DA TEMPO NON ho una opinione sulla festa della donna, l'8 marzo. Perché fondamentalmente non c'è modo di averne una: appartengo all'altro genere e quando regalo mimose (alle quali peraltro sono allergico in maniera patologica) le stesse persone in anni differenti hanno reazioni opposte. Non sempre piacevoli. Ergo: non mi pronuncio più.
Però mi pare il caso di sottolineare che quest'anno l'8 marzo ha una profondità particolare: è infatti passato un secolo preciso da quando 15 mila donne decisero di marciare lungo le strade di New York per chiedere stipendi migliori, orari di lavoro più brevi e il diritto di voto. Ecco, se ci si concentra un attimo sulle motivazioni storiche per le quali esiste l'8 marzo, forse si raggiunge anche il consensus necessario tra generi per evitare le solite banalità da aperitivo (che peraltro arrivano puntuali su radio, televisioni e giornali) e magari se ne apprezza di più il valore simbolico.
Quindi, previa dose massiccia di antistaminici, io quest'anno ci riprovo a portare qualche mimosa. Sai mai che poi un sorriso e la coscienza della reciproca comprensione non diventino la regola anche per gli anni a venire?
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