OGNI TANTO MI chiedo: ma io, che dopotutto campo occupandomi di nuove tecnologie e nuovi media, perché non compro mai libri su Amazon? Considerate che di libri me ne macino un quantitativo ahimè elevato rispetto alla media (l'ahimè è rivolto alla media), e che la maggior parte sono in inglese, soprattutto dal punto di vista dei costi. Poi, stanotte, mentre litigavo col jet-lag (nel senso che lui mi teneva sveglio, parlandomi dentro l'orecchio con brusio di mosca e io lo maledicevo silenziosamente), ho ripreso in mano uno dei libri che ho comprato a San Francisco e ho capito.
Si tratta di The Genius of Language, una serie di saggi raccolta da Wendy Lesser, che proprio ieri sera all'ora di cena, quando stavo ingozzandomi di sushi insieme al mio amico Mattia anche lui appena tornato da Berlino, abbiamo scoperto essere stato un acquisto comune. E' un libro piccolo, sexy nella sua copertina gialla e nella scelta dei materiali con cui è realizzato - una carta gustosa, quasi una caramella - che intriga e si fa notare a sufficienza con la sua sola presenza fisica. I contenuti, poi, si scopre che sono altrettanto deliziosi: una raccolta di saggi di scrittori in lingua inglese che sono in realtà nati in un'altra lingua. E ci fanno viaggiare attraverso il mondo delle loro scoperte e trasformazioni interiori per riuscire ad esprimersi nel linguaggio d'elezione. Affascinante, è un po' come scoprire cosa ne pensava Conrad (in realtà un po' lo sappiamo, come scrive nella sua introduzione la curatrice) dell'inglese e del suo natio polacco.
La scoperta di piccoli ma gustosi libri come questo è un fatto totalmente fisico, quasi di sensualità: bisogna entrare in una libreria, girare gli scaffali, trovarli esposti nel modo giusto. Il mio personale viaggio è stato attraverso Columbus Avenue, dove vado sempre in pellegrinaggio a visitare CityLights, la libreria del signor Ferlinghetti e della beat generation, per poi salire una strada e recarmi dal buon vecchio reminder all'angolo, che vende le stesse cose usate o comunque scontate. Lì, in preda al delirio mistico e un po' parvenue di chi si presenta al check-in dell'aeroporto con dodici chili di carta rilegata, ho mentalmente mandato a quel paese il grillo parlante della mia Visa (quello che dice: "ora compri ma poi dovrai pagare") e intonando un baritonale "ecchissenefrega, si vive una volta sola e mi basta Tremonti al ministero dell'economia per aver diritto a delle gratificazioni istantanee", mi sono riempito la bisaccia di perle, perline, bigiotteria e questo piccolo diamante ben curato.
Navigare attraverso il linguaggio grazie ai saggi scritti da chi con la lingua ci lavora (non chi ci studia, cioè i soliti linguisti), è un piacere carnale, quasi sessuale che consiglio vivamente. Se non sapete l'inglese, questo libro è un'ottima scusa per impararlo. Se lo sapete, non potete non praticarlo attraverso le sue pagine delicate come preziosa sfoglia caramellata.
Ecco, adesso avete capito insieme a me come mai non compro i libri su Amazon, no?
24.9.05
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