11.8.09

Il bello della bicicletta (2009)

HO COMPRATO UNA bici. Ne riparleremo più avanti. Com'era però evidente a chi mi conosce, non potevo semplicemente andare e comprarla. Ci ho pensato tre anni, ho parlato con alcune centinaia di persone, ho fissato intensamente, nei momenti più diversi, ciclisti fermi al semaforo o che transitavano per le strade o che si ristoravano ai tavolini di un bar, tenendo d'occhio il loro velocipede, ho persino cercato spezzoni di vecchi film (tra tutti: Butch Cassidy and the Sundance Kid del 1969) e ovviamente letto libri. Morale: alla fine mi sono convinto e l'ho comprata.



Tra le varie cose che mi hanno affascinato c'è stata la recente rivoluzione - a quanto pare innescata dai francesi - con il bike sharing di Parigi, che sta cavalcando il pianeta. Milano si è adeguata, altre città seguono sulla crosta terrestre, la crisi e l'ambiente invogliano a risvegliare la coscienza ambientale che sanamente pedala. E tutti ovviamente criticano le locali amministrazioni cittadine e si pongono problemi sul perché altrove funzioni meglio che da loro. Qualsiasi sia la città.

Per dire, se lo chiedono a Seattle, anche in queste ore. E ne parla anche Marc Augé nel suo Eloge de la bicyclette dell'anno scorso, che da noi è stato tradotto (ottimamente da Valentina Parlato) da Bollati Boringhieri filologicamente come Il bello della bicicletta.

È un libro piacevole anche se limitato dallo spirito di superiorità francese e della loro autoreferenzialità culturale, che è impressionante. Ci sono fin troppe carinerie verso il lettore di una certa generazione e molte tentate bellurie, sulla falsariga di quelle nelle mitologie del maestro del genere, cioè Roland Barthes.

Il libro è comunque gradevole, breve e con una bella e fresca veste grafica, curata dalla brava Annalisa Gatto. L'anonimo redattore che ha scritto la quarta di copertina, invece, porta le aspettative un po' più in là di quanto non dovrebbe.

Money Quote: Nel 1948 esce nelle sale "Ladri di biciclette" di Vittorio de Sica. Passerà appena un anno e Fausto Coppi, trionfatore in sella alla sua Bianchi di Giro d'Italia e Tour de France, diventerà l'eroe dell'epopea moderna celebrato da Roland Barthes. Ed è proprio nel clima di devastazione e speranza, di distruzione e rinascita dell'immediato dopoguerra che si impone il mito contemporaneo della bicicletta, un mito oggi forse maturo per trasformarsi in utopia ecologista e democratica. Augé analizza lucidamente il "nuovo umanesimo dei ciclisti", che annulla le differenze di classe, induce all'uguaglianza, riconduce l'esistenza nelle nostre città a tempi e ritmi più sostenibili, trasforma le vie urbane in spazi da scoprire con la cadenza regolare della pedalata e riapre così le porte, in ultima analisi, al sogno e all'avvenire.

3 commenti:

Matteo Scandolin ha detto...

A me l'han fregata, la bicicletta... 175€ di bici-da-città-con-cambio-a-sette-marce e abbonamento al parcheggio delle bici di Mestre appena pagato. Si vede che in centro un lucchetto solo non basta.

Spero solo che il ladro se la stia godendo! :)

Approfitto per ringraziarti (mi posso permettere il tu?) del bel blog (dei bei blog, anzi), e degli spunti, e di tutto, insomma.
MS

Antonio ha detto...

Grazie per i complimenti e mi spiace per la bici! Ci tengo subito a puntualizzare che la mia non ha il cambio... :-)

Matteo Scandolin ha detto...

... forse così i ladri non la ruberanno!!! :DD
(Ok, questa era cattiva...) ^_____^
MS