Potrebbe essere interessante però provare a tirare fuori un po' di cose "trasversali" a questa sentenza, che non riguardano direttamente il colosso di Redmond e il settore dell'informatica. La prima è l'andamento dei "trust" in Europa. La cosa non è molto conosciuta, ma ad esempio il consorzio Airbus aveva a suo tempo presentato una memoria in difesa di Microsoft: l'idea che la giurisprudenza europea in materia di anti-trust assuma una valenza troppo restrittiva non fa per niente piacere ad uno degli oligopolisti dell'industria aeronautica (e degli altri settori, come ben sa ad esempio Eni, che si è beccata un discreto bussolotto un po' di tempo fa dall'antitrust europeo).

C'è di più: gli Usa sono parecchio arrabbiati per questa abitudine-politica dell'UE di mettersi a sindacare gli accordi tra aziende e le pratiche di aziende Usa. Fusioni, comportamenti sul mercato, prodotti: le norme europee sono più stringenti di quelle americane e le multinazionali non possono "far finta di niente"; a pena di restare fuori dai mercati dell'Unione europea e gli altri collegati.
Infine, visto che paesi come l'India e soprattutto la Cina si stanno dando le prime normative anti-trust e sono sostanzialmente alla ricerca di modelli consolidati ai quali adeguarsi (è una pratica comune nella legislazione: molto raramente uno stato si inventa ex novo una filosofia legislativa in un settore, quando ci sono altri esempi consolidati con i quali ha, per di più, relazioni economiche e giuridiche), il timore Usa è che il modello europeo venga esportato e che per l'attuale liberismo statunitense "i legacci e le mordacchie" nel mondo si facciano sempre più stretti...
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