LA SITUAZIONE IN realtà è questa: mentre si consuma lo psicodramma di Alitalia, ci sono altre cose che accadono. E non mi riferisco alla consegna avvenuta oggi di un A380 a Singapore Airlines e un altro domani a Qantas. Il punto è che ci sono altre due compagnie europee nelle peste e c'è un terzo esempio di com'è la vita dopo il fallimento.
La prima compagnia aerea è Austrian Airlines, vettore austriaco controllato dalla holding delle partecipazioni statali di Vienna, la Österreichische Industrieholding AG, che ne possiede il 39,8% (il 48% è quotato in Borsa, il 10,2% è in mano a vari investitori e il 2% ai dipendenti). Ebbene, Austrian oggi ha fatto un bel capitombolo in Borsa, tutte speculazioni causate dalla crisi finanziaria americana, perché in realtà ha 2,1 miliardi di euro di debiti alla fine del secondo trimestre 2008 e il suo valore capitalizzato è sceso a 484 milioni di euro. Sia Air France-Klm che Lufthansa sono interessati a comprare la quota dello Stato austriaco nell'azienda e, quindi, inglobare Austrian Airlines e le controllate Tyrolean Airways (Austrian Arrows) e Lauda Air.
La seconda è Olympic Airways, il carrozzone volante greco diventato nel 2005 Olympic Airlines e adesso, come annunciato ieri l'altro da Atene, prossimo ad essere chiuso e a ripartire nel 2009 sotto un nuovo brand e con una nuova ragione sociale. In pratica, Atene vuole vendere la compagnia in tre tronconi: aerei (la compagnia vera e propria), manutenzione e cargo. Scioperi da un paio di giorni, perché salteranno alcune migliaia di dipendenti, soprattutto quelli delle società satellite (il carrozzone greco è veramente tale), mentre il Governo assicura che almeno 5mila verranno recuperati assumendoli dentro agenzie governative (le poste, la nettezza urbana di Atene e via dicendo). Nessuno si è ancora fatto avanti per comprare niente, anche perché Olympic dovrà restituire 850 milioni di euro in aiuti statali che Bruxelles ha giudicato del tutto illegittimi. La fenice che rinascerà dalle ceneri di Olympic Airways-Olympic Airline si chiamerà Pantheon (forse). Antonio Tajani, commissario Ue ai trasporti, garantisce la procedura con una commissione indipendente nominata ad hoc per verificare che tutto rispetti le regole.
La terza. Tajani cita come esempio di "come si fanno le cose per bene" Sabena, la compagnia di stato belga che è stata trasformata nel 2002 in Brussels Airlines (tra le principali cause del fallimento, i rapporti con Swissair, a sua volta fallita e con varie pendenze legali ancora in essere, compresi un paio di mandati di cattura del 2007). La nuova compagnia belga è nata fondendosi anche con Virgin Express (una delle Virgin di sir Richard Branson, quello di Virgin Atlantic) e mettendo insieme 52 aerei e un centinaio di rotte. In realtà, la nuova compagnia non è mai decollata veramente, è servita piuttosto a mettere ordine nei cieli di Bruxelles e a preparare la discesa in campo di Lufthansa, annunciata lo scorso 15 settembre, che se la papperà per 250 milioni di euro (il 45% e l'opzione di comprare il restante 55% entro il 2011), entrando anche in Star Alliance.
Questa è la vita dopo il fallimento. Perlomeno nei cieli d'Europa, perché negli Usa funziona davvero tutto in un'altra maniera.
18.9.08
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1 commento:
che mi dici di Air One / Alitalia / Passera?
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