DOPO TRE GIORNI di pioggia ininterrotta stanotte ha smesso e stamani Milano si è svegliata sotto un cielo con colori da film di fantascienza (anche un po' horror, a dire il vero). Sembra che l'enorme astronave aliena sia parcheggiata appena sopra le nuvole, le colori di metallo, di ocra e di giallo, in attesa di iniziare a bombardare il suolo per poi procedere all'invasione. Questo per dare un'idea del clima quando stamani, bevendo il caffè, ho cominciato a vedere la posta e i siti web di informazione. Scoprendo che il Macworld di questo gennaio sarà l'ultimo e non ci sarà Steve Jobs.
Non ho la più pallida idea del perché abbiano preso questa decisione: può essere per la crisi economica, per una nuova strategia di comunicazione oppure perché Steve Jobs non ce la fa neanche a scendere dal letto. Chi può dirlo? Non guardo avanti ma cerco di rimettere insieme un po' di ricordi e di emozioni. A partire da questo, controverso pezzo, intitolato Mac Pride, che fu una prova generale del 2006 prima di iniziare a scrivere il mio libro su Apple.
Al Macworld negli anni sono andato per lavorare e ho scoperto che, insieme a buone notizie, sono riuscito anche a trovare buoni amici, a divertirmi, a muovermi con crescente disinvoltura in un ambiente che, ogni volta che si stava lì, aveva l'intensità dei momenti speciali. In qualche modo, negli ultimi cinque o sei anni, il Macworld di San Francisco è diventata una abitudine piacevole come la maggior parte di quelle legate alle feste invernali (a me il Natale non deprime ma anzi piace, che ci posso fare?). Un happening che ogni anno si rinnovava, un momento per ritrovare una comunità speciale e celebrarlo insieme (quella di un giornalista è sempre osservazione partecipante).
Adesso, siccome tutto deve finire, bello o brutto che sia, andiamo avanti. Questo Macworld che viene sarà un Macworld a cui è ancora più importante esserci per vedere com'è quando finiscono le cose (e per cercare di capire meglio cosa sta succedendo). E poi ci saranno altre cose, più avanti. Come sempre. Namasté Macworld: Addio e grazie per tutto il pesce.
17.12.08
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1 commento:
Dopo l'arcobaleno simbolico del Mac-Pride del 2006 a San Francisco, il namastè è stato pronunciato sotto un surreale arcobaleno "sferico": sono stati anni di crescita.
Ci saranno nuove emozioni.
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