25.4.11

Tre cose che mi hanno colpito in questi giorni - 1

MENTRE LA TEMPESTA su Apple per i dati archiviati dai suoi telefoni sembra essersi volatilizzata (ma tornerà, non temete) senza spiegazioni chiare né da parte della stampa su quel che è successo né da parte di Apple sul perché sia successo, adesso tocca a Google, che invece si difende.

Mountain View è "colpevole" quanto Apple di archiviare info sugli spostamenti degli utenti, solo che risponde alle accuse. Apple storicamente usa un'altra tecnica di PR: aspetta un po' di giorni per vedere se la tempesta si sfoga e poi, eventualmente non si sia sfogata, risponde (magari con una mail di Steve Jobs). Assenza e presenza. Una differenza è che si rischia di dire il falso, come negli ultimi due paragrafi del quote qui sotto.

Money Quote: "We provide users with notice and control over the collection, sharing and use of location in order to provide a better mobile experience on Android devices," the Google spokesman said.

There are ways for users to block the transmission of location information by Android devices and iPhones-although doing so limits important smartphone functions such as maps. WSJ's Jennifer Valentino explains.

He added that "any location data that is sent back to Google location servers is anonymized and is not tied or traceable to a specific user."

Tests of the Android phone showed the transmissions included a unique ID that is tied to the phone. Google says this ID is associated with location and not with other user information. The user can change this number by performing a "factory reset" of the device, which deletes the phone's data.


La sostanza del problema, comunque, è ovvia: non si può fare la frittata senza rompere le uova. Se vuoi servizi di localizzazione che ti dicano velocemente dove sta la pizzeria più vicina a te, devi fornire indicazioni su chi sei e dove sei. Se queste informazioni vengono accumulate e usate per migliorare la performance dei servizi rivolti a te è un discorso, se diventano la base per creare altre cose, è un altro discorso. Però è come la privacy su Facebook: c'è un trade off: tutta privacy niente servizio, tutto servizio niente privacy. Il problema è chi sceglie dove mettere il cursore, la fiducia che ispira e la reputazione che si costruisce.

1 commento:

Carmen ha detto...

È arrivata l'email di Jobs! :)