IN UN SUCCOSO articolo su Repubblica, Piero Citati ricorda il ruolo centrale nelle nostre società degli insegnanti di elementari, medie, liceo e università. Ricorda il ruolo chiave nella sua (lontana) vita da studente dei professori di liceo (quelli che sul biglietto da visita facevano scrivere Professore nei licei). Ricorda che non c'è sviluppo e crescita se non c'è chi insegna bene la cultura e le competenze. Individua molte delle cause dell'arretramento della nostra società nella mancanza di una classe insegnante degna di questo nome. Individua molte delle ragioni per le quali la classee insegnante nostrana è ridotta a un lumicino, e gli snodi storici in cui ciò è avvenuto. E infine lancia una modesta proposta, incastonandola in un breve ma straziante ritratto dell'oggi, che è davvero ragguardevole:
Tutto questo ha portato alla degradazione della classe degli insegnanti. Cinquant'anni fa, era una non-classe, rispettata anche se non temuta. Oggi, gli stipendi miserabili hanno prodotto una sotto-classe, una specie di sottoproletariato, che possiede a malapena il danaro per vestirsi e nutrirsi, ma non per comprare un libro, sia pure in edicola. Ricordo con strazio la visione di una classe di professori, qualche anno fa: quei golfini spelacchiati, quei vestiti lisissimi. So di dire una cosa banalissima: oggi, quando la sorte della civiltà occidentale è affidata alla specializzazione, un buon liceo e una buona università sono assolutamente necessari. Invece, l'Italia ha perduto la precisione della sua vecchia cultura agricola, quando si sapeva potare un olivo e innestare una vigna. Quasi tutti lavorano in modo confuso ed approssimativo, come se la sorte del mondo non dipendesse dal dono di piantare un chiodo nel punto giusto.
Non è più possibile continuare a pagare i professori delle medie e dei licei, che devono tornare ad essere un'élite, con gli stipendi di oggi. Gli stipendi vanno almeno raddoppiati, e via via aumentati nel corso del tempo. Gli economisti mi risponderanno che i soldi non ci sono: questa proposta porterebbe a una spaventosa catastrofe, a una disastrosa inflazione. Ma so ugualmente bene che, in Italia, quando bisogna sprecarli, i soldi ci sono sempre. Se risparmiassimo sulla rasatura delle guance dei senatori, i profumi e i dopobarba dei deputati, le tinture dei capelli ahimè biancastri delle senatrici, le bare degli assessori veneti, i cuochi e i camerieri del Parlamento, i gelati dell'onorevole Buttiglione, gli stipendi delle stenografe siciliane, i premi letterari (in gran parte finanziati dalle Regioni), la politica estera del presidente Formigoni, potremmo accumulare una ricchezza immensa.
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1 commento:
Ma basterebbe davvero aumentare lo stipendio dei professori (iniziativa che mi sentirei di approvare se fosse possibile renderla propozionale alla volonta` di aggiornamento e di impegno di ciascuno) per aumentarne l'autorevolezza? Non mi sembra che magistrati e deputati (citati da Citati) emanino particolari aure di prestigio, nonostante (o forse, proprio per questo?) gli stipendi tutt'altro che da fame.
E i preti? Non sono forse piu` autorevoli da quando hanno perso potere , stipendi appetibili e prebende varie?
A me sembra che il vero problema sia la selezione all'ingresso (che ora misura solo la tenacia rispetto al logorio del precariato), un sistema di incentivi che sfavorisca il sonno su allori acquisiti e una controrivoluzione culturale che porti a riconsiderare il valore dell'autorita`, prima svilito dall'inflazione dell'autoritarismo e poi ridotto a carisma mediatico dal populismo televisivo.
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