14.11.10

1Q84 - Intervista a Jay Rubin, il traduttore

MENTRE STA LAVORANDO alla traduzione di 1Q84, il capolavoro in tre volumi di Haruki Murakami (che in Giappone spopola mentre da noi arriverà non prima del 2011, pigrissimi editor di Einaudi), Jay Rubin si fa intervistare per email e racconta cose belle su uno dei più grandi scrittori viventi.

Money Quote: I especially liked [Murakami] short stories, so I looked up his contact information in Bungei Nenkan, an almanac of writers, and wrote him a letter introducing myself as a translator of Natsume Soseki and asking permission to translate "Pan-ya Sai-shugeki" (The Second Bakery Attack), "Zo no Shometsu" (The Elephant Vanishes) and a few other pieces.

Not many months later, I had my first translation published in Playboy magazine, which was a big change after academic journals such as Monumenta Nipponica and the Harvard Journal of Asiatic Studies.


Tra l'altro, come spiega bene Rubin, è interessante anche il rapporto che Murakami ha con l'inglese e la cultura americana (come Mishima aveva con quella classica europea), perché pone un interessante problema. Si può pensare che da noi si faccia la traduzione dall'inglese, anziché dal giapponese?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

"Si può pensare che da noi si faccia la traduzione dall'inglese, anziché dal giapponese?"

Cosa vuoi dire con "si può pensare"? "È concepibile"?
Intendi dire che da noi il libro di Murakami verrà effettivamente tradotto dall'inglese? Oppure che sarebbe interessante o utile o migliore farlo dall'inglese?

Non ho mai letto Murakami in giapponese, ma solo in inglese (però ho sentito spesso questa cosa che lui scriverebbe "all'americana").

Secondo me la qualità di una traduzione è data solo dall'abilità del traduttore, il che vuol dire che tra due traduttori, uno dall'inglese e uno dal giapponese, dello stesso testo originale giapponese, la traduzione più bella (e quindi più fedele!) sarebbe quella del traduttore più bravo, da qualunque lingua abbia tradotto.

A parità di bravura direi che la scelta va sul traduttore dal giapponese: si salta un passaggio, che per quanto realizzato da un traduttore bravo, o anzi, a maggior ragione se realizzato da uno bravo, aggiunge elementi di stile o anche di senso che non appartengono al testo originale.

Penso agli adattamenti che devo fare io per rendere efficaci certi dialoghi, soprattutto quelli comici, e mi rendo conto che tradurre da una traduzione in un'altra lingua rischia di allontanare parecchio dall'originale.

In ogni caso tradurre dal giapponese all'inglese è molto più facile che tradurre dal giapponese all'italiano, perché la struttura delle due lingue è più simile.

Ciao!
ERNESTO

Antonio ha detto...

SOno d'accordo e ti ringrazio: il tuo punto di vista di "addetto ai lavori" con le traduzioni dal giapponese è illuminante; non sapevo ci fosse una maggiore facilità verso l'inglese che verso l'italiano.

La mia era in realtà una tiratina d'orecchie, perché di traduzioni dal giapponese all'italiano senza altre lingue di mezzo in realtà non ce ne sono tantissime. Fra i libri, è l'inglese a dominare come "lingua-ponte". A quel punto, sottolineo quel che scrivi: "si salta un passaggio, che per quanto realizzato da un traduttore bravo, o anzi, a maggior ragione se realizzato da uno bravo, aggiunge elementi di stile o anche di senso che non appartengono al testo originale".

Ciao!

elisabetta bertinotti ha detto...

Effettivamente non è facile tradurre dal giapponese all'italiano, tuttavia facendo il passaggio intermedio dell'inglese si rischia inevitabilmente di pertere gran parte dell'autenticità di un testo. Lo dico anch'io da addetta ai lavori in quanto gestisco un'agenzia di traduzioni che ha come core business la traduzioni di impotanti società produttrici di fmetti e caroni animati.

Unknown ha detto...

approvo la scelta della traduzione diretta, non da addetto ai lavori ma da semplice lettore. nel caso specifico basti leggere "sotto il segno della pecora" (longanesi 1992) e successivamente "nel segno della pecora" (einaudi 2010) il primo tradotto dall'inglese "a wild sheep chase" ed il secondo tradotto dall'originale "hitsuji o meguru bōken". saranno sfumature ma notereste sicuramente la diversa profondità del testo, il maggior legame concettuale dell'opera ed un'omogeneità, nel secondo, che nel primo manca assolutamente, pur senza voler togliere meriti alla traduttrice, anna rusconi (nota ai più per molte traduzioni della cornwell) che suo malgrado non poteva fare di meglio, probabilmente.
per la cronaca 1Q84 sarà tradotto dal giapponese dall'immenso giorgio amitrano.