3.7.05

Live 8 e mezzo

OGGI ILVO DIAMANTI su Repubblica prende la via dal concerto che si è tenuto ieri in contemporanea in tutto il mondo per disegnare il ritratto del fallimento generazionale italiano. L'unico punto debole del ragionamento - a parte una certa stanchezza dello scrivere imputabile forse al finale della stagione per un editorialista-grafomane - è che da un concerto della memoria, con gli stessi volti degli ultimi trenta-quarant'anni della musica rock, si possa evincere il dramma esistenziale dei soli trentenni italiani (e il resto del mondo? abbiamo organizzato il concertone solo per coccolare il pubblico televisivo nostrano?).

Comunque, il ragionamento per il resto fila: i "favolosi anni passati" sono il retaggio dei cinquantenni di oggi, quelli che De Gregori, Paul McCartney e i Pink Floyd; quelli che affermano la loro eterna giovinezza al prezzo di abolirei giovani: almeno, i demograficamente tali. E giù, allora, a ricostruire un filo di opinioni che passa da Giangiacomo Nardozzi a Filippo Andreatta e Salvatore Vassallo. La "generazione sprecata" si disegna così, come un chiaroscuro serenamente senza futuro, persa tra stage ed Erasmus, contratti flessibili e case dei genitori, contrapposta ad adulti non vecchi, con mamme che non imbiancano, nipoti che non nascono, condomini che invecchiano.

Il mutamento sociale, che studiato come una fotografia è malamente rappresentativo del reale invece perennemente in moto, ci sta bruciando in una contraddizione lungo la linea delle generazioni. Ma per il termine generazioni vale forse un concetto meno intuitivo di quello di "classe d'età", quanto di spirito, base culturale - quanti trentenni amano quei De Gregori, Paul McCartney e Pink Floyd che appartengono invece ai cinquantenni? - fusione sociale in un unico grumo differentemente rappresentativo.

Concordo, anche sul tiepido giudizio relativo al Live 8, spettacolo della memoria, fluido spurio di un Ancient Regime il cui senso è oramai costruito tutto su una coscienza malata e rivolta al tempo che fu, anziché a quello che sarà. Lo imputo, tra gli altri motivi, a un fattore tecnologico: il raggiungimento di quella massa critica negli archivi video delle televisivioni da consentire una più economica programmazione orientata al vecchio (con qualche puntata verso gli stereotipi dell'oggi) piuttosto che alla costruzione di un futuro.

Per il resto, rimango legato a un paradosso e a una definizione. Il paradosso lo ascoltai tempo addietro e mi pare ancora valido. Mi dissero, un giorno: I cinquantenni di oggi sono come i trentenni di vent'anni fa: stessa energia, voglia di vivere, look, successo sociale. Ecco, venti anni fa i cinquantenni avevano trent'anni: questo è il paradosso.

La definizione, invece, è dell'eterno feminino: siamo una "generazione di idioti", altro che "sprecata". Non sono le soverchianti forze nemiche a sconfiggerti, se poi sopravvivi per raccontarlo. Sei tu che non hai saputo lottare, al limite per avere una bella morte.

Post scriptum: a quanti, sorseggiando un calice di edipico liquore, venga da dire: "però quei titani dei cinquanta-sessantenni di oggi", consiglio di andare a contare il numero di avvisi di garanzia e sessantottini falliti presenti in parlameno, oltre alle pratiche post-Mani Pulite ancor più feroci dell'industria, commercio e politica italiana, per farsi un'idea di quanto titanici siano i nostri padri. Titanici, se mai si voglia usare questa categoria freudiano-nicciana, sono stati i nonni e i bisnonni. Soprattutto perché di loro il ricordo si va scolorando, però...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Antonio, grazie per il commento linkante, bello il tuo intervento.
Posso rispondere per me stesso, e lo farò :) abbracci. Together we stand...

Giorgia ha detto...

...divided we fall.
(niente, volevo solo partecipare pure io...)

Antonio ha detto...

Grazie, anche per la partecipazione! Aggiungo prima una dimensione ulteriore a TWSDWF.

Poi, ricapitolo: ho scritto quel che ho scritto sopra e poi sono andato a pescare un bel post di Roberto, il nostro bobregular (un blog[regular] da seguire perché suona bene), che mi ha fatto aprire ulteriori piste e tracce da seguire su Live 8 e dintorni. Un commento al suo post ha portato a un commento al mio e poi... vedrete!

Adesso, però, sono perso dentro questa cosa del Podcasting, ascoltando più trasmissioni radiofoniche americane che mai. Chissà se un giorno ne uscirò mai...