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In questo momento, però, c'è un suo altro testo, più snello, che mi torna in mente. S'intitola Un uomo che dorme, (Un Homme qui dort, del 1967) ed è il suo terzo romanzo: è la storia di uno studente che la mattina dell'esame, invece di alzarsi, lascia suonare la sveglia e richiude gli occhi.
In questo momento di riflusso pubblico e privato, di fuga dal mondo di quegli ultimi che il mondo come sta prendendo forma proprio non lo sopportano, è un libro rapido da leggere. Lo studente che vaga per Parigi senza aprire bocca, senza desiderare più niente, tra la folla dei Grands Boulevards, per i caffè, le panchine dei giardinetti, i lungosenna, i musei, i monumenti, siamo noi; perlomeno, alcuni di noi. Sonnambuli in casa nostra. Quodlibet lo ha appena ripubblicato: suggerisco una rapida lettura, tralasciando Internet e tivù.
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