NUOVO GIRO DI film, complice anche un intercontinentale per Las Vegas che mi ha permesso di rimettermi in pista con una parte degli arretrati. Ma ne mancano ancora tanti e altri ancora sono alle porte...
I Fantastici Quattro (2015)
Ecco, questo non è un bel film. È costruito in maniera totalmente fredda, arriva lentissimo al dunque, e soprattutto elabora dei drammi esistenziali per dare spessore ai personaggi che sono talmente meccanici, neanche li avessero fatti con cardani e pulegge. È pure andato male al botteghino. Peccato, però, perché dicono che comunque faranno lo stesso un sequel. E anche dei cross over con gli Avengers. Mannaggia.
Aloha (2015)
Non sono popolare nel dirlo, ma secondo me è un bel film: ben costruito e soprattutto ben interpretato. C’è anche una bella luce, ma dopotutto siamo alle Hawaii. Per me c’è una storia che valere la pena ascoltare e ci sono dei personaggi azzeccati e ben realizzati dagli attori: sono più umani di quello che non ci si potrebbe aspettare. I meriti di Cameron Crowe sono questi: andare oltre la banalità della narrazione hollywodiana senza abbandonarne le forme e far lavorare bene gli attori. Però l’hanno impallinato: il film è andato male al botteghino e non è neanche piaciuto alla critica. Quindi non voletemene, forse è davvero solo un film da domenica pomeriggio sul divano. Secondo me, però, no.
A Cup of Life (2015)
Il titolo originale “迷宮カフェ meikyu cafe”, tradotto, vuol dire “Il caffè misterioso”. È diretto da Kou Honekawa e interpretato dalla interessante Megumi Seki. La storia: un giornalista giapponese va in una caffetteria di montagna dove la gente scompare per indagare. È una storia di trapianti di midollo osseo, sui motivi per cui morire e soprattutto sulla ricerca dei motivi per cui vivere. Intrigante, a tratti straniante: in questo tipo di film, rispetto alle narrazioni zuccherate e plastificate del cinema americano, vince la complessi ma al tempo stesso anche una significativa ingenuità negli snodi di sceneggiatura e una struttura formale poco sofisticata. Va detto: con A Cup of Life i jap quagliano un onesto filmetto che nessun italiano farebbe. Troppo diretto per noi, ma a vederlo si scoprono piacevoli giochi a incastro.
Ant-Man (2015)
C’è qualcosa di unico, in questo film. A partire da Michael Douglas, certo (dopotutto c’era Robert Redford nell’ultimo film di Captain America). Ma c’è di più, sul serio. E non è Paul Rudd, uno degli attori preferiti di Judd Apatow. O l’incantevole Evangeline Lilly, tornata finalmente a fare qualcosa di sensato. No, è lo spirito di questo film, il modo in cui l’hanno affrontato. Bravi, mi è piaciuto, c’è dentro la voglia e il divertimento giusto. Anche di più. Nel nuovo fronte degli Avengers, Thor, Iron Man e Capitan America, questo è uno dei più azzeccati, secondo me.
Two thumbs up (2015)
Folle storia ambientata a Hong Kong, anzi nei dintorni, fatta da falsi poliziotti che sono ladri e guidano i pulmini della polizia, che in realtà sono ex autobussini riconvertiti. Insumma, na sorta di delirio, ma con spunti di regia, movimenti, intuizioni ragguardevoli. Tipico action/comedy movie made in Hong Kong. Qualcosa di meno comune da vedere, che scivola fuori dai canoni della narrazione a cui siamo abituati da tempo. Volendo, inspiegabile. Sicuramente intrigante.
Ex Machina (2015)
Perplesso, perché questo tipo di film, in cui tutto scorre con una lentezza patologica, esagera sempre con l’atmosfera e poi porta a casa poco. In questo caso si porta a casa un po’ di più, ma non vince. Gli stereotipi sono davvero portentosi (lo scienziato matto nel castello misterioso in fondo alla brughiera che costruisce Frankenstein) e scontati. C’è a sorpresa anche qualcosa della parte oscura degli anni Ottanta, ma forse è solo una mia proiezione. È invece da notare soprattutto Alicia Vikander: non è facile recitare la parte del robot semitrasparente. A lei riesce. Per questo aspetto di rivederla in Man From U.N.C.L.E., filmetto che promette se non altro qualcosa di più per quanto riguarda il divertimento.
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