13.5.06

News dal Vecchio Mondo

E' STATO UN po' più complicato del previsto, ma ce l'ho fatta. Europa, sei mia! Sono di nuovo a casa, a Milano.

Traversato l'Atlantico con ancora il sapore dei gamberetti (gamberetti! gamberetti!) in bocca, ho rischiato di perdere l'aereo a Francoforte come un dilettante: hanno spostato il gate all'ultimo minuto e in quella benedetta aerostazione le distanze sono epocali. Ma, con un po' di fortuna e tante buone gambe, sono riuscito a beccare l'aereo che praticamente aspettava solo me.

Qui nella vecchia e decadente città del Nord la vita scorre umida, come in attesa di un temporale. Lufthansa anche in questo momento sta facendo volare nei cieli i suoi possenti bisonti (e come lei, le altre compagnie, con la notabile eccezione della brasiliana Varig, che è a rischio chiusura in queste ore) e io non posso non guardare verso l'alto pensando che fino a poche ore fa ero lassù, perso tra le nuvole.

Ci pensate mai? Voglio dire, se prendete l'aereo, vi capita mai di riflettere che state volando a diecimila metri di altezza in un cilindro di alluminio spesso un centimetro o poco più, grazie all'effetto di Bernoulli applicato alla superficie delle ali e alla reazione dei jet (due o quattro, raramente tre) che spingono come poche cose nel mondo sono capaci di spingere con quel volume e quella massa?

Tutto questo, calcolando che il progresso dell'aeronautica civile è sostanzialmente piatto da trent'anni e lo sarà ancora per almeno quindici-venti (con l'entrata in linea dei nuovi A350, A380, B787 e via dicendo), nonostante il piccolo problemino del petrolio che comincia a scarseggiare. Cioè, voliamo con queste tecnologie a livelli di prezzo che consentono all'economia globale di correre attraverso gli oceani, attraverso i continenti: bastano piccole variazioni e per esempio le compagnie più indebitate chiudono, le tariffe salgono e le opportunità di viaggiare evaporano come neve al sole.

Però quando siamo lassù, a diecimila metri di quota, lanciati a otto-novecento chilometri l'ora lungo un binario che ha la sezione di una decina di miglia cubiche, il mondo è veramente diverso. Le nuvole le vediamo dall'alto, la curvatura del pianeta si comincia ad intuire (solo con il Concorde si vedeva appieno, perché saliva molto di più), vicino al polo fioriscono fenomeno boreali affascinanti, il ronzio continuo dei motori diventa una vibrazione simile a quelle che ci accompagnavano nella placenta. Gli esseri umani, che non riescono ad essere altro da se stessi, ricostruiscono anche nella carlinga degli apparecchi di lucido alluminio piccoli microcosmi sociali di facce allegre e tristi, di noia, di reciproco ignorarsi o scoprirsi (conoscete il mile high club?), di piccole bontà e cattiverie.

Però, tutto sommato, per i più meditativi tra noi, lassù c'è sempre la possibilità di avere un posto accanto al finestrino. Quel piccolo oblò dal quale è possibile perdersi in riflessioni sulla natura di tutto oppure semplicemente ritrovarsi seguendo una via zen per il niente che ci circonda. E' bello rientrare a casa, soprattutto perché è bello viaggiare attraverso i cieli del nostro pianeta.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissimo post!