16.6.06

Gimli Glider, ovvero del senso delle proporzioni

C'E' EMERGENZA ED emergenza, ovviamente. Ieri un Boeing 737 di AirOne ha perso in fase di decollo un ruotino (della coppia anteriore) a causa della rottura dell'asse. Emergenza giustamente dichiarata dopo che il personale di terra di Catania se n'è accorto, "caccia" all'aereo danneggiato tra quelli che erano appena partiti, "scoperta" dell'AirOne, ovvio atterraggio d'emergenza a Fiumicino dopo aver consumato il carburante (e magari anche scaricato un po' sui contadini laziali, visto che ha ritardato di neanche un'ora rispetto all'orario), con tanto spavento e nessun reale pericolo. Per fortuna che c'è l'associazione dei consumatori di turno che mette a disposizione un numero verde per fare causa alla compagnia!

Più spettacolare come risultato ma simile come tipo di rischio, l'atterraggio dello scorso 21 settembre 2005 di un Airbus A320 di JetBlue a Los Angeles: carrello anteriore bloccato, ore di giri intorno all'aeroporto per finire il carburante, diretta tv degli avvenimenti a bordo (con in verità poco panico da parte dei passeggeri), atterraggio in un lago di scintille e finita lì. Secondo Patrick Smith, il pilota che ci spiega come va la vita in volo su Salon e su Internazionale, il comandante di quel volo è stato tutto tranne che un eroe: tutto come da manuale, rischi minimi per la tipologia di problema in corso.

Diverso il caso, se proprio ne vogliamo parlare, di quel che successe il lontano 23 luglio 1983 all'aliante di Gimli, il Gimli Glider, come da allora è stato soprannominato il Boeing 767-200 di Air Canada in rotta da Ottawa ad Edmonton con il volo 143. Qui la storia ottimamente raccontata, qui una versione più "impaginata" [pdf], qui il servizio in video della televisione canadese e qui la solita sintesi di Wikipedia). Per spiegarla in poche parole: il 767 nuovo di zecca, a causa di un clamoroso errore nella conversione tra sistema Imperiale e metrico finisce il carburante all'improvviso, mentre si trova ancora a mezza strada. E quando un aereo come il 767 finisce il carburante, i due motori si spengono e i si sistemi idraulici perdono pressione alla velocità della luce, mentre il bolide si trasforma in un aliante quasi ingovernabile.

Per fortuna degli astanti, il comandante era un esperto pilota di aliante e il suo secondo conosceva a menadito una pista militare dismessa, il campo Gimli. La regola divenne improvvisare molto velocemente manovre estreme provenienti dal mondo del volo a vela per planare perdendo rapidamente velocità con un mastodonte dell'aria (un giocattolo lungo 48 metri, pesante 130 tonnellate e con una superficie alare di 283 metri quadri) che se sbagliava le misure avrebbe prodotto un notevole cratere tra i boschi canadesi. Chiedete a qualche pilota di aliante, se vi capita, cos'è un sideslip e perché di solito non si fa sui voli di linea...

L'atterraggio fu spettacolare, con nubi di scintille - dicono i presenti - e un considerevole rischio di potare il folto pubblico riunito sulla pista riciclata in campo di go-kart per fare il pic-nic... Un solo ferito, non grave, al momento di scendere dagli scivoli di emergenza (quelli dietro erano sollevati dal suolo a causa dell'inclinazione in avanti dell'aereo), mentre i campeggiatori spensero un principio di incendio (questo pericolosissimo) con gli estintori portatili delle auto.

Da ricordare che nel volo a vela non sono ammessi errori perché, ovviamente, non c'è il motore per riattaccare, e che la scintillante e super-tecnologica strumentazione del 767 si era "spenta" a causa del black-out seguente la perdita dei motori costringendo il comandante e il suo primo ufficiale a delle "improvvisazioni" sui calcoli e le modalità di discesa che hanno fatto scuola.

The Gimli Glider è stato prontamente riparato e ha continuato per anni il servizio con Air Canada (almeno sino a luglio del 2005).



Ecco, questa è una storia da raccontare... Ah, a proposito: voi per andare in vacanza questa estate, prendete l'aereo?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Beh, io per le vacanze torno dalla mamma in Italia e devo (quasi) per forza prendere l'aereo.
Ad ogni modo questa storia piú che paura suscita passione e curiositá per il volo.
Grazie