29.7.13

Jack Reacher (2012)

FA CALDO, SIAMO d'estate, la notte si guarda qualche film a finestre spalancate, sperando di non dare fastidio ai vicini. Si trovano film belli e film meno belli. In particolare, questo è una via di mezzo.

Come tutti i gialli d'azione ha una buona quota di inseguimenti e sparatorie, e come tutti i film d'azione americana, tende ad avere finali che non sono all'altezza dell'esordio, della premessa. In questo caso, il problema è anche parte della premessa: con un cast da telefilm di onesti caratteristi, che si tiene in piedi solo perché c'è Tom Cruise, a fare la differenza con un episodio di Magnum P.I. è la qualità della fotografia e l'investimento della produzione. La storia peraltro non gira neanche bene: il senso di qualcosa di grande e misterioso (un cecchino che spara e uccide cinque persone sul greto del fiume di Detroit, torna a casa, viene arrestato e poi picchiato da altri carcerati sino a finire in coma, e l'unica cosa che fa è scrivere un nome: "Jack Reacher") crolla miseramente non appena arriva Jack Reacher.


Ex militare, poliziotto, tutte le decorazioni possibili e immaginabili, tostissimo, nato all'estero e vissuto pochissimo in Usa, è un fantasma: niente email, niente cellulare, niente carte di credito, non prende aerei, non ha l'auto. Non prende mezzi di trasporto che non siano il treno e soprattutto l'autobus, la corriera. Vive muovendosi, non ha bagaglio se non quello che indossa e che lava tutte le sere nei lavandini dei motel dove alloggia momentaneamente (!!), non si sa come guadagni, ma preleva lo stesso i soldi della pensione da militare. È un giustiziere invisibile, che mena come un toro, ragiona meglio di tutti gli altri poliziotti e fa giustizia dove non ce n'è.

Un personaggio così è a un centimetro dal mettersi la calzamaglia e saltare da un tetto di un grattacielo all'altro, andando a dormire in una caverna da qualche parte durante le ore diurne. Non lo fa, ed è la colpa più grave del film. Non l'intuizione, ma l'esecuzione.

Dimenticabile l'interpretazione di Rosamund Pike, la "bella" del film, avvocato difensore del presunto killer e figlia (in conflitto) con il procuratore distrettuale, che ha nel carnet una fila senza fine di condanne a morte, senza alcuna sconfitta (sino a quel momento), e soprattutto possibile candidata a una o più notti di passione con Reacher: palpita come un regista adolescente immagina che palpitino le bionde.


Se uno poi si va a leggere la storia del personaggio di Jack Reacher su Wikipeadia, scopre che si tratta del protagonista di una serie di libri scritti dall'inglese Lee Child (a.k.a. Jim Grant). Il personaggio è sempre quello, ancora più assente al mondo andando in profondità, e probabilmente nelle intenzioni della produzione (che ha opzionato tutti gli altri 17 romanzi) dovrebbe essere una alternativa al Jason Bourne di Matt Damon, senza contare che, nonostante le differenze fisiche (Reacher nei romanzi è alto 1,96, Tom Cruise arriva a 1,70 quando si sveglia con le vertebre belle distese), è una parte interessante per un divo del cinema che ha appena scollinato oltre i 50 ma vuole ancora fare parti "fisiche".

In conclusione: Reacher è un giustiziere di destra, che applica la giustizia più che nel ruolo dell'investigatore in quello del giudice, della giuria e, quando occorre, anche dell'istituzione di rieducazione definitiva (il boia). Sottofondo ex militare, l'incarnazione dell'ideale del "right to be left alone", la self-reliance, la forza dei propri pugni. Non dubito che nei libri - che non ho letto - ci sia più profondità, ma temo che l'esecuzione nel film non sia all'altezza. Soprattutto con un Tom Cruise che recita solo se stesso.

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