UN CONSIGLIO PREVENTIVO: se siete un po' depressi o nei guai sul lavoro o nella vita sentimentale, ecco: questo non è il film giusto da vedere (e neanche il post, se è per questo, a meno che non vogliate anticipazioni sulla trama).
A meno che non crediate nel potere della catarsi del grande schermo, la vicenda triste di un povero venditore fallito della provincia americana è come la classica pietra al collo: vi trascinerà a fondo. Inspirato da una storia vera e con uno Sean Penn in buona forma, il film di Niels Mueller ha un problema. Narra apparentemente la storia di una grande depressione, figlia dell'essere inadatti al mondo, alla vita di relazione e al lavoro, ma termina coprendo queste ansie squisitamente private con una patina pubblica (l'ossessiva presenza di Richard Nixon sul televisore in bianco e nero col filocomando, la patologia che evolve verso il regicidio, la scelta di dirottare e schiantare un aereo contro la Casa Bianca, il finale tutto azione con la consueta sparatoria iper-realistica) tanto da farci pensare che forse il tono giusto è l'accusa politica al sogno americano, già disperso negli anni Sessanta e fratello della stessa relatività di valori del primo decennio di questo nuovo millennio.
Come si sceglie un buon vino da accompagnare a una pietanza gustosa, se desiderate soffrire ulteriormente cosa meglio di un buon, breve, alluncianto e depresso romanzo? Questa volta francese, dato che i cugini d'Oltralpe sono da sempre maestri nell'arte di mostrarci tutti i migliori motivi per farla finita con un colpo alla tempia. Si dice che il suicida abbia intenzioni serie solo se compie il suo gesto estremo in maniera decisa, altrimento voleva farsi salvare. Il protagonista del romanzo di Michel Houllebecq, Estensione del dominio della lotta (Tascabili Bompiani, 2002, 6,50 euro) non dichiara il suo nome ma di lui sappiamo che ha trent'anni, lavora come analista programmatore in una società di servizi informatici e le sue ansie e anoressicità sentimentali sono attuali anche undici anni dopo la scrittura del romanzo. Da un presente disegnato in maniera graffiante a un crescendo di allucinazione depressiva, Houllebecq porta il lettore verso diversi possibili sbocchi (serial killer? maniaco-depressivo? anima dannata?) per abbandonarlo alle due del pomeriggio nei pressi delle sorgenti dell'Ardéche, sul limitare di un bosco, insieme all'ultima pagina del romanzo e all'ultimo pensiero del suo protagonista.
Da non dimenticare, come il bouquet del vino, le pagine sublimi dei romanzi incompiuti del protagonista, che si diletta nel genere della narrativa d'argomento animale, "un genere letterario come un altro, forse persino superiore ad alcuni altri". Già s'intuisce, al comparire del primo brano, che qualcosa nella mente del nostro io narrante non va. Il resto, come si dice, è la geometrica evoluzione di questa sensazione.
9.3.05
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