3.7.11

Metro 2033 (2010)

LA SOLITA STORIA: un film tratto da un libro. Anzi no, un videogioco tratto da un libro. Anzi no, un libro scritto per trarne un videogioco. E per di più russo. Insomma, una cosa particolare. Mi stanno intrippando sempre più queste crossmedialità trasversali. Il videogioco non l'ho giocato (le recensioni sono pessime) mentre il libro me lo sono letto, grazie anche al fatto che quelli di Multiplayer.it hanno aperto il filone che, evidentemente, è gradito dal pubblico. Un po' come i libri dei telefilm di fantascienza di vent'anni fa (Star Trek, Star Wars e queste cose qui).

È notevole: in Russia è nato come fenomeno in rete, scritto dal giornalista Dmitry Glukhovsky che ne pubblicava sul suo sito i vari capitoli man mano che li scriveva (e ricorda in questo un altro fenomeno forse meno conosciuto: Jonh Dies at the End di David Wong) raccogliendo migliaia di lettori. Poi è stato pubblicato, da noi con un paio di anni di ritardo (nel 2010), quando ormai stava arrivando il gioco.

Qual è la storia: c'è stato l'olocausto nucleare e in Russia sono sopravvissuti in pochi, dentro la profonda metropolitana, che è realmente attrezzata per fare da rifugio in caso di attacco nucleare o altro. Artyom è giovane (aveva meno di cinque anni quando è scoppiata la guerra e non ricorda il mondo esterno) vive con il padre adottivo nella fermata della VDNKh. La vita scorrerebbe tranquilla se non fosso che l'ambiente diventa ogni giorno più difficile da gestire, soprattutto a causa della comparsa di mutanti, i Tetri, che sono praticamente zombi invincibili. Artyom viene incaricato di percorrere il dedalo di fermate, praticamente un labirinto di micro-città stato che si alleano e fanno la guerra, con modelli di società diversi e confliggenti (dai comunisti ai mercanti sino ai nazi-fascisti) per portare alla Polis le notizie di quel che succede in periferia.

Il romanzo è bello lungo, più di 700 pagine (il seguito è più breve) ma viene via veloce. All'azione si sovrappongono pagine di monologo e dialoghi filosofici, con momenti di allucinazione perfettamente centrati con la trama, visto che gli effetti delle radiazioni tendono a mascherare la realtà con il sogno e la follia. Si legge bene, è leggero, non passerà alla storia ma lascerà un buon ricordo. Per gli amanti della lettura di genere, ovviamente.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il prima l'ho letto l'anno scorso, dopo un lungo periodo d'indecisione (lo compro o non lo compro) e probabilmente, se avessi ascoltato il mio istinto, non sarei qui a commentare.
L'ho trovato lento, prolisso, poco creativo, insomma un mix male assemblato di cose lette e scritte parecchi anni fa.
Non credo che rifarò lo sbaglio con il secondo volume, anche se mi dispiace un po' lasciare le cose a metà...
Quello che mi ha preoccupato di più è stato l'annuncio di Tullio Avoledo che ha deciso di aderire al progetto, ambientando un suo romanzo (mi pare) nella metropolitana di Roma, il che, con le poche linee a disposizione, mi sembra alquanto sadomasochistico.
Personale opinione...
Ciao Nik