GARRY B. TRUDEAU torna con Doonesbury come ogni domenica.
31.1.10
30.1.10
L'opera monumentale di un solitario (e dimenticato) genio
NATO NEL 1864 e morto nel 1950, Lorenzo Rocci è stato molto più che un semplice padre gesuita. Ha creato il primo vocabolario di greco classico in lingua italiana (prima si usavano le edizioni francesi o soprattutto tedesche), opera tutt'ora insuperata nonostante la lingua di oggi sia molto distante da quella di allora: l'ultima edizione del Rocci, la terza, risale infatti al 1943.
Il vocabolario è immenso: più di duemila pagine, redatte in completa solitudine, armato di pazienza, metodo e tante schede di cartoncino (i computer erano di là da venire).
Pochi anni fa, quando si stava per compiere uno dei ciclici ritorni del greco scritto all'esame di maturità, Avvenire, tramite la penna di Filippo Rizzi, ricordò padre Rocci così:
Domani rifarà la sua comparsa, dopo anni di assenza, tra i banchi di scuola per la maturità classica la prova scritta di greco... Una sparuta ma consistente minoranza affiderà il buon esito del suo scritto a un volume, riconoscibile ancora oggi per la sua copertina in pelle blu, che per più di cinquant'anni, dal 1943 al 1995, è stato l'unico mezzo incontrastato per entrare nel vivo di una lingua morta e complessa come il greco: il Rocci. Solo poco più di dieci anni fa, nel 1995, questo dizionario, oggetto di culto ma anche di odio di tante generazioni di maturandi, andato alle stampe per la prima volta nel lontano 1939 e frutto delle fatiche e dell'acribia intellettuale di un solo uomo, unius viri, un gesuita di origini nobili e sconosciuto professore di liceo, Lorenzo Rocci (1864-1950), ha ceduto il passo al più aggiornato e moderno vocabolario di lingua greca, il GI, conosciuto ai più con il nome del suo autore principale Il Montanari.
«Il debito verso Rocci - sottolinea l'autore del vocabolario e docente di Letteratura greca all'università di Genova, Franco Montanari - è indiscutibile perché è stato il frutto del lavoro di un uomo che armato solo di schedine e appunti e privo di un computer è riuscito a creare in 25 anni un'opera di 2074 pagine, suddivisa in 4148 colonne. Un opus magnum incredibile. Si pensi che per realizzare il mio dizionario, con l'uso delle più moderne tecnologie, hanno collaborato circa 30 ricercatori. L'opera di Rocci è stato un modello, da cui siamo partiti per realizzare un manuale più maneggevole e adatto alle esigenze didattiche della scuola di oggi. Ma il debito verso questo infaticabile gesuita rimane intatto».
Ma chi era veramente Lorenzo Rocci? Fu soprattutto un formidabile intreccio di saperi, un grecista e latinista, poeta e grammatico, metricista, storico (molte saranno le sue opere dedicate ai santi gesuiti) e memorialista, agiografo e confessore della Compagnia di Gesù, in cui trascorse ben settant'anni della sua lunga e intensa vita. Un ritratto felice e inedito sulla figura di Rocci lo consegna, nelle sue memorie, il suo discepolo e noto latinista, il gesuita Emilio Springhetti, descrivendolo come un «venerando vecchio di alta statura» e con «una bella testa da antico romano».
Nel 1890 il Rocci conseguirà la laurea in Lettere presso la Regia università di Roma. Il grande poeta Giosuè Carducci, noto per il suo anticlericalismo e le sue posizioni filomassoniche, che farà parte della commissione esaminatrice, si complimenterà con lui con queste parole: «Lei - disse - non solo ha fatto bene, ma molto bene». Da quegli anni incomincerà il suo faticoso impegno nelle lingue morte e a far nascere come un antico socratico maieuta il suo vocabolario, che lo consegnerà in un certo senso alla fama e all'immortalità dei suoi contemporanei.
Nel 1939 copie rilegate in pelle bianca del suo dizionario verranno consegnate al Papa Pio XII, al re Vittorio Emanuele III e al duce Benito Mussolini. Di suo pugno, proprio in quell'anno, Papa Pacelli vergherà una lettera per ricordare i meriti di quest'opera. «E veramente il tuo lavoro, diletto figlio - si legge nel messaggio autografo - benché altissimo per gli scolari, non è un semplice manuale scolastico, ma si presenta con tali caratteri di ampiezza e di dottrina, anche nuova e recondita, da spiccare tra quanti simili si son pubblicati finora in Italia, anzi da vincerli facilmente». Ma un segno della ribalta e della notorietà di padre Rocci nella difficile temperie culturale di quel tempo sarà il suo incontro, che ha quasi il sapore della leggenda, proprio in quell'anno, il 1939, a Palazzo Venezia con il duce e capo del Governo, il cavaliere Benito Mussolini. «Rivelò in quel frangente tutta l'arte diplomatica dei gesuiti ― annota con una punta di emozione il suo discepolo quasi novantenne, il gesuita Franco Rozzi, (il preside e professore dell'Istituto Massimo di Roma che annovererà tra i suoi allievi nella maturità classica del 1965 il giovane e imberbe Mario Draghi, il futuro governatore di Bankitalia) ― perché esordì con queste parole: «Eccellenza, finalmente oggi questo vocabolario di greco potrà degnamente sostituire quelli pubblicati in inglese e in tedesco. Secca e fulminea fu la replica del duce. Batté i pugni sul tavolo e rispose: "Bene, domani tutta l'Italia saprà dai giornali il valore di quest'opera!"».
Gli anni successivi di padre Rocci, quasi coetaneo del tessitore nascosto dei Patti Lateranensi del 1929, il gesuita Pietro Tacchi Venturi (1861-1956) saranno spesi a perfezionare il suo vocabolario fino all'edizione definitiva del 1943 e a rivestire il ruolo di confessore nella Chiesa del Gesù di Roma. «L'ho conosciuto proprio in quegli anni, ero un giovane novizio - rammenta il gesuita Giuseppe Peri, classe 1913 - e me lo ricordo durante una caldissima estate romana nella sua stanza, piena di libri con in mano quelle schedine che servivano al suo vocabolario. Faceva impressione perché da quanto era preso dal suo lavoro per non perdere la concentrazione si dimenticava di togliersi il soprabito. Ed eravamo in pieno agosto!». Ma di Rocci uomo di scienza emerge anche il tratto di apostolo di anime. «Mi viene in mente la sua accuratezza nell'aiutarci a tradurre dal greco - rivela l'allora giovane studente di Lettere classiche, il gesuita Paolo Bachelet - ma anche la sua attenzione negli ultimi anni a ricordarci il bene fatto a tante anime dentro il confessionale della Chiesa del Gesù».
Rocci morirà quasi a 86 anni il 14 agosto 1950 nella Casa Professa del Gesù a Roma. «Il debito della Compagnia di Gesù verso di lui è enorme ― confida infine padre Rozzi; grazie ai diritti d'autore del suo vocabolario per più di cinquant'anni l'Ordine ha sostenuto finanziariamente le attività missionarie e gli studenti poveri. Si racconta che prima di morire, dopo l'estrema unzione, espresse un piccolo desiderio: fumarsi l'ultimo sigaro. Il suo desiderio fu esaudito. Ed è spirato con la semplicità e la bonarietà non artefatta che ha contraddistinto tutta la sua intensa vita di sacerdote e di studioso».
Il vocabolario è immenso: più di duemila pagine, redatte in completa solitudine, armato di pazienza, metodo e tante schede di cartoncino (i computer erano di là da venire).
Pochi anni fa, quando si stava per compiere uno dei ciclici ritorni del greco scritto all'esame di maturità, Avvenire, tramite la penna di Filippo Rizzi, ricordò padre Rocci così:
Domani rifarà la sua comparsa, dopo anni di assenza, tra i banchi di scuola per la maturità classica la prova scritta di greco... Una sparuta ma consistente minoranza affiderà il buon esito del suo scritto a un volume, riconoscibile ancora oggi per la sua copertina in pelle blu, che per più di cinquant'anni, dal 1943 al 1995, è stato l'unico mezzo incontrastato per entrare nel vivo di una lingua morta e complessa come il greco: il Rocci. Solo poco più di dieci anni fa, nel 1995, questo dizionario, oggetto di culto ma anche di odio di tante generazioni di maturandi, andato alle stampe per la prima volta nel lontano 1939 e frutto delle fatiche e dell'acribia intellettuale di un solo uomo, unius viri, un gesuita di origini nobili e sconosciuto professore di liceo, Lorenzo Rocci (1864-1950), ha ceduto il passo al più aggiornato e moderno vocabolario di lingua greca, il GI, conosciuto ai più con il nome del suo autore principale Il Montanari.
«Il debito verso Rocci - sottolinea l'autore del vocabolario e docente di Letteratura greca all'università di Genova, Franco Montanari - è indiscutibile perché è stato il frutto del lavoro di un uomo che armato solo di schedine e appunti e privo di un computer è riuscito a creare in 25 anni un'opera di 2074 pagine, suddivisa in 4148 colonne. Un opus magnum incredibile. Si pensi che per realizzare il mio dizionario, con l'uso delle più moderne tecnologie, hanno collaborato circa 30 ricercatori. L'opera di Rocci è stato un modello, da cui siamo partiti per realizzare un manuale più maneggevole e adatto alle esigenze didattiche della scuola di oggi. Ma il debito verso questo infaticabile gesuita rimane intatto».
Ma chi era veramente Lorenzo Rocci? Fu soprattutto un formidabile intreccio di saperi, un grecista e latinista, poeta e grammatico, metricista, storico (molte saranno le sue opere dedicate ai santi gesuiti) e memorialista, agiografo e confessore della Compagnia di Gesù, in cui trascorse ben settant'anni della sua lunga e intensa vita. Un ritratto felice e inedito sulla figura di Rocci lo consegna, nelle sue memorie, il suo discepolo e noto latinista, il gesuita Emilio Springhetti, descrivendolo come un «venerando vecchio di alta statura» e con «una bella testa da antico romano».
Nel 1890 il Rocci conseguirà la laurea in Lettere presso la Regia università di Roma. Il grande poeta Giosuè Carducci, noto per il suo anticlericalismo e le sue posizioni filomassoniche, che farà parte della commissione esaminatrice, si complimenterà con lui con queste parole: «Lei - disse - non solo ha fatto bene, ma molto bene». Da quegli anni incomincerà il suo faticoso impegno nelle lingue morte e a far nascere come un antico socratico maieuta il suo vocabolario, che lo consegnerà in un certo senso alla fama e all'immortalità dei suoi contemporanei.
Nel 1939 copie rilegate in pelle bianca del suo dizionario verranno consegnate al Papa Pio XII, al re Vittorio Emanuele III e al duce Benito Mussolini. Di suo pugno, proprio in quell'anno, Papa Pacelli vergherà una lettera per ricordare i meriti di quest'opera. «E veramente il tuo lavoro, diletto figlio - si legge nel messaggio autografo - benché altissimo per gli scolari, non è un semplice manuale scolastico, ma si presenta con tali caratteri di ampiezza e di dottrina, anche nuova e recondita, da spiccare tra quanti simili si son pubblicati finora in Italia, anzi da vincerli facilmente». Ma un segno della ribalta e della notorietà di padre Rocci nella difficile temperie culturale di quel tempo sarà il suo incontro, che ha quasi il sapore della leggenda, proprio in quell'anno, il 1939, a Palazzo Venezia con il duce e capo del Governo, il cavaliere Benito Mussolini. «Rivelò in quel frangente tutta l'arte diplomatica dei gesuiti ― annota con una punta di emozione il suo discepolo quasi novantenne, il gesuita Franco Rozzi, (il preside e professore dell'Istituto Massimo di Roma che annovererà tra i suoi allievi nella maturità classica del 1965 il giovane e imberbe Mario Draghi, il futuro governatore di Bankitalia) ― perché esordì con queste parole: «Eccellenza, finalmente oggi questo vocabolario di greco potrà degnamente sostituire quelli pubblicati in inglese e in tedesco. Secca e fulminea fu la replica del duce. Batté i pugni sul tavolo e rispose: "Bene, domani tutta l'Italia saprà dai giornali il valore di quest'opera!"».
Gli anni successivi di padre Rocci, quasi coetaneo del tessitore nascosto dei Patti Lateranensi del 1929, il gesuita Pietro Tacchi Venturi (1861-1956) saranno spesi a perfezionare il suo vocabolario fino all'edizione definitiva del 1943 e a rivestire il ruolo di confessore nella Chiesa del Gesù di Roma. «L'ho conosciuto proprio in quegli anni, ero un giovane novizio - rammenta il gesuita Giuseppe Peri, classe 1913 - e me lo ricordo durante una caldissima estate romana nella sua stanza, piena di libri con in mano quelle schedine che servivano al suo vocabolario. Faceva impressione perché da quanto era preso dal suo lavoro per non perdere la concentrazione si dimenticava di togliersi il soprabito. Ed eravamo in pieno agosto!». Ma di Rocci uomo di scienza emerge anche il tratto di apostolo di anime. «Mi viene in mente la sua accuratezza nell'aiutarci a tradurre dal greco - rivela l'allora giovane studente di Lettere classiche, il gesuita Paolo Bachelet - ma anche la sua attenzione negli ultimi anni a ricordarci il bene fatto a tante anime dentro il confessionale della Chiesa del Gesù».
Rocci morirà quasi a 86 anni il 14 agosto 1950 nella Casa Professa del Gesù a Roma. «Il debito della Compagnia di Gesù verso di lui è enorme ― confida infine padre Rozzi; grazie ai diritti d'autore del suo vocabolario per più di cinquant'anni l'Ordine ha sostenuto finanziariamente le attività missionarie e gli studenti poveri. Si racconta che prima di morire, dopo l'estrema unzione, espresse un piccolo desiderio: fumarsi l'ultimo sigaro. Il suo desiderio fu esaudito. Ed è spirato con la semplicità e la bonarietà non artefatta che ha contraddistinto tutta la sua intensa vita di sacerdote e di studioso».
Paradiso e ritorno in cinque-dico-cinque giorni, viaggio incluso (e non è per niente breve)
LA GALLERY DELL'IPAD più bella che ho trovato in rete è questa del Pais: la cito anche qui, dove rimando alla mia prova ovviamente sempre dell'iPad, che ieri il direttore ha avuto la bontà di mettere in prima pagina.
Con questo possiamo considerare conclusa più che degnamente l'avventura californiana di fine gennaio e il relativo, spettacolare carpiato. Il bello dei quotidiani è che il giorno dopo ci incartano il pesce.
La mia permanenza nella città di San Francisco è stata da record. Lunedì mattina sono partito da Milano con la sequenza MXP-ATL-SFO, arrivando quasi a mezzanotte ora locale di San Francisco. Martedì libero (si fa per dire), mercoledì Apple per tutto il giorno, a partire dalla conferenza mattutina. Giovedì ancora lavoro, a scrivere di Apple e dirette radiofoniche varie, alle undici di mattina via in aeroporto per la sequenza SFO-CDG-LIN che si è conclusa venerdì alle 16.30 circa, nel city-airport del capoluogo lombardo.
Se fate i conti, circa 40 ore in ballo con gli aerei, contro 60 ore passate a San Francisco, notti incluse. E meno male che mi piacciono gli aerei...
Con questo possiamo considerare conclusa più che degnamente l'avventura californiana di fine gennaio e il relativo, spettacolare carpiato. Il bello dei quotidiani è che il giorno dopo ci incartano il pesce.
La mia permanenza nella città di San Francisco è stata da record. Lunedì mattina sono partito da Milano con la sequenza MXP-ATL-SFO, arrivando quasi a mezzanotte ora locale di San Francisco. Martedì libero (si fa per dire), mercoledì Apple per tutto il giorno, a partire dalla conferenza mattutina. Giovedì ancora lavoro, a scrivere di Apple e dirette radiofoniche varie, alle undici di mattina via in aeroporto per la sequenza SFO-CDG-LIN che si è conclusa venerdì alle 16.30 circa, nel city-airport del capoluogo lombardo.
Se fate i conti, circa 40 ore in ballo con gli aerei, contro 60 ore passate a San Francisco, notti incluse. E meno male che mi piacciono gli aerei...
29.1.10
Perfido
IL BELLO DELLE battaglie di retroguardia è che tirano fuori il peggio, ma in modo creativo.
Money Quote: "If you like your kids, get them an iPad so they can play games," said Russ Wilcox, the head of E Ink Corp., which created the digital paper technology used by the Kindle and many other e-ink-based readers. "If you love them, get them an e-reader so they can actually read."
Money Quote: "If you like your kids, get them an iPad so they can play games," said Russ Wilcox, the head of E Ink Corp., which created the digital paper technology used by the Kindle and many other e-ink-based readers. "If you love them, get them an e-reader so they can actually read."
28.1.10
The crowd's reaction
GARRY B. TRUDEAU continua a muoversi attorno all'iPad e tutti ci chiediamo: alla fine sarà promosso o bocciato? A suo tempo, proprio dalla striscia di Doonesbury arrivò una sonora bocciatura per il Newton di Apple e il suo problematico sistema di riconoscimento della scrittura. Per adesso il giudizio è in bilico...
L'iPad dei miei stivali
CARPIATO QUASI TERMINATO: domani si rientra in Italia. Mancano però ancora un po' di cosette da fare (qualche diretta radiofonica, qualche pezzullo da cacciare fuori) anche se il più sembrerebbe passato. Questo benedetto tablet è saltato fuori, si chiama iPad e l'ho provato per un po' di tempo, qui a San Francisco. Per più tempo di quanto non crediate, anche se ovviamente adesso non posso dire di più.
La sensazione è di familiarità con un oggetto nuovo che però affonda a piene mani negli ultimi tre anni di storia dell'uso delle tecnologie. Non è una cosa solo mia: quando facevo vedere ad amici e conoscenti il Kindle o il Cybook Opus, tutti "istintivamente" mettevano il dito sullo schermo per provocare qualche reazione "touch". Si chiamano interfacce naturali per questo, ma sono molto, molto artificiali da un punto di vista tecnologico, perché sono arrivate davvero da poco tempo. Però si sono tutti già abituati.
L'iPad mi ha dato un feeling molto positivo: credo che vederlo senza averlo tenuto in mano e usato non renda per niente l'idea. E l'effetto mediatico che ha provocato e sta provocando in questi giorni c'entra veramente poco con un oggetto che ha tutte le carte in regola per essere uno strumento veramente personale, personalizzabile e privato. Io non vedo l'ora di poter lasciare a casa il MacBook su cui sto scrivendo in questo momento per sfruttare invece il più leggero, compatto e funzionale iPad. Geniale averci messo iWork dentro, poi.
È divertente perché allo Yerba Buena di San Francisco, fra i seicento invitati (incluso il sottoscritto) c'erano non solo giornalisti ed analisti, ma anche vip e personaggi "storici" dell'informatica americana. Dopotutto, quando mamma Apple chiama è un accorrere generalizzato. Per questo si sentivano echeggiare nello showcase parole come "Dynabook", "tecnologia immersiva", "rivoluzione tattile". L'iPad solletica moltissimo la curiosità e i sentimenti un po' sepolti ma neanche troppo dell'utopia californiana che sta alla base dell'informatica. L'idea della macchina meravigliosa che cambia la vita delle persone, aumenta le loro capacità intellettuali, permette loro di restare in contatto come mai prima con la rete di relazioni che possono costruire.
In tutto questo, giornali, riviste e libri secondo me sono solo un sottoprodotto, che è stato imposto nell'agenda di Apple e dell'iPad dalla pressione mediatica. Una "user generated feature", per dire. Perché non credo proprio che Steve Jobs avesse mai pensato di "salvare l'editoria" con l'iPad, né che avesse cambiato idea rispetto alla volta in cui stroncò il Kindle di Amazon, un paio di anni fa, osservando che viveva in una nicchia dato che la gente non legge più o comunque poco. L'hanno invece tirato per i capelli dentro il business di giornali, riviste e libri, e lui ha fatto l'applicazione e gli accordi con un po' di editori. Ma non è convinto per niente. Anche perché nell'utopia incarnata dall'iPad, non c'è spazio per qualcosa di così differente e alieno come la carta stampata. Anzi, diciamo che per Steve -- ho questa sensazione -- i libri starebbero benissimo dove sono sempre stati: sugli scaffali. E i giornali sui tavolini. E i programmi dentro i computer e gli iPad. O forse mi sbaglio. Chissà.
La sensazione è di familiarità con un oggetto nuovo che però affonda a piene mani negli ultimi tre anni di storia dell'uso delle tecnologie. Non è una cosa solo mia: quando facevo vedere ad amici e conoscenti il Kindle o il Cybook Opus, tutti "istintivamente" mettevano il dito sullo schermo per provocare qualche reazione "touch". Si chiamano interfacce naturali per questo, ma sono molto, molto artificiali da un punto di vista tecnologico, perché sono arrivate davvero da poco tempo. Però si sono tutti già abituati.
L'iPad mi ha dato un feeling molto positivo: credo che vederlo senza averlo tenuto in mano e usato non renda per niente l'idea. E l'effetto mediatico che ha provocato e sta provocando in questi giorni c'entra veramente poco con un oggetto che ha tutte le carte in regola per essere uno strumento veramente personale, personalizzabile e privato. Io non vedo l'ora di poter lasciare a casa il MacBook su cui sto scrivendo in questo momento per sfruttare invece il più leggero, compatto e funzionale iPad. Geniale averci messo iWork dentro, poi.
È divertente perché allo Yerba Buena di San Francisco, fra i seicento invitati (incluso il sottoscritto) c'erano non solo giornalisti ed analisti, ma anche vip e personaggi "storici" dell'informatica americana. Dopotutto, quando mamma Apple chiama è un accorrere generalizzato. Per questo si sentivano echeggiare nello showcase parole come "Dynabook", "tecnologia immersiva", "rivoluzione tattile". L'iPad solletica moltissimo la curiosità e i sentimenti un po' sepolti ma neanche troppo dell'utopia californiana che sta alla base dell'informatica. L'idea della macchina meravigliosa che cambia la vita delle persone, aumenta le loro capacità intellettuali, permette loro di restare in contatto come mai prima con la rete di relazioni che possono costruire.
In tutto questo, giornali, riviste e libri secondo me sono solo un sottoprodotto, che è stato imposto nell'agenda di Apple e dell'iPad dalla pressione mediatica. Una "user generated feature", per dire. Perché non credo proprio che Steve Jobs avesse mai pensato di "salvare l'editoria" con l'iPad, né che avesse cambiato idea rispetto alla volta in cui stroncò il Kindle di Amazon, un paio di anni fa, osservando che viveva in una nicchia dato che la gente non legge più o comunque poco. L'hanno invece tirato per i capelli dentro il business di giornali, riviste e libri, e lui ha fatto l'applicazione e gli accordi con un po' di editori. Ma non è convinto per niente. Anche perché nell'utopia incarnata dall'iPad, non c'è spazio per qualcosa di così differente e alieno come la carta stampata. Anzi, diciamo che per Steve -- ho questa sensazione -- i libri starebbero benissimo dove sono sempre stati: sugli scaffali. E i giornali sui tavolini. E i programmi dentro i computer e gli iPad. O forse mi sbaglio. Chissà.
27.1.10
L'imminente carpiato in trasferta
CI SIAMO QUASI, mancano pochissime ore. Steve Jobs sta per presentare il fantomatico tablet e io sono a San Francisco, pronto ad andare allo Yerba Buena Center, proprio accanto al Moscone Center. Ieri mattina ho fatto un salto per fare due foto, oggi nella gallery su Macity. Sotto la pioggia, che pare oggi non ci sia (e anche la temperatura si dovrebbe alzare un po') c'è stato il tempo di fare un po' di immagini che mi sono costate quasi l'influenza fulminante...
Qui e in Italia non si parla d'altro, neanche stessero per presentare davvero una delle tavole dei comandamenti ritrovata in una buca ai piedi del monte Sinai. Come dice una mia amica, se poi questo benedetto tablet non ci fosse, quelli di Apple dovrebbero scappare a nascondersi tutti quanti in una buca molto profonda. Secondo Engadget, però, a quanto pare l'apparecchio esiste.
Fra le varie cose surreali che stanno succedendo, alcune sono divertenti: richieste di informazioni da parte di gente mai né vista né conosciuta, mail con proposte di interviste telefoniche (poi la bolletta chi me la paga?), paranoie sincronizzate dei direttori dei giornali italiani e del resto del mondo. Devo dire che stare qui, nell'occhio del ciclone, immersi nella calma zen di chi sa che tutto ti succede accanto, è singolare e a tratti piacevole. Assistere alla nascita di questo "robo" strano, che prima ancora di esistere si è già conquistato un posto in un telefilm, fa quasi rilassare.
Mentre Doonesbury procede con la sua settimana dedicata all'oggetto misterioso (le sue vignette sono scritte in abbondante anticipo, quindi oggi c'è un fantastico esercizio di "vaghezza"), qui è mattina presto: vado a farmi la doccia e mi preparo al carpiatone quotidiano. Quello in trasferta.
Ps: speriamo faccia davvero anche i panini. Ma voi, non avete fame?
Qui e in Italia non si parla d'altro, neanche stessero per presentare davvero una delle tavole dei comandamenti ritrovata in una buca ai piedi del monte Sinai. Come dice una mia amica, se poi questo benedetto tablet non ci fosse, quelli di Apple dovrebbero scappare a nascondersi tutti quanti in una buca molto profonda. Secondo Engadget, però, a quanto pare l'apparecchio esiste.
Fra le varie cose surreali che stanno succedendo, alcune sono divertenti: richieste di informazioni da parte di gente mai né vista né conosciuta, mail con proposte di interviste telefoniche (poi la bolletta chi me la paga?), paranoie sincronizzate dei direttori dei giornali italiani e del resto del mondo. Devo dire che stare qui, nell'occhio del ciclone, immersi nella calma zen di chi sa che tutto ti succede accanto, è singolare e a tratti piacevole. Assistere alla nascita di questo "robo" strano, che prima ancora di esistere si è già conquistato un posto in un telefilm, fa quasi rilassare.
Mentre Doonesbury procede con la sua settimana dedicata all'oggetto misterioso (le sue vignette sono scritte in abbondante anticipo, quindi oggi c'è un fantastico esercizio di "vaghezza"), qui è mattina presto: vado a farmi la doccia e mi preparo al carpiatone quotidiano. Quello in trasferta.
Ps: speriamo faccia davvero anche i panini. Ma voi, non avete fame?
26.1.10
Sony Nova DSLR camera concept
CREATA DALLA giovanissima designe Erin Fong, è un concept interessante voluto da Sony. Cerca di reinventarsi la macchina fotografica reflex digitale. E bisogna dire che qualche idea questa volta è venuta fuori. A voi non piacerebbe provarla? La Dslr chiamata Nova, intendo!
La cosa fenomenale è che la Fong è una giovanissima studentessa di design e che la sua scelta radicale, sposata dalla casa nipponica, ispirerà non pochi progettisti in Asia e non solo.
Money Quote: Erin Fong, an industrial design student at California College of the Arts has devised a completely new type of DSLR camera. The Nova DSLR breaks with the conventional SLR form factor that is rooted in film camera design, and takes a new approach to camera ergonomics. “The Nova DSLR Camera takes different forms with the mobility of the camera arms, giving comfort to left-handed and right-handed users. In addition, the buttons are located at the fingertips allowing users to simultaneously take pictures and easily locate the features they need,” Fong explains. As you might have guessed already, the Nova DSLR is a concept only, but it surely is a novel one that deserves attention in our view.
La cosa fenomenale è che la Fong è una giovanissima studentessa di design e che la sua scelta radicale, sposata dalla casa nipponica, ispirerà non pochi progettisti in Asia e non solo.
Money Quote: Erin Fong, an industrial design student at California College of the Arts has devised a completely new type of DSLR camera. The Nova DSLR breaks with the conventional SLR form factor that is rooted in film camera design, and takes a new approach to camera ergonomics. “The Nova DSLR Camera takes different forms with the mobility of the camera arms, giving comfort to left-handed and right-handed users. In addition, the buttons are located at the fingertips allowing users to simultaneously take pictures and easily locate the features they need,” Fong explains. As you might have guessed already, the Nova DSLR is a concept only, but it surely is a novel one that deserves attention in our view.
25.1.10
Da paura
LO SPAVENTEVOLE E al tempo stesso rutilante mondo degli scout letterari.
Money Quote: NEW YORK: For five years I was an international literary scout. That means for five years I groaned inside whenever anyone asked me what I did. Scouting occupies a strange niche in book publishing, itself a rather inscrutable business from the outside, and after a time most scouts resign themselves to working—very hard—at an occupation not even their closest family members will ever fully understand. (So, Mom and Dad, this one’s for you!)
Money Quote: NEW YORK: For five years I was an international literary scout. That means for five years I groaned inside whenever anyone asked me what I did. Scouting occupies a strange niche in book publishing, itself a rather inscrutable business from the outside, and after a time most scouts resign themselves to working—very hard—at an occupation not even their closest family members will ever fully understand. (So, Mom and Dad, this one’s for you!)
24.1.10
Haven't tried this since junior high
23.1.10
Jet lag
POCHI, SEMPLICI TRUCCHI per sconfiggere il Jet lag.
Money Quote: Enjoy yourself and relax
Travel can be a stressful experience, but it’s important to be as relaxed as possible to avoid feeling frazzled at the end of your journey. There are many things beyond your control – delays, baggage problems, the behavior of other people – and so the best thing is not to worry about these things. Just do what you can to make yourself comfortable, relax ad enjoy the experience. Even long-haul flights can be interesting and rewarding – you can have some time to yourself, to read, to write, to think – so why not make the most of it and enjoy the experience?
Money Quote: Enjoy yourself and relax
Travel can be a stressful experience, but it’s important to be as relaxed as possible to avoid feeling frazzled at the end of your journey. There are many things beyond your control – delays, baggage problems, the behavior of other people – and so the best thing is not to worry about these things. Just do what you can to make yourself comfortable, relax ad enjoy the experience. Even long-haul flights can be interesting and rewarding – you can have some time to yourself, to read, to write, to think – so why not make the most of it and enjoy the experience?
22.1.10
I suoi primi 40 anni
È UNO DEI miei aerei preferiti. Compie 40 anni di servizio oggi, dopo che la Pan-Am ha fatto volare il primo 747-100 fra New York e Londra proprio il 22 gennaio del 1970. Grazie a lui il mondo ha cambiato faccia: le distanze si sono ridotte, è nato il turismo di massa, popoli un tempo lontani hanno potuto incontrarsi, conoscersi, amarsi e fare affari insieme con più facilità e a prezzi più bassi grazie a questa "macchina di pace di massa", com'è stato definito il Jumbo Jet.
Oggi, anche quando sta partendo la variante 747-8 per il trasporto merci, il 747 rimane il pezzo più iconico dell'intero settore del trasporto aereo.
Money Quote: That inaugural Pan Am flight, which was actually due to be operated on 21 January 1970, was postponed due to technical problems when the original aircraft allocated to flight PA2, "Clipper Young America" (N735PA), suffered engine problems and had to return to the gate. "Clipper Victor" (N736PA) stepped in and finally left Kennedy at 01:52 on 22 January, arriving at Heathrow at 14:02.
Oggi, anche quando sta partendo la variante 747-8 per il trasporto merci, il 747 rimane il pezzo più iconico dell'intero settore del trasporto aereo.
Money Quote: That inaugural Pan Am flight, which was actually due to be operated on 21 January 1970, was postponed due to technical problems when the original aircraft allocated to flight PA2, "Clipper Young America" (N735PA), suffered engine problems and had to return to the gate. "Clipper Victor" (N736PA) stepped in and finally left Kennedy at 01:52 on 22 January, arriving at Heathrow at 14:02.
YouTube Reloaded
IL SITO DI Google per vedere il video ha due tradizionalmente due formati: normale ed HD, entrambi visibili tramite il player in Flash di Adobe. Adesso, YouTube aggiunge in via sperimentale una modalità ulteriore: HTML 5, il futuro standard delle pagine web, che non richiede più il player Flash.
Per vedere i video in questo modo, basta avere un browser compatibile (le ultime versioni di Firefox, Safari, Chrome e -credo- anche Opera) e passare da questa pagina dicendo di sì alla richiesta di "Join the HTML5 Beta". Cosa cambia: non c'è più il video a "tutto-schermo", in compenso però si evita di usare una tonnellata di processore per visualizzare un paio di video.
Per vedere i video in questo modo, basta avere un browser compatibile (le ultime versioni di Firefox, Safari, Chrome e -credo- anche Opera) e passare da questa pagina dicendo di sì alla richiesta di "Join the HTML5 Beta". Cosa cambia: non c'è più il video a "tutto-schermo", in compenso però si evita di usare una tonnellata di processore per visualizzare un paio di video.
21.1.10
Sudoku anyone?
SI CHIAMA "SINDROME da accerchiamento". Amazon ha deciso di aggiungere le applicazioni al suo tablet Kindle (che è basato su Linux e da tre anni è dotato di una sezione sperimentale con un primitivo browser Internet). Saranno applicazioni sviluppate da terze parti, più simili a widget che non a programmi veri e propri. Saranno la risposta a quello che Apple presenterà mercoledì prossimo.
Monte Quote: What kind of apps could run in the low-fi Kindle? Well, you won’t be getting Monkey Ball, but interactive books, travel guides with locations data, RSS readers and anything that brings text to the device would be a good candidate. This could even include magazine and newspaper subscriptions.
Monte Quote: What kind of apps could run in the low-fi Kindle? Well, you won’t be getting Monkey Ball, but interactive books, travel guides with locations data, RSS readers and anything that brings text to the device would be a good candidate. This could even include magazine and newspaper subscriptions.
20.1.10
Out of office
LIN-LHR/LHR-LIN
0120-0121
0120-0121
19.1.10
Bye bye (for now), JAL
UN RECORD CHE nessuno voleva: Japan Airlines International (JAL, per gli amici) è la prima compagnia asiatica di bandiera ad andare in amministrazione controllata, anticamera del fallimento e quindi liquidazione e cancellazione. Il servizio, nota Bloomberg è già visibilmente calato negli ultimi tempi e ci sono indizi che sia cominciata una forte emorragia di passeggeri verso il concorrente di sempre: All Nippon Airways (ANA per gli amici). A far saltare il tappo sono stati circa 700 milioni di euro di bond che l'azienda ha messo in default. Il buco complessivo è molto più grande, ovviamente. Nei giorni scorsi era uscita anche la notizia che JAL non avrebbe fatto un'alleanza dell'ultimo momento con Delta Air Lines (un rifiuto della società paragonabile al primo rinvio di Alitalia rispetto ad Air France).
JAL è nata nel 1951. Fondata con un capitale iniziale di circa 100 milioni di yen, è saltata per aria paradossalmente a causa di un debito che aumenta a colpi da 100 miliardi di yen a trimestre. In questo momento entra in apnea e, se non esce rapidamente dall'amministrazione controllata, rischia (non a brevissimo, però rischia) la messa liquidazione e la cancellazione definitiva della licenza. Insomma, rischia di annegare. I 45 milioni di passeggeri che ogni anno volano JAL non sono particolarmente felici all'idea. I 47mila dipendenti ancora meno. Il prossimo 21 gennaio si decide cosa se ne vogliono fare dei debiti, dei beni e se arriva una iniezione di 300 miliardi di yen dal governo giapponese e altri 730 miliardi di debiti cancellati.
Money Quote: Japan Air, also known as JAL, yesterday filed for the nation’s fourth-largest bankruptcy under a 900 billion yen ($10 billion) turnaround plan after four government bailouts failed to revive Asia’s most indebted carrier. The airline will cut staff by 30 percent to 36,021 by fiscal year 2012, state- affiliated Enterprise Turnaround Initiative Corp. said yesterday.
“When you have a big group of people who have been living very well, and comfortably, and you cut that, there will be a lot of unhappiness,” said Jim Eckes, Hong Kong-based managing director of industry consultant Indoswiss Aviation. “Service for the next year or so may decrease.”
JAL è nata nel 1951. Fondata con un capitale iniziale di circa 100 milioni di yen, è saltata per aria paradossalmente a causa di un debito che aumenta a colpi da 100 miliardi di yen a trimestre. In questo momento entra in apnea e, se non esce rapidamente dall'amministrazione controllata, rischia (non a brevissimo, però rischia) la messa liquidazione e la cancellazione definitiva della licenza. Insomma, rischia di annegare. I 45 milioni di passeggeri che ogni anno volano JAL non sono particolarmente felici all'idea. I 47mila dipendenti ancora meno. Il prossimo 21 gennaio si decide cosa se ne vogliono fare dei debiti, dei beni e se arriva una iniezione di 300 miliardi di yen dal governo giapponese e altri 730 miliardi di debiti cancellati.
Money Quote: Japan Air, also known as JAL, yesterday filed for the nation’s fourth-largest bankruptcy under a 900 billion yen ($10 billion) turnaround plan after four government bailouts failed to revive Asia’s most indebted carrier. The airline will cut staff by 30 percent to 36,021 by fiscal year 2012, state- affiliated Enterprise Turnaround Initiative Corp. said yesterday.
“When you have a big group of people who have been living very well, and comfortably, and you cut that, there will be a lot of unhappiness,” said Jim Eckes, Hong Kong-based managing director of industry consultant Indoswiss Aviation. “Service for the next year or so may decrease.”
18.1.10
27 gennaio 2010: come see our latest creation
NON SO PERCHE', ma secondo me si chiama iPalette. Una sensazione, eh, nient'altro.
Oppure presentano il nuovo iPod nano turbominchia e il 28 mattina in cambio di uno sputo a Wall Street di danno metà delle azioni Apple. Se centri il bicchiere, te le danno tutte.
Oppure presentano il nuovo iPod nano turbominchia e il 28 mattina in cambio di uno sputo a Wall Street di danno metà delle azioni Apple. Se centri il bicchiere, te le danno tutte.
17.1.10
16.1.10
"Sono un idealista, non un fautore di concezioni elitarie del web"
LA PIETRA DELLO scandalo, che ha fatto partire il dibattito sui nostri giornali relativo all'imbarbarimento del web 2.0 e alle promesse mancate più in generale da Internet rispetto alla società, parla. È Jason Lanier, sconosciuto ai più fino a poco tempo fa, in realtà pioniere della realtà virtuale ed eclettico a tutto campo (ricercatore, docente, musicista, compositore e chi più ne ha, ne metta). Lo "intervista" Il Sole 24 Ore.
La storia è di Marco Valsania, che ha incontrato Lanier a margine di una presentazione del suo libro a New York. Lanier, che ha di recente pubblicato il suo manifesto You Are Not a Gadget, sostiene tra le altre l'idea che si potrebbe creare un sistema di micropagamenti centralizzati su Internet per ridare dignità (e valore) al lavoro delle persone, che invece la mentalità dominante sta svuotando di valore eliminando il prezzo. In pratica, propone a mio avviso un contratto sociale con una inedita moneta per lo "stato-Internet". E l'idea ha parecchio senso, peraltro. Almeno in teoria. Internet come "posto" a se stante, dove valgono regole parzialmente diverse e dove gli scambi avvengono con una moneta digitale unica.
La cosa davvero inquietante del dibattito nostrano, però, è che, pur risalendo alla radice di Lanier, non sfiora neanche alla lontana i temi più intriganti che vengono sollevati dall'uomo. Si parla della sua idea di "mentalità da linciaggio" della rete a causa dell'anonimato, degli errori del Web 2,0 che sta creando mostri della ragione, con il collettivismo, il "maoismo digitale" di entità come Wikipedia e Google, oltre a Facebook (li definisce "I Signori delle Nuvole", con riferimento fine al cloud computing). Però, se uno si va a leggere il libro di Lanier, scopre che dentro c'è molto di più.
C'è la visione profondamente laica di uno scienziato ed artista che scopre una deriva esplosa all'improvviso nella nostra società e contro la quale lancia il suo avvertimento. La deriva inizia con il culto e l'adorazione di entità impersonali che vengono rese "viventi", come l'informazione, che "vuole essere libera" ma che in realtà "non è niente". Però diventa più importante delle persone, e insieme a lei anche la scienza e la tecnologia diventano "persone" più importanti delle persone reali.
Infatti c'è qui il bersaglio grosso di Lanier: il nuovo culto della scienza e della tecnologia. A cui fa capo il sogno diffuso fra i vari tecnocrati miliardari della Silicon Valley dai vari Kurzweil di arrivare alla "singolarità" in cui avremo macchine che ci permetteranno di scaricare la coscienza umana dentro i computer, rendendo gli individui sostanzialmente immortali. Il tutto condito con un animismo pagano dei culti new age (di cui il film Avatar sarebbe un esempio perfetto), evoluzione sincretica di ambientalismo, tecnologia, spiritualismo. A cosa portano? Semplice, dice Lanier: all'adorazione della Natura. Mi viene da dire: all'adorazione della Natura come soggetto creatore e non come oggetto creato, se qualcuno si ricorda dal liceo la vecchia contrapposizione di Spinoza fra "natura naturata" e "natura naturans".
La cosa paradossale è che questa spiritualità pagana, una forma di superstizione che si reinventa il mito della Madre Terra, pervade gli animi degli "atei", delle persone che affidano alla ragione della scienza la propria dimensione spirituale e negano trascendenza e qualsiasi mistero dello spirito. Atei convertiti al culto della Terra, che si sentono in sintonia con gli spiriti come gli indiani e forse i popoli legati a una tradizione spirituale e religiosa come quella dello scintoismo, di sicuro non noialtri nipotini del Secolo dei Lumi. Atei che rifiutano la superstizione religiosa, ma poi adorano la macchina che dovrà essere portatrice della loro redenzione e - soprattutto - salvezza personale.
Insomma, il manifesto del nostro Jaron Lanier è complesso e molto profondo: tocca il cuore della società contemporanea passando per il Web 2.0. E forse, alla fine, il suo punto non è affatto il web, ma le ideologie che i nostri leader stanno veicolando più o meno consciamente. Dice e ripete Lanier: siamo vittime di una sbornia collettiva, dovremmo risvegliarci da questa poltiglia del pensiero non più creativo in cui siamo sprofondati. Qualcuno se n'è accorto?
La storia è di Marco Valsania, che ha incontrato Lanier a margine di una presentazione del suo libro a New York. Lanier, che ha di recente pubblicato il suo manifesto You Are Not a Gadget, sostiene tra le altre l'idea che si potrebbe creare un sistema di micropagamenti centralizzati su Internet per ridare dignità (e valore) al lavoro delle persone, che invece la mentalità dominante sta svuotando di valore eliminando il prezzo. In pratica, propone a mio avviso un contratto sociale con una inedita moneta per lo "stato-Internet". E l'idea ha parecchio senso, peraltro. Almeno in teoria. Internet come "posto" a se stante, dove valgono regole parzialmente diverse e dove gli scambi avvengono con una moneta digitale unica.
La cosa davvero inquietante del dibattito nostrano, però, è che, pur risalendo alla radice di Lanier, non sfiora neanche alla lontana i temi più intriganti che vengono sollevati dall'uomo. Si parla della sua idea di "mentalità da linciaggio" della rete a causa dell'anonimato, degli errori del Web 2,0 che sta creando mostri della ragione, con il collettivismo, il "maoismo digitale" di entità come Wikipedia e Google, oltre a Facebook (li definisce "I Signori delle Nuvole", con riferimento fine al cloud computing). Però, se uno si va a leggere il libro di Lanier, scopre che dentro c'è molto di più.
C'è la visione profondamente laica di uno scienziato ed artista che scopre una deriva esplosa all'improvviso nella nostra società e contro la quale lancia il suo avvertimento. La deriva inizia con il culto e l'adorazione di entità impersonali che vengono rese "viventi", come l'informazione, che "vuole essere libera" ma che in realtà "non è niente". Però diventa più importante delle persone, e insieme a lei anche la scienza e la tecnologia diventano "persone" più importanti delle persone reali.
Infatti c'è qui il bersaglio grosso di Lanier: il nuovo culto della scienza e della tecnologia. A cui fa capo il sogno diffuso fra i vari tecnocrati miliardari della Silicon Valley dai vari Kurzweil di arrivare alla "singolarità" in cui avremo macchine che ci permetteranno di scaricare la coscienza umana dentro i computer, rendendo gli individui sostanzialmente immortali. Il tutto condito con un animismo pagano dei culti new age (di cui il film Avatar sarebbe un esempio perfetto), evoluzione sincretica di ambientalismo, tecnologia, spiritualismo. A cosa portano? Semplice, dice Lanier: all'adorazione della Natura. Mi viene da dire: all'adorazione della Natura come soggetto creatore e non come oggetto creato, se qualcuno si ricorda dal liceo la vecchia contrapposizione di Spinoza fra "natura naturata" e "natura naturans".
La cosa paradossale è che questa spiritualità pagana, una forma di superstizione che si reinventa il mito della Madre Terra, pervade gli animi degli "atei", delle persone che affidano alla ragione della scienza la propria dimensione spirituale e negano trascendenza e qualsiasi mistero dello spirito. Atei convertiti al culto della Terra, che si sentono in sintonia con gli spiriti come gli indiani e forse i popoli legati a una tradizione spirituale e religiosa come quella dello scintoismo, di sicuro non noialtri nipotini del Secolo dei Lumi. Atei che rifiutano la superstizione religiosa, ma poi adorano la macchina che dovrà essere portatrice della loro redenzione e - soprattutto - salvezza personale.
Insomma, il manifesto del nostro Jaron Lanier è complesso e molto profondo: tocca il cuore della società contemporanea passando per il Web 2.0. E forse, alla fine, il suo punto non è affatto il web, ma le ideologie che i nostri leader stanno veicolando più o meno consciamente. Dice e ripete Lanier: siamo vittime di una sbornia collettiva, dovremmo risvegliarci da questa poltiglia del pensiero non più creativo in cui siamo sprofondati. Qualcuno se n'è accorto?
14.1.10
My first year
LA FIRST LADY americana incontra la stampa Usa forse in uno dei momenti meno fortunati degli ultimi tempi, vista la tragedia di Haiti. E mentre spiega che "c'è voluto un po' per sistemarsi e capire cosa si deve fare" ma che adesso "è pronta a passare al prossimo livello", viene da pensare che questa presidenza Usa nel suo primo anno è davvero singolare: Obama praticamente non parla con la stampa, fa solo discorsi pubblici dal palco. E poi decide di spostare anche il suo discorso annuale sullo stato della nazione per evitare di sovrapporsi alla programmazione di un telefilm (Lost, peraltro, che è più bollito di un pezzo di bollito). Mah...
11.1.10
Kà-moh-gh-lì
IL NATIONAL GEOGRAPHIC scopre la Liguria, Camogli (mamma mia come lo pronunciano bene!) e il tromp l'oeil. "Con colori puri mescolati a mano"…
10.1.10
9.1.10
Avatar (2009)
ANTEPRIMA QUI A Milano, cinema Plinio, con tanto di guardie e cellulari messi nel sacchetto (mai visto prima). Però ne valeva la pena: Avatar, il mappazzone di James Cameron, visto in tre dimensioni è davvero qualcosa. Temevo per la storia, invece c'è, per quanto si possa discutere sull'idea di fondo e su un paio di altre cose un po' scontate. A parte questo, dentro il film c'è tutto: fantasia, emozione, sentimenti, vibrazioni, vertigine. Ma ci sono anche i nativi americani, la lingua inventata ma che suona tanto "primitivo ma saggio", il mito del buon selvaggio (che è altrettanto complesso e pure più ricco di noi, perché ha capito più di noi come va la vita, una cosa dura, semplice e bella). Il tutto illuminato dallo splendore di un mondo virtuale che a mio avviso - tra film, animazioni e videogiochi - finora non ha eguali. Basta vedere gli insetti che brulicano e svolazzano da tutte le parti nelle prime inquadrature di Pandora per capire cosa voglio dire. L'alieno non l'abbiamo creato, ma il pianeta-meraviglia, elettrico e figlio dei fiori, sì.
Arrivi alla fine che i tizi alti due metri e mezzo e tutti blu ti sembrano decisamente reali: su Pandora sarebbero in pochi quelli a cui non verrebbe voglia di andare. Certo, meglio che bersi una birretta light o mettersi un paio di jeans. Però, all'interno della creazione (un macello di animazioni digitali e studi per realizzarli), quanta ideologia, quanto dogmatismo, quanta "politically correctness". Alla fine, insomma, che palle questi americani...
Arrivi alla fine che i tizi alti due metri e mezzo e tutti blu ti sembrano decisamente reali: su Pandora sarebbero in pochi quelli a cui non verrebbe voglia di andare. Certo, meglio che bersi una birretta light o mettersi un paio di jeans. Però, all'interno della creazione (un macello di animazioni digitali e studi per realizzarli), quanta ideologia, quanto dogmatismo, quanta "politically correctness". Alla fine, insomma, che palle questi americani...
Quelli sono peggio di Romolo con Remo
A QUANTO PARE la storia è andata così: un certo Haison Jiang, 28 anni di di Piscataway, voleva salutare certi suoi parenti che stavano arrivando o partendo, insomma che erano in aeroporto. Ha chiesto a una guardia di poter passare da dove la gente solitamente esce, ma gli è stato detto di no. Poi la guardia si è assentata per 4 minuti (ha risposto alle domande di una tipa un po' più in là) e il tizio - vedendo arrivare una sua amica - è passato sotto il nastro separatore, l'ha salutata e poi sono andati dentro a darsi un paio di strette di mano anche con gli altri.
Jiang è rimasto dentro per venti minuti al massimo, la TSA ci ha messo un'ora e mezzo prima di vedere il video e sette ore prima che nel terminal di Newark tornasse una parvenza di normalità. Semplice così come ho scritto. Il signor Jiang l'hanno ripescato a casa sua a Piscataway, 40 chilometri a sud dell'aeroporto, adesso rischia la galera (tanta galera), perché negli Usa se fanno un segno per terra e ti dicono di non superarlo, poi se lo superi sono peggio di Romolo con Remo. Nel video spiegano tutto (a parte quella di Romolo e Remo, che è un'idea mia).
(L'originale)
Jiang è rimasto dentro per venti minuti al massimo, la TSA ci ha messo un'ora e mezzo prima di vedere il video e sette ore prima che nel terminal di Newark tornasse una parvenza di normalità. Semplice così come ho scritto. Il signor Jiang l'hanno ripescato a casa sua a Piscataway, 40 chilometri a sud dell'aeroporto, adesso rischia la galera (tanta galera), perché negli Usa se fanno un segno per terra e ti dicono di non superarlo, poi se lo superi sono peggio di Romolo con Remo. Nel video spiegano tutto (a parte quella di Romolo e Remo, che è un'idea mia).
(L'originale)
Siamo quello che mangiamo
OGNI TANTO SI legge uno di quegli articoli che ti cambiano la vita. Questo di due anni fa del New York Times è uno di quelli. In buona sostanza, dice di mangiare tante verdure (e anche le sardine).
Gli alimenti consigliati per vivere sano, in ordine di comparsa:
Barbabietole (e bietola in foglia)
Cavolo (magari quello nero)
Bietola rossa e gialla (e magari anche spinaci)
Cannella
Succo di melogano
Susine o prugne secche
Semi di zucca
Sardine in scatola
Curcuma (zafferano indiano)
Mirtilli gelato
Zucca in scatola
Gli alimenti consigliati per vivere sano, in ordine di comparsa:
Barbabietole (e bietola in foglia)
Cavolo (magari quello nero)
Bietola rossa e gialla (e magari anche spinaci)
Cannella
Succo di melogano
Susine o prugne secche
Semi di zucca
Sardine in scatola
Curcuma (zafferano indiano)
Mirtilli gelato
Zucca in scatola
8.1.10
Dark City (1998)
DI FILM FUORI di testa ne ho vista una certa quota. Ma come Dark City (che ho visto nella edizione "director's cut") francamente no. Da vedere. Con molta calma, però...
7.1.10
Strane fiere a giro per il mondo
COME OGNI ANNO iniziano oggi gli AVN Awards con annessa fiera, l'Adult Entertainment Expo. Nel 2007 ero andato a Las Vegas a seguire questi che sono stati definiti gli "Oscar del cinema porno" (ne fece uno storico pezzo anche David Foster Wallace, pubblicato in Italia su Considerata l'aragosta). Per massimizzare il pubblico, ovviamente l'AEE viene fatto in concomitanza con il CES, la fiera dell'elettronica di Las Vegas: sennò quando li ribeccano tutti quei geek?
Qui il mio servizio.
Comunque, visto che tutti dicono che un filmato vale più di tante parole, ecco la sintesi dell'edizione dell'anno scorso:
Qui il mio servizio.
Comunque, visto che tutti dicono che un filmato vale più di tante parole, ecco la sintesi dell'edizione dell'anno scorso:
Stare motivati
NELLA FORESTA DEI siti di autoaiuto c'è una radura mentale completamente desertificata. Anche là dentro le piante ad alto fusto dei geni dell'ovvio hanno difficoltà a crescere. È il posto in cui ti spiegano come non perdere la motivazione.
Money Quote: Append a poster. It’s incredible what some people can do to your motivation. For example I’m a fan of Bruce Lee and when I see his image I became very motivated. This is because I know and respect his history.
Money Quote: Append a poster. It’s incredible what some people can do to your motivation. For example I’m a fan of Bruce Lee and when I see his image I became very motivated. This is because I know and respect his history.
6.1.10
Un pochino sopra il limite, solo un pochino...
LA MERAVIGLIOSA STORIA di Gizmondo e della gang di criminali, la "mafia di Uppsala", raccontata da Wired diventerà probabilmente un film. E che film!
Money Quote: THE BUMP IN THE ROAD that ended Bo Stefan Eriksson's fantastic ride is practically invisible. From 10 feet away, all you can see is the ragged edge of a tar-seamed crack in an otherwise smooth sheet of pavement. Only the location is impressive - a sweet stretch of straightaway on California's Pacific Coast Highway near El Pescador state beach, just past the eucalyptus-shaded mansions of the Malibu hills. On that patch of broken asphalt, there's barely enough lip to stub a toe. Of course, when you hit it at close to 200 miles per hour, as police say Eriksson did in the predawn light last February 21, while behind the wheel of a 660-horsepower Ferrari Enzo, consequences magnify.
Il racconto è uno dei primi tentativi dell'edizione originale di Wired di fare giornalismo investigativo e cavalcare la strada della cronaca.
Money Quote: THE BUMP IN THE ROAD that ended Bo Stefan Eriksson's fantastic ride is practically invisible. From 10 feet away, all you can see is the ragged edge of a tar-seamed crack in an otherwise smooth sheet of pavement. Only the location is impressive - a sweet stretch of straightaway on California's Pacific Coast Highway near El Pescador state beach, just past the eucalyptus-shaded mansions of the Malibu hills. On that patch of broken asphalt, there's barely enough lip to stub a toe. Of course, when you hit it at close to 200 miles per hour, as police say Eriksson did in the predawn light last February 21, while behind the wheel of a 660-horsepower Ferrari Enzo, consequences magnify.
Il racconto è uno dei primi tentativi dell'edizione originale di Wired di fare giornalismo investigativo e cavalcare la strada della cronaca.
Non c'è più il freddo di una volta...
BELLE FOTO DEL Guardian per ribadire che nel nord dell'Europa fa più freddo che da noi. Milano è invasa dal sale, gettato a piene mani due giorni fa quando si temeva la nevicata epocale che poi non si è materializzata. I problemi sono parecchi, dalle alluvioni nella lucchesia fino ai blocchi ferroviari di Natale, ma il meteo c'entra fino a un certo punto. Vi ricordate il 1985 (se già c'eravate)? Quello sì che è stato un anno freddo, con la gente che a Firenze camminava sull'Arno. Altro che storie.
Security Theater
MI STAVO QUASI dimenticando di linkarlo. Bruce Schneier sulle (inutili) misure di sicurezza post attentato di Natale.
Money Quote: "Security theater" refers to security measures that make people feel more secure without doing anything to actually improve their security. An example: the photo ID checks that have sprung up in office buildings. No one has ever explained why verifying that someone has a photo ID provides any actual security, but it looks like security to have a uniformed guard-for-hire looking at ID cards.
Money Quote: "Security theater" refers to security measures that make people feel more secure without doing anything to actually improve their security. An example: the photo ID checks that have sprung up in office buildings. No one has ever explained why verifying that someone has a photo ID provides any actual security, but it looks like security to have a uniformed guard-for-hire looking at ID cards.
5.1.10
Green screen
CINEMA E TELEVISIONE non si stanno trasformando a causa dell'alta definizione o delle tecnologie 3D. Invece, l'evento più significativo a partire da Titanic è l'entrata degli effetti speciali "invisibili", segnatamente per le ambientazioni, praticamente in tutte le produzioni. Un breve memo visivo sulla pervasività del fenomeno.
Money Quote
WHEN I DESPAIR, I remember that all through history the ways of truth and love have always won. There have been tyrants, and murderers, and for a time they can seem invincible, but in the end they always fall. Think of it--always.
4.1.10
Due cuori e una capanna (e altre storie un po' meno belle)
DAL PRIMO DI gennaio Delta Air Lines e Northwest Airlines sono un po' più una cosa sola. La Faa infatti ha emesso il certificato unico di operazione per le due compagnie aeree che hanno cominciato a fondersi lo scorso ottobre. In questo modo verranno integrati più di 385 manuali e 100 specifiche operative delle due aziende, che finiranno di consolidare il sistema di ticketing durante il primo trimestre del 2010. Rimane un solo sito web (quello di Delta) e nonostante la crisi già sono stati pitturati con i colori del vettore georgiano circa 200 aerei della Northwest, cioè più dell'80% rispetto al totale, che prima della fusione era di 304 apparecchi, con più di 25 ordini e 50 opzioni.
Il 31 gennaio verrà ritirato anche l'ultimo vessillo della NWA e in quel momento il marchio creato nel 1926 svanirà per sempre dagli occhi dei passeggeri.
Intanto, ci sono un po' di storie che riguardano dei "lunghi" in fase di decollo o atterraggio. Prima il volo di Ryanair che in atterraggio è andato lungo all'aeroporto Prestwick di Glasgow, in Scozia, lo scorso 23 dicembre. Era il volo FR772, un Boeing 737-800. A questo, ha fatto seguito l'atterraggio altrettanto sventurato di un Boeing 737-800 dell'American Airlines, volo AA331 partito da Washington, con stop-over a Miami e poi atterraggio lungo all'aeroporto Norman Manley di Kingston, in Jamaica, sempre sotto Natale. Adesso, ci si mette il primo "lungo" del 2010: un decollo sfortunato a Dortmund della Air Berlin: il volo AB2450, un Boeing 737-800 registrato come D-ABKF, diretto a Las Palmas nelle Canarie, è andato lungo ieri a causa della pesante nevicata.
Il 31 gennaio verrà ritirato anche l'ultimo vessillo della NWA e in quel momento il marchio creato nel 1926 svanirà per sempre dagli occhi dei passeggeri.
Intanto, ci sono un po' di storie che riguardano dei "lunghi" in fase di decollo o atterraggio. Prima il volo di Ryanair che in atterraggio è andato lungo all'aeroporto Prestwick di Glasgow, in Scozia, lo scorso 23 dicembre. Era il volo FR772, un Boeing 737-800. A questo, ha fatto seguito l'atterraggio altrettanto sventurato di un Boeing 737-800 dell'American Airlines, volo AA331 partito da Washington, con stop-over a Miami e poi atterraggio lungo all'aeroporto Norman Manley di Kingston, in Jamaica, sempre sotto Natale. Adesso, ci si mette il primo "lungo" del 2010: un decollo sfortunato a Dortmund della Air Berlin: il volo AB2450, un Boeing 737-800 registrato come D-ABKF, diretto a Las Palmas nelle Canarie, è andato lungo ieri a causa della pesante nevicata.
Pirates Latitudes: A Novel
È DAVVERO UN bel libro. Mi sono divertito, perché poi lo scopo era questo: leggere una storia divertente di pirati, con particolari iper-realistici, a tratti crudi, ma mai eccessivi. Il breve libro postumo scritto da Michael Crichton, Pirate Latitudes, è decisamente una lettura piacevole: parte giustamente lento, con una vista della Jamaica avamposto inglese tra i possedimenti britannici, la "corrotta" Port Royal e poi diventa un turbine di avventura, azione, mistero, mentre i nostri eroi partono alla caccia del tesoro spagnolo.
Ci sono relativamente pochi dettagli e particolari, per quella che è la penna dell'inventore del minuzioso techno-thriller. Però l'epoca è comunque ben ricercata da un punto di vista storico e linguistico e c'è sempre la zampa di Crichton: sembra di leggere la versione "reale" delle avventure dei pirati, con tutte le spiegazioni coerenti e spogliate dei particolari tronfi e celebrativi delle favole che ci avevano raccontato finora. Qui infatti il governatore ha la gotta, la moglie del segretario è un po' zoccola, il barbiere e chirurgo è anche il più bravo timoniere mentre lo spagnolo cattivo… beh, quello è sempre il solito spagnolo cattivo.
Non è chiaro lo scopo di questo che non è solo un diverstissment di Crichton, ma neanche un vero romanzo "completo" di un'infusione soverchiante di dettagli e pagine. Pirates è stato ritrovato nell'hard disk dell'autore un anno dopo la sua scomparsa (pare ci sia un altro libro, che verrà invece tirato fuori l'anno prossimo) e forse era già stato abbozzato negli anni Novanta, con lo scopo di farne un videogioco o la sceneggiatura di un film, che adesso Steve Spielberg sta producendo, nella serie dei suoi film-pietra-tombale di amici e sodali, a partire da Stanley Kubrick. Il mistero è destinato a rimanere tale.
La lettura però è stata più che godibile. L'ho scaricato "in diretta" sul Kindle che sto testando e anche la leggibilità sull'apparecchio è notevole: soprattutto in questo caso, visto che il dizionario di inglese in linea è stato utilissimo, data la presenza (moderata ma costante) di termini arcaici o del gergo piratesco e marinaresco. Se masticate l'inglese e di Crichton vi è piaciuta La grade rapina al treno, questo romanzo è nello stesso filone. Io ve lo consiglio.
Ci sono relativamente pochi dettagli e particolari, per quella che è la penna dell'inventore del minuzioso techno-thriller. Però l'epoca è comunque ben ricercata da un punto di vista storico e linguistico e c'è sempre la zampa di Crichton: sembra di leggere la versione "reale" delle avventure dei pirati, con tutte le spiegazioni coerenti e spogliate dei particolari tronfi e celebrativi delle favole che ci avevano raccontato finora. Qui infatti il governatore ha la gotta, la moglie del segretario è un po' zoccola, il barbiere e chirurgo è anche il più bravo timoniere mentre lo spagnolo cattivo… beh, quello è sempre il solito spagnolo cattivo.
Non è chiaro lo scopo di questo che non è solo un diverstissment di Crichton, ma neanche un vero romanzo "completo" di un'infusione soverchiante di dettagli e pagine. Pirates è stato ritrovato nell'hard disk dell'autore un anno dopo la sua scomparsa (pare ci sia un altro libro, che verrà invece tirato fuori l'anno prossimo) e forse era già stato abbozzato negli anni Novanta, con lo scopo di farne un videogioco o la sceneggiatura di un film, che adesso Steve Spielberg sta producendo, nella serie dei suoi film-pietra-tombale di amici e sodali, a partire da Stanley Kubrick. Il mistero è destinato a rimanere tale.
La lettura però è stata più che godibile. L'ho scaricato "in diretta" sul Kindle che sto testando e anche la leggibilità sull'apparecchio è notevole: soprattutto in questo caso, visto che il dizionario di inglese in linea è stato utilissimo, data la presenza (moderata ma costante) di termini arcaici o del gergo piratesco e marinaresco. Se masticate l'inglese e di Crichton vi è piaciuta La grade rapina al treno, questo romanzo è nello stesso filone. Io ve lo consiglio.
3.1.10
Mag+
IN UN MONDO schiacciato dalla sovrabbondanza di informazioni, gli svedesi del gruppo editoriale multinazionale Bonnier cercano di ri-immaginarsi l'esperienza di qualità, relax e della lettura di un magazine. La cosa singolare è che il loro simulacro di un settimanale o di un mensile viene proposto con un video.
Comunque, l'idea di proporre un formato "lento" e curato in un mondo che procede a folle velocità è interessante. È meno intelligente l'idea di creare un formato e un apparecchio "unico", che sarebbe come dire che quando ci stanchiamo del Mag+ o c'è voglia di fare una revisione della grafica, non c'è spazio e modo ma bisogna buttare via tutto. L'idea insomma è buona ma non può pretendere di essere una piattaforma, quando è solo del contenuto.
Money Quote: The concept aims to capture the essence of magazine reading, which people have been enjoying for decades: an engaging and unique reading experience in which high-quality writing and stunning imagery build up immersive stories.
The concept uses the power of digital media to create a rich and meaningful experience, while maintaining the relaxed and curated features of printed magazines. It has been designed for a world in which interactivity, abundant information and unlimited options could be perceived as intrusive and overwhelming.
Comunque, l'idea di proporre un formato "lento" e curato in un mondo che procede a folle velocità è interessante. È meno intelligente l'idea di creare un formato e un apparecchio "unico", che sarebbe come dire che quando ci stanchiamo del Mag+ o c'è voglia di fare una revisione della grafica, non c'è spazio e modo ma bisogna buttare via tutto. L'idea insomma è buona ma non può pretendere di essere una piattaforma, quando è solo del contenuto.
Money Quote: The concept aims to capture the essence of magazine reading, which people have been enjoying for decades: an engaging and unique reading experience in which high-quality writing and stunning imagery build up immersive stories.
The concept uses the power of digital media to create a rich and meaningful experience, while maintaining the relaxed and curated features of printed magazines. It has been designed for a world in which interactivity, abundant information and unlimited options could be perceived as intrusive and overwhelming.
2.1.10
So long and thanks for all the fish...
PARE CHE DOPO venti anni di pacifico stazionamento al Pier 39, i leoni marini (che saluto per conto di una mia amica ogni volta che vado a San Francisco) abbiano deciso di andarsene via tutti insieme. Erano circa 1.500 animali, nei momenti di punta, e il 15 gennaio era stata programmata addirittura una festa per celebrare il ventennale.
Fisherman's Wharf adesso sembrerà ancora un po' meno genuino, se è possibile.
Tra l'altro, siccome i leoni marini erano arrivati cacciando le loro sardine e riparandosi dai predatori (squali e orche) nella baia di San Francisco e nella zona più tranquilla del porto -- proprio dopo quell'ottobre 1989 in cui c'era stato il terremoto di Loma Prieta -- c'è anche chi sostiene che sia il segno di un imminente sisma. Forse addirittura quel "big one" che si porterà via quasi tutta la costa californiana; peraltro, con due anni di anticipo rispetto alle previsioni dei Maya.
Fisherman's Wharf adesso sembrerà ancora un po' meno genuino, se è possibile.
Tra l'altro, siccome i leoni marini erano arrivati cacciando le loro sardine e riparandosi dai predatori (squali e orche) nella baia di San Francisco e nella zona più tranquilla del porto -- proprio dopo quell'ottobre 1989 in cui c'era stato il terremoto di Loma Prieta -- c'è anche chi sostiene che sia il segno di un imminente sisma. Forse addirittura quel "big one" che si porterà via quasi tutta la costa californiana; peraltro, con due anni di anticipo rispetto alle previsioni dei Maya.
1.1.10
Blue moon
MI È SIMPATICA anche perché nasce per caso. La blue moon è la seconda luna piena in un mese: evento abbastanza raro, lo è ancora di più in coincidenza con il capodanno. Ieri, 31 dicembre, la notte era guardata da una blue moon, poiché la prima luna piena del mese c'era già stata il 2 dicembre. L'ultima volta che era successo di avere un capodanno così era stato nel 1990; la prossima sarà nel 2028.
Money Quote: A full moon occurs every 29.5 days, and most years have 12. On average, an extra full moon in a month — a blue moon — occurs every 2.5 years. The last time there was a lunar double take was in May 2007. New Year's Eve blue moons are rarer, occurring every 19 years. The last time was in 1990; the next one won't come again until 2028.
Money Quote: A full moon occurs every 29.5 days, and most years have 12. On average, an extra full moon in a month — a blue moon — occurs every 2.5 years. The last time there was a lunar double take was in May 2007. New Year's Eve blue moons are rarer, occurring every 19 years. The last time was in 1990; the next one won't come again until 2028.
Riprendono le trasmissioni
DI SOLITO ALL'INIZIO dell'anno si fanno quei piccoli cambiamenti che, durante le vacanze di Natale è stato possibile finalmente mettere insieme. Non è il caso di questo Posto. Andiamo avanti come viene, come al solito.
E per cominciare con una cosa piacevole da leggere, consiglio questa intervista fatta da Todd Barry a Nick Lowe. Interessante parecchio nel metodo oltre che nei contenuti: anche per chi come me ignorava completamente Nick Lowe...
Money Quote: Well, they might sidle up and say, “It was good till last record,” you know, and they sidle away again. And occasionally you can see people nudging each other if they see you. But, you know, I’m not exactly a household name. When I was a pop star in the ’70s, yeah, I used to get lots of people coming after me, but that’s a long, long time ago. It doesn’t happen really at all anymore.
Buon inizio 2010! (Io, per celebrare l'evento dell'anno nuovo, butto via una cosa vecchia: la mia collezione di barattoli di Pringles. Sono cose...).
E per cominciare con una cosa piacevole da leggere, consiglio questa intervista fatta da Todd Barry a Nick Lowe. Interessante parecchio nel metodo oltre che nei contenuti: anche per chi come me ignorava completamente Nick Lowe...
Money Quote: Well, they might sidle up and say, “It was good till last record,” you know, and they sidle away again. And occasionally you can see people nudging each other if they see you. But, you know, I’m not exactly a household name. When I was a pop star in the ’70s, yeah, I used to get lots of people coming after me, but that’s a long, long time ago. It doesn’t happen really at all anymore.
Buon inizio 2010! (Io, per celebrare l'evento dell'anno nuovo, butto via una cosa vecchia: la mia collezione di barattoli di Pringles. Sono cose...).
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