31.7.06

Chad Vader

IMMAGINATE IL BUON vecchio Anakin Skywalker versione super-cattivona-Darth-Vader. Immaginatelo al giorno d'oggi, che ha trovato lavoro come direttore del turno di giorno di un supermercato americano. Immaginato? Preferite vederlo? Qui sotto, oppure in originale qui

Sogno d'una mattina di mezza estate? [AGGIORNATO]

SARA' STATO IL caldo torrido a farmi vedere stamani, mentre facevo colazione al bar e gettavo l'occhio sul Corriere, quel mezzo colonnino del quale non v'è traccia nella versione online del giornale? Perché va bene tutto, ma se l'avessi veramente visto sarebbe una cosa da urlo!

Secondo quelle poche righe appena scorse e forse fraintese a causa del bombolone alla crema e del cappuccio bollente, parrebbe che a seguito di un augusto e approfondito sondaggio i giovani manager italiani abbiano eletto a loro mito di efficacia, dinamismo e come uomo-immagine niente-po-po-di-meno-che Lapo Elkann. Già, lo stakanovista dell'ufficio, il creativo per definizione (ce lo vuole portare via anche la Coca-Cola: altri cervelli in fuga), il prototipo del manager. Segue come manager preferito numero due il Benetton quello giovane.

Dico: ma siamo pazzi e completamente fuori di testa? No, non è possibile, mi devo essere sbagliato. A parte che essere considerati "manager" nell'azienda di famiglia è abbastanza folkloristico (l'equivalente dello "sciopero delle farmacie e dei taxisti", quando sappiamo che a scioperare sono i dipendenti mentre i proprietari fanno la serrata, insomma uno scivolamento semantico non da poco considerando che nelle società per azioni il manager è il "tecnico" e non il proprietario). Ma sarebbe già un peccatuccio veniale comunque, rispetto all'idea di fondo.

Pensare cioè in maniera seria e credibile che i dirigenti delle imprese italiane - seppur giovani - considerino il loro uomo immagine una persona che ha subito gravissimi e personalissimi problemi di dipendenza da stupefacenti, disordine morale di primo grado e altre varie amenità, a me pare quantomeno folkloristico. Forse che il Corriere si sia sbagliato? Forse io? A quando presidente dell'Aci un "giovane manico" della sedicivalvole con annessa strage del sabato sera? Mah... Voi l'avete mica letto?

[AGGIORNAMENTO]
Grazie all'abile Cyberiaanche qui), che ha trovato l'articolo originale, eccone il testo (io non commento):

Lapo Elkann, manager modello degli under 30

ROMA - Lapo Elkann (foto) è il modello al quale si ispirano gli under 30 italiani quando pensano a un ideale di affermazione professionale. L' imprenditore «appariscente» e protagonista delle cronache mondane alla Flavio Briatore, un tempo icona incontrastata, perde appeal. Oggi piacciono manager e dirigenti più «operai», simbolo di stacanovismo e identificazione con l' azienda. Lo dice il risultato di una ricerca psicologica sui nuovi miti dei giovani condotta sotto la supervisione dello psico-antropologo Massimo Cicogna che ha interessato un campione di 1.000 ragazzi tra i 24 e i 30 anni del Nord, Centro e Sud Italia. Il cambio nei modelli di riferimento per la scalata al successo è testimoniato dalla classifica: primo posto a Lapo Elkann (22%), secondo per Alessandro Benetton (20%), medaglia di bronzo per il patron di Diesel Renzo Rosso (18%). Al quarto posto c' è Mario Giordano, direttore di Studio Aperto (16%), e al quinto Davide Brivio (15%), team director della Yamaha di Valentino Rossi. Briatore? È solo 30°.

Un anno e mezzo dopo...

ECCO A VOI la parodia fatta agli Mtv Music Awards del 2005 di Star Wars Episode III. Fichissima!

30.7.06

Il post della domenica

GARY B. TRUDEAU: Doonesbury

Ehi, rilassati: è domenica

STO QUI AL caldo - tra una settimana sono a New York, però, e poi a San Francisco sino a fine mese -, devo scrivere i soliti millemila articoli arretrati ma invece penso: e se l'autore fosse morto? Se il concetto di autore, voglio dire, fosse esaurito? Il suo ruolo storico, il suo statuto, la sua identità (identità di persona, di opera, di senso), la sua possibilità?

Se l'industria culturale, collassando nella frizione con la rete, si contaminasse irrimediabilmente e producesse un post-autore, un Autore 2.0?

Ci avete mai pensato a quanto sia centrale nella nostra società la figura dell'autore? E' il motore che giustifica e muove e nobilita sempre più non solo la cultura ma anche l'industria e il pensiero.

La rete invece parcellizza la sua identità e crea qualcosa di nuovo, diverso da quello che si è costruito partendo dall'identità autoriale del Settecento, dal progetto di autore della rivoluzione industriale, dell'illuminismo, della rivoluzione francese e poi dell'industria culturale contemporanea. Il mondo perde questo germe contaminante e giustificatorio, questo virus o meglio lievito che fa crescere le torte e il pane del consumo quotidiano.

Al suo posto, si apre una società nuova, con modelli distributivi nuovi, modelli di consumo nuovo, paradigmi autoriali completamente differenti. L'era dell'Autore 2.0, appunto. Per adesso è in versione beta, preliminare, ma presto potrebbe cambiare tutto il nostro panorama mentale. Ci pensate?

Ecco, io la domenica mi rilasso così...

29.7.06

Suoneria o vibrazione?

HO CERCATO DI resistere sino a che ho potuto; adesso basta: leggetevela...

Only one in seven switch off their phones during sex

By Chris Williams
Published Monday 24th July 2006 14:02 GMT

A survey into Brit's MobileLifestyles™ has revealed a paltry 14 per cent have the courtesy to switch off during sex with their partner, lest they get a txt msg from their m8 asking if they fncy a pnt.

More than one fifth of the 18 to 24 year old category, or the Generation Mobile tribe to give them their approved marketing wonk's moniker, have ditched someone or been sent to Dumpsville themselves via SMS.

In fact, the study by Carphone Warehouse and the London School of Economics found texting has usurped voice calling as the main thing people use their phones for. The all-conquering rise of the mobile phone is illustrated by the shocking finding that young adults place it above even television as the most revered bit of electrical kit.

According to Carphone Warehouse boss Charles Dunstone, mobiles have become "the social glue that connects us". Unless you've had your social glue nicked, that is: overall one in 10 say they've had a phone stolen, with the rate among young women almost double that numbers.

28.7.06

Open project

FINITO UN LIBRO, se ne comincia un altro. Sto infatti dando il via a un paio di progetti, questa volta tutti miei. In particolare, uno è già ben avviato (nel senso che ho comprato la molenskine grande e ho scritto mezza paginetta di appunti). A questo punto, un dubbio: vorrei "lavorarlo" in rete, nel blog, aprendo al pubblico di voialtri lettori-commentatori per rendere la cosa più ricca. Tenendo un diario di bordo pubblico, cioè, ma anche cercando di capire qualcosa di più di quel che so io grazie a voi. Insomma, con idee, suggerimenti, spunti, anche correzioni della rete, verrebbe un lavoro parecchio migliore di quello che posso fare nel chiuso della mia stanzetta (non stiamo parlando di letteratura, stiamo parlando di "giornalistica", quella branca un po' facilotta della saggistica che appartiene ai miei colleghi e nel mio piccolo anche a me).

Problema: se lo faccio (non so come fare, ma da qualche parte uno deve pur sempre partire), ammesso che a qualcuno importi qualcosa del tema, poi però non è più una cosa "nuova". Voglio dire: non è che voglio scrivere un libro sui francobolli e chiedo a giro "se sapete qualcosa sui francobolli che non so, ditemelo". Il problema è che se ho un'idea originale, un "taglio forte" per il libro ("I mondiali di calcio nei francobolli"), poi praticamente mi svendo il titolo e magari tra quando l'inizio e quando lo finisco qualcun altro se lo fa... (magari come: "Francobolli, palloni e ruote: la filatelia nello sport", sempre per dire). Capite il dubbio?

Non è che mi sto sopravvalutando, il problema esiste anche altrove: quando per un periodo ho lavorato alla creazione di un sistema via web di raccolta di progetti scientifici per la loro comunicazione verso il mondo delle imprese, quindi web aperto e consultabile da tutti, all'università Statale di Milano parecchi ricercatori dicevano: "Io sul web non metto niente. Qui basta indicare anche genericamente la direzione nella quale stai lavorando e ti sei completamente fregato la possibilità di fare ricerca in quel settore a vantaggio di altri che non hanno avuto l'idea originale ma hanno più mezzi, più soldi, più ricercatori. Alla fine, pubblicano e brevettano loro".

Ho banalizzato, ma sto cercando di riflettere su questo. Come se ne esce? Mi aiutate?

Un Cazzullo al giorno...

QUANTI DI NOI saranno rimasti affascinati, durante questo caldo mondiale, dalle cronache giornalistiche che ce lo hanno raccontato in "low definition" sulla carta stampata? A quanti mancano quei begli articoloni immaginifici che allietavano le mattutine colazioni al bar, in attesa del prossimo match?

Ebbene, c'è chi per meriti sul campo essendosi guadagnato l'attenzione di molti - il bravo Aldo Cazzullo - ha pensato di fornire una dose di metadone estivo. Anziché il solito album di roba rifritta (ci hanno pensato Corriere che Repubblica) con tante foto e qualche pezzo già visto, un intero libro, in vendita dal 4 agosto. Potrebbe (uso il condizionale perché come dicevo sto leggendo Wallace e, sì, insomma, Cazzullo è bravo però... un Wallace de noantri ce manca) essere il libro che ci voleva. Le premesse, almeno, ci sono tutte. Indiscrezioni, dietro le quinte, una penna "furente" e corrosiva, il fatto dietro la notizia...

io penso che me lo compro... po-po-po-po-po se poi è una rifrittura di articoli pubblicati a giugno, lo cerco e mi faccio ridare i soldi... po-po-po-po-po-po

Alla ricerca del taglio perduto

OGGI PER TRAMITE di Marco Gasperetti, il Corriere fa una scoperta di portata storica. Una docente di storia Medievale di Pisa, Enrica Salvatori, ha "inventato" [sic] il podcast delle sue lezioni. La prof. Il podcast. La storia medievale. Pare quasi di vedere le sinapsi scattare nella testa dei responsabili di cronaca di via Solferino mentre titolano:

L'iniziativa ha permesso agli studenti di scaricare il programma dalla Rete
Lezioni di Storia Medievale in versione web
Una docente di Storia Medievale a Pisa ha inventato un podcast (registrazione digitale) sul corso tenuto in aula nel 2005-2006

Non ci sbagliamo: la cosa pisana è interessante e sicuramente ben fatta. Quello che mi affascina è sia l'uso del termina "inventare" che il fatto di pensare che qualcuno in redazione abbia aperto il manuale del giornalista e alla voce "notizia" abbia letto: Un cane che morde un uomo non è una notizia. Un uomo che morde un cane è una notizia. Un attimo di suspance e poi deve aver detto: Eccola! Abbiamo lo scoop!

Adesso, quando scopriranno che i titolari delle cattedre di filologia romanza si fanno spedire i capitoli delle tesi dai laureandi per email, probabilmente sverranno...

27.7.06

Considera l'aragosta

STO LEGGENDO DAVID Foster Wallace, romanzo omonimo del titolo qui sopra, pubblicato in Italia da Einaudi. Una sola parola: immenso! Consiglio spassionato: sbarazzatevi di tutto il resto (a parte il mio piccolo e amato libriccino), gettatevi su questo, ne vale realmente la pena. E' una raccolta di articoli, reportage e saggi godibili e originali, scritti con uno strumento affilato, musicale e straordinariamente veloce che chiamarlo "lingua" sarebbe limitativo. Non lo conoscevo, prima, adesso non lo mollo più...

Unico neo: la copertina italiana è una delle cose più agghiaccianti degli ultimi vent'anni... Peccato!

ps: Wallace come altri scrittori di varie parti del mondo tra i quali il nostro Italo Calvino fa parte - secondo la critica - del comprensorio di penne postmoderne, qualunque cosa voglia dire. Da notare che in Italia manca una penna alla Wallace, per quanto ne so. In compenso, abbiamo Alessandro Baricco che, con la sua cosa su Repubblica possiamo dire serenamente che è andato definitivamente fuori di cotenna. Se c'era ancora il dubbio, voglio dire. (E, a scanso di polemiche: Baricco l'ho letto, scrive un italiano più che buono, il problema è cosa scrive...)

Frequent Flyer a doppio taglio

BRUCE SCHNEIER, IL mio espertone di sicurezza preferito (negli Usa), è entrato in un loop che potrebbe risucchiarlo per sempre. Sulla questione di Abu Omar, della nostra polizia e magistratura che indaga e dei loro servizi segreti che rapiscono, lui sottolinea che per garantire la loro copertura da finti manager gli agenti americani utilizzavano nei voli le loro tesserine del programma di frequent flying (magari anche con la speranza di farsi qualche voletto gratis). Proprio quelle tessere che sono state utilizzate per mappare rapidamente e in modo efficace i loro spostamenti. Ma da noi, tra una Telecom e l'altra, se n'era mai parlato?

26.7.06

Altro che fantacalcio: questo è bellissimo!

OK, LO AMMETTO, mi sto appassionando. Ma la rimonta, permettetemi la modestia, è notevole. Merito vostro: sono in piedi che applaudo! Ma non riposiamo sugli allori: spingete, pedalate, soffiate con rinnovato vigore.

Ero al 162 posto nella classifica dei blog, pagina due per la precisione, e speravo in una rimonta. E rimonta è stata! (cliccate sull'immagine per vedere meglio)



Grazie a voi abbiamo superato quattro posizioni sino alla 158, doppiando non solo E visse felice e contenta, ma anche Miss Trendy e un altro paio precipitati sotto la soglia del visibile. Ragazzi, forza: spingiamo tutti insieme! Lassù, in cima alla prima pagina, c'è lui, il Pifferaio magico. Sento che ce la possiamo fare... Linkate, cliccate, scrivetene agli amici: siamo tre o quattro centinaia al giorno, ma cresceremo...

Ps: il banner per la campagna Give "punto e virgola" a chance è quasi pronto, giura il mio art director di fiducia. Quindi: resistete ragazzi, ci siamo quasi!

Spaventoso al Cibali

A QUESTO PUNTO non so più cosa fare: vado per il record assoluto oppure lo riavvio? Perché per funzionare, funziona; sono io che mi sto preoccupando... è quasi un mese!

PowerBook15:~ antonio$ uptime
9:46 up 26 days, 22:02, 3 users, load averages: 1.19 1.69 1.66
PowerBook15:~ antonio$

24.7.06

Il campionato del blog

NON HO ANCORA capito come funziona (scusate, ma sono una pippa per le cose statistiche), l'unico punto vagamente chiaro è che i blog vengono messi dentro a mano e poi si fa la classifica automatica con tutta una serie di strumenti tipo Technorati e Google. Non ci sono dentro: ma chissenefrega, perché la cosa importante è che il capo, il discolo e il dottore sono tutti e tre lì, che insidiano il vertice al pifferaio magico. Questione di poco, secondo la classifica totale-globale dei blogger italiani in via di completamento su Qix...

Ps: preparare una paginetta semplice-semplice e chiara-chiara di introduzione (non un blog) con spiegato cosa state facendo e come, però, no eh?

23.7.06

Genova, 2001

CINQUE ANNI FA, in questi giorni, il G8 di Genova. Per dire quanto fossimo diversi, io (che andai là per RadioPopolare) non avevo un blog e non ho mai scritto da nessuna parte quel che ho visto e sentito.

Collego solo adesso e amplio il pensiero: all'epoca avevo visto il Media Center della Diaz e il lavoro di comunicazione di molti (soprattutto su IndyMedia). Un lavoro pazzesco, al 90% rivolto verso l'esterno dell'Italia.

Oggi capisco anche che due cose hanno brutalmente cambiato quello che successe in quella città allora e che in un altro pianeta avrebbero provocato invece come minimo una crisi di governo. Dopo, infatti, da un lato c'è stato l'11 settembre, è vero, che ha "spostato l'attenzione" del mondo. Ma dall'altro c'è stato anche il fatto che ancora non c'era YouTube, i blog non si sapeva cosa fossero e praticamente mancava tutto il resto, compresi i telefonini che registrano i filmati. Vivevamo nella preistoria.

Pensate a come avrebbero potuto documentare le brutalità e le atrocità di quei giorni un esercito pacifico di persone armate di cellulari e fotocamere digitali. Ricordatevene la prossima volta che fate spallucce quando sentite parlare della società digitale...

Il post della domenica

DOONESBURY DI GARY B. Trudeau (as usual)

Pubblivoro

SE DOVESSI DIRE qual è uno dei miei spot preferiti (lo so: non me l'ha chiesto nessuno, ma io lo dico lo stesso, è solo per rendere più filante l'attacco del post...) non avrei dubbi. C'è questo della birretta olandese con Jennifer Aniston che a me fa impazzire. Totally. Talmente virale che ho scaricato anche la musichetta: si tratta di So Happy Together dei Turtles.



L'hanno già detto che gli spot di 30 secondi stanno al cinema come gli Haiku stanno alla Divina Commedia? E che quello di profilo nelle chart del direttore marketing di Heineken sono io, l'ha detto nessuno?

Augmented Reality

CI CREDERESTE CHE al posto del navigatore satellitare-digitale-gps si possono usare anche i post-it? No? Ebbene sì:



Viale Udine, via Micheli, corso Lodi, gira a destra, vai a sinistra, terzo semaforo, farmacia Ciclopi, compra il pane, via Farina, piazza Cinque Giornate... Quasi quasi me lo compro anch'io...



Ah, non ci sbagliamo, però: visto anche il motivo "tigresco" del copri-gambe (o come diavolo si chiama la copertina che qui a Milano tutti tengono sul motorino e che mi fa temere la rigidità del clima invernale per chi come me è appena passato alle due ruote), non stiamo parlando del mio mezzo. Non ci sbagliamo, eh? Ci ho una dignità da difendere. Il mio è a fiorelloni arancioni...

22.7.06

Nobody's Watching (They All Download!)

HANNO ROTTO LA quarta parete, quella di vetro, ma per farlo stanno passando dalla rete. Il creatore di Scrubs ha realizzato il pilota di un telefilm - Nobody's Watching - il cui presupposto è che le serie televisive di oggi siano brutte. Quindi, ecco la fiction: due ragazzi dell'Ohio, che stanno mandando ai network cassette in cui registrano la loro idea di poter girare una sit-com migliore di tutte le altre, vengono chiamati ad Hollywood da WB (NBC) per realizzare la serie televisiva. Girato davanti a una audience che viene inquadrata e alla quale spesso gli attori si rivolgono (da qui la rottura del "quarto muro", quello che a teatro si immaginava essere a difesa del pubblico e agente della sospensione dell'incredulità), ma in parte anche fuori, con "camera crew" che seguono i due protagonisti e gli executive della serie, mostrando dal di dentro i meccanismi dell'industria televisiva dell'intrattenimento, il telefilm all'inizio spiazza. Non si capisce.

Cos'è: un reality (finto, perché c'è sceneggiatura e attori professionisti), una sit-com, un mokumentary (un falso documentario, quelli alla Guerra dei mondi di Orson Welles, per intenderci) oppure qualcosa di diverso? A questo punto, presi un po' dal dubbio di fare un buco nell'acqua, nonostante l'idea fosse innovativa etc etc i dirigenti (quelli veri) della tivù americana hanno staccato la spina alla serie.



Però, messa a girare su YouTube in tre tranches da nove minuti l'una (per la precisione qui, poi qui e poi qui), lo show è diventato virale. E si è trasformato in un successo da 400 mila visitatori. Sapete come dev'essere stata dopo, la cosa? Che i dirigenti del network si sono esaltati, hanno scoperto l'idea del marketing virale, della generazione digitale che all'improvviso manifesta un timido senso di preferenza (del prodotto da trasmettere in tivù e da farcire di pubblicità) e si sono gettati anima e core nell'idea di riprendere la serie e farne uno show regolare.

Così come Star Trek prima serie, prima stagione, venne salvata da una caterva di lettere degli spettatori - atterriti dall'idea che non ci fosse un seguito alle avventure del Capitano Kirk e dell'equipaggio dell'Enterprise - alla stessa maniera quelli che hanno visto il pilota del telefilm hanno manifestato l'idea che forse lo guarderebbero in tivù. Pubblicità a costo zero, test sul pubblico e tutto il resto. Gli uomini più felici del mondo, se non fosse che sino a un anno fa dicevano di non crederci, nella diffusione in rete. Comunque, oggi è ufficiale: il telefilm si farà!

Disclaimer
La storia, riadattata e verificata (guardando il telefilm) viene dal NYTimes e Slashdot.

21.7.06

Prepensionamento

SAREBBE L'ORA, SECONDO me (se fossi australiano), di mandare in pensione l'F-111. L'aereo, prodotto da General Dynamics a partire da un progetto che risale agli anni Sessanta, ormai ha fatto il suo tempo. E' rimasto in carico solo all'aviazione australiana, che ne ha ancora 26. Il fatto è che, a parte i dieci incidenti in cui sono morti otto militari australiani dall'arrivo nel 1973 del velivolo sino ad oggi, proprio l'altro giorno uno di questi bestioni multiruolo ha perso subito dopo il decollo un ruotino. Costretto ad atterrare sulla pancia (con gran sfrigolio e getti di scintille ripresi dalla televisione australiana) per fortuna senza nessun ferito, si è creata una situazione in cui, secondo me, non ci volerebbe neanche un kamikaze, figuriamoci i canguri paciocconi.

L'Australia ha previsto il ritiro per la fine del 2008. Verrà sostituito con F15 ed F16. Io accelererei il ricambio.

Come mai ben due aerei al posto di uno? E' sotto sotto lo stesso motivo per cui l'F-111 non ha mai brillato. Quando la GD lo progettò, segretario alla difesa negli Usa era l'ex Ceo di Ford, Robert McNamara. Lui portava avanti questa idea della commonality, vale a dire nel condividere funzionalità e design tra manufatti diversi. Avete presente Fiat, Lancia e Alfa Romeo che fanno auto diverse con lo stesso telaio? L'idea è quella di una piattaforma unica e molto versatile. Lo stesso ragionamento applicato agli aerei da guerra pare funzionare meno...

ps: nota a pie' di pagina. Come ben sanno gli assidui frequentatori di questo posto, per ovvi motivi di campanile carmico, non posso che essere in competizione con la reale aviazione militare australiana, dando per scontato che quella neozelandese lo sia...

Friends

OK, NON VOGLIO parlare della serie televisiva (che speriamo abbia almeno una "reunion", come da tempo proposto anche da alcuni degli attori coinvolti). Vorrei invece cercare di mettere ordine tra un po' di anglismi che mi girano attorno da tempo.

La prima espressione che avevo incontrato negli Stati Uniti alcuni mesi se non anni fa era frenemies, cioè il mix tra "friends" ed "enemies". Il significato? In ambiente economico, l'idea che le aziende si alleino in alcuni settori e in altri invece competano. In pratica, quello che viene chiamata anche coopetition. In realtà, era anche il titolo di un episodio di Sex and the City.

Un'altra espressione carina era Friends with Benefits, saltata fuori da non mi ricordo più quale libro o telefilm. In sostanza, amici che vanno a letto insieme. Ma l'idea è che ci sia un pregresso storico: sono probabilmente ex oppure in procinto di diventare fidanzati. Comunque, adulti. Quelli che invece vivono l'idea dell'amicizia con un po' di sesso, ma al college, sono Friends with privileges, almeno secondo Trudeau.

Ne conosciamo altre?

La storia si ripete

COME FANNO PENSARE i risultati finanziari in totale opposizione di Apple e Intel (la prima guadagna parecchio, la seconda perde e "ristruttura"), i corsi e i ricorsi di vichiana memoria stanno colpendo ancora. In questo caso, l'idea è che forse siamo alla fine del Pc - che si trasforma in commodity - e si vende solo per caratteristiche che prescindono dalle doti tecniche. Ovvero: meno scatoloni beige e tanti iMac. Il processore è lo stesso, ma le tendenze opposte. Insomma, tutto ciò per dire che io un annetto e un po' fa lo avevo già scritto... Che genio!

Occhio alla cassa...

LUCA DE BIASE - per incidente il mio caporedattore con Nòva24, ma il post sarebbe qui lo stesso vista l'importanza dell'argomento sottostante - ha aperto un videoblog. Per farlo, sfrutta YouTube e soprattutto si scopre affabulante narratore, anche mentre parla di cose terribili come i falsi euro che escono dal Bancomat.

Io ho smesso di prelevare, dopo aver sentito la storia che potete vedere voi stessi cliccando più giù: adesso faccio solo cash-in dentro la banca e pretendo il controllo uno-per-uno dei biglietti dal cassiere, con l'apposita macchinetta antifalsi a luce blu. Perché, casomai non lo sapeste, se andate in un negozio e salta fuori che stavate pagando con dei soldi falsi (a parte dimostrare da dove li avete presi, ovvero che non li state "spacciando" intenzionalmente voi), c'è il fatto che li requisiscono. E allora addio 50 euro... Occhio alla cassa...

Ma voi che ci state a fare?

PERCHE' NESSUNO MI aveva detto che Marilyn Manson e Dita Von Teese si sono sposati, lo scorso 3 dicembre? Pare sia stato anche un bel matrimonio... Mannaggia... vabbé che sono poco mondano, però, insomma, le cose importanti potreste anche dirmele no?

Da notare che lui ha detto "Credo nella monogamia, con la persona giusta" e di lei invece è stato osservato come "abbia tirato fuori il suo lato dolce: è felice da morire". Che cose belle. Da notare che tra gli ospiti c'era Eric Szamada, il tecnico (poi promosso agente sul campo) di Csi: Las Vegas, che pare sia davvero fanatico - e non solo nel telefilm - di hard rock e di Manson in particolare.

Ragazzi, organizzatevi e cerchiamo di dirle le cose importanti. Va bene?

Hot Water: gallons for free

OGGI SU CORRIERE.IT c'è una piccola perla a firma Marina Rossi intitolata Editori in pochi minuti. Pare interessante: il feed rss la presenta così: Stanno proliferando i servizi online che offrono la stampa del proprio libro a un prezzo accessibile. Il problema è la distribuzione. Intrigante: il tema del micro-publishing, la rivoluzione della rete, il digitale che diventa il pie' di porco che scardina i sistemi di distribuzione precostituiti, il trionfo della lunga coda.

Analizziamo il pezzo: primo paragrafo, si parte da lontano. Citazione del "mitico" Kevin Kelly, che nel 2005 ripercorre le tappe della rete disegnando quel futuro utopistico in cui tutti quanti saremo editori, pittori, fotografi, musicisti e, of course, scrittori. Folli sogni dei soliti americani? Ma no: qualcosa finalmente si muove, il corrierone ha beccato la punta dell'iceberg, ha avvistato per primo la terra.

Si tratta di Blurb Booksmart, spiega il secondo paragrafo intitolato con un certo mestiere Crea e distribuisci: in pochi click possiamo tutti creare ad esempio il nostro libro di cucina e pubblicarlo in rete. Questo tipo di pubblicazione scardina completamente i parametri della cultura di massa, permettendo a chiunque di esprimere la propria creatività e di condividerla. Con un prezzo che si aggira sui 30-40 dollari per copia, si diventa scrittori ed editori.

Ancora boccheggianti di fronte alla innovativa portata di siffatta rivoluzione (e leccandosi un po' i baffi nell'attesa del gustoso tomo di selezionata arte culinaria), il terzo paragrafo, Mercati di nicchia (ancora mestiere di chi passa e titola il pezzo: non esageriamo, facciamogli capire che Rcs non è ancora condannata, soprattutto il giorno in cui si dimette l'ad), ci va però giù duro sulla notizia: ecco il testimone della notizia, il signor Steve Mandel che ha pubblicato "Light in the sky" (indovinate? un libro di astronomia). Seguiamo la prosa serrata del pezzo nella sua virata finale prima della chiusa: Mandel voleva condividere le sue fotografie realizzate con il telescopio e stampando alcune copie per gli amici si è reso conto della grande qualità degli album stampati online. Blurb non è l'unico servizio presente online; molti siti stanno entrando in questo mercato grazie alla possibilità di raggiungere nicchie di utenti altrimenti esclusi dai grandi circuiti editoriali.

Conclusioni che prefigurano un avvenire da copy in agenzia pubblicitaria: Alcuni siti sono specializzati in album fotografici, altri nella personalizzazione di tesi universitarie; questi mercati di nicchia sono potenzialmente infiniti e possono coinvolgere genitori, insegnanti, studenti, appassionati. Tutti coloro che amano dar voce alla propria creatività.

Ancora leggermente tramortito dalla portata della notizia, azzarderei una ricostruzione non tanto del lavoro di Marina Rossi, (che per essere brava è brava, visto che tira fuori più di duemila battute di aria fresca), quanto dei suoi capi, ma non ho coraggio. Però, se fosse una di quelle cose successe nella provincia da cui vengo, saprei come sarebbe andata. Così:

La genesi


Nascita di un pezzo online del primo quotidiano locale della provincia. Commedia in un solo atto. Personaggi: il Caporedattore (gerarchicamente più importante), il Caposervizio (gerarchicamente meno importante). Scena: una stanza fin troppo illuminata di un quotidiano di provincia, due scrivanie sommerse dalle carte, due monitor di computer, due telefoni che suonano ininterrottamente anche se nessuno risponde.


caporedattore: "Sono le quattro. Oggi non abbiamo ancora messo in pagina niente di menate tecnologiche. Hai niente?"

caposervizio: "Una mazza: non c'è niente da metter fuori se non i soliti pezzi sui virus"

caporedattore: "Fammi il giro di quei mangiapaneaufo dei collaboratori: spremili. Trovami qualcosa subito!"

caposervizio: "Senti, ho un'idea. C'è questa ragazza brava, tre lauree, sei lingue, ha studiato con Walter Ong e Negroponte, ha scritto lei come ghost gli ultimi cinque libri di Lessig: le farei fare un pezzo su 'sta cosa che diceva mia nipote stamani"

caporedattore (dubbioso): "Cioè?"

caposervizio: "'sta cosa dei libri, cioè, degli album di fotografie, insomma lei si è stampata le foto della gita di classe..."

caporedattore: "Le ha fatte con la macchina digitale? No, sai, sarebbe interessante... qualcosa tipo: 'i giovani immaginano in digitale' o una cosa così".

caposervizio (baldanzoso): "Macché, molto, molto di più: più estremo. Ha fatto l'album online, un vero e proprio libro, sai fatto con questi blogger e i loro programmi, una roba rivoluzionaria, l'hanno stampato e ne hanno mandato venti copie a 90 dollari spese incluse l'uno. Un'apoteosi: il futuro dell'editoria è digitale, il fai-da-te diventa, una roba così insomma. Che te ne pare?"

caporedattore: "Cacchio, abbiamo lo scoop. Ci siamo, però smorza i toni, non esagerare, sennò a quelli dell'amministrazione gli viene un infarto. Diciamo che è per le nicchie, i soliti pistonati di Internet insomma, una roba di massa ma per fanatici, la rivoluzione che verrà è più vicina, ma ancora lontana... hai capito no?"

caposervizio: "Eccome no: mica sono entrato in quota Udeur per niente. Vai sereno, tronco e sopisco qualunque idea, anche le mie. La chiamo e le faccio fare il pezzo di profilo: preme sull'innovazione ma rallenta sugli sviluppi di mercato. Una cosa molto di visione, ma tutta negli Usa, così gliela mettiamo in tasca pure a quelli di piazza della Repubblica che ci sguazzano in queste cose..."

caporedattore: "Ecco, vai, vai, hai capito. E trovami altri due pezzi come quello sulla Minogue "Il ritorno di Kylie: più forte dopo la malattia ". Vai".

= Fine? Macché...

Eccesso di buona fede da parte mia, davo per scontata l'originalità del lavoro. Che, in effetti, c'è: l'idea di citare Kevin Kelly all'inizio. Il resto (micropublishing, l'esempio del libro di Steve Mandel e la Blurb col suo software che funziona solo negli Usa), sono tutta farina del sacco del New York Times (reg. rich,). Compresa la citazione, una per una altrimenti è uno spot peraltro incomprensibile a Blurb, di altre nove aziende che fanno o facevano i libri "print on demand". Mediocre esercizio di sintesi, che anche all'esame di giornalismo (è una delle tre prove scritte) avrebbe suscitato qualche perplessità.

20.7.06

Penziero s-s-s-tupendo II

MI E' TORNATA tra le mani questa, a proposito del blog che guadagna. (Se la cliccate, come tutte le altre tavole di Doonesbury by Gary B. Trudeau, si ingrandisce...)

19.7.06

La Cina in Miniatura

GRAZIE A GOOGLE Earth è stata individuata una base militare per elicotteri in Cina, dotata di una sorta di Italia in Miniatura gigantesca, che rappresenta con perfetta ricostruzione dei dettagli una parte del confine tra la stessa Cina e l'India. In quella base, a quanto pare, i piloti di elicotteri militari si allenano e familiarizzano con il territorio di un possibile conflitto tra le due superpotenze asiatiche (Federico Rampini le chiama "Cindia" e sto finendo di leggere il libro che ha dedicato loro) pilotando modelli radiocomandati dei più grandi bestioni che vengono utilizzati nella realtà. Sul sito ci sono altre immagini e il link al file Kmz per chi abbia installato Google Earth e si diletti a navigare virtualmente il mondo...

18.7.06

Cose che prima o poi bisogna fare

HO DECISO CHE è giunto il momento di rivalutare il buon vecchio punto e virgola; quasi dimenticato, oggigiorno viene massacrato da virgole che non c'entrano niente e punti fermi che in realtà tali non sono neanche se li incolli.

Vogliamo, tutti insieme, ridare la dignità che si merita al punto e virgola? Perché deve venir dimenticato e cadere in disuso? Fate qualcosa; il punto e virgola si merita molto di più che non questa fine!

(Questo blog lancia la campagna sociale: "Adotta un punto e virgola". Presto il bannerino da inserire anche nel vostro blog, insieme a tanti, tantissimi punti e virgola)


== Give "punto e virgola" a chance!

Il grande elusore

OGGI POMERIGGIO ERO dal ragioniere a finalizzare l'ultimo brandello della dichiarazione dei redditi (si paga entro il 20, dopodomani, ricordarsi tutti! Altro che pippe dei referendum: qui si vede il cittadino!).

Mi raccontava il summenzionato ragioniere una cosina divertente: praticamente come tutti sappiamo se uno non fa la dichiarazione dei redditi pur percependo dei guadagni è un evasore fiscale e rischia pure la galera. Se invece dichiara tutto, con puntiglio, sino all'ultimo centesimo, ma poi non paga niente, tecnicamente non evade. E qui comincia la parte divertente, almeno secondo i ragionieri e il loro peculiare senso dell'umorismo.

Cosa succederà, infatti, a quel punto? Beh, ci vuole tanto pelo sullo stomaco e niente intestato a proprio nome - dice il mio giovane ma già occhialuto ragioniere, e continua: bisogna vivere in affitto in un buchetto con i soli mobili essenziali per vivere, nessun possesso o proprietà sulla faccia della terra, niente auto, niente moto, niente azioni, niente conto corrente, niente di niente. Ovvero, tutto a nome di qualcun altro, si intuisce in filigrana.

Perché, spiega il ragioniere con il suo sorriso un po' ambiguo che non capisci mai se ti sta proponendo il colpo del secolo oppure se la sua coscienza civica è indignata oltre il percepibile, il massimo che "loro" possono fare è venire da te, cercare di pignorare il pignorabile, e se non hai niente, fanno festa e arrivederci. Hai finito. Hai dichiarato tutto e non hai pagato niente. Certo, è un po' rognoso avere tutti quei messi che ti girano intorno, ma alla fine sono brava gente e ci si fa anche amicizia: magari si invitano in trattoria a mangiare qualcosa (e si fa segnare sul conto, of course).

Questo mi ha fatto in effetti ricordare la differenza tra i due tipi di sanzioni (una penale e una amministrativa o civile) a cui si può essere sottoposti. Se non paghi, ti vengono a pignorare, se non c'è niente da pignorare finisci nel caso della sanzione penale in galera per una ragione se non ricordo male di 50 mila lire e spiccioli per ogni giorno al fresco, nel caso del civile e/o amministrativo basta così; niente gabbio, insomma, ma una bella stretta di mano. Certe volte, quando porti alla posta l'F24, 'sti pensieri te li fai anche... E aggiungi:

Oggi come oggi, signora mia, meglio neanche iscriverli all'anagrafe i bambini. Così non ci sarà mai un nero da cui farli emergere. Sapesse poi con le mezze stagioni di una volta, quando i treni arrivavano in orario...

Il momento di ricominciare

SI STA AVVICINANDO il momento di fare restart di ricominciare tutto daccapo. Anche se, da un certo punto di vista, il colpo pare che si riesca ancora a reggere. Non so, valutate voi e fatemi sapere:

PowerBook15:~ antonio$ uptime
18:18 up 19 days, 6:34, 3 users, load averages: 1.09 0.93 0.78
PowerBook15:~ antonio$


Il concetto importante sono quei 19 giorni e 6 ore senza mai spegnere la macchina. Provate a farlo con Windows...

Per dare qualche elemento ulteriore, per far capire che il mezzo tuttavia fatica:

PowerBook15:~ antonio$ vm_stat
Mach Virtual Memory Statistics: (page size of 4096 bytes)
Pages free: 27511.
Pages active: 76570.
Pages inactive: 123557.
Pages wired down: 34506.
"Translation faults": 341244319.
Pages copy-on-write: 5715802.
Pages zero filled: 211165312.
Pages reactivated: 24452691.
Pageins: 3382019.
Pageouts: 2565459.
Object cache: 859465 hits of 3093287 lookups (27% hit rate)
PowerBook15:~ antonio$


Allora, che faccio: riavvio?

3,81

E' IL NUMERO di centimetri che la casa editrice del New York Times ha deciso di eliminare dall'altezza media del quotidiano statunitense. Come sapete i quotidiani negli Usa, soprattutto nell'edizione domenicale, sono alti assai, parecchi centimetri, perché strapieni di dorsi e sezioni ed allegati (e costano ben 1 dollaro, anziché i consueti 25 centesimi). 3,81 equivale a un pollice e mezzo da tagliare. Insieme a quel taglio, se ne andrà un impianto di stampa a Edison, nel New Jersey, e un bel numero di posti di lavoro. Il risultato finale, sarà l'adozione del nuovo standard di spessore, già introdotto da Usa Today. Adesso comincio a pensare anche io che forse la carta stampata qualche problemino ce lo stia avendo...

17.7.06

Penziero s-s-s-tupendo

PARLIAMO DI BLOG e di telefonini. Perché ho un telefonino? Non certo perché quando chiamo o mi chiamano ci guadagni qualche cosa (anzi, telefonare costa e non ho la ricaricard). In realtà, guadagno a causa del cellulare (interviste, contatti, etc) facendo il giornalista. Ecco: applichiamo al blog. Non ci guadagno niente col blog (per fortuna almeno questo non costa). Ma guadagno anche a causa del blog (il Capo, dopotutto, che ci crediate o no l'ho conosciuto così). Chiaro, no?

Adesso secondo voi posso dire di aver detto qualcosa di definitivo sui blog?

Aggiungo: è finita l'era dell'immagine, inizia quella della reputazione. Kudos a tutti!

Voglia di cambiare?

STAVO PENSANDO: QUASI quasi è arrivato il momento di passare a Intel, di prendere un MacBook di quelli piccoli, nuovi e carini. Poi trovo questo post e la voglia un po' s'ammoscia...



(Ps: quella tazza di caffé americano che si sta scaldando, è poggiata proprio sul trasformatore: anche lui pare scherzi poco in quanto a calore...)

15.7.06

Crazy Week End

IN VIA DEL tutto eccezionale, solo per questa volta, uno scatafascio di articoli fa la sua comparsa nel Posto#2. Nell'ordine:

La guerra dei gessetti, in cui si narra di quel che capita nelle strade tra chi cerca collegamenti Wi-Fi come gli hobos un tempo cercavano riparo e cibo.

Un continente in ginocchio, in cui inizio il mio (breve) reportage dall'Australia, alla fine del 2003, raccontando di quella volta che l'email smise di funzionare.

Il Wi-Fi dei cento campanili, in cui si narra di quel che era un po' di tempo fa la situazione in Italia per quanto concerne il mondo delle pubbliche amministrazioni locali e delle nuove tecnologie.

Tutti pazzi per gli Italians, in cui rammento ai nostri concittadini che agli australiani piaciamo non poco.

Supercomputer Made in Australia, in cui si racconta di come anche il continente down-under sia percorso dalla febbre del calcolo estremo.

La Coppa del Mondo si vince con l'eLearning, in cui, visto che c'erano i mondiali di rugby, si trova il modo di parlare di apprendimento a distanza in modi nuovi ed originali.

Guardie e Ladri: la guardia, in cui si passa una giornata con i cyber-poliziotti che cercano di catturare i cattivoni in rete.

Guardie e Ladri: il ladro, in cui si chiacchiera invece con un hacker, scoprendo che i cliché sono tali per essere smentiti.

Ricordo inoltre ai passanti da questo Posto, che in quell'altro sono anche disponibili, tra gli altri nel mucchio:

La fine del Pc, in ben tre parti, in cui anticipando la concorrenza degli altri giornali italiani, disegnavo il quadro verso il quale ci stiamo dirigendo per quanto riguarda i personal computer.

L'uomo che stampava i soldi per HP, in cui racconto di VJ, il grande capo della divisione stampa e immagini di Hewlett Packard, un mite ingegnere indiano con idee alquanto rivoluzionarie.

Quei topi e quei paperi che vivono tra i navigli, per mostrare al mondo che dopotutto dentro quel che più amiamo di Walt Disney c'è parecchio di italiano.

Arrampicate cittadine, per ricordare a tutti che uno sport può nascere anche nelle strade di periferia delle nostre città.

La rivoluzione del cinema si chiama George Lucas, e la terra promessa è San Francisco, dove tutto sta lentamente convergendo.

E' scomparso il papà del Macintosh, perché l'attacco di questo pezzo è una delle cose che amo (e odio) di più.

Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus

L'ANTICA ROSA RIMANE nel nome: noi possediamo soltanto nudi nomi, diceva il monaco benedettino del XII secolo Bernardo Morliacense nella parafrasi che Umberto Eco volle come ultima frase del suo Il nome della rosa. Al contrario della filosofia che vuole che a noi rimangano solo nudi nomi, mentre le cose materiali (rose, Roma, etc) scompaiono nella nebbia del tempo, oggi si celebra invece la nuova organizzazione del campionato di calcio. E se chiamassero la B con un nome diverso, tipo A2? Tanto, i diritti televisivi si vendono lo stesso e con la stessa grazia, le punizioni esemplari sono state in qualche misura addomesticate (questo è il contesto giusto, miei cari commentatori sportivi, dove usare il verbo "addomesticare" e non riferito alla palla), rimane solo la sensazione di un lavoro compiuto a metà. Come le altre due volte...

La lezione di altri sport sono vane: si persegue l'interesse e il peggio. Non è finita: se non sarà domani sarà tra un paio d'anni o forse più, ma nonostante tutto l'andazzo non cambierà, secondo me. Poi non dite che non lo diceva nessuno...

Con una lama al posto del cervello...

NEL 1973 MARV WOLFMAN e il disegnatore Gene Colan crearono per la Marvel la serie Blade. Lui, Blade, è grande e grosso, cattivo, mezzo umano, tutti i punti di forza dei vampiri e nessuna delle loro debolezze: per l'invidia dei suddetti vampiri e non solo. Nel 1998 Wesley Snipes, diretto da Stephen Norrington girò il primo dei tre atti cinematografici intitolati Blade, che per inciso indica in inglese la lama della spada. Infine, arriva la serie televisiva, trasmessa a partire dal 28 giugno scorso da Spike Tv, la nuova incarnazione del network TNN, reduce oltretutto da una causa con il regista Spike Lee.

La piccola tv, che campa di molti re-run come le varie serie di Csi, i Playboy Mansion e pure qualche originale tipo Stripperella o Gary the Rat (è la tivù che si autodefinisce "il primo network per uomini"), si è sforzata e ha prodotto direttamente il telefilm. E, signori miei, quanto era fumettone al cinema con Wesley Snipes, tanto è dark e intrigante con Kirk "Sticky" Jones, la bellissima Jill "Mercury" Wagner e gli altri attori del gruppo. Ottimi risultati di share, discreto coinvolgimento a partire dal pilot di un'ora, diretto da Peter O'Fallon.

Non vi aspettate grandi cose intimistiche, suspance alla Lost, azione quasi plausibile alla 24, trame intricate o chissà che cosa: i ragazzi hanno voglia di dare il volto violento e metropolitano di una inconsueta Detroit alla storia, pompando con la musica, facendo affidamento sulle doti fisiche dei protagonisti, lo sviluppo di una trama complessa (biogenetica, virus, sieri, gang, spacciatori, guerra in Iraq e via dicendo) ma a sviluppo alquanto lineare. E' come un film d'azione, solo che durerà 13 puntate. Un balsamo estivo per le menti affaticate.

Ah, un'ultima cosa: miss Wagner. Detta "the Mercury Girl" perché diventata famosa con una caterva di pubblicità dell'automobile omonima, non si è fatta mancare niente, visto che è stata per un periodo tra i "complici" di Punk'd e poi ha ottenuto ampi spazi su Stuff Magazine e FHM. Evangeline Lilly (quella tosta ma un po' inutile di Lost) stai attenta: questa ragazza a differenza di te ha più di tre espressioni a disposizione, un fisico di tutto rispetto e soprattutto è brava a recitare. Vedi che forse arriva prima lei al cinema di te...

14.7.06

From our White House correspondent, Mario.

HO SCOPERTO CHE Mario Platero, grande corrispondente dagli Usa del Sole 24 Ore (e a suo tempo gran professionista con cui collaborare a un piccolo libriccino), sta scrivendo per il web il diario del suo viaggio come White House Press Corp. Qui c'è la sua chiacchierata con Bush (che parte in realtà da qui), mentre qua invece c'è l'ultima puntata - per ora - del viaggio: la tappa di Mosca. Mi sto appassionando: bravo Mario!

Haka

COSE CHE NON farei nella vita: stare in piedi nell'altra metà campo rispetto agli All Blacks...

13.7.06

Il tappo del porto di Genova

VISTO CHE NE fanno un gran parlare un po' tutti quanti, manco vivessimo nel regno della sociologia d'accatto, posso dire che cosa mi è passato per il cranio quando ho camminato, bello bollito, da Loreto sino al Duomo e ritorno la notte dei mondiali? (poi per le manifestazioni di Roma non so dire, non c'ero).

Beh, io ero alticcio e felice, sbandierante, urlante e un po' alienato. Una gioia cercata e stimolata, i quindici minuti - in realtà tre ore - di carnevale che non faccio mai. In un contesto di compatrioti di vecchia generazione (non c'erano né nuovi italiani né non italiani).

Penso, a guardare il mio ombelico e quelli che ho incrociato, che ci fosse un disagio più profondo: di quei disagi, mezze rabbie, "diversità umorali" che alle volte fanno diventare iperattivi e un po' violenti i bambini, per intenderci. Ecco, alla fine ho avuto come l'impressione che tutti quanti insieme abbiamo fatto vedere che in fondo al porto di Genova c'è il tappo e che se uno lo sfrucugna troppo, viene via, con tutto quello che ne consegue. Cioè, che non siamo come ci rappresentano giornali e televisione: siamo (tutti quanti) diversi, probabilmente peggiori, quasi certamente più disfunzionali, di sicuro più scamiciati e tatuati del previsto. Anche molto precari, in ultima analisi.

Dopodiché, prego: continuiamo a far lanciare le nostre avanguardie intellettuali nel campo avverso del pensiero strutturato. Soprattutto quelle che hanno seguito da vicino la folla sui maxischermi casalinghi e nelle cronache giornalistiche (con tutte le censure del caso, visto che il giorno dopo morti e feriti non pareva bello metterli in primo piano).

12.7.06

Scrivere

IO SONO A casa, torso nudo, che lotto con la tastiera per produrre le trentamila righe quotidiane. Che bello, ma che caldo e che fatica!

10.7.06

9.7.06

Gattasorniona e il rincoglionimento dell'età

CHIARIAMO SUBITO «D'AMBLE'», sennò poi si letica (lo so come vanno queste cose): il rincoglionimento dell'età è il mio, non il suo.

Oggi è io giorno che s'aspetta. S'aspetta che si giochi: con un'ora d'anticipo (alle OTTO, gente!), sia quelli che si sono appassionati, sia quelli che non vedono l'ora che passi. Passerà, permettetemi di aggiungere: dipende come... Comunque, intanto che s'aspetta, scorro pigro sul computer dopo un bel pranzo (il cameriere lo chiama brunch) alla Triennale, in mezzo al verde e al sole. Vedo la posta, vedo i commenti, ce n'è uno nuovo per il blog: arriva da Gattasorniona. Io, lo sapete, son curioso: un po' di tempo fa avevo anche fatto l'appello tra i passanti di questo Posto con la segreta speranza di raccoglierne un po' e intervistarli, preparando una bella serie di chiacchierate online (sapete com'è, è il mio mestiere, e mi sto un po' annoiando sempre a chiedere le solite cose alla solita gente) e quindi, come al solito fare cose, sentire gente, vedere posti etc.

Insomma, facciamola breve: vado a visitare il posto di Gattasorniona ed è delizioso. Sta a Firenze (e la cosa non può non commuovere chi come me sta in doloroso esilio), scrive deliziosa di cose piccole e private, ma non trascurabili. Il Pillola, per esempio, è un bozzetto niente male: c'è della stoffa in quella gentile signora in precario equilibrio e con una sana voglia di fuga (mentre pedala per la città). Anche la nonna non dev'esser male. La curiosità s'infittisce, il mistero diventa più oscuro. Quasi quasi sarebbe da scriverle per intervistarla davvero...

8.7.06

Disappointing

PIU' O MENO alle undici e mezza (l'ora in cui scrivo questo post), tutte le sere sopra casa mia a Milano si sente il rombo lontano di un aereo che passa. Da Linate, con una rotta che procede più o meno verso ovest, chissà verso quale destinazione. Ecco, la fantasia a questo punto potrebbe scatenarsi a tracciare le rotte più esotiche attraverso i cieli della Lombardia, ma non posso fare a meno di immaginarmi sopra quell'aereo intento a guardare verso il basso, come ho fatto tante volte. E sempre, chiedendomi – durante l'incanto del volo – cosa fossero quelle tracce che si vedono sul terreno. La curiosità di capire, di imparare di più, di riconoscere posti e conformazioni, legandole a cose sapute, a nozioni acquisite.

Con questo spirito qualche settimana fa a San Francisco avevo comprato Window Seat, un singolare libro scritto (ma sarebbe meglio dire assemblato) da Gregory Dicum. Già il sottotitolo spiega molto: leggere il panorama dall'aria. Insomma, quel piccolo libro (è un paperback da 15 dollari che si trova a meno di 10 su Internet) che dovrebbe essere sempre nello zainetto in aereo, almeno quando si vola sopra gli Stati Uniti (l'edizione per l'Europa si dice sia in preparazione), per imparare qualcosa usando la stessa prospettiva peculiare che si acquista nel momento del volo.

Peccato però che sia un libro mal pensato: una di quelle idee migliori in teoria che non nel momento della realizzazione pratica. La cartografia non è all'altezza, il testo è particolarmente poco fortunato, la scelta dei temi e degli argomenti sono mirati in realtà a un pubblico di ragazzini delle medie, quelli stessi che disdegnavano le lezioni di geografia.

Peccato, insomma, perché vagando per il cielo la terra è l'unica consolazione, con i suoi mille e cangianti panorami. Window Seat poteva essere una buona idea... ci dovremo accontentare delle mappe bisunte delle riviste in dotazione a bordo e del sistema di informazioni sulla navigazione (se c'è), che è pur sempre un delirio, ma almeno un delirio pertinente

Attenziò attenziò, popolaziò




GRANDE LAVORO DIETRO le quinte per arricchire il già sontuoso Posto #2. Per adesso, ben tre storie che raccontavano la fine del futuro del Pc. Seguiranno: hobos postmoderni, guardie e ladri, la mia mini-serie di reportages dall'Australia e tante altre cosine gustose. Storie estive per chi non riesce a passare luglio senza restare connesso alla rete...

7.7.06

Alta definizione

QUESTO MONDIALE E' strano: tirano tutti delle gufate spaventose (mai passato un momento di tale scoramento e ammosciamento collettivo dacché la Francia sarà il nostro avversario in finale) e soprattutto c'è un grave problema. Si sono riempiti tutti la bocca con la tv sul telefonino (che non ho visto) ma se non hai seimila pollici in alta risoluzione sti registi tedeschi coi campi lunghi non ti fan vedere niente. I gol in rete, come questi alla Germania, già nelle pilloline web fanno abbastanza schifo. Ve l'immaginate sui due pollici di un cellulare? Mah...



Tra l'altro, per gli appassionati del genere musicale, il rap per Moggi:

6.7.06

Cosa nostra

QUESTI SONO ALCUNI degli amici miei...

Corporations

MI ERA RIMASTA in sospeso: ieri in redazione - posto in cui mi reco con piacere ma non sede della mia attività, dato che "lavoro da fuori" - ho chiesto a un paio di colleghi facendo il vago: "Ma tu lo sai se sono iscritto all'albo dei giornalisti oppure no?". E' risultato in maniera unanime che non lo sanno. Potrei come non. Eppure, il giornalista lo faccio lo stesso, sul Sole 24 Ore e altre testate ci scrivo. Di alcuni colleghi (non assunti, per i quali l'iscrizione se non altro nella lista dei praticanti è automatica, poi magari l'esame non lo passano ma questa è un'altra storia) non saprei dire neanche io. Saranno pubblicisti? Professionisti? "Normali cittadini"?

Di "privilegi", almeno l'ultima volta che ho cercato di sgattaiolare quantomeno con lo sconto analogo ai militari o pensionati al cinema a rivedere - per la terza volta, causa amici inflessibili - il solito film, pare che non ne esistano (c'è la tessera dell'Agis, ma pare l'Agis la dia in prevalenza agli amici suoi, non necessariamente giornalisti, e comunque se il cinema non è Agis, ciccia). Niente sconti sui treni, sui tram, sugli aerei (salvo che facendo le tesserine tipo club Eurostar, come tutti gli altri, o iscrivendosi a qualche strana associazione; da notare che qualunque dipendente di un'azienda con più di duecento persone ha un mobility manager che può stipulare convenzioni assai convenienti con i servizi di trasporto pubblico). Insomma, al di là dei 110 euro all'anno che si pagano all'ordine e qualche tenue misura relativa ad un parziale segreto professionale (che interesserà Bonini e D'Avanzo, eventualmente, non me), noialtri flessibili carpiati a orologeria fritto misto che poi a quanto pare siamo la maggioranza di quelli che riempiono giornali, riviste, radio e televisioni locali per non parlare di quelle nazionali chissenefrega se siamo iscritti o no all'Ordine.

Ecco, allora, per cortesia, la smettiamo di rompere le palle con questa storia della corporazione dei giornalisti? Se c'è una corporazione, è informale ed è fatta di amici e amici degli amici, non di giornalisti. I notai sono una corporazione (medioevale), i dentisti sono una corporazione, i taxisti sono una corporazione. I giornalisti sono tendenzialmente disoccupati e precari, tanto quanto quegli altri che lavorano a cottimo e ritenuta d'acconto, oppure (pochi) sono occupati a tempo pieno esattamente come i dipendenti di altri mille tipi di attività, dai metalmeccanici ai camerieri. E vi ricordo che di lavori che richiedano preliminarmente una specializzazione in carta da bollo, dai contabili ai commessi, ce n'è parecchie.

Poi, se vogliamo abolire l'Ordine dei giornalisti, o far sentire esclusi per demeriti non loro quelli che non lavorano come giornalisti "perché non siamo iscritti alla corporazione dell'Ordine", è un altro discorso.

Lasciate che i naviganti vengano a me

PENSAVO OGGI POMERIGGIO: il successo del video sul web, da che cosa dipenderà? Forse dal fatto che YouTube prima e GoogleVideo poi (e a seguire tutti gli altri) con un po' di facili artifici tecnici riescono a incapsulare il video nei nostri blog? Cioè, a far sì che noi blogger si possa mostrare i video senza allontanare i lettori dalle nostre pagine? Forse è questo: infiniti contenuti nostri o di altri a disposizione delle nostre pagine web. Pillole per i nostri contenitori...

5.7.06

Notti magiche

SCUSATEMI SE SARO' banale: ma questo mondiale - vada come vada - è anche il mondiale dei videoproiettori. Se l'appuntamento ogni quattro anni può valere per scorrere come cambiano i riti e i modi di guardare la tivù, dopo le radioline, i televisori in bianco e nero, gli schermi, i maxischermi e poi gli schermi piatti colorati, i retroproiettori della casa del popolo e infine i teloni nelle piazze, questo invece è decisamente e senza appello il mondiale dei videoproiettori.

Quegli strani e rumorosi oggetti che hanno preso il posto delle lavagne luminose nelle aule universitarie, che i manager usano nelle riunioni per proiettare infiniti lucidi digitali in powerpoint, adesso sono diventati la vendetta dell'home theater. Costano (relativamente) poco e attaccati a un videoregistratore, a un lettore Dvd, a un computer hanno come unico limite i metri quadri della parete bianca. Per me, a casa di amici - una quarantina assiepati in un imperioso salone svuotato per la bisogna - sono un settanta pollici a domicilio. Una tivù Lcd o plasma che sia di quelle proporzioni costerebbe quanto un'automobile.

Mi sa tanto che ne voglio uno anche io...

3.7.06

Pensiero stupendo III

AH, QUASI MI dimenticavo: quando a Milano l'ex sindaco Albertini rilasciò per decreto nuove licenze ai taxi (un esempio di mercato chiuso che veniva citato dal Nobel per l'economia Milton Friedman come esempio nei corsi universitari americani), ci fu un'analoga protesta, con scioperi, cortei, disagi e via dicendo. Sorvolo sul fatto che facciano più casino trecento taxisti ai quali vien toccato il diritto di pastura privata che non diecimila operai cassintegrati o ventimila agricoli senza più lavoro, per richiamare un'affermazione che all'epoca circolava sulla categoria degli autisti di vetture pubbliche: "l'unico gruppo di lavoratori che protesta per un aumento dell'occupazione di settore"...

Pensiero stupendo II

E MENTRE MI addormentavo, ieri sera, in compagnia di una pattuglia di zanzare temerarie, sono stato cullato da un violentissimo pensiero stupendo. Forse perché sentivo lo scricchiolio delle infinite ricevute dei taxi che si accumulano per lavoro sulla mia scrivania, forse perché turbato ancora dalla dichiarazione dei redditi e dal pensiero di un mondo diverso, in cui l'ambiente sia rispettato e il lavoro scorra fluido e traversale; ho pensato a una carica di unni, armati di mazze chiodate e altri tipi di strumenti da assalto alla fortezza, che scalavano impavidi i bastioni della corporazione, abbattendo con vigorosi colpi le resistenze, spezzando i contrafforti, minando le superfici di difesa. Crollava nella notte l'intera ideologia dei taxi, senza pietà, senza ripensamenti: crollavano i supplementi di tre euro, di sei euro dopo le otto e cinque di sera, i tassametri che passano dalla tariffa uno alla tariffa due e vedi passare i centesimi e poi gli euro ad una velocità superiore a quella con la quale vengono guadagnati dai cardiochirurghi delle cliniche svizzere; i lunghi giri fatti di infiniti semafori rossi e svolte improvvise in strade che si scoprono lente, limacciose, paludose: l'antesignano di qualunque catenaccio all'italiana. Ho immaginato le file interminabili di turisti che vengono salassati a Linate e Malpensa, i giochetti della sera tardi, quando il taxi lo chiami per telefono dalla sua centrale ed arriva già con dieci, dodici euro caricati per un tragitto che magari ne costerà tre, forse quattro; le file infinite ai parcheggi redditizi e i vuoti esistenziali nei giorni in cui conviene essere "altrove", magari più vicini alla Fiera, magari in coda a Linate perché arriva il Roma Milano delle nove. Ho rivisto la stazione centrale, popolata di file e file di sventurati in attesa per ore, prima di pagare pegno e dopo il salasso e il disservizio del treno pagare la multa con sovrattassa del taxi. Ho rivisto i giorni di pioggia, in inverno, in cui i taxi scompaiono, e quando li trovi, mentre ti stanno per chiedere trenta euro per due chilometri e mezzo di strada, si lamentano che non ci sono le preferenziali tutte per loro ma solo per i tram, e poi tutti quei maledetti motorini...

Adesso parleremo di scioperi, di agitazione, ci sarà il rischio del crollo, l'ordine pubblico compromesso, i taxi senza controllo, gli extracomunitari che potranno fare danni e magari abusare delle ragazzette inermi la notte nei quartieri di periferia, quelli tra gli autisti rovinati perché hanno speso 150 mila euro al nero per avere il privilegio di servire la comunità guidando una carrozza bianca col tassametro. Ci sarà voglia di rivoluzione nell'aria, e storie tristi, dolci, violente, allucinanti.

Non ho la macchina, non la voglio, non mi serve (e non posso neanche permettermela, se è per questo: duemila euro l'anno solo di assicurazione non hanno senso). Non inquino, non sporco, non consumo, non parcheggio: in un sistema diverso, con una rete di servizi e di trasporti in concorrenza (e magari un premio dall'amministrazione per questa scelta di non guida) avrei opportunità di spostamento ecologiche, meno gravi per il caos interno. Non produco traffico, non produco inquinamento, non produco disordine, non occupo spazio. Invece, mi sono abbonato ai "Venti euro con la ricevuta, ma se vuole segno trenta, dica lei" che mi seguono senza pietà, quando sto per scendere dal taxi.

Ho fatto un sogno stupendo: un rogo liberatorio dalle cui ceneri rinascerà una città diversa, in cui fare il tassista non è più un privilegio. Adesso, avanti coi notai. E coi giornalisti, come mi fa notare Diderot: chissenefrega. Flessibili? E allora flessibili tutti, buon dio. Avanti con la pubblica amministrazione e i bancari e gli assicuratori tutti coi contratti a termine. Rinnovabili, s'intende, ma a termine e senza protestare. Non conta l'età se non nel nonnismo da caserma: conta la dignità delle persone. Di tutte, non solo di alcune categorie.

E' stata una notte lunga, come potete capire.

2.7.06

Pensiero stupendo

OGGI MENTRE SFRECCIAVO in centro all'improvviso sono stato fulminato da un pensiero stupendo: è valsa la pena cambiare governo. Abbiamo disintegrato la congrega dei tassisti! Adesso, mancano solo i notai, e il più è fatto...

Doonesbury's Sunday

GARY B. TRUDEAU, anche questa domenica...