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Il film scorre rapido e divertente, costruito sul terzetto di amici (uno straordinario William Holden alla sua ultima interpretazione, un semi-sconosciuto Robert Preston in stato di grazia e un notevole Robert Webber, tra i migliori caratteristi di Hollywood) e dall'ecosistema di amici/nemici, di piccoli tradimenti, di continui cambi di fronte e sorprese tra il capo dello studio cinematografico, l'attricetta sua amante e il giovane attore amante dell'attricetta e a sua volta innamorato della vita.
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Fa da cucitura e contrappunto alla storia la vicenda dell'anziano corridore che passa sulla spiaggia dove guarda la villa: l'uomo (un bravo attore molto sottovalutato) arriva insieme al suo cane all'inizio del film, viene colto da un attacco di cuore e muore nell'indifferenza di tutti i bagnanti; nessuno si accorge della sua fine sino al giorno dopo, a parte il cane che continua a fargli da guardia e che poi continuerà a tornare sulla spiaggia, desolatamente fedele al suo padrone e portatore di una sofferenza simmetrica a quella del noto regista e produttore Felix Farmer, interpretato da Richard Mulligan come alter ego di Edwards.
SOB è da rivedere, un piccolo capolavoro neanche troppo minore di Edwards, che sfortunatamente è morto a metà dicembre scorso. Dentro l'abito comico del film c'è un'anima, un sentimento di tristezza (il che non sarebbe poi una novità) che però si lega a una tradizione più ampia di nichilismo losangeliano: da Sunset Boulevard in avanti, passando per tutto il noir su carta e su pellicola ambientato a Los Angeles, c'è qualcosa di andato a male, di non curato in questa moderna Babilionia. Qualcosa che, nonostante il sole e le feste, emerge in maniera dissonante e disturbante. Nel film, questa nota cupa è l'anima della storia, la sua saggezza.
Ah, un'ultima cosa: S.O.B. vuol dire "Son Of a Bitch" ma anche "Standard Operational Bullshit".
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