30.6.06

Lo stregone

DOPO AVERLO COMPRATO, c'è voluto un po' per leggerlo: il lavoro, altre cose, il tempo sempre scarso, ma anche la voglia di centellinare questo testo che all'improvviso - ho scoperto - era un piacere raro, da meditazione e non da ingollo tutto d'un fiato.

Sandro Gerbi e il suo giovane allievo Raffaele Liucci hanno scritto per gli Struzzi di Einaudi veramente un bel libro di storia di un uomo, Lo stregone, alias la vita di Indro Montanelli dagli esordi nel giornalismo prima della guerra sino alla fine degli anni Cinquanta. Volendo, se continueranno su questa strada, ci sarà ancora molto di buono da leggere in futuro. Per adesso, vale la pena di percorrere le tappe della carriera di Montanelli da Fucecchio attraverso le sue prime esperienze lavorative, i suoi passaggi professionali in numerose delle testate nazionali più prestigiose sino all'arrivo al Corriere della Sera.

Una carriera degli "esordi" (ma già qui ce n'è di più che per la maggior parte di noialtri) da studiare: i ritmi di scrittura, le posizioni, il fascismo evaporato attraverso un cinico scetticismo e anche un po' per ripicca, la mai affrontata questione ebraica, il difficile rapporto con il potere e con la professione, l'anticomunismo viscerale, l'amore per una borghesia vagheggiata meno di destra di quanto non fosse poi nella mente del suo pubblico.

Certo, Gerbi e Liucci lasciano alle volte indietro rispetto alla ricostruzione di cronaca la portata esistenziale e professionale di alcuni passaggi, il Montanelli della loro ricostruzione alle volte si incontra, in singolare discronia, con quello ben diverso che veniva percepito nella società. Tuttavia, l'opera ha un pregio fondamentale: va a rileggere quelle tonnellate e tonnellate di articoli scritti nel corso degli anni - i primi trenta - per testate varie, i carteggi, la corrispondenza, i diari, e arriva a costruire un primo solido mattone che spiega chi fosse e cosa facesse il giornalista fucecchiese. Un provinciale che ha conquistato l'Italia.

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