27.4.07

Quel buon maestro di vita che è il telefilm



COME SCRIVEVO POCHI giorni addietro, Aldo Grasso ti sorprende molto spesso. Avevo definito il suo nuovo libro, che ho letto in questi giorni, un "libro furbo", e devo ribadire che sicuramente lo è. Nel senso migliore del termine, ovviamente: come altrimenti definire un volumetto che comincia con prendere in giro Karl Popper, parlare solo di telefilm (e solo di quelli americani), mettendo in fila tutto quel che c'è da dire, giocando con il pubblico sempre più caratterizzato come "fandom" di questo genere della televisione e al tempo stesso togliendosi lo sfizio di mostrare un pezzo di storia che neanche scavando su Internet o nei forum degli appassionati si riesce in realtà a mettere insieme?

A parte l'unico telefilm purtroppo dimenticato (Battlestar Galactica) e una risaputa antipatia per Friends (sulla cui interpretazione non concordo del tutto), Buona Maestra edito da Mondadori e al costo contenuto di 15.50 euro vale davvero la pena. Con due avvertenze, una considerazione e una postilla.

La prima avvertenza è che si tratta per tre quarti dell'opera o poco più di una rimessa in ordine anche del lavoro di critico e recensore che Grasso quotidianamente svolge sul Corriere. Da qui infatti pare che scaturiscano le schede e le analisi nel dettaglio dei singoli telefilm. Non a caso dicevo che è un'opera furba: anche non trattandosi necessariamente di una rilettura (e se anche lo fosse, ne vale realmente la pena) il senso della coerenza e della capacità di mettere in ordine e a sistema il lavoro di anni di osservazione critica del piccolo schermo è tutt'altro che disprezzabile.

La seconda avvertenza è che le due appendici, proprio perché genuinamente scritte da mani diverse, arricchiscono ancora di più la capacità di guardare "dentro" il mondo dei telefilm di culto (il giovane accademico Massimo Scaglioni) e il fenomeno dei Simpson (l'appassionata Stefania Carini). Si tratta tutto sommato di assistere allo spettacolo messo in scena dalla scuola - l'unica in Italia, a quel che mi risulti - accademica e al tempo stesso giornalistica, che guarda in maniera sistematica la televisione e si sforza di raccontarla al resto di noi.

La considerazione: prima di tutto per la capacità rara di rimanere in equilibrio tra leggerezza e profondità di analisi, fortificata dalla capacità di offrire la migliore fotografia odierna dello strabismo culturale del nostro Paese, diviso tra i vecchi sceneggiati Rai, i suoi dirigenti e Umberto Eco da un lato e le scuole autoriali americane, i grandi produttori e sceneggiatori oltre al percorso che va da Lucy ed io sino alla rivoluzione di Hill Street giorno e notte e arriva ai giorni nostri. Senza dimenticare, ad esempio, l'idea di Steven Johnson che la televisione e i videogiochi ci nutrano e ci migliorino intellettualmente.

Poi, la postilla: il libro in questione è anche e soprattutto una storia d'amore. Quella di Aldo Grasso, spesso accusato (a torto) di essere "cattivo" e "acido" nelle sue critiche ma che in realtà dall'innamoramento giovanile per il cinema ha proseguito arrivando a quello professionale e non solo per la televisione, e il piccolo schermo. E come altrimenti definire la vita di un uomo che, peggiore tra le condanne possibili a mio avviso ma non per lui evidentemente, ha scelto di guardare il mondo attraverso il piccolo schermo e poi di raccontare il senso e la qualità dei suoi viaggia a tutti noi, che condividiamo lo stesso percorso ma non la stessa lucidità di analisi? Grasso è innamorato della televisione, la guarda anche quando noi in realtà la teniamo spenta, e come in tutti gli amori, le storie di sentimenti, vive i suoi momenti di trasporto, di dolcezza e alle volte di insofferenza o di giudizio più duro. E questo, dopotutto, è molto positivo, in un mondo di critici addomesticati al piacere dell'omaggio oppure di blogger con velleità di critica e la totale mancanza di preparazione al riguardo.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi hai fatto venir voglia di comprare questo libro, nonostante io non sia uno heavy-user di telefilm. Anzi.
Ah, dimenticavo... ieri ho citatato il tuo blog qui:
http://www.screenweek.it/weblog/archives/2007/04/questa_settimana_bisogna_tener.php

Anonimo ha detto...

Il link non è cliccabile. Sorry.
PROVA CON QUESTO

Anonimo ha detto...

Stefania Carini, non Laura. Brava e gnocca.

Antonio ha detto...

Grazie Smeerch.

Grazie Domiziano, corretto.