6.3.03

Mamma, dammi banda

LO STATO ITALIANO, come anche altri Stati europei, parte dal presupposto che l'etere, cio� il supporto fisico attraverso il quale passano i dati nelle trasmissioni senza fili, sia un bene scarso. C'� un numero limitato di frequenze, che i singoli paesi dividono per scopi diversi (trasmissioni televisive, radio, polizia, radar, ricerca, apparati medici, satelliti etc) magari senza tenere conto di quello che fanno gli altri. L'idea � che l'etere � come il demanio: propriet� dello Stato, che lo affitta, lo concede in licenza, ne autorizza l'uso.

Per la radio e la televisione questo � il presupposto per met� del problema che ci affligge: lo Stato decide, i privati si adeguano (o non si adeguano). Per le trasmissioni di dati senza fili in luogo pubblico la competenza � del ministero delle Comunicazioni (che ragiona con quelli della ricerca scientifica, interno, difesa e quant'altro) per capire chi usa quale frequenza e perch�. Di fondo, per�, c'� la volont� di regolare (l'altra met� del problema) anche l'utilizzo avendo riguardo ai contenuti. Infatti, se io spendo miliardi per avere una licenza Umts che mi permette di fare altre cose oltre alla semplice telefonia (voce), magari sono preoccupato che poi la gente si armi di palmari o telefoni in grado di sfruttare 802.11 (Hot spot) per fare le stesse cose. Siamo di fronte esattamente allo stesso problema che ha portato, negli anni passati, ad impedire l'uso delle ricetrasmittenti ad onde corte per collegarsi al telefono di casa: sarebbe stato brutto per i provider di telefonia mobile dover competere con un mondo di persone che usano i walkie-talkie anzich� i cellulari. In citt� (dove la gente passa il 90 per cento del tempo) avrebbe voluto dire non vendere mezzo telefonino... E' il motivo per cui � molto vietato usare il telefono cordless di casa al di fuori della propria abitazione.

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