno di stanchezza? E' sicura che la rabbia, l'orgoglio, il sentimento forte e disperato che la anima, non siano loro una benda tale da non farle vedere le dimensioni e la forza della tigre che cavalca? E soprattutto, è possibile che questo sentimento non oscuri tutto, nascondendole dove in effetti l'animale abbia zanne e artigli? Fallaci, è sicura di non essere stanca? La tigre non perdona la stanchezza, perché non la conosce. E non porta misericordia, come l'Islam.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Rispondere con violenza ad atti di violenza, criticare aspramente i mussulmani, l'essenza stessa di tale cultura, sono alcune delle risposte che ci possiamo attendere da chi, come la Fallaci, difende la cultura "giusta" di un occidente "far west", dei teorici del colonialismo ad ogni costo e di altri ancora che ritrovano la propria identità solo nello scontro, piuttosto che nell'incontro. E' difficile perdonare, all'indomani di un atto gravissimo ed orrendo come quello della city, come tentò di teorizzare Terzani dopo le Torri, ma è l'unica strada percorribile. Le altre portano solo ad una nuova crociata, dagli esiti imprevedibili.

Anonimo ha detto...

Quel che scrive la Fallaci è letteratura pop, è fiction per le masse. Stereotipi forse in buona fede, ma stereotipi. Operazione commerciale - vendere libri - ambizione professionale - coronare una carriera - e incoscienza sociale - gli effetti di tanto predicare - sono i tratti salienti. Cosa succede a chi, sorella in natura, legge la Fallaci? Capisce di più il mondo? E' in grado di condividere la conoscenza di una donna determinata che ha vissuto fatti storici in presa diretta, sul terreno, pagandone spesso le conseguenze sulla propria pelle e scrivendo libri appassionati? Le donne soldato sono innaturali quanto l'immagine che la Fallaci vuole dare di se stessa. Innaturali e tristi.

Anonimo ha detto...

Un Anonymus ha scritto: "E' difficile perdonare, all'indomani di un atto gravissimo ed orrendo come quello della city, come tentò di teorizzare Terzani dopo le Torri, ma è l'unica strada percorribile."

Al di la' del fatto che quell'articolo di terzani (lo ricordo bene e l'ho salvato da allora sul mio HD) e' veramente, secondo il mio personale giudizio, il peggiore di tutta la sua carriera; al di la' del suo azzardo nel paragonare il terrorista islamico suicida al kamikaze giapponese (bum!!! Ce ne vuole!!!); al di la' del fatto che penso che l'articolo piu' interessante di tutti, in quel periodo, fu quello di Sartori, pubblicato, se non ricordo malissimo, sempre sul Corriere, in risposta a terzani e maraini... al di la' di tutto questo, personalmente ritengo che tra attaccare e perdonare (che NON e' "l'unica strada percorribile") ci sia anche qualcos'altro: DIFENDERSI. Con le unghie e coi denti, se necessario.
Massimo rispetto per l'Islam moderato, nessuna concessione x chi sia anche solo sospettato di connivenza col sotterraneo (e neanche tanto) mondo del terrorismo, e leggi molto + dure. E dialogo, certo. Ma se uno mi spara addosso che ca**o parlo a fare???

Personalmente il perdono (QUESTO e' uno stereotipo) lo lascio a Baricco e Scalfari, io preferisco vivere.

E.

PS: Antonio, ci sono un paio di refusi nel tuo articolo che se te li becca la fallaci ci scrive sopra 16 pagine di articolo....

Antonio ha detto...

Il tema è complesso. Per adesso ho "segato" via due refusi e basta... pare che la signora Fallaci non abbia letto o non abbia trovato interesse (o non sappia cosa sono i commenti a un post). Ma è nella natura delle cose.