The Gunfighter from Eric Kissack on Vimeo.
29.6.14
In my car.
QUESTA VOLTA DEVO dire che quello di Garry B. Trudeau con Doonesbury è veramente un pugno in un occhio. Questa domenica ho trovato qualcuno che, parlando di musica, ha parlato anche del mio lavoro.
28.6.14
La via dell'Armonia di Tim Cook (2014)
È STATA UNA settimana un po' incasinata. Tra le altre, tante cose, ho finito un libro. Un ebook. Una cosa breve, pubblicata con i soliti amici di 40K. Il cui tema è la WWDC di inizio giugno: potevo farcela in meno tempo (avevo pensato una settimana dal due giugno) ma come dicevo è stata veramente una corsa contro le altre cose da fare e l'eterna frammentazione dei tempi moderni.
In ogni caso, ecco il libriccino. Si acquista su Amazon, su iBookstore, ma anche partendo da qui (con social DRM, nel caso). Di cosa tratta? Semplice: le spiegazioni che Tim Cook e Craig Federighi ha dato dei due nuovi sistemi operativi, OS X Yosemite e iOS 8, non si limitano a spiegare cosa fanno i due sistemi operativi, ma a spiegare il destino di Apple nei prossimi anni.
C'è una guerra in corso tra i grandi attori del mercato, in questo momento soprattutto Apple, Google e Microsoft, ma seguono anche Amazon, Facebook, Samsung e un paio d'altri. In ogni caso, la guerra è strategica, basata essenzialmente sul modo nel quale vengono schierate le truppe in campo, un po' come se si giocasse una partita a scacchi multidimensionale. Poi a un certo punto, con rapidità da predatore, chi ha il vantaggio si piglia tutto e gli altri si trovano sommersi a inseguire.
Apple a mio avviso ha messo in piedi una strategia niente male. Ci sarebbero tantissime cose da dire e forse molte, troppe si sono affastellate nella mia tastiera mentre scrivevo. Però i concetti sono chiari: la piattaforma di Apple, con il suo ecosistema di sviluppatori e i sistemi operativi per apparecchi diversi, è pensata per l'integrazione orizzontale e verticale intensa a un livello tale che non ho trovato altra parola che Armonia per rendere l'idea. È diverso dall'approccio "Signore degli anelli" di Microsoft ("un solo sistema operativo per dominarli tutti!") o quello da Sky Pirate di Google ("tutto nella nuvola, niente all'utente!"). È un approccio che si basa su diverse cose tra le quali una inedita e potente spinta etica voluta da Tim Cook in persona. Insomma, mi sono fatto l'idea che l'uomo, all'inizio considerato solo un braccio esecutivo accanto alla mente pensante di Steve Jobs, forse sia qualcosa di più. Forse è davvero l'unico che poteva guidare Apple in questo momento, come neanche il suo ex capo.
Il libro si compra a partire da qui e costa 1,99 euro.
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22.6.14
21.6.14
Tre libri che ho letto
VISTO CHE STIAMO andando verso l’estate, periodo nel quale si tende a leggere di più, segnalo tre cose che ho letto più di recente per il vostro diletto. Magari le trovate interessanti, magari no.
Il primo è di Ryan Holiday e si chiama CREDIMI! Sono un bugiardo - confessioni di un manipolatore di media. Titolo alla Lina Wertmüller. Un libro particolare, che per me ha un ulteriore punto di nota: lo tenevo da quasi due anni nella mia lista di libri da comprare su Amazon, nella versione in inglese. Aveva fatto un po’ di rumore quando era uscito, perché Holiday è un personaggio abbastanza particolare. Ha meno di trent’anni (è del 1987), droput dal liceo, è venuto su con la scuola della strada, per così dire, imparando sul campo come si fa a fare marketing e comunicazione in maniera piuttosto aggressiva. Da quando ha 21 anni è direttore marketing di American Apparel (che adesso ha un po’ di problemi) e ha praticamente fatto da uomo marketing e forse anche da negro per una dozzina di autori piuttosto quotati, tra scrittori già noti e sportivi (che però non vengono identificati). Scrive un po’ dappertutto (AdAge, The New York Times, Gawker e Fast Company) ed è decisamente uno dei personaggi a pelle meno simpatici tra i giovani rampanti del web che mi sia capitato di incrociare da lungo tempo: per dire in Italia i nostri aspiranti prezzemolini/enfant prodige in confronto sono dei poveracci. Comunque, dopo tanta attesa nella mia wishlist ho trovato il primo libro di Holiday (nel frattempo ne ha scritti altri due) sugli scaffali virtuali di Hoepli e l’ho fatto mio.
Il primo è di Ryan Holiday e si chiama CREDIMI! Sono un bugiardo - confessioni di un manipolatore di media. Titolo alla Lina Wertmüller. Un libro particolare, che per me ha un ulteriore punto di nota: lo tenevo da quasi due anni nella mia lista di libri da comprare su Amazon, nella versione in inglese. Aveva fatto un po’ di rumore quando era uscito, perché Holiday è un personaggio abbastanza particolare. Ha meno di trent’anni (è del 1987), droput dal liceo, è venuto su con la scuola della strada, per così dire, imparando sul campo come si fa a fare marketing e comunicazione in maniera piuttosto aggressiva. Da quando ha 21 anni è direttore marketing di American Apparel (che adesso ha un po’ di problemi) e ha praticamente fatto da uomo marketing e forse anche da negro per una dozzina di autori piuttosto quotati, tra scrittori già noti e sportivi (che però non vengono identificati). Scrive un po’ dappertutto (AdAge, The New York Times, Gawker e Fast Company) ed è decisamente uno dei personaggi a pelle meno simpatici tra i giovani rampanti del web che mi sia capitato di incrociare da lungo tempo: per dire in Italia i nostri aspiranti prezzemolini/enfant prodige in confronto sono dei poveracci. Comunque, dopo tanta attesa nella mia wishlist ho trovato il primo libro di Holiday (nel frattempo ne ha scritti altri due) sugli scaffali virtuali di Hoepli e l’ho fatto mio.
CREDIMI! mantiene le promesse e anche più: lo scopo era quello di spiegare in maniera piuttosto esplicita come sia facile manipolare i media digitali. Forse anche più che non manipolare quelli tradizionali. Una volta bastava farsi amico il giornalista e offrirgli dei whiskey in qualche sudicia bettola per conquistare “autorevolezza” presso la stampa. Scorretto ma tutto sommato anche romantico. Nel mondo di Google e dei grandi siti di infotainment (molti dei quali hanno appendici anche italiane quindi evitiamo di nominarli) è ancora più facile anche se meno romantico. Volendo, CREDIMI! è una lunga lista di exploits ai danni del sistema informativo digitale, hackeraggi sociali di buon livello. Vale la pena, se non altro come fonte di documentazione: c’è sempre qualcosa da imparare. Sono 18 euro per 288 pagine.
Il secondo è La ragazza meccanica, dell’americano Paolo Bacigalupi (direi di origine ligure, a occhio). Questo è un altro spettacolare libro di Multiplayer.it, editore per il quale ho un debole perché dalla provincia più profonda e partendo da un genere di nicchia (i libri tratti dai videogiochi) si sta facendo un nome grazie a un ottimo lavoro. In questo caso ha tradotto uno dei più importanti romanzi di fantascienza degli ultimi anni (che la mia adorata Urania ha perso! Ma si può?). La ragazza meccanica (2009) è un ottima storia ben condita: siamo in un futuro non troppo lontano, a Bangkok, dove ci troviamo immersi nel post-crack energetico. Il pianeta è tornato indietro per via delle le grandi multinazionali alimentari che hanno disintegrato mezzo mondo con le malattie derivate dagli alimenti geneticamente modificati e tutto funziona a molla o a braccia, con l’ausilio magari dei megadonti, elefanti geneticamente potenziati per fare il lavoro più duro con un saldo positivo di calorie. Anzi, le calorie sono la valuta corrente. È la storia di una “ragazza caricata a molla” (il titolo originale era “The Windup Girl”, ottima la traduzione di Massimo Gardella e annessa revisione). Il libro si divora: se leggete un solo romanzo di fantascienza quest’anno, fate che sia questo. Per tenere il prezzo relativamente basso (17,90 euro per 406 pagine) la brossura è sotto lo standard a cui mi ha abituato Multiplayer.it, ma ne vale comunque la pena.
Il terzo e ultimo è in inglese. È uno strano libro scritto a quattro mani, l’unico del mucchio che ha senso comprare di carta e non come ebook. Perché, anzi, è pensato per essere un anti-ebook, per essere cioè un libro che sfrutta la cartotenica e tutte le molteplici dimensioni della carta. Non voglio fare spoiler, quindi cerco di essere sintetico. Il libro si chiama “S” ed è stato ideato da JJ Abrams ma scritto da un giovane autore americano, Doug Dorst. Per quanto ne so io non solo non esiste una edizione italiana, ma non è neanche alle porte (l'ho preso su Amazon a 31 euro circa). Per questo consiglio pubblicamente agli amici di Multiplayer.it di pubblicarlo loro in italiano: il libro è un vero cult!. Di cosa stiamo parlando: il volume arriva fisicamente con un rivestimento a scatola rigida (come i contenitori dei Meridiani o di alcune edizioni della Bibbia), con sigillo rotto ed etichetta della biblioteca comunale del liceo Laguna Verde High School. È una rara di copia “Ship of Theseus” scritto nel 1949 da un certo V.M. Straka, un misterioso autore che non si sa chi sia in realtà. E la Nave di Teseo copre per così dire la parte stampata del libro, che può essere letta come storia a sé stante.
Sugli ampi bordi delle pagine stampate, però, ci sono glosse scritte a penna da due calligrafie diverse. Si tratta di due studenti, Eric e Jen, anche loro personaggi della storia di Abrams e Dorst. La loro vicenda, e quella del professore che ha rubato le ricerche su Straka di Eric, si intrecciano con quella del misterioso autore. Le pagine del libro sono ingiallite, le note sembrano effettivamente scritte a mano, il libro poi è pieno di “oggetti”: cartoline, foglietti, pagine di fogli protocollo con appunti, mappe, che i due studenti si scambiano assieme al libro, aggiungendo appunti e promemoria per confermare le scoperte che fanno sulla vera identità di Straka e sul significato del libro stesso. Insomma, è una bella storia "meta" di fantasia, che utilizza anche il medium cartaceo per raccontare parte degli avvenimenti. Sia Abrams che Dorst hanno detto in interviste sul libro che “il punto di tutta la vicenda è avere in mano l’oggetto fisico”. Un piccolo libro di culto, che vi consiglio se siete sciolti con l’inglese, oppure aspettate la traduzione di qualche nostro editore di buona volontà.
15.6.14
13.6.14
Grand Hotel Budapest (2014)
IN QUESTI GIORNI ho preso un po' di aerei. E questo vuol dire che ho letto e visto film. Dei libri parliamo dopo, dei film adesso. Il primo è Grand Hotel Budapest, commedia surreale collocata nell'immaginario mitteleuropeo di inizio Novecento, dove ci possiamo immaginare i resti dei fasti di un Impero continentale oramai scomparso. Film spettacolare, surreale, quasi da ridolini in certe scelte di regia eppure costantemente teso, veloce, portato verso la storia. Steampunk a modo suo, ecco, nonostante l'ispirazione alle opere di Stefan Zweig.
La regia è di un notevole Wes Anderson, in stato di grazia, con un esordiente spettacolare (Tony Revolori), un Ralph Fiennes sul quale posa tutto il film o quasi (interpreta un maitre d'hotel che riesce a far sopravvivere con grazia e stile un'epoca ormai finita) e un cast di comprimari notevole da Jeff Goldblum ad Adrien Brody fino a Willem Dafoe, Edward Norton e tanti altri.
È una favola, un racconto-storico e allegorico, un pastiche, un divertimento, un film maledettamente serio sulla vita, sulla missione di un uomo, sulla sua vocazione e su quello che è in grado di evocare e costruire. Ha vinto premi ma ne meritava di più secondo me.
La regia è di un notevole Wes Anderson, in stato di grazia, con un esordiente spettacolare (Tony Revolori), un Ralph Fiennes sul quale posa tutto il film o quasi (interpreta un maitre d'hotel che riesce a far sopravvivere con grazia e stile un'epoca ormai finita) e un cast di comprimari notevole da Jeff Goldblum ad Adrien Brody fino a Willem Dafoe, Edward Norton e tanti altri.
È una favola, un racconto-storico e allegorico, un pastiche, un divertimento, un film maledettamente serio sulla vita, sulla missione di un uomo, sulla sua vocazione e su quello che è in grado di evocare e costruire. Ha vinto premi ma ne meritava di più secondo me.
12.6.14
All by myself
UN TIPO, BLOCCATO tutta la notte all'aeroporto di Las Vegas, si mette d'ingegno e realizza un videoclip. Lunghetto ma divertente! E visto che tra poche ore devo andare all'aeroporto di Las Vegas per tornare a Milani, anche appropriato...
Grazie a Stefania che me l'ha segnalato.
11.6.14
Destiny (preview)
A POCHE CENTINAIA di chilometri da dove sono adesso (Las Vegas) è in corso l'E3 di Los Angeles, la più importante fiera dei videogiochi al mondo. Ci sono un sacco di novità che la rete porta a tutti. Ci sarà tempo per approfondire (spero). Una cosa però mi ha colpito e metto il video qui sotto. Jason Jones, il co-fondatore di Bungie (quelli di Halo, per capirsi), spiega tutto ciò che c'è da sapere su Destiny. La beta pubblica di Destiny inizia il 17 luglio, con lancio globale previsto il 9 settembre 2014. Interessante...
PS: e poi, visto che ci siamo... Zelda (che arriva nel 2015, ma vale la pena guardarlo adesso...).
10.6.14
Veronica Mars (2014)
È PRATICAMENTE IMPOSSIBILE che lasci a metà un film. In queste settimane di continui viaggi in aereo ne ho visti un bel po'. Ma è successo l'impossibile, ne ho mollato uno: Veronica Mars. Non avevo mai visto il telefilm e il film, la cui premiere Delta decanta neanche fosse caviale beluga, è veramente una ciofeca. Non sono andato oltre la prima mezz'ora. Mamma mia. Sconsigliato veramente.
9.6.14
WWDC 2014
SONO TORNATO DALL'EVENTO di Apple a San Francisco (e in realtà già ripartito per Las Vegas per un'altra cosa di HP). La conferenza per gli sviluppatori quest'anno secondo me è stata fondamentale. Nel senso che Tim Cook e il team di Apple hanno presentato quelle che sono le pietre angolari del prossimo futuro: due sistemi operativi e una marea di strumenti per gli sviluppatori che illustrano molto bene la direzione verso la quale sta andando Apple: gli apparecchi seguiranno, sono solo una conseguenza, la cosa importante per capire il senso era questa.
Qual è il senso? Apple ha mostrato che la sua idea di futuro non ruota attorno al browser come epicentro di tutto (approccio Google) né attorno a un unico sistema operativo "per domarli tutti" (approccio Microsoft). Invece, la filosofia è zen, è la via dell'armonia: soluzioni e sistemi diversi il cui scopo è creare armonia attorno alle persone, dando accesso alle nostre informazioni in contesti diversi in modi diversi con apparecchi diversi. Per me questo è il messaggio di San Francisco.
Qual è il senso? Apple ha mostrato che la sua idea di futuro non ruota attorno al browser come epicentro di tutto (approccio Google) né attorno a un unico sistema operativo "per domarli tutti" (approccio Microsoft). Invece, la filosofia è zen, è la via dell'armonia: soluzioni e sistemi diversi il cui scopo è creare armonia attorno alle persone, dando accesso alle nostre informazioni in contesti diversi in modi diversi con apparecchi diversi. Per me questo è il messaggio di San Francisco.
Il futuro di Apple da questo punto di vista è abbastanza roseo, a mio avviso. Le premesse per avere parecchia innovazione ci sono tutte: un approccio finalmente definito vale e vive più a lungo di un semplice sistema operativo (che adesso cambia sostanzialmente tutto gli anni). In realtà, quello che Apple ha implicitamente fatto è stato indicare come intende muoversi nell'immediato futuro. Non c'è una fusione alle viste tra iOS e OS X. Non c'è la trasformazione degli apparecchi Mac in apparecchi iOS o viceversa. I due sistemi, più quello nella nuvola, continuano a vivere come prima, avvicinandosi e stabilendo in maniera chiara molti punti di collaborazione e fusione: Continuity serve infatti a far lavorare come mai prima le diverse funzionalità dei sistemi di Apple: email che si iniziano sull'iPhone e si concludono sul Mac, fotografie sempre sincronizzate in maniera ancora più semplice e via dicendo. Apple ha ovviamente messo anche a fuoco il tema del cloud, che finora è stato piuttosto marginale. Ma che adesso acquista un senso diverso.
Il cloud di Apple è centrato attorno all'idea di invisibile. Serve a far funzionare le cose, adesso serve anche a contenere le cose (le foto sono nel cloud a qualità invariata e possono essere localizzate anche nei singoli apparecchi senza che la loro memoria si riempia) e a dare "casa" per i documenti con l'hard disk tra le nuvole tanto stigmatizzato da Steve Jobs e che non solo porta una versione casalinga di Dropbox in casa, ma permette di rompere finalmente l'approccio a silos compartimentati delle applicazioni iOS.
Adesso aspettiamo gli apparecchi (da settembre in avanti) e vediamo cosa succede...
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8.6.14
Really, dude?
UNA DELLE TAVOLE domenicali più inspirate di Garry B. Trudeau per il suo Doonesbury. Vale la pena, anche se sono nella saletta Delta del T2 di JFK.
5.6.14
Did you backup?
AI TEMPI DI Sex and the City, il tema è stato affrontato: l'importanza del backup. Con la faccina triste del Mac, quando le cose andavano male. A me successe a metà della tesi: eravamo più a 5/6 della tesi, ma il crash del disco mi rimandò alla metà senza passare dal via. Il mix del vecchio file system, di del Finder 8 e della struttura dei file di Word per Mac era veramente tossico.
Una nota su Carrie: lei già a metà anni novanta aveva "tutta la sua vita nel computer". Una cosa inconcepibile all'epoca, oggi sfido chi dice di no. E non è che le competenze nella gestione degli strumenti siano diventate maggiori: sono solo gli strumenti diventati un po' più sicuri, soprattutto con il cloud.
Una nota su Carrie: lei già a metà anni novanta aveva "tutta la sua vita nel computer". Una cosa inconcepibile all'epoca, oggi sfido chi dice di no. E non è che le competenze nella gestione degli strumenti siano diventate maggiori: sono solo gli strumenti diventati un po' più sicuri, soprattutto con il cloud.
4.6.14
1.6.14
"Don't be Google"?
IMMERSO IN UNA luminosa e fresca domenica di San Francisco pre-WWDC non mi dimentico che c'è sempre Doonesbury di Garry B. Trudeau.
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