10.10.13

Il grido di allarme delle altre compagnie aeree italiane: anziché salvare due volte Alitalia, il governo pensi anche a noi

CI SONO TANTE compagnie aeree e aziende dell'indotto in Italia oltre alla compagnia di bandiera. Veramente tante, piccole e medie, che stanno bocceggiando se non sono già morte. Da quando ho iniziato a volare sistematicamente, dieci anni fa, ce ne siamo già giocate 30, con la perdita di circa 20mila posti di lavoro. Senza che il Governo italiano alzasse un dito (dal 2000 a oggi: D'Alema, Amato, Berlusconi, Prodi, ancora Berlusconi, Monti, adesso Letta) per loro ma solo per Alitalia. Anzi, molto più di un dito.

E c'è poi un altro capitolo: il gioco di squadra. La stessa Eni che adesso minacciava di togliere il carburante ad Alitalia se non paga, in realtà fa partita a sé: contratti agli stranieri mentre la francese Total a noialtri non ha mai dato neanche una goccia di carburante. Almeno, questo è il quadro che viene dipinto da Alfredo Cestari, Winfly, che denuncia una situazione insostenibile. Me ne ero occupato un po' di tempo fa per L'Impresa, adesso mi fa piacere vedere che c'è chi cerca di far capire, alle Istituzioni e all'opinione pubblica, che aviazione civile in Italia non vuol dire solo Alitalia.

Per completezza, ecco il comunicato diffuso poco fa da Cestari:

“Il Governo ha già salvato una volta Alitalia. Riteniamo sia giunto il momento che guardi con attenzione anche alle decine di piccole compagnie nazionali che, da sempre sole, rischiano di fallire a causa della assoluta mancanza di assistenza e di mirate politiche pubbliche di rilancio”. 

L’ingegnere Alfredo Cestari è proprietario e presidente della Compagnia aerea italiana Winfly, attiva nel trasporto passeggeri, segmento executive/aerotaxi. “Rispettiamo Alitalia e la sua lotta per la sopravvivenza che, ci auguriamo, potrà trovare esito positivo. In questo delicatissimo momento le altre compagnie italiane, però, non hanno mai ottenuto nessun tipo di aiuto da parte del Governo. Il settore vive una grave crisi che si ripercuote su tutte le aziende, non solo su Alitalia. Tentare di risalvare la ex compagnia di bandiera ancora una volta con forme di accompagnamento pubblico, e quindi con i soldi dei contribuenti, sarebbe difficilissimo da spiegare alle compagnie che portano in alto l’Italia nel mondo sempre e comunque, anche senza che il Governo abbia mai adottato nei loro confronti le pur necessarie strategie di salvataggio”.
La denuncia si fa dettagliata: “Negli ultimi 10 anni circa 30 compagnie italiane hanno dichiarato fallimento, ulteriori 13 sono entrate in uno stato di inattività con licenza sospesa e ben 12 hanno chiesto aiuto allo Stato attraverso l’erogazione della CIG per il proprio personale. La conseguenza è che circa 20.000 dipendenti diretti, dai piloti agli amministrativi, 10 anni fa avevano un lavoro e oggi non l’hanno più”. 

Continua: “Il 5 luglio scrissi al Presidente del Consiglio, ai Ministri all’Economia e Finanze, sviluppo Economico, Infrastrutture e trasporti chiedendo un incontro per sottoporre una possibile soluzione. Non sono mai stato chiamato per un confronto. Chiediamo al Governo che le grandi aziende controllate dallo Stato all’estero si comportino con noi come le aziende di Stato francesi, inglesi o tedesche nei confronti delle compagnie dei loro Paesi. Non si è mai verificato che una compagnia Italiana abbia preso una commessa dalla Total; troppo spesso invece le commesse dell’Eni finiscono appannaggio di aziende non italiane”. 

Continua: “In assenza di nuove o rinnovate strategie di sviluppo, il settore è destinato a soccombere nella parte relativa all’iniziativa imprenditoriale privata con conseguenti ricadute negative anche per tutto l’indotto rappresentato dalle migliaia di addetti degli aeroporti minori non serviti dai voli di linea (che in Italia contano transiti di pressoché esclusiva natura charter e aerotaxi) e di quelli delle aziende di componentistica aeronautica le cui commesse sono legate allo sviluppo commerciale dell’aviazione”. 

Conclude: “Abbiamo pensato di consorziarci per aggredire i mercati esteri non saturi come quelli italiani ed europei. Lo stiamo facendo da soli. Ci manca l’accompagnamento del nostro Governo”.

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