DOPO TANTO PARLARE che il futuro dell'informazione sarebbe stato internet, sia web che apps, adesso che sta succedendo sembra quasi che ci siamo distratti tutti quanti. Invece succede. E alla svelta: in Italia siamo al battesimo della terza testata di quello che definisco "web puro", cioè giornale online senza controparte cartacea. Si tratta di Linkiesta.it (nome un po' sfortunato) di Jacopo Tondelli e Jacopo Barigazzi (tutti giovani, creativi e under 30/40), che aprirà a quanto pare il 31 gennaio.
Linkiesta segue le numerose partenze del 2010, tra le quali spiccano IlPost.it di Luca Sofri e Lettera43.it di Paolo Madron. I giornali di carta cercano di reagire, negli Usa, nel resto del mondo e pure in Italia. Al Corriere la direzione di Ferruccio de Bortoli è in affanno perché, tra le altre cose, cerca di ottenere una ripartenza su Internet che coinvolga in maniera più complessiva la redazione. Il Corriere, a quel che mi è dato di capire, fa muro, ma le solite voci interne e anonime poi commentando si lasciano scappare che fdb ha ragione, che è l'unica strada, che addirittura il giornale si potrebbe fare con la metà dei grafici e dei giornalisti senza neanche andare in affanno, che il New York Times adesso fa le riunioni per il quotidiano come se fosse un sito web (si punta a cosa mettere online tra due ore, le cose migliori a fine giornata si raccolgono e andranno in pagina per domani) e tutte le altre, solite cose che si dicono off the record.
La sensazione che il "blocco corporativistico" della mia categoria e di quelle collegate (grafici, assistenti di redazione etc) ci sia è forte, confortata anche da vecchie conversazioni con sindacalisti del settore che mi dicevano, sempre in camera caritatis: guarda che il problema sono quelle tre o quattro mega testate super privilegiate come Corriere, Repubblica, Sole, Rai, che hanno contratti fantascientifici e tengono bloccata tutta la categoria, fatta di peones, precari e freelance". Dall'altro lato, sul fronte degli editori, ci sono quasi quindici anni di progressivo logoramento delle relazioni industriali per via di manager affamati di soldi e risultati, alieni al mercato editoriale come prassi e come cultura, soggiogati nella maggior parte dei casi a interessi economici altrui e politici. Mark Twain dopotutto ci aveva avvertito su che razza di bestiolone fossero gli editori.
Così, io sono a corto di opinioni: i tempi sono molto interessanti ma ancora siamo poco attenti, mi pare. Deve succedere qualcosa di spettacolare, secondo me. Qualche mega-testata "intoccabile" che, improvvisa, affonda, ad esempio. Succederà. Succederà?
(disclaimer: ogni tanto in amicizia et amor dei scrivo per IlPost. Così, tanto per dirvelo).
24.1.11
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