Huxley è stato un personaggio complesso, altro mistico ed esoterico, alla ricerca dell'illuminazione - la sua opera si è articolata attraverso saggi, romanzi, poesie, opere morali, trattati di filosofia, sceneggiature (sua Alice nel Paese delle Meraviglie di Walt Disney) - e soprattutto in grado di influenzare anche i molto che lo ignorano con una distinzione capitale: la divisione del circolo degli scienziati da quello degli umanisti.
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Huxley, che sul letto di morte nel 1963 chiese alla moglie una dose di Lsd per andarsene sereno - morì lo stesso giorno di J.F.Kennedy - è una mente complessa. Prese il verso di Blake, dicevo, e ne fece il titolo di un libro del 1954 (la prima parola divenne poi la fonte d'ispirazione per il gruppo di Jim Morrison, The Doors) il cui assunto è che la nostra mente rimane chiusa agli stimoli esterni e che solo con le droghe si possono aprire "le porte della percezione" e togliere i limiti imposti dalla natura, arrivando sino all'infinito.
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Ma quel che mi ha colpito di Huxley, e che mi ha portato a scrivere qui questo breve traccia, è un'altra cosa. La sua idea, da fiero e sarcastico castigatore della società contemporanea (lui, pacifista radicale e inglese, che non ottenne mai la cittadinanza statunitense), riassunta in una frase:
That is the secret of happiness and virtue--liking what you've got to do. All conditioning aims at that: making people like their unescapable social destiny
La peggior condanna del tempo moderno, per noi uomini ciechi.
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