SIAMO FUORI DALLA commedia dialettale, immersi in un mondo in cui fa capolino quel realismo che aveva già segnato, quindici anni fa, l'esordio di Leonardo Pieraccioni che ambientava le sue storie nella Firenze da cartolina dei Laureati. Adesso, a sorpresa dopo un periodo di "crisi", Ferzan Özpetek torna ai fondamentali che l'avevano reso famoso con Le fate ignoranti e ambienta in una Lecce da cartolina, furba ma al tempo stesso aderente alla realtà, il suo Mine vaganti. Storia di una famiglia in cui non escono dall'armadio non solo le preferenze sessuali, ma neanche i sentimenti, le sofferenze, le passioni. Riccardo Scamarcio e Alessandro Preziosi (due fratelli nel film) sono sul lato dei buoni, mentre Ennio Fantastichini, Ilaria Occhini e Lunetta Savino sono insopportabili (la Savino perché recita sempre se stessa, Occhini è immobile come una scopa e Fantastichini vive costantemente sopra le righe, oscillando fra la tragedia teatrale e la farsa da palcoscenico in cerca della risata).
Il buon Özpetek ha un solo problema: nei suoi film non sa mai cosa farsene delle giovani donne, che mette un po' per furberia ma che non funzionano come personaggi a tutto tondo, come le vecchie zie in menopausa. Non lo aiuta certo Nicole Grimaudo, che dovrebbe essere la bellissima di turno, ma l'ex Non è la Rai si sente tanto una Natalie Portman all'italiana e non riesce a dare spessore al suo personaggio già abbondantemente bidimensionale.
Comunque, il film funziona e diverte, se vi piaceva l'Özpetek degli esordi. E non fidatevi del trailer, perché non rende giustizia alla pellicola.
27.3.10
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