IN UN COMMENTO un lettore di Slashdot dello Sri Lanka scrive: If you thought 9/11 was big think again, we are talking about FOUR HUNDRED 9/11s here.
In questo sito vi sono le immagini satellitari di alcune delle aree colpite.
Si apprende che in molti paesi del mondo le celebrazioni pubbliche per la fine dell'anno sono state cancellate o listate a lutto. Quelle private sono lasciate alla decenza dei singoli.
31.12.04
Celebrity List 2004
E' DAL GIORNO di Santo Stefano che ho il dubbio se pubblicare questa lista. Perché purtroppo il disastro che è seguito ai terremoti davanti l'Indonesia annicchilirebbe qualunque tentativo di ironia sulle "dipartite" dell'anno che sta per terminare. Comunque, vi lascio il link: qui la lista dell'AP di chi nel corso degli anni sia morto di importante negli Stati Uniti (o secondo gli Stati Uniti). Spiccano Ray Charles, Christopher Reeve, ben due fotografi (Avedon e Cartier-Bresson), l'attore Marlon Brando e il Presidente-attore Ronald Reagan.
Dichiarazione di fine d'anno
PARTENDO DA QUATTROPASSI e passando per Wittgenstein, è il momento degli autodafé di fine anno: la moda è dire "sono un coglione" perchè ho sbattuto la macchina (o cose simili).
Oggi, che è proprio l'ultimo giorno dell'anno (e per inciso anche il mio compleanno), posso dire senza timore che non ho la macchina né il motorino né la bicicletta. Ma sono un coglione lo stesso. Senza attenuanti o limitazioni del concetto.
Oggi, che è proprio l'ultimo giorno dell'anno (e per inciso anche il mio compleanno), posso dire senza timore che non ho la macchina né il motorino né la bicicletta. Ma sono un coglione lo stesso. Senza attenuanti o limitazioni del concetto.
Mamma mia! & cara la mia vedovella...
SI DISCUTE DA qualche tempo su che cosa succederà ai nostri dati digitali una volta che saremo dipartiti per l'ultimo viaggio. Le nostre mail, i nostri documenti crittati, i blog, gli spazi digitali online e via dicendo. Le persone che amiamo li potranno conservare? Scompariranno, cancellati dal provider a tre mesi dall'ultimo accesso?
Per i comuni mortali è così. Ai celebri, invece, quel che viene detto di solito rimane. Proprio tutto. Perché oltre agli studiosi c'è una parassitaria e lasciva folla che si guadagna la giornata scavando tra le nostre curiosità morbose. Sopra tutti si erge, dal punto di vista telematico, il lozzo D'Agostino e il suo sito recentemente sdoppiatosi in Dagospia e Dagosex. Che raccoglie e centellina il miglior pus culturale della rete:
Alessandro Manzoni si stabilì a Parigi nel luglio 1805, presso la madre Giulia Beccaria cui era appena morto l'amante Carlo Imbonati. Tra lui, ventenne, e la madre si sviluppò un amore edipico: non avevano segreti, il giovane scriveva lettere parlando di lei ("Io non vivo che per la mia Giulia"), la donna non faceva che additargli il defunto Imbonati. Gli scelse anche la moglie, la bionda sedicenne Enrichetta Blondel. Manzoni si disse contento ("lo siamo tutti e tre") anche perché la giovinetta nutriva per la di lui madre devozione e rispetto, e la chiamava "maman".
(Giorgio Dell'Arti per il Foglio)
William Faulkner è di pessimo umore quando nel dicembre del 1950 arriva a Stoccolma per ritirare il Nobel: a stizzirlo è il comportamento della giuria che l'anno precedente gli aveva quasi conferito il premio, prima di sospendere il giudizio per mancanza di unanimità.
Gli bastano poche ore per cambiare disposizione d'animo, grazie alla donna incaricata di dargli il benvenuto: Else Jonsson, sulla trentina, piacente vedova di un traduttore di letteratura americana che le aveva trasmesso la passione per gli scritti dello stesso Faulkner.
Lui ha già scritto i suoi libri più noti, vive nella fattoria di Rowan Oak, nel Mississippi, insieme alla gelosa moglie Estelle che tradisce con la giovane scrittrice Joan Williams. Quello per la Jonsson fu amore a prima vista. In una lettera le scrisse: "Sono arrivato a Stoccolma quel pomeriggio odiando e temendo l'intera faccenda che dovevo affrontare, poi otto ore più tardi sono entrato in quella stanza e tu eri lì che mi guardavi e, nel momento stesso in cui guardavo nei tuoi occhi, dopo il primo impatto sul mio cuore, o quello che fosse, non ero neppure sorpreso, perché sentivo di conoscerti da sempre. Non ti ho associato al tua nome fino a metà della cena. Non pensavo neppure al tuo nome. Non importava. Sapevo che eravamo destinati, condannati, se preferisci"
(Fabio Sindici per La Stampa)
Per i comuni mortali è così. Ai celebri, invece, quel che viene detto di solito rimane. Proprio tutto. Perché oltre agli studiosi c'è una parassitaria e lasciva folla che si guadagna la giornata scavando tra le nostre curiosità morbose. Sopra tutti si erge, dal punto di vista telematico, il lozzo D'Agostino e il suo sito recentemente sdoppiatosi in Dagospia e Dagosex. Che raccoglie e centellina il miglior pus culturale della rete:
Alessandro Manzoni si stabilì a Parigi nel luglio 1805, presso la madre Giulia Beccaria cui era appena morto l'amante Carlo Imbonati. Tra lui, ventenne, e la madre si sviluppò un amore edipico: non avevano segreti, il giovane scriveva lettere parlando di lei ("Io non vivo che per la mia Giulia"), la donna non faceva che additargli il defunto Imbonati. Gli scelse anche la moglie, la bionda sedicenne Enrichetta Blondel. Manzoni si disse contento ("lo siamo tutti e tre") anche perché la giovinetta nutriva per la di lui madre devozione e rispetto, e la chiamava "maman".
(Giorgio Dell'Arti per il Foglio)
William Faulkner è di pessimo umore quando nel dicembre del 1950 arriva a Stoccolma per ritirare il Nobel: a stizzirlo è il comportamento della giuria che l'anno precedente gli aveva quasi conferito il premio, prima di sospendere il giudizio per mancanza di unanimità.
Gli bastano poche ore per cambiare disposizione d'animo, grazie alla donna incaricata di dargli il benvenuto: Else Jonsson, sulla trentina, piacente vedova di un traduttore di letteratura americana che le aveva trasmesso la passione per gli scritti dello stesso Faulkner.
Lui ha già scritto i suoi libri più noti, vive nella fattoria di Rowan Oak, nel Mississippi, insieme alla gelosa moglie Estelle che tradisce con la giovane scrittrice Joan Williams. Quello per la Jonsson fu amore a prima vista. In una lettera le scrisse: "Sono arrivato a Stoccolma quel pomeriggio odiando e temendo l'intera faccenda che dovevo affrontare, poi otto ore più tardi sono entrato in quella stanza e tu eri lì che mi guardavi e, nel momento stesso in cui guardavo nei tuoi occhi, dopo il primo impatto sul mio cuore, o quello che fosse, non ero neppure sorpreso, perché sentivo di conoscerti da sempre. Non ti ho associato al tua nome fino a metà della cena. Non pensavo neppure al tuo nome. Non importava. Sapevo che eravamo destinati, condannati, se preferisci"
(Fabio Sindici per La Stampa)
29.12.04
Terremoti: dove e quanti?
MENTRE I NOSTRI telegiornali e giornali sono passati dal "tutto a posto per i calciatori alle Maldive" al "disastro tragedia ecatombe: ecco i video e le foto dell'orrore" con annesso "per solidarietà spedite un sms qui", ho trovato il centro statunitense che si occupa di visualizzare su cartine di tutto il mondo i sismi che accadono o sono accaduti nei giorni scorso. Le mappe qui sotto non sono interattive, quelle originali, invece, si.
Da cui si evince che il terremoto dello tsunami in realtà è stato un grappolo di terremoti geograficamente distanti e di entità differenti.
Legenda: più grosso il quadrato, più forte il terremoto. Più scuro il colore, più vicino nel tempo il sisma
Da cui si evince che il terremoto dello tsunami in realtà è stato un grappolo di terremoti geograficamente distanti e di entità differenti.
Legenda: più grosso il quadrato, più forte il terremoto. Più scuro il colore, più vicino nel tempo il sisma
28.12.04
L'intervista perfetta
NON MI ERA mai capitata una cosa del genere. E' meravigliosa! Ma andiamo con ordine, perché ne vale davvero la pena.
Dunque, c'è Bruce Schneier, che ho intervistato tre o quattro volte in quanto uno dei più importanti e intelligenti esperti di sicurezza informatica (e non solo) del pianeta. Un mito. Oggi scrive sul suo sito:
Una citazione venuta male
In un articolo su un problema ai computer che ha costretto Comair a cancellare 1.100 voli il giorno di Natale, è stata citata dal giornalista dell'Associated Press questa mia frase:
"Se questo tipo di cose possono succedere per caso, che cosa succederebbe se fossero i cattivi a farlo apposta?" dice Schneier.
Sono sicuro di aver detto la frase, ma avrei preferito che il giornalista non la usasse. E' proprio quel tipo di cose che seminano la paura per le quali protesto sempre quando le dicono gli altri.
Lo dice anche un ex giornalista nei commenti al post ma lo ribatto pure io: questa ragazzi è vera onestà intellettuale. Da noi (e non solo da noi) in questi casi si smentisce o si dice "mi hanno frainteso, hanno citato la mia frase fuori contesto, volevo dire un'altra cosa". A me non è mai capitato di intervistare nessuno che dica: "Ok, l'ho detto proprio io ma ho fatto male. Ho detto una stronzata". Ragazzi, quest'uomo è veramente il mio mito. La prossima volta che lo intervisto glielo dico!
Dunque, c'è Bruce Schneier, che ho intervistato tre o quattro volte in quanto uno dei più importanti e intelligenti esperti di sicurezza informatica (e non solo) del pianeta. Un mito. Oggi scrive sul suo sito:
Una citazione venuta male
In un articolo su un problema ai computer che ha costretto Comair a cancellare 1.100 voli il giorno di Natale, è stata citata dal giornalista dell'Associated Press questa mia frase:
"Se questo tipo di cose possono succedere per caso, che cosa succederebbe se fossero i cattivi a farlo apposta?" dice Schneier.
Sono sicuro di aver detto la frase, ma avrei preferito che il giornalista non la usasse. E' proprio quel tipo di cose che seminano la paura per le quali protesto sempre quando le dicono gli altri.
Lo dice anche un ex giornalista nei commenti al post ma lo ribatto pure io: questa ragazzi è vera onestà intellettuale. Da noi (e non solo da noi) in questi casi si smentisce o si dice "mi hanno frainteso, hanno citato la mia frase fuori contesto, volevo dire un'altra cosa". A me non è mai capitato di intervistare nessuno che dica: "Ok, l'ho detto proprio io ma ho fatto male. Ho detto una stronzata". Ragazzi, quest'uomo è veramente il mio mito. La prossima volta che lo intervisto glielo dico!
26.12.04
Rimorsi e sofferenze
PUR AVENDO PRESO più aerei in questi ultimi anni di quanti se ne ritengano possibili senza lavorare come stewart per una compagnia, il fatto che segue non mi emoziona. Non è il tipico senso di disagio di chi si sposta per lavoro contro i "soliti vacanzieri". Giuro.
Però la retorica televisiva post-natalizia di una disgrazia che coinvolge aree povere, molto povere e poverissime più qualche ritrovo per "bianchi del primo mondo", tra i quali incidentalmente molti nostri connazionali intervistati in trepida attesa all'aeroporto di Malpensa ("Ho chiamato in albergo, tutto a posto: avevano la pista allagata, ora la stanno pulendo poi partiamo da qui") e anche illustri colleghi (Lamberto Sposini: "un'onda bassa, di un paio di metri, ma qui tutte le isole sono completamente piatte. Comunque bisogna sottolineare che non è successo assolutamente nulla [nell'isoletta delle Maldive dove mi trovo io, n.d.r.]"), ecco questa retorica televisiva post-natalizia è veramente schifosa.
In quel pezzo di mondo ci sono alcuni dei più disperati paradisi terrestri: orde di persone povere, con culture lontane milioni di anni luce dalla nostra e dagli stereotipi che abbiamo sul "buon selvaggio", situazioni di crisi e malattia quotidiana, prostutizione per spezzettare e ripartire la torta del turismo e via dicendo: un inferno a cielo aperto. In più, gli piomba sul collo anche il terremoto, con scosse tali da risvegliare il quasi agonizzante Papa e fargli gridare "Aiutateli!". E noi ci preoccupiamo dei nostri 300mila italiani (TRECENTOMILA! ma ci pensate? Ma che diavolo ci vanno a fare?) che ogni anno passano da lì, i quattromila o quanti sono che adesso son proprio lì a passare "nove-dieci giorni a millecento euro tutto compreso"?
A parte che con mille e cento euro dieci giorni non li passi neanche a Lido di Camaiore, se non hai già la casa tua, vorrei modificare il rantolo iniziale: ce l'ho proprio con i vacanzieri nostrani. Un po' per invidia, un po' per puro disprezzo. Basta interviste a famiglie in procinto di andare alle Maldive preoccupate che l'albergo ci sia ancora. Cazzo, cos'avete dentro il petto? Un navigatore Gps? Dei cingoli per fare fuoristrada? Un giubbotto in goratex della Gap?
Però la retorica televisiva post-natalizia di una disgrazia che coinvolge aree povere, molto povere e poverissime più qualche ritrovo per "bianchi del primo mondo", tra i quali incidentalmente molti nostri connazionali intervistati in trepida attesa all'aeroporto di Malpensa ("Ho chiamato in albergo, tutto a posto: avevano la pista allagata, ora la stanno pulendo poi partiamo da qui") e anche illustri colleghi (Lamberto Sposini: "un'onda bassa, di un paio di metri, ma qui tutte le isole sono completamente piatte. Comunque bisogna sottolineare che non è successo assolutamente nulla [nell'isoletta delle Maldive dove mi trovo io, n.d.r.]"), ecco questa retorica televisiva post-natalizia è veramente schifosa.
In quel pezzo di mondo ci sono alcuni dei più disperati paradisi terrestri: orde di persone povere, con culture lontane milioni di anni luce dalla nostra e dagli stereotipi che abbiamo sul "buon selvaggio", situazioni di crisi e malattia quotidiana, prostutizione per spezzettare e ripartire la torta del turismo e via dicendo: un inferno a cielo aperto. In più, gli piomba sul collo anche il terremoto, con scosse tali da risvegliare il quasi agonizzante Papa e fargli gridare "Aiutateli!". E noi ci preoccupiamo dei nostri 300mila italiani (TRECENTOMILA! ma ci pensate? Ma che diavolo ci vanno a fare?) che ogni anno passano da lì, i quattromila o quanti sono che adesso son proprio lì a passare "nove-dieci giorni a millecento euro tutto compreso"?
A parte che con mille e cento euro dieci giorni non li passi neanche a Lido di Camaiore, se non hai già la casa tua, vorrei modificare il rantolo iniziale: ce l'ho proprio con i vacanzieri nostrani. Un po' per invidia, un po' per puro disprezzo. Basta interviste a famiglie in procinto di andare alle Maldive preoccupate che l'albergo ci sia ancora. Cazzo, cos'avete dentro il petto? Un navigatore Gps? Dei cingoli per fare fuoristrada? Un giubbotto in goratex della Gap?
24.12.04
Un blog e Wikipedia
HO PROVATO A fare un piccolo articolo per Wikipedia, quella cosa online che mi ha portato sul Corriere della Sera (una decina di giorni fa in veste di intervistato, pensa te...). L'approccio è stato quello classico: ho scritto copiando paro paro e pigiando il tasto invio alla fine. Sono stato subito stoppato. Le cose che ho capito:
Innazitutto che non è bello sottomettere materiale con copyright in un altro sito, per di più basato sul volontario contributo della gente...
Che i link su Wikipedia non si mettono come nel resto del mondo. E questo è uno dei trucchi in base al quale quella enciclopedia funziona. In pratica, siccome le pagine con gli argomenti sono basate su nomi veri (per esempio, la pagina sulla Ferrari si trova proprio in una pagina che finisce con /Ferrari. Quindi, i link che rimandano alle altre pagine si fanno scrivendo la parola chiave tra doppie parentesi quadrate. Se il link c'è (colore blu), cliccando si va alla pagina in questione. Se il link non c'è (colore rosso), si va a una pagina di editing dove chi vuole mette il contenuto...
Infine, Wikipedia è dannatamente veloce. La mia pagina con errori di formattazione è stata stoppata in trenta secondi. Le pagine vengono aggiornate alla velocità della luce (notizie che trovi sui siti di informazione diventano subito paragrafi nelle voci dell'enciplopedia relative). A me ha stoppato un simpatico pensionato ex informatico, certo signor Knaggs, che la sera della vigilia di Natale non pare avere molto altro da fare (neanche io, se è per questo, ma non approfondiamo)
Niente male per il primo esperimento. Oltre al fatto che, se pur non mi hanno fatto registrare per scrivere, si sono loggati il mio indirizzo IP ed è pubblicamente visibile nella storia della pagina in questione...
Ah, per la cronaca, la voce enciclopedica era sulla scrittrice Vicki Baum (e scrivendo il link con le due tag etc. etc., mi rendo conto di quanto sia più comodo l'altro sistema, quello con le doppie parentesi quadre di Wikipedia...)
Innazitutto che non è bello sottomettere materiale con copyright in un altro sito, per di più basato sul volontario contributo della gente...
Che i link su Wikipedia non si mettono come nel resto del mondo. E questo è uno dei trucchi in base al quale quella enciclopedia funziona. In pratica, siccome le pagine con gli argomenti sono basate su nomi veri (per esempio, la pagina sulla Ferrari si trova proprio in una pagina che finisce con /Ferrari. Quindi, i link che rimandano alle altre pagine si fanno scrivendo la parola chiave tra doppie parentesi quadrate. Se il link c'è (colore blu), cliccando si va alla pagina in questione. Se il link non c'è (colore rosso), si va a una pagina di editing dove chi vuole mette il contenuto...
Infine, Wikipedia è dannatamente veloce. La mia pagina con errori di formattazione è stata stoppata in trenta secondi. Le pagine vengono aggiornate alla velocità della luce (notizie che trovi sui siti di informazione diventano subito paragrafi nelle voci dell'enciplopedia relative). A me ha stoppato un simpatico pensionato ex informatico, certo signor Knaggs, che la sera della vigilia di Natale non pare avere molto altro da fare (neanche io, se è per questo, ma non approfondiamo)
Niente male per il primo esperimento. Oltre al fatto che, se pur non mi hanno fatto registrare per scrivere, si sono loggati il mio indirizzo IP ed è pubblicamente visibile nella storia della pagina in questione...
Ah, per la cronaca, la voce enciclopedica era sulla scrittrice Vicki Baum (e scrivendo il link con le due tag etc. etc., mi rendo conto di quanto sia più comodo l'altro sistema, quello con le doppie parentesi quadre di Wikipedia...)
22.12.04
Suggerimenti di libri per chi, col Natale alle porte co' sassi, ancora non s'è deciso
OK, PRATICAMENTE CI siamo, e per quelli che sono arrivati a poche ore dal Natale senza regalo, tre consigli: tre libri (li recuperate velocemente, sono mainstream) che io stesso sto regalando. Due ai miei genitori - e qui lo dico pubblicamente perché le due anziane creature non leggono blog o perlomeno non il mio - e uno a x. In più, qui trovate un'altra lista a cura del sottoscritto.
Per mammà:
Il tomo (son quasi seicento pagine) piace perché massiccio e curato. Si tratta di Vicki Baum, che la maggior parte di voialtri sicuramente non conosce. Il titolo è Hotel Shangai, ed è un romanzo storico di tipo corale (nove personaggi, Shangai compresa) ambientato negli anni Trenta. Quando, peraltro, è stato scritto. Infatti, la signora Baum, scomparsa a 73 anni nel 1960, ha scritto decine di romanzi di successo - da alcuni dei quali tratti anche film di rilievo come Grand Hotel interpretato da Greta Garbo e Joan Crawford. Era ebrea di origine austriaca, emigrata poi negli Stati Uniti e dedicatasi alla macchina da scrivere, ma nel suo passato c'è un po' di tutto: concerti musicali (allieva del conservatorio di Vienna), lo studio, l'immancabile giornalismo in Germania e a mille altre attività culturali. Il suo saper narrare qui è all'acme, mirabile e sottile, dolcemente inventivo. Piacere di lettura al femminile anche se un buon maschietto ne può trarre un certo giovamento. E', per quanto semi sconosciuta al giorno d'oggi, una dei primi creatori di moderni best-seller, quasi sicuramente la prima donna nel settore. E soprattutto, è una scrittrice "degna" di Einaudi ma non è pubblicata da Einaudi: solo per questo varrebbe la pena.
Vicki Baum
Hotel Shangai
589 pagine
Edito da Bookever
Euro 16,50
Per papà
Non si perde di livello, perché il libro in realtà è di valore. Da alcuni mesi l'edizione americana, che mi ha regalato un amico toscano che vive a Milano, giace un po' trascurata accanto al mio letto, ma solo per pigrizia. Perché il classicone di quest'anno, Il Codice da Vinci di Dan Brown ha colto nel segno. Il consiglio è di comprarlo nell'edizione rilegata perché è una buona lettura, piena di suggestioni anche per noi italioti. La trama è spiegata a destra e a manca con dovizia di particolari secondo me impropria, visto che si tratta pur sempre di un thriller. Diciamo che nelle prime cinque pagine si trova un omicidio, un letterato che farà da investigatore, un'associazione di cattolici che risponde al nome di Opus Dei, la notte parigina, il Louvre... Visto il titolo del libro e il sorriso della Gioconda in copertina, si può anche arguire che il genio del Rinascimento qualcosina avrà a che fare nello sviluppo del testo. Ma questo starà eventualmente a voi scoprirlo, se avrete la pazienda di abbracciare un esperimento che in passato non è quasi mai riuscito ma che questa volta non ha fallito: lasciare la macchina per scrivere a un americano quando si toccano temi come la storia dell'arte, la religione, le capitali della vecchia Europa. Provare per credere.
Dan Brown
Il codice Da Vinci
524 pagine
Edito da Mondadori
Euro 18,60
Per x
Piccolo, semisconosciuto, divertente, particolare. Il privilegio di essere un guru del per me sconosciuto Lorenzo Licalzi l'ho incontrato per caso in libreria due sere fa. E non so perché, sarà la copertina (bianca con un guru fumettoso disegnato nella posizione del loto), sarà il titolo, sarà la pagina letta a caso come test per vedere se procedere "all'acquisto impulsivo", ma mi sono convinto nonostante il non popolarissimo prezzo di questa edizione "povera". Ho fatto bene: il giovane genovese edito da Fazi Editore è divertente, molto, maledettamente divertente. Sono arrivato a trequarti ma già so che lo incarto e lo regalo. E' un bel romanzo, divertente, scritto bene (anche se a quanto pare i genovesi hanno problemi a seminare le virgole nei paragrafi del testo) che dice qualcosa di più sugli stereotipi e i tempi moderni. Una galleria di stupendi personaggi (soprattutto donne) che ruota intorno all'io narrante Andrea Zanardi, un immarcescibile tombeur des fammes che ha organizzato la sua vita in funziona della conquista galante. Imperdibile, secondo me. Se non lo trovate nella libreria dietro casa vostra, incazzatevi e ordinatene tre.
Lorenzo Licalzi
Il privilegio di essere un guru
188 pagine
Edito da Fazi Editore
Euro 15,00 ('azz!)
Per mammà:
Il tomo (son quasi seicento pagine) piace perché massiccio e curato. Si tratta di Vicki Baum, che la maggior parte di voialtri sicuramente non conosce. Il titolo è Hotel Shangai, ed è un romanzo storico di tipo corale (nove personaggi, Shangai compresa) ambientato negli anni Trenta. Quando, peraltro, è stato scritto. Infatti, la signora Baum, scomparsa a 73 anni nel 1960, ha scritto decine di romanzi di successo - da alcuni dei quali tratti anche film di rilievo come Grand Hotel interpretato da Greta Garbo e Joan Crawford. Era ebrea di origine austriaca, emigrata poi negli Stati Uniti e dedicatasi alla macchina da scrivere, ma nel suo passato c'è un po' di tutto: concerti musicali (allieva del conservatorio di Vienna), lo studio, l'immancabile giornalismo in Germania e a mille altre attività culturali. Il suo saper narrare qui è all'acme, mirabile e sottile, dolcemente inventivo. Piacere di lettura al femminile anche se un buon maschietto ne può trarre un certo giovamento. E', per quanto semi sconosciuta al giorno d'oggi, una dei primi creatori di moderni best-seller, quasi sicuramente la prima donna nel settore. E soprattutto, è una scrittrice "degna" di Einaudi ma non è pubblicata da Einaudi: solo per questo varrebbe la pena.
Vicki Baum
Hotel Shangai
589 pagine
Edito da Bookever
Euro 16,50
Per papà
Non si perde di livello, perché il libro in realtà è di valore. Da alcuni mesi l'edizione americana, che mi ha regalato un amico toscano che vive a Milano, giace un po' trascurata accanto al mio letto, ma solo per pigrizia. Perché il classicone di quest'anno, Il Codice da Vinci di Dan Brown ha colto nel segno. Il consiglio è di comprarlo nell'edizione rilegata perché è una buona lettura, piena di suggestioni anche per noi italioti. La trama è spiegata a destra e a manca con dovizia di particolari secondo me impropria, visto che si tratta pur sempre di un thriller. Diciamo che nelle prime cinque pagine si trova un omicidio, un letterato che farà da investigatore, un'associazione di cattolici che risponde al nome di Opus Dei, la notte parigina, il Louvre... Visto il titolo del libro e il sorriso della Gioconda in copertina, si può anche arguire che il genio del Rinascimento qualcosina avrà a che fare nello sviluppo del testo. Ma questo starà eventualmente a voi scoprirlo, se avrete la pazienda di abbracciare un esperimento che in passato non è quasi mai riuscito ma che questa volta non ha fallito: lasciare la macchina per scrivere a un americano quando si toccano temi come la storia dell'arte, la religione, le capitali della vecchia Europa. Provare per credere.
Dan Brown
Il codice Da Vinci
524 pagine
Edito da Mondadori
Euro 18,60
Per x
Piccolo, semisconosciuto, divertente, particolare. Il privilegio di essere un guru del per me sconosciuto Lorenzo Licalzi l'ho incontrato per caso in libreria due sere fa. E non so perché, sarà la copertina (bianca con un guru fumettoso disegnato nella posizione del loto), sarà il titolo, sarà la pagina letta a caso come test per vedere se procedere "all'acquisto impulsivo", ma mi sono convinto nonostante il non popolarissimo prezzo di questa edizione "povera". Ho fatto bene: il giovane genovese edito da Fazi Editore è divertente, molto, maledettamente divertente. Sono arrivato a trequarti ma già so che lo incarto e lo regalo. E' un bel romanzo, divertente, scritto bene (anche se a quanto pare i genovesi hanno problemi a seminare le virgole nei paragrafi del testo) che dice qualcosa di più sugli stereotipi e i tempi moderni. Una galleria di stupendi personaggi (soprattutto donne) che ruota intorno all'io narrante Andrea Zanardi, un immarcescibile tombeur des fammes che ha organizzato la sua vita in funziona della conquista galante. Imperdibile, secondo me. Se non lo trovate nella libreria dietro casa vostra, incazzatevi e ordinatene tre.
Lorenzo Licalzi
Il privilegio di essere un guru
188 pagine
Edito da Fazi Editore
Euro 15,00 ('azz!)
La festa secondo Google
SI APPROPINQUA IL 25 e su Internet si festeggia in vari modi. Quell'incrocio di conoscenza e naviganti che è Google si presta con i soliti banner. Mica male, ruoteranno varie volte nei prossimi giorni.
21.12.04
Il vero sentiment per Firenze
L'ATTUALE SINDACO DI Firenze si chiama Leonardo Domenici: ex parlamentare diessino, è quello che ai telegiornali nazionali gli storpiano sempre il nome in "Dominici" e che quest'estate alle comunali è riuscito a finire al ballottaggio in una città con i tre quarti degli elettori che votano a sinistra. Adesso, dopo che ieri il Sole 24 Ore ha pubblicato il suo rapportino annuale sulla qualità della vita nelle città d'Italia, gongola perché Firenze è sempre tra le prime cinque e addirittura la prima per quanto riguarda l'idea di città in cui gli italiani vorrebbero vivere (24,3% del totale del Belpaese opterebbe per la città del giglio, per la precisione), davanti a Roma, Siena, Bologna, Perugia, Bolzano, Parma, Genova, Rimini e Trento, tanto per dire quali sono le altre nella top ten.
Firenze era la prima in assoluto l'anno scorso, ed è in caduta libera su tutti gli indicatori, tranne su uno: quello che conta meno per quanto riguarda l'amministrazione ma tocca la storia e il passato (variabili sulle quali un solo sindaco troppi danni non riesce a fare).
Ebbene, anziché fasciarsi la testa e dire che adesso bisogna rimboccarsi le maniche e salvare il salvabile prima che sia troppo tardi, il nostro gongolante sindaco ("nostro" perché io sono sempre residente qui a Firenze) dimostra di non aver letto non dico le tabelle (che sono piene di numeri e magari non le capisce), ma neanche gli articoli. Come quello di Cesare Peruzzi, la firma del Sole da Firenze, che non è che ci vada giù tanto delicato. O no?
In vetta / Le ragioni del successo
I problemi ci sono ma il mito resiste
I miti sono duri a morire. Non fa eccezione l’immagine di Firenze luogo del bello e del viver bene. Il sondaggio di IPr marketing per il Sole-24Ore su dove gli italiani vorrebbero risiedere ha infatti confermato un sentiment molto diffuso a livello internazionale. Qualche anno fa, un’indagine analoga realizzata negli Stati Uniti per individuare la località preferita dagli americani per un viaggio o un trasferimento di lavoro indicò al primo posto ancora una volta la città di Dante.
Da questo punto di vista, Firenze e più in generale la Toscana rappresentano un brand di formidabile forza e suggestione. I cui contenuti rispondono però solo in parte alle attese. Qui si sta effettivamente meglio che in molti altri luoghi d’Italia e del mondo, una realtà testimoniata dai piazzamenti di Firenze nella classifica del Sole-24Ore sulla qualità della vita, che quest’anno vede il capoluogo toscano al quinto posto nel Paese (era addirittura primo nel 2003), posizione analoga a quella occupata nella graduatoria Istat sulla ricchezza prodotta. Economia, cultura e servizi sociali sono gli indicatori di maggior successo.
Tasso di disoccupazione basso (intorno al 4%), alto livello di coesione civile, buona dotazione e offerta culturale: per molti versi Firenze può effettivamente apparire come un’isola felice, dove si concentra una quantità di beni artistici irripetibile, con una delle campagne più suggestive del mondo a pochi chilometri. Questo hanno consacrato pittori e poeti, letterati e registi. Questo ama (e cerca) il pubblico colto e meno colto. Ma non è tutto oro quello che luccica.
Se la gente scappa da Firenze (365 mila i residenti, in sensibile diminuzione) un motivo c’è. Traffico, smog, prezzi alti, degrado urbano: i mali delle grandi città ci sono tutti, e anche qualcuno delle piccole (come la ristrettezza del mercato del lavoro). Le case hanno valutazioni stratosferiche e trovare un parcheggio è un’impresa da inguaribili ottimisti. I manager stranieri si trasferiscono volentieri nel capoluogo toscano, salvo poi scoprire che l’unica scuola americana è sovraffollata e non può espandersi per motivi burocratici. E quando le aziende, magari multinazionali, provano a investire nell’area si scontrano con i tempi delle istituzioni. A un luogo normale basterebbe molto meno per vanificare qualsiasi azione di marketing territoriale. Ma il mito di Firenze resiste.
Cesare Peruzzi
Ps: il vero sentiment (cioè la categoria sociologica del sentire coniata dai geni del marketing che hanno lavorato alla ricerca del Sole 24 Ore) è in circolazione da non poco tempo. Roberto, qui nei commenti, lo afferma. Io aggiungo che lo ha anche scritto, a suo tempo, con meravigliosa gravità. Non me ne vogliano i non-fiorentini se proseguo su quest'argomento. Sono almeno otto secoli che nella mia città si fa guerra per piccole cose, a lungo e con passione...
Firenze era la prima in assoluto l'anno scorso, ed è in caduta libera su tutti gli indicatori, tranne su uno: quello che conta meno per quanto riguarda l'amministrazione ma tocca la storia e il passato (variabili sulle quali un solo sindaco troppi danni non riesce a fare).
Ebbene, anziché fasciarsi la testa e dire che adesso bisogna rimboccarsi le maniche e salvare il salvabile prima che sia troppo tardi, il nostro gongolante sindaco ("nostro" perché io sono sempre residente qui a Firenze) dimostra di non aver letto non dico le tabelle (che sono piene di numeri e magari non le capisce), ma neanche gli articoli. Come quello di Cesare Peruzzi, la firma del Sole da Firenze, che non è che ci vada giù tanto delicato. O no?
In vetta / Le ragioni del successo
I problemi ci sono ma il mito resiste
I miti sono duri a morire. Non fa eccezione l’immagine di Firenze luogo del bello e del viver bene. Il sondaggio di IPr marketing per il Sole-24Ore su dove gli italiani vorrebbero risiedere ha infatti confermato un sentiment molto diffuso a livello internazionale. Qualche anno fa, un’indagine analoga realizzata negli Stati Uniti per individuare la località preferita dagli americani per un viaggio o un trasferimento di lavoro indicò al primo posto ancora una volta la città di Dante.
Da questo punto di vista, Firenze e più in generale la Toscana rappresentano un brand di formidabile forza e suggestione. I cui contenuti rispondono però solo in parte alle attese. Qui si sta effettivamente meglio che in molti altri luoghi d’Italia e del mondo, una realtà testimoniata dai piazzamenti di Firenze nella classifica del Sole-24Ore sulla qualità della vita, che quest’anno vede il capoluogo toscano al quinto posto nel Paese (era addirittura primo nel 2003), posizione analoga a quella occupata nella graduatoria Istat sulla ricchezza prodotta. Economia, cultura e servizi sociali sono gli indicatori di maggior successo.
Tasso di disoccupazione basso (intorno al 4%), alto livello di coesione civile, buona dotazione e offerta culturale: per molti versi Firenze può effettivamente apparire come un’isola felice, dove si concentra una quantità di beni artistici irripetibile, con una delle campagne più suggestive del mondo a pochi chilometri. Questo hanno consacrato pittori e poeti, letterati e registi. Questo ama (e cerca) il pubblico colto e meno colto. Ma non è tutto oro quello che luccica.
Se la gente scappa da Firenze (365 mila i residenti, in sensibile diminuzione) un motivo c’è. Traffico, smog, prezzi alti, degrado urbano: i mali delle grandi città ci sono tutti, e anche qualcuno delle piccole (come la ristrettezza del mercato del lavoro). Le case hanno valutazioni stratosferiche e trovare un parcheggio è un’impresa da inguaribili ottimisti. I manager stranieri si trasferiscono volentieri nel capoluogo toscano, salvo poi scoprire che l’unica scuola americana è sovraffollata e non può espandersi per motivi burocratici. E quando le aziende, magari multinazionali, provano a investire nell’area si scontrano con i tempi delle istituzioni. A un luogo normale basterebbe molto meno per vanificare qualsiasi azione di marketing territoriale. Ma il mito di Firenze resiste.
Cesare Peruzzi
Ps: il vero sentiment (cioè la categoria sociologica del sentire coniata dai geni del marketing che hanno lavorato alla ricerca del Sole 24 Ore) è in circolazione da non poco tempo. Roberto, qui nei commenti, lo afferma. Io aggiungo che lo ha anche scritto, a suo tempo, con meravigliosa gravità. Non me ne vogliano i non-fiorentini se proseguo su quest'argomento. Sono almeno otto secoli che nella mia città si fa guerra per piccole cose, a lungo e con passione...
Il nuovo film del Walt Disney con gli occhi a mandorla
IERI (MA IN realtà sarebbe oggi) è uscito in Giappone Howl's Moving Castle" (Howl no Ugoku Shiro), il cartone animato (la parola giusta sarebbe Animé) di Hayao Miyazaki, il più bravo regista e animatore nipponico. Il soggetto è adattato da un racconto della scrittrice britannica Diana Wynne Jones. Sembra che nelle isole della dea Yamatai siano impazziti tutti ancora una volta per il lavoro del Maestro...
Ps: faccio pubblica ammenda. Come giustamente mi scrive Ernesto (titolare di un blog molto Nippon-oriented) il film in realtà era uscito già da giorni. Il 24 novembre almeno, come si può notare dalla data del JapanTimes a cui sopra rimandavo... Mea culpa!
Ps: faccio pubblica ammenda. Come giustamente mi scrive Ernesto (titolare di un blog molto Nippon-oriented) il film in realtà era uscito già da giorni. Il 24 novembre almeno, come si può notare dalla data del JapanTimes a cui sopra rimandavo... Mea culpa!
20.12.04
Poi arriva Natale. Auguri?
POI ARRIVA NATALE. Perché, parliamoci chiaro, la festa sarebbe quella. Ma non si sa più come farli, questi auguri di Natale. Perché c'è da rispettare i laici, gli atei, quelli che hanno la sensibilità di altre religioni, quelli che Natale li deprime, quelli che tanto lavorano lo stesso, quelli che invece festeggiano il 3 perché al loro paese da bambini i regali si davano allora.
In pratica, quando incontri magari la ragazzina dai capelli rossi sei lì che tremi, tentenni, non sai che fare. Lei allora ti precede, spalanca gli occhi, apre un sorriso di denti candidi, si piega leggermente in avanti, ti dà una mano piccola e calda e ti dice "tanti auguri di Buon Natale" in un modo che si sentono anche le maiuscole e il coro delle strofe di Bing Crosby dietro. E tu ti imbarazzi che vorresti scomparire sottoterra, perché passi da laico, ateo, con sensibilità di altre religioni, un po' depresso per le feste e comunque tanto sei flessibile e devi lavorare lo stesso, soprattutto perché al tuo paese il Natale i bambini lo festeggiavano 23 giorni prima. Insomma, queste feste son davvero un gran casino. Auguri?
In pratica, quando incontri magari la ragazzina dai capelli rossi sei lì che tremi, tentenni, non sai che fare. Lei allora ti precede, spalanca gli occhi, apre un sorriso di denti candidi, si piega leggermente in avanti, ti dà una mano piccola e calda e ti dice "tanti auguri di Buon Natale" in un modo che si sentono anche le maiuscole e il coro delle strofe di Bing Crosby dietro. E tu ti imbarazzi che vorresti scomparire sottoterra, perché passi da laico, ateo, con sensibilità di altre religioni, un po' depresso per le feste e comunque tanto sei flessibile e devi lavorare lo stesso, soprattutto perché al tuo paese il Natale i bambini lo festeggiavano 23 giorni prima. Insomma, queste feste son davvero un gran casino. Auguri?
Teoria della relatività televisiva
LA VELOCITA' CON la quale Carrie Bradshaw lascia il russo e si rimette con Mr. Big (tradotto: bacio e letto) è sorprendente. Le avvisaglie c'erano ("Perché ogni volta che le cose vanno male con un uomo lo paragono con Mr. Big", diceva poche scene prima per telefono con New York e proprio a New York chiede di essere riportata, cioè a casa) ma lo stesso c'è da restare sorpresi.
Si scopre anche il nome di Mr. Big, tra l'altro, ma io mi sono distratto a scrivere e quindi ciccia...
Comunque, vien da pensare che la settima e ultima stagione di Sex and the City finisca un po' in melò... qui si amano tutti, con la precisione di un teorema matematico. In cui, peraltro, anche il tempo pare scorrere solo dal loro punto di vista, a velocità inconsuete ed intermittenti. Però, almeno, la protagonista scompare tra la gente che cammina su un marciapiede: una "fine" normale, come chiudere la finestra sulla vita di un gruppo di persone.
(Un dubbio: ma alla non più giovane fanciulla, fare avanti e indietro tra New York e Parigi, per quanto si viaggi in business, non la rincoglionisce neanche un po'?)
Si scopre anche il nome di Mr. Big, tra l'altro, ma io mi sono distratto a scrivere e quindi ciccia...
Comunque, vien da pensare che la settima e ultima stagione di Sex and the City finisca un po' in melò... qui si amano tutti, con la precisione di un teorema matematico. In cui, peraltro, anche il tempo pare scorrere solo dal loro punto di vista, a velocità inconsuete ed intermittenti. Però, almeno, la protagonista scompare tra la gente che cammina su un marciapiede: una "fine" normale, come chiudere la finestra sulla vita di un gruppo di persone.
(Un dubbio: ma alla non più giovane fanciulla, fare avanti e indietro tra New York e Parigi, per quanto si viaggi in business, non la rincoglionisce neanche un po'?)
19.12.04
Chi viene in questo Posto
ECCO, QUESTA QUI sotto è l'immagine (penso aggiornata in tempo reale) dei sistemi operativi che visitano questo posto. Il rosso è Windows XP, il verde Mac OsX, il blu Windows 2000. Linux ha un colore che non so spiegarvi, quindi ve lo metto qui accanto: . Insomma, se vogliamo metterli in fila (in ordine decrescente, ma potrebbe cambiare) ci sono: Xp, MacOsX, 98, NT, Linux, ME, Server 2003 - perché a quanto pare c'è gente che naviga anche con quello...
Prevale quindi il mondo Microsoft, anche se le percentuali sono comunque differenti rispetto al mercato. Interessante che ci siano a giro più Windows 98 e NT (l'antenato di Windows 2000 e quindi di Xp) che non ME. Alla fine, l'idea è che più Windows vengono, meglio è. Poi, parleremo anche dei browser, perché nei 27 mesi di vita di questo Post ne sono passati parecchi...
Prevale quindi il mondo Microsoft, anche se le percentuali sono comunque differenti rispetto al mercato. Interessante che ci siano a giro più Windows 98 e NT (l'antenato di Windows 2000 e quindi di Xp) che non ME. Alla fine, l'idea è che più Windows vengono, meglio è. Poi, parleremo anche dei browser, perché nei 27 mesi di vita di questo Post ne sono passati parecchi...
C'è una guerra in corso là fuori, e tu non lo sapevi...
ADESSO ARRIVA NATALE, ci mettiamo tutti a tavola con la famiglia, mangiamo l'arrosto e il panettone. Magari ci arrabbiamo per le cose brutte del mondo, le guerre e gli scontri veri. Oppure siamo coinvolti nel business o nello sport, e facciamo il tifo per le guerre tra "persone civili" (i russi che cambiano di mano a un pezzo degli impianti petroliferi, due direttori di quotidiani italiani cambiati in sette giorni sette). Insomma, è la vita...
La mia piccola storiella di Natale riguarda una battaglia di cui forse non avete sentito parlare. La guerra al peertopeer, cioè P2P, quelli che scambiano i file attraverso Internet. C'è un mondo, là fuori, che ha cambiato il modo con il quale funziona l'industria dell'intrattenimento. Prima le canzoni, i programmi, adesso i telefilm e i film. Insomma, ditemi qualcosa che avete visto o sentito in televisione, e probabilmente lo troviamo su Internet.
Da una parte, qualche centinaio di migliaia di "scambisti", guidati da pochi siti e abili programmatori che stanno creando nuove e più efficienti modalità di scambio dei file. Dall'altro, artisti in crisi, industrie allo stremo, avvocati allupati. Scena: gli Stati Uniti. Ma non solo. Stanno fioccando arresti, ingiunzioni, perquisizioni un po' da tutte le parti. Uno dei principali siti dedicati alla raccolta dei "semi" da piantare per poi ottenere dalla collettività il file (film, telefilm, software o quel che è), è saltato per aria. E' l'attacco (probabilmente condotto sia con armi legali che con qualche tecnica un po' "obliqua") dei titolari dei diritti.
Ma la rete si attrezza e cerca di reagire: leggete un po' cosa scrivono i partigiani del libero scambio, tra le pieghe di Internet...
TorrentBits.org and SuprNova.org Go Dark
Numerous people wrote in with similar stories: "Without providing a reason, both of these sites have shut down: SuprNova.org and TorrentBits.org." We mentioned a few days ago that the MPAA was going after Bittorrent sites
e poi:
I think they are getting way too many members to cope with at the moment (with TB and suprnova going down). They got about 15,000 in 12 hours (went from 140,000 last night to 155,000 this morning when I checked).
This is going to be a huge issue for all the new/small torrents sites - how do they work with the load that millions of new users demand?
BTW: If you have an IRC client, you can join #bt, #bt-gm and #tvtorrents on efnet. #bt and #tvtorrents serves TV show torrents and #bt-gm serves torrents for games and movies.
Since it's IRC it stands a somewhat better chance of surviving.
e ancora:
Suprnova.org itself says:
Greetings everybody, As you have probably noticed, we have often had downtimes. This was because it was so hard to keep this site up! But now we are sorry to inform you all, that SuprNova is closing down for good in the way that we all know it. We do not know if SuprNova is going to return, but it is certainly not going to be hosting any more torrent links. We are very sorry for this, but there was no other way, we have tried everything. Thank you all that helped us, by donating mirrors or something else, by uploading and seeding files, by helping people out on IRC and on forum, by spreading the word about SuprNova.org. It is a sad day for all of us! Please visit SuprNova.org every once in a while to get the latest news on what is happening and if there is anything new to report on. As we wish to maintain the nice comunity that we created, we are keppig forums and irc servers open. Thank you all and Goodbye! sloncek & the rest of the SuprNova Team
e infine:
The only way these sites will be able to remain online is to host them on servers out of European and American jurisdiction.
I'm a system administrator here in Saint Petersburg, Russia for an ISP that I'm a founding member of (even though I'm not Russian). I've got oodles of bandwidth, and would love to host a popular torrent site (especially because I rely on these torrents to escape from having to watch Russian television).
Is anyone interested in teaming up with me so we can get the torrents back on the web without legal worry?
You can find me here (sale [AT] winlink.ru)
p.s. to all the mods that are going to mod me into oblivian, think of this: the whole idea here is to keep the torrents alive. Isn't that what we all want?
Continua alla prossima puntata...
La mia piccola storiella di Natale riguarda una battaglia di cui forse non avete sentito parlare. La guerra al peertopeer, cioè P2P, quelli che scambiano i file attraverso Internet. C'è un mondo, là fuori, che ha cambiato il modo con il quale funziona l'industria dell'intrattenimento. Prima le canzoni, i programmi, adesso i telefilm e i film. Insomma, ditemi qualcosa che avete visto o sentito in televisione, e probabilmente lo troviamo su Internet.
Da una parte, qualche centinaio di migliaia di "scambisti", guidati da pochi siti e abili programmatori che stanno creando nuove e più efficienti modalità di scambio dei file. Dall'altro, artisti in crisi, industrie allo stremo, avvocati allupati. Scena: gli Stati Uniti. Ma non solo. Stanno fioccando arresti, ingiunzioni, perquisizioni un po' da tutte le parti. Uno dei principali siti dedicati alla raccolta dei "semi" da piantare per poi ottenere dalla collettività il file (film, telefilm, software o quel che è), è saltato per aria. E' l'attacco (probabilmente condotto sia con armi legali che con qualche tecnica un po' "obliqua") dei titolari dei diritti.
Ma la rete si attrezza e cerca di reagire: leggete un po' cosa scrivono i partigiani del libero scambio, tra le pieghe di Internet...
TorrentBits.org and SuprNova.org Go Dark
Numerous people wrote in with similar stories: "Without providing a reason, both of these sites have shut down: SuprNova.org and TorrentBits.org." We mentioned a few days ago that the MPAA was going after Bittorrent sites
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I think they are getting way too many members to cope with at the moment (with TB and suprnova going down). They got about 15,000 in 12 hours (went from 140,000 last night to 155,000 this morning when I checked).
This is going to be a huge issue for all the new/small torrents sites - how do they work with the load that millions of new users demand?
BTW: If you have an IRC client, you can join #bt, #bt-gm and #tvtorrents on efnet. #bt and #tvtorrents serves TV show torrents and #bt-gm serves torrents for games and movies.
Since it's IRC it stands a somewhat better chance of surviving.
e ancora:
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Greetings everybody, As you have probably noticed, we have often had downtimes. This was because it was so hard to keep this site up! But now we are sorry to inform you all, that SuprNova is closing down for good in the way that we all know it. We do not know if SuprNova is going to return, but it is certainly not going to be hosting any more torrent links. We are very sorry for this, but there was no other way, we have tried everything. Thank you all that helped us, by donating mirrors or something else, by uploading and seeding files, by helping people out on IRC and on forum, by spreading the word about SuprNova.org. It is a sad day for all of us! Please visit SuprNova.org every once in a while to get the latest news on what is happening and if there is anything new to report on. As we wish to maintain the nice comunity that we created, we are keppig forums and irc servers open. Thank you all and Goodbye! sloncek & the rest of the SuprNova Team
e infine:
The only way these sites will be able to remain online is to host them on servers out of European and American jurisdiction.
I'm a system administrator here in Saint Petersburg, Russia for an ISP that I'm a founding member of (even though I'm not Russian). I've got oodles of bandwidth, and would love to host a popular torrent site (especially because I rely on these torrents to escape from having to watch Russian television).
Is anyone interested in teaming up with me so we can get the torrents back on the web without legal worry?
You can find me here (sale [AT] winlink.ru)
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Continua alla prossima puntata...
Metti che vuoi la macchina
METTI CHE VUOI comprare la macchina, oppure la casa, o magari la cucina nuova. Metti che hai trent'anni, non sei sposata o sposato, metti che non hai una busta paga perché oggi, secondo quel che dicono gli esperti di economia e i politici, bisogna "essere flessibili, cococo". Metti che vai in banca, o da una finanziaria, e che loro ti sorridono, ti trattano bene perché magari sei coinvolto in uno o più lavori prestigiosi, mica vendi orologi finti all'angolo di strada. Metti che poi loro però ci restano male quando gli spieghi che non hai una busta paga, una casa di proprietà, un marito o una moglie con la busta paga (metti anche che le coppie di fatto non valgono), terreni o fondi immobiliari. Metti che ti chiedi: ma se tutti si lamentano che i consumi non crescono, però io e tanti altri adesso guadagnamo mica male, ma abbiamo una forte incertezza sul domani - intendendo con domani tra sei mesi, quando ti scade il prossimo cococo - perché poi dovremmo comprare per contanti se nessuno ci vuol far credito?
Insomma, metti che ti sembra che le cose siano un po' più complicate di come te le racconta il telegiornale o di come si leggono sulle riviste: metti che scopri un giorno che il meccanismo intorno a te è stato tarato per gente diversa da te e quelli come te, che invece oggi siete costretti ad essere quel che siete, cioè flessibili e cococo. Metti che sia così anche per le cassiere del supermercato ("a progetto" per sei mesi) come per gli assistenti parlamentare dei deputati. Ecco, metti che tu volevi la macchina perché ti sei rotto le scatole di aspettare il tram però, a meno che non la paghi per contanti, mica te la puoi comprare. Non è che ci resti male?
Metti che questo Natale la gente si comprerà telefonini, videogiochi, gadget vari, libri, iPod, altre stronzate del genere. Metti che poi Montezemolo dice che dobbiamo investire nella ricerca e nell'innovazione. Metti che secondo me dovremmo prima investire nella creazione di un sistema equilibrato, poi pensare a fare la differenza con la ricerca e tutto il resto. Altrimenti la macchina se la compra solo chi ne ha già un'altra. Almeno, facessero lo sconto sull'abbonamento a chi non ha mezzi di trasporto privati, non sarebbe mica male.
Ecco, metti che questo Natale io quasi quasi cambio telefonino, perché credo che di automobile non se ne parli proprio...
Insomma, metti che ti sembra che le cose siano un po' più complicate di come te le racconta il telegiornale o di come si leggono sulle riviste: metti che scopri un giorno che il meccanismo intorno a te è stato tarato per gente diversa da te e quelli come te, che invece oggi siete costretti ad essere quel che siete, cioè flessibili e cococo. Metti che sia così anche per le cassiere del supermercato ("a progetto" per sei mesi) come per gli assistenti parlamentare dei deputati. Ecco, metti che tu volevi la macchina perché ti sei rotto le scatole di aspettare il tram però, a meno che non la paghi per contanti, mica te la puoi comprare. Non è che ci resti male?
Metti che questo Natale la gente si comprerà telefonini, videogiochi, gadget vari, libri, iPod, altre stronzate del genere. Metti che poi Montezemolo dice che dobbiamo investire nella ricerca e nell'innovazione. Metti che secondo me dovremmo prima investire nella creazione di un sistema equilibrato, poi pensare a fare la differenza con la ricerca e tutto il resto. Altrimenti la macchina se la compra solo chi ne ha già un'altra. Almeno, facessero lo sconto sull'abbonamento a chi non ha mezzi di trasporto privati, non sarebbe mica male.
Ecco, metti che questo Natale io quasi quasi cambio telefonino, perché credo che di automobile non se ne parli proprio...
Oggi a Milano
LAWRENCE LESSIG è passato dalle nostre parti. Giovedì a Torino, per presentare ufficialmente la licenza Creative Commons, oggi a Milano alla seconda edizione del "festival" in tema che si è tenuto in un sabato mattina gelido in un'aula della altrimenti deserta università Luiss.
E' stato un momento di gloria per chi, nel nostro Paese, si muove nell'ambito abbastanza magmatico dell'attivismo digitale. Non saprei come altro definire quel movimento che, dalle nostre parti, fa coincidere idealisti del software, appassionati del pinguino, politici verdi ma liberali con vecchie volpi della sinistra e liberi pensatori allos tato brado.
Impressioni? La figura dell'avvocato americano è quantomeno singolare. Dopo aver visto, qualche settimana fa, Jeremy Rifkin, altro paladino del magmatico mondo "pro-Europa, anti-Usa", anche adesso pare che si respiri un'aria di indefinibile fronda. Ma contro cosa? E soprattutto, Lessig (come Rifkin) non solo non è un pericoloso comunista, ma è anzi uno strenuo difensore (come Rifkin) del mondo e del modello americano "corrotto" da un eccesso di capitale ma, nella sostanza e nel pensiero dei due, assolutamente auspicabile per il mondo tutto.
Segnalo inoltre che Lessig usa un PowerBook non convertito a Linux e che realizza le sue presentazioni con PowerPoint, il software universalmente noto di Microsoft. Aggiungo anche che era presente Rodotà, tra gli altri, e che l'anziano professore che studia e fa da garante per la privacy in Italia e - in qualche, fortunosa maniera - anche nel resto d'Europa, è persona simpatica e dal pensare lucido e affascinante. Solo, un po' prolisso.
Mi chiedo, dopo quattro anni di incontri ravvicinati con il mercato dell'innovazione tecnologica, i suoi ideologhi e i suoi tychoon, quale senso abbia tutto questo. C'è davvero una trasformazione epocale, la terza rivoluzione industriale, che gli storici indicheranno come l'evento maggiormente caratterizzante di questo secolo, ancor di più della lotta al terrorismo?
Temo che da noi ci sia una voglia contraddittoria di ideologia. La quale, in qualche modo, si sposa al disimpegno più totale. E, complessivamente, un procedere abborracciato, forse girotondino di certo un po' modaiolo verso questi temi. Eppure, nella sostanza dovrebbero essere cose importanti, questi Creative Commons...
E' stato un momento di gloria per chi, nel nostro Paese, si muove nell'ambito abbastanza magmatico dell'attivismo digitale. Non saprei come altro definire quel movimento che, dalle nostre parti, fa coincidere idealisti del software, appassionati del pinguino, politici verdi ma liberali con vecchie volpi della sinistra e liberi pensatori allos tato brado.
Impressioni? La figura dell'avvocato americano è quantomeno singolare. Dopo aver visto, qualche settimana fa, Jeremy Rifkin, altro paladino del magmatico mondo "pro-Europa, anti-Usa", anche adesso pare che si respiri un'aria di indefinibile fronda. Ma contro cosa? E soprattutto, Lessig (come Rifkin) non solo non è un pericoloso comunista, ma è anzi uno strenuo difensore (come Rifkin) del mondo e del modello americano "corrotto" da un eccesso di capitale ma, nella sostanza e nel pensiero dei due, assolutamente auspicabile per il mondo tutto.
Segnalo inoltre che Lessig usa un PowerBook non convertito a Linux e che realizza le sue presentazioni con PowerPoint, il software universalmente noto di Microsoft. Aggiungo anche che era presente Rodotà, tra gli altri, e che l'anziano professore che studia e fa da garante per la privacy in Italia e - in qualche, fortunosa maniera - anche nel resto d'Europa, è persona simpatica e dal pensare lucido e affascinante. Solo, un po' prolisso.
Mi chiedo, dopo quattro anni di incontri ravvicinati con il mercato dell'innovazione tecnologica, i suoi ideologhi e i suoi tychoon, quale senso abbia tutto questo. C'è davvero una trasformazione epocale, la terza rivoluzione industriale, che gli storici indicheranno come l'evento maggiormente caratterizzante di questo secolo, ancor di più della lotta al terrorismo?
Temo che da noi ci sia una voglia contraddittoria di ideologia. La quale, in qualche modo, si sposa al disimpegno più totale. E, complessivamente, un procedere abborracciato, forse girotondino di certo un po' modaiolo verso questi temi. Eppure, nella sostanza dovrebbero essere cose importanti, questi Creative Commons...
17.12.04
Le vacanze della redazione
QUESTA NON E' più la formazione di oggi. Ma comunque, la mia esperienza ad Alfa è iniziata (all'epoca si chiamava New Economy) con questi colleghi. Io, ovviamente, sono quello che scattava la foto...
16.12.04
Uptime - 3
ADESSO E' ARRIVATO il momento di aggiornare sul serio il sistema. L'orologio batte l'ultima prestazione prima della fine dell'anno, anche se il tempo tecnico per fare di meglio ci sarebbe: vi terrò informati.
Last login: Thu Dec 16 11:50:47 on ttyp1
Welcome to Darwin!
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22:47 up 12 days, 3:54, 2 users, load averages: 0.16 0.49 0.46
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Io sono io, e parlo solo a te
ALLORA, LA STORIA è questa: la posta elettronica non è sicura. Chiunque può spedire messaggi a nostro nome, ovvero quelli che ci arrivano possono essere stati spediti da altri che non sono il vero mittente. Cioè io non sono io, un problema di autenticazione. Inoltre, quello che io spedisco a te, con una mail, non viaggia al sicuro dentro una busta a prova di scasso, ma viene lasciato allo scoperto cioè come si dice "in chiaro". Cioè non parlo solo a te.
Non è un problema solo di malintenzionati. Anche le Autorità ci si sono messe, con i loro grandi orecchi e i loro grandi occhi, che vedono e che sentono lontano. Adesso c'è l'obbligo per i fornitori di servizi Internet di mantenere una copia della posta, telefonate ed sms a disposizione delle suddette Autorità. Che un domani, magari tra dieci anni, potrebbero anche pensare che una mail mandata a un amico, alla fidanzata, a zio Pino, può costituire indizio o prova di qualcosa che non è permesso.
Il problema dell'autenticazione (io sono io), integrità (quello che ti ho scritto è proprio questo) e riservatezza (parlo solo a te) si può per fortuna risolvere. Crittando e autenticando le mail ad esempio con Pgp o Gpg (il secondo è la stessa cosa del primo solo che è open source), oppure ricorrendo ai certificati digitali, offerti da una autorità indipendente terza che non è poi in grado di controllare l'uso che se ne fa. Come se il notaio ci desse il passaporto dicendo che noi siamo noi e poi io viaggio dove mi pare.
Qui si spiega (qui in italiano) come fare per Mac (ma la procedura con il provider è uguale anche per Pc, perché il certificato è lo stesso) e io annuncio al mondo che da oggi mi difendo così. Che il buon Dio abbia pietà degli altri...
(tra l'altro, lo standard è l'X.509, quello famigerato della firma digitale richiesta dalla pubblica amministrazione italiana)
Non è un problema solo di malintenzionati. Anche le Autorità ci si sono messe, con i loro grandi orecchi e i loro grandi occhi, che vedono e che sentono lontano. Adesso c'è l'obbligo per i fornitori di servizi Internet di mantenere una copia della posta, telefonate ed sms a disposizione delle suddette Autorità. Che un domani, magari tra dieci anni, potrebbero anche pensare che una mail mandata a un amico, alla fidanzata, a zio Pino, può costituire indizio o prova di qualcosa che non è permesso.
Il problema dell'autenticazione (io sono io), integrità (quello che ti ho scritto è proprio questo) e riservatezza (parlo solo a te) si può per fortuna risolvere. Crittando e autenticando le mail ad esempio con Pgp o Gpg (il secondo è la stessa cosa del primo solo che è open source), oppure ricorrendo ai certificati digitali, offerti da una autorità indipendente terza che non è poi in grado di controllare l'uso che se ne fa. Come se il notaio ci desse il passaporto dicendo che noi siamo noi e poi io viaggio dove mi pare.
Qui si spiega (qui in italiano) come fare per Mac (ma la procedura con il provider è uguale anche per Pc, perché il certificato è lo stesso) e io annuncio al mondo che da oggi mi difendo così. Che il buon Dio abbia pietà degli altri...
(tra l'altro, lo standard è l'X.509, quello famigerato della firma digitale richiesta dalla pubblica amministrazione italiana)
Uptime - 2
APPLE HA RILASCIATO da qualche ora uno dei consueti aggiornamenti al sistema operativo-applicazioni-sicurezza. Le informazioni e il download (se non usate SystemUpdate) li trovate qui. Lo segnalo più che altro perché - una volta installato - bisogna per forza riavviare la macchina. Lo faccio più tardi, ma fino ad ora ero arrivato a quasi 11 giorni e mezzo...
Last login: Wed Dec 15 14:45:27 on ttyp1
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(come penso si capisca dai carichi medi di lavoro in cifra superiore a 1, adesso ho un po' da fare...)
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(come penso si capisca dai carichi medi di lavoro in cifra superiore a 1, adesso ho un po' da fare...)
Is Bambi a Desperate Housewive?
VOLEVO SEGNALARE IL bell'articolo di Luca Sofri sul telefilm culto del momento (per adesso trasmesso solo negli Stati Uniti) Desperate Housewives. E rievendicare (visto che nessun'altro lo fa) un mio piccolo contributo tecnologico dietro a tutto ciò. Anche il lattaio ha i suoi diritti, pofferbacco!
15.12.04
I figli dell'Insaponata
QUALUNQUE COSA SIANO, sono andati sotto le luci della ribalta, grazie alla tensione (e al can-can mediatico) che c'è a Napoli e zone limitrofe.
Loro, i figli dell'Insaponata, qualunque cosa sia, hanno fatto un videogioco per Pc, che si chiama Magnaccio Manager. Simulazione di malavita partenopea, se non ho capito male.
Il gioco, come dichiara correttamente l'autore figlio della summenzionata Insaponata (ma che diavolo è?), è stato pensato e realizzato prima degli avvenimenti e relativo rumore comunicativo. Però è finito al Tg1 e, come è successo a me con questo post, probabilmente ha attirato l'attenzione di tanti altri. Inutile dire che il giornalista che ha fatto il servizio non c'è andato giù morbido. Pare che si tratti, più che di un gioco da scaricare, di uno strumento per il training del magnaccio (?) di turno. Questo anche secondo l'autorevole opinione della psicologa di turno, intervistata a seguire il racconto del "fattaccio videoludico".
C'è una contraddizione in tutto ciò? Penso di si. Se non altro perché mi par di capire che le cose non sono così semplici come appaiono e le raccontano nei telegiornali...
(Figuriamoci allora come dev'essere per gli altri servizi, quelli sulle cose "serie").
Loro, i figli dell'Insaponata, qualunque cosa sia, hanno fatto un videogioco per Pc, che si chiama Magnaccio Manager. Simulazione di malavita partenopea, se non ho capito male.
Il gioco, come dichiara correttamente l'autore figlio della summenzionata Insaponata (ma che diavolo è?), è stato pensato e realizzato prima degli avvenimenti e relativo rumore comunicativo. Però è finito al Tg1 e, come è successo a me con questo post, probabilmente ha attirato l'attenzione di tanti altri. Inutile dire che il giornalista che ha fatto il servizio non c'è andato giù morbido. Pare che si tratti, più che di un gioco da scaricare, di uno strumento per il training del magnaccio (?) di turno. Questo anche secondo l'autorevole opinione della psicologa di turno, intervistata a seguire il racconto del "fattaccio videoludico".
C'è una contraddizione in tutto ciò? Penso di si. Se non altro perché mi par di capire che le cose non sono così semplici come appaiono e le raccontano nei telegiornali...
(Figuriamoci allora come dev'essere per gli altri servizi, quelli sulle cose "serie").
Avere opinioni
OGGI E' SUCCESSA una cosa strana. Dopo aver fantasticato per alcune ore di essere il Michele Serra del primo giornale economico italiano e di tenere una rubrica di ventirigheventi dalla quale sbalordire il pubblico con sagaci e pungenti corsivetti (pronto? fdb? mi senti? io sono qui!), mi ritrovo un commento a un post precedente. La cosa parte dalla mia mini-recensione del libro La notte dei Blogger, sostanzialmente positiva.
Scrive l'anonimo commentatore: ma tu non eri quello che ci sputava su parlandone proprio ad una presentazione milanese?...mah...
Primo pensiero: mannaggia, questo lo conosco! Ma chi è?
Secondo pensiero: per una volta che scrivo bene di qualcosa...
Terzo pensiero: vedi te alle volte ad avere opinioni fieramente in contraddizione poi cosa succede?
Quarto pensiero: i pochi "pezzi grossi" del giornalismo d'opinione che ho conosciuto, cosa farebbero? Se ne fregherebbero, probabilmente. Mah...
Quinto pensiero: io adesso a questo gli rispondo che... già, cosa gli rispondo? Effettivamente in loco (durante la presentazione) dire che l'operazione mi era parsa biecamente commerciale è un eufemismo...
Sesto pensiero: ragazzi, son diventato ipocrita già prima dei quarant'anni?
Sesto pensiero e mezzo: si dice "già prima"?
Settimo pensiero: però, nonostante la bieca operazione (opinione che traspare dalla frase: Nel libro si trova un po' di tutto:da cose che altrimenti mai avrebbero avuto un'occasione di essere pubblicate se non a spese dell'autore... e Si potrà discutere, arrabbiarsi, amarli e forse odiarli. Ma i diciotto blogger di questa antologia non possono essere ignorati), in effetti in quel libro del buono c'è. Anche perché non sposo la tesi che ci sono libri belli e libri brutti. Ci sono solo libri. (qualunque cosa voglia dire...)
Ottavo pensiero: chissà che avrebbero detto se ci fossi stato anche io là sopra. Non essendoci, vuol dire che tanto male in effetti il libro non è.
Nono pensiero: ma se uno cambia idea almeno a metà, è ipocrita?
Il decimo pensiero è venuto dopo il commento ed è stato: io questa cosa la "tiro fuori" dai commenti e ci faccio un post a sé stante.
Il mio commento in risposta all'anonimo lettore?
Esatto. Ma poi l'ho letto...
Scrive l'anonimo commentatore: ma tu non eri quello che ci sputava su parlandone proprio ad una presentazione milanese?...mah...
Primo pensiero: mannaggia, questo lo conosco! Ma chi è?
Secondo pensiero: per una volta che scrivo bene di qualcosa...
Terzo pensiero: vedi te alle volte ad avere opinioni fieramente in contraddizione poi cosa succede?
Quarto pensiero: i pochi "pezzi grossi" del giornalismo d'opinione che ho conosciuto, cosa farebbero? Se ne fregherebbero, probabilmente. Mah...
Quinto pensiero: io adesso a questo gli rispondo che... già, cosa gli rispondo? Effettivamente in loco (durante la presentazione) dire che l'operazione mi era parsa biecamente commerciale è un eufemismo...
Sesto pensiero: ragazzi, son diventato ipocrita già prima dei quarant'anni?
Sesto pensiero e mezzo: si dice "già prima"?
Settimo pensiero: però, nonostante la bieca operazione (opinione che traspare dalla frase: Nel libro si trova un po' di tutto:da cose che altrimenti mai avrebbero avuto un'occasione di essere pubblicate se non a spese dell'autore... e Si potrà discutere, arrabbiarsi, amarli e forse odiarli. Ma i diciotto blogger di questa antologia non possono essere ignorati), in effetti in quel libro del buono c'è. Anche perché non sposo la tesi che ci sono libri belli e libri brutti. Ci sono solo libri. (qualunque cosa voglia dire...)
Ottavo pensiero: chissà che avrebbero detto se ci fossi stato anche io là sopra. Non essendoci, vuol dire che tanto male in effetti il libro non è.
Nono pensiero: ma se uno cambia idea almeno a metà, è ipocrita?
Il decimo pensiero è venuto dopo il commento ed è stato: io questa cosa la "tiro fuori" dai commenti e ci faccio un post a sé stante.
Il mio commento in risposta all'anonimo lettore?
Esatto. Ma poi l'ho letto...
A pesca col cannone
ALLORA, LA STORIA è semplice: Apple sta per rilasciare (questione di mesi) la nuova versione del sistema operativo che si chiama Mac Os X 10.4 "Tiger". Intanto, circolano le versioni preliminari, pensate per gli sviluppatori che devono poter vedere cos'è che bolle in pentola prima per preparare il software cosiddetto "delle terze parti". Ma siccome le cose che girano in Internet finiscono anche in mano a noialtri giornalisti, ecco che qualcuno coglie l'occasione per guardare quali saranno le novità e scriverne su Internet, aggiungendo anche screenshot e immagini varie delle novità che ci attendono e di cui Apple non ha ancora parlato.
Beh, sapete com'è: questa cosa ad Apple non fa piacere. Tant'è che la stessa ha convinto - per l'ennesima volta - uno dei siti che stavano pubblicando questo materiale a ritirarlo immediatamente. Il titolare del sito in questione ha levato tutto, ma si è tolto anche lo sfizio di pubblicare la lettera inviata dai legali. Non male, devo dire: leggerla è pensare che l'ufficio legale di Cupertino probabilmente va a pesca con il cannone, così, per essere più sicuri...
Dear Mr. Manzione:
Re: Apple Matter ----
It has come to the attention of Apple Computer, Inc. ("Apple") that you are currently posting an article titled, "50 Screenshots of the new Tiger build - and more!," on MacNetv2 that includes materials purporting to be screen shots from a future Apple product.
Specifically, you have posted unpublished Apple screen shots from Mac OS X, v. 10.4 Tiger Build 8A323 (the "Material") at:
http://www.macnet2.com/more.php?id=540_0_10_0
http://macnet2.com/Tiger/Tiger.html
By publishing, displaying, or linking to the article, you and your company are displaying Apple confidential business information, and/or Apple trade secrets without Apple's authorization and are infringing Apple's copyrights in violation of federal law. Apple believes that the person who disclosed the Material to you violated a non-disclosure agreement with Apple. Consequently, Apple has never authorized the Material to be disclosed or published, and your continued display could result in you and/or your company being held liable for violating Apple's intellectual property rights.
Therefore, we request that you cease and desist from displaying the article and the Material on all web sites and servers under your control, including any hyperlinks to other locations where the Material may be available. We further request that you destroy all copies of the Material in your possession.
Apple reserves its rights to contact your Internet Service Provider.
The foregoing is not intended to be a complete statement of the facts, and shall not constitute a waiver of any of Apple’s rights or remedies, all of which are expressly reserved.
Please confirm in writing that you have removed the article and the Material. Thank you for your anticipated immediate cooperation and attention in this matter.
Beh, sapete com'è: questa cosa ad Apple non fa piacere. Tant'è che la stessa ha convinto - per l'ennesima volta - uno dei siti che stavano pubblicando questo materiale a ritirarlo immediatamente. Il titolare del sito in questione ha levato tutto, ma si è tolto anche lo sfizio di pubblicare la lettera inviata dai legali. Non male, devo dire: leggerla è pensare che l'ufficio legale di Cupertino probabilmente va a pesca con il cannone, così, per essere più sicuri...
Dear Mr. Manzione:
Re: Apple Matter ----
It has come to the attention of Apple Computer, Inc. ("Apple") that you are currently posting an article titled, "50 Screenshots of the new Tiger build - and more!," on MacNetv2 that includes materials purporting to be screen shots from a future Apple product.
Specifically, you have posted unpublished Apple screen shots from Mac OS X, v. 10.4 Tiger Build 8A323 (the "Material") at:
http://www.macnet2.com/more.php?id=540_0_10_0
http://macnet2.com/Tiger/Tiger.html
By publishing, displaying, or linking to the article, you and your company are displaying Apple confidential business information, and/or Apple trade secrets without Apple's authorization and are infringing Apple's copyrights in violation of federal law. Apple believes that the person who disclosed the Material to you violated a non-disclosure agreement with Apple. Consequently, Apple has never authorized the Material to be disclosed or published, and your continued display could result in you and/or your company being held liable for violating Apple's intellectual property rights.
Therefore, we request that you cease and desist from displaying the article and the Material on all web sites and servers under your control, including any hyperlinks to other locations where the Material may be available. We further request that you destroy all copies of the Material in your possession.
Apple reserves its rights to contact your Internet Service Provider.
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Please confirm in writing that you have removed the article and the Material. Thank you for your anticipated immediate cooperation and attention in this matter.
Sorry
SCUSATE, PENSAVO CHE il transporter qui sotto fosse la cosa che volevo. Non avevo ancora visto questo: Eye Massager alimentato via Usb...
Altro che Smart
IO NON HO la macchina (e neanche il motorino, se è per questo). Penso seriamente di dotarmi di una Smart, più che altro perché in città (a Milano) è ben gestibile e io non ho particolari esigenze di viaggi o di portare altra gente con me. Unico ostacolo, il prezzo, che secondo me dovrebbe essere proporzionato alle dimensioni.
Però, adesso che ho visto questo, penso che non potrò mai più volere altro in vita mia. Ragazzi, si muove anche lateralmente, sale i gradini, scavalca gli ingorghi. Ma stiamo scherzando? Lo voglio....
Però, adesso che ho visto questo, penso che non potrò mai più volere altro in vita mia. Ragazzi, si muove anche lateralmente, sale i gradini, scavalca gli ingorghi. Ma stiamo scherzando? Lo voglio....
Uptime
QUI SI CONTINUA a lavorare senza dover spegnere o riavviare il computer. Basta metterlo in modalità "sleep"... a voi con Xp riesce?
Last login: Wed Dec 15 14:45:24 on ttyp1
Welcome to Darwin!
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14:45 up 10 days, 19:53, 2 users, load averages: 0.26 0.55 0.32
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Anche se, bisogna dirlo, il ragazzo per funzionare butta sul disco un sacco di roba...
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13.12.04
I banner di Google
TANTO LO SAPETE tutti. Ma se non lo sapete, persi tra le pagine di Google ci sono anche tutti i banner "custom", quelli fatti apposta per celebrare avvenimenti particolari. Come questi per le passate Olimpiadi di Atene
Il lampo e poi il botto
QUANDO APPLE HA lanciato l'iPod, nel 2001, in pochi ci hanno creduto. C'è anche chi è arrivato a scrivere che lo stesso Steve Jobs non credesse al successo che poi è esploso. Adesso, il piccolo lettore di musica digitale di Apple è diventato - per citare un'espressione trita - il Walkman della musica digitale.
In realtà in pochi ancora hanno capito quale sia il vero impatto dell'iPod, o del BlackBerry o di altre cose simili che sono diventate contemporaneamente status simbol, parole d'ordine, macchinette sempre più diffuse. Sono il frutto dell'integrazione, la nuova parola che sta dando significati ulteriori all'asciutto termine "convergenza" del quale si è qui già parlato in precedenza.
Ma c'è una cosa che mi ha colpito: adesso che tutti lodano l'iPod, vedono in esso il simbolo di un grande cambiamento: Apple che si trasforma da azienda che produce computer (e sistemi operativi ed applicazioni) in qualcosa d'altro. Insomma, il simbolo dei produttori di computer che adesso producono elettronica di consumo. Che folli!
Si scrive, qua e là, che Apple vende iPod mentre non conquista quote di mercato con i Mac. Proprio come si diceva dell'iPod: bello ma tra poco se lo mangeranno vivi i vari WindowsMedia-compatibili oppure la stessa Sony. Se anche succederà, domani o dopodomani, sarà tutta un'altra storia, perché intanto Apple sta già prosperando. E non solo.
Infatti, quello che si comincia timidamente a intravedere sotto la superficie è una spettacolare conversione in massa ai computer di Apple. No? Sono pazzo? Accecato dalla mia ossessione? Non è immaginabile una Apple al 15% del mercato dei personal computer? Vedremo...
Ps:
A proposito, quest'uomo, della cui sapienza mi pregio di attingere purtroppo saltuariamente, mi indica come riferimento per il giornalismo della Mela. Non immagina quanto gli sia grato. A lui giro, pertanto, una domanda nelle sue corde: quand'è che questo film si vedrà dalle parti nostre?
In realtà in pochi ancora hanno capito quale sia il vero impatto dell'iPod, o del BlackBerry o di altre cose simili che sono diventate contemporaneamente status simbol, parole d'ordine, macchinette sempre più diffuse. Sono il frutto dell'integrazione, la nuova parola che sta dando significati ulteriori all'asciutto termine "convergenza" del quale si è qui già parlato in precedenza.
Ma c'è una cosa che mi ha colpito: adesso che tutti lodano l'iPod, vedono in esso il simbolo di un grande cambiamento: Apple che si trasforma da azienda che produce computer (e sistemi operativi ed applicazioni) in qualcosa d'altro. Insomma, il simbolo dei produttori di computer che adesso producono elettronica di consumo. Che folli!
Si scrive, qua e là, che Apple vende iPod mentre non conquista quote di mercato con i Mac. Proprio come si diceva dell'iPod: bello ma tra poco se lo mangeranno vivi i vari WindowsMedia-compatibili oppure la stessa Sony. Se anche succederà, domani o dopodomani, sarà tutta un'altra storia, perché intanto Apple sta già prosperando. E non solo.
Infatti, quello che si comincia timidamente a intravedere sotto la superficie è una spettacolare conversione in massa ai computer di Apple. No? Sono pazzo? Accecato dalla mia ossessione? Non è immaginabile una Apple al 15% del mercato dei personal computer? Vedremo...
Ps:
A proposito, quest'uomo, della cui sapienza mi pregio di attingere purtroppo saltuariamente, mi indica come riferimento per il giornalismo della Mela. Non immagina quanto gli sia grato. A lui giro, pertanto, una domanda nelle sue corde: quand'è che questo film si vedrà dalle parti nostre?
12.12.04
Sanantonio: L'urlo della piattola
Ritrovare pubblicato uno dei più popolari, straordinari, confusionari, picareschi, rutilanti, ricchi e complicati autori francesi è sempre un piacere. Se poi si tratta di Sanantonio, lo scrittore-personaggio che totalmente si è identificato per trent'anni con il suo personaggio, il commissario di polizia di Parigi, gran tombeur di donne e di cuori (che ha aperto la via a Gerard de Villers e al suo Oss 117), la gioia è sempre maggiore.
In questa avventura datata 1989 Sanantonio si muove dall'Ile de France a Giava, reinventandosi il dramma, il delitto, il sesso e la lingua francese. Gioiosa e fortunata traduzione di Domitilla Marchi ed Enzo Fileno Carabba, perché leggere Sanantonio vuol dire leggere una costante sperimentazione linguistica, un esplosivo cocktail semantico, una letteratura popolare talmente "pulp" da grondare di vita e di fantasia, di paradosso e di invenzione in ogni pagina. E non ce ne voglia il buon Camilleri, ma prima di lui c'è stato tanto, sia di qua che soprattutto di là dalle Alpi. Nel caso di Sanantonio, tantissimo. Mai banale, mai scontato, mai addormentato: "Il sesso è come un sogno, talvolta.
C'è il sesso degli incontri fortuiti, na anche l'altro, quello che brami e di cui ti sovvieni: il sesso della nostalgia, agghindato di ogni charme, ogni grazia. Il sesso che ti accompagna nel sonno e che ti aspetta al risveglio per recarti, all'alba, sortilegi dell'alcova. Il sesso che ti ossessiona: il sesso violoncello che ti suona la sua musica meravigliosa nell'anima, a bruciapelo!"
A me, una sera, in piena scopata, era venuta a interpellarmi Marie-Maud, o meglio il sesso com'era stato con lei."
Un omaggio a Frédéric Dard (1921-2000), alla sua incontenibile voglia di vivere e di scrivere. Ai suoi 288 romanzi, duecento dei quali dedicati al commissario parigino.
Sanantonio
Sanà - l'urlo della piattola
Le Lettere
216 pagine
14 Euro
In questa avventura datata 1989 Sanantonio si muove dall'Ile de France a Giava, reinventandosi il dramma, il delitto, il sesso e la lingua francese. Gioiosa e fortunata traduzione di Domitilla Marchi ed Enzo Fileno Carabba, perché leggere Sanantonio vuol dire leggere una costante sperimentazione linguistica, un esplosivo cocktail semantico, una letteratura popolare talmente "pulp" da grondare di vita e di fantasia, di paradosso e di invenzione in ogni pagina. E non ce ne voglia il buon Camilleri, ma prima di lui c'è stato tanto, sia di qua che soprattutto di là dalle Alpi. Nel caso di Sanantonio, tantissimo. Mai banale, mai scontato, mai addormentato: "Il sesso è come un sogno, talvolta.
C'è il sesso degli incontri fortuiti, na anche l'altro, quello che brami e di cui ti sovvieni: il sesso della nostalgia, agghindato di ogni charme, ogni grazia. Il sesso che ti accompagna nel sonno e che ti aspetta al risveglio per recarti, all'alba, sortilegi dell'alcova. Il sesso che ti ossessiona: il sesso violoncello che ti suona la sua musica meravigliosa nell'anima, a bruciapelo!"
A me, una sera, in piena scopata, era venuta a interpellarmi Marie-Maud, o meglio il sesso com'era stato con lei."
Un omaggio a Frédéric Dard (1921-2000), alla sua incontenibile voglia di vivere e di scrivere. Ai suoi 288 romanzi, duecento dei quali dedicati al commissario parigino.
Sanantonio
Sanà - l'urlo della piattola
Le Lettere
216 pagine
14 Euro
La città nella storia
Pubblicato nell'arco di quarant'anni in più edizioni, questo caposaldo dell'urbanistica e dello studio della città è tuttora considerato un classico da cui non si può prescindere. Lewis Mumford, nato nel New Jersey, ha studiato e poi creato una visione della città che ha lasciato una traccia imprescindibile, anche se il principale lavoro dello scienziato è stato quello della ricerca sulla storia della tecnologia e della scienza in genere. Nonostante i suoi contributi alla definizione della storia della tecnologia siano stati estremamente rilevanti, "La città nella storia" rimane tuttavia il suo libro migliore ed il più famoso. Ristampato nel nostro paese in varie edizioni, presenta un excursus dalla preistoria sino alle moderne città del dopoguerra in cui viene tratteggiato il significato di questa "invenzione", la città, assolutamente peculiare e unica della natura umana. Nella tesi che traspare tra le tante pagine che l'autore ha dedicato a questo tema vi è quella per cui la città - o meglio le città - siano in realtà non solo il luogo fisico dove tanta parte dell'umanità spende il suo tempo e vive, bensì il suo ritratto, il monumento e il mezzo biografico per raccontare la storia, attraverso i secoli, della razza umana. Un ritratto che Mumford riesce a dipingere con pienezza e attenzione al dettaglio, in maniera non più toccata successivamente da altri autori.
Lewis Mumford
La città nella storia
Voll. III, 564 pagine
edizione 2002
Tascabili Bompiani
18 euro
Lewis Mumford
La città nella storia
Voll. III, 564 pagine
edizione 2002
Tascabili Bompiani
18 euro
Single o rimborsati
Cosa succede alle ragazze di quarant'anni del giorno d'oggi? Perché tutto all'improvviso sembra incasinarsi e quella che dovrebbe essere una fase di transizione - essere single con figli e suocere a carico, perse tra un divorzio e l'altro - diventa di fatto uno stile di vita? Silvia Biondi, giornalista toscana, attraverso i diciassette capitoli del suo piccolo ma gustoso libro ci regala uno degli spaccati più divertenti e realistici della vita al tempo moderno, vista però con gli occhi di una tosta, tostissima donna abituata nella vita e nel lavoro a lottare. Per cucinare le 128 pagine di questo piccolo testo (che sarà disponibile nelle librerie di tutta Italia da gennaio, per adesso è reperibile principalmente in centro-Italia), infatti, occorre grinta, senso dell'ironia e un po' di quella cattiveria che è caratteristica dei toscani, oltre a un'abile opera di saccheggio della vita di tante amiche e della propria.
Silvia Biondi ci riesce appieno, come si legge fin dal rovescio di copertina: "A dieci anni ho avuto le mie prime mestruazioni. A undici il mio primo fidanzato. Non so quando avrò il mio ultimo ciclo, ma una cosa è certa: ho avuto il mio ultimo fidanzato a 40 anni. Da allora ho deciso: sono una single con famiglia. Ho tre figli, una tata, un coniglio, due gatte e una terrazza piena di fiori. Ho anche due lavori, tre conti in tre diverse banche (una sola non basta per tutti i miei debiti) e una padrona di casa piena di pretese. Ah, dimenticavo: ho pure tutta la mia famiglia d'origine, compresi i bisnonni e, soprattutto, ho ancora le mie due (ex) suocere".
Single o rimborsati
Silvia Biondi
2004 Aida Editore
128 pagine
6,50 Euro
da comprare!
Silvia Biondi ci riesce appieno, come si legge fin dal rovescio di copertina: "A dieci anni ho avuto le mie prime mestruazioni. A undici il mio primo fidanzato. Non so quando avrò il mio ultimo ciclo, ma una cosa è certa: ho avuto il mio ultimo fidanzato a 40 anni. Da allora ho deciso: sono una single con famiglia. Ho tre figli, una tata, un coniglio, due gatte e una terrazza piena di fiori. Ho anche due lavori, tre conti in tre diverse banche (una sola non basta per tutti i miei debiti) e una padrona di casa piena di pretese. Ah, dimenticavo: ho pure tutta la mia famiglia d'origine, compresi i bisnonni e, soprattutto, ho ancora le mie due (ex) suocere".
Single o rimborsati
Silvia Biondi
2004 Aida Editore
128 pagine
6,50 Euro
da comprare!
La notte dei blogger
Loredana Lipperini, la giornalista di Repubblica che ha curato l'antologia, li paragona alla generazione che ha fatto le radio libere: senza una età comune, senza un comune denominatore, senza una ideologia o un progetto culturale che li leghi se non la voglia di scrivere. Sono loro, la punta di diamante dei blogger italiani. I più famosi, i più popolari, quelli che hanno scoperto i diari online, i famosi "Web-log" e li hanno utilizzati come strumento di comunicazione e di espressione.
Questo libro, La notte dei blogger, apre una pagina inedita nella collana "Stile libero" di Einaudi, una delle più prestigiose case editrici italiane. Apre infatti uno spazio in quel magmatico e rutilante mondo che ha visto, in quattro anni, nascere la via italiana al blog: da poche migliaia a centinaia di migliaia. Spesso pagine scritte in solitudine e lette quasi da nessuno, confuse, autoreferenziali, prive di qual si voglia appeal. Oppure piccole gemme sparpagliate nella rete.
L'operazione di Lipperini è stata quella di chiedere a diciotto dei blogger più popolari di scrivere un racconto. Nel libro si trova un po' di tutto:da cose che altrimenti mai avrebbero avuto un'occasione di essere pubblicate se non a spese dell'autore, a racconti che attendevano solo di poter essere scoperti e stampati. A noi è piaciuto sopra a tutti il racconto di The Petunias, cioè Roberto Moroni "La pagina quarantanove". Ad altri ne piaceranno altri. Si potrà discutere, arrabbiarsi, amarli e forse odiarli. Ma i diciotto blogger di questa antologia non possono essere ignorati, come non può essere ignorata la blogsfera da chiunque si sia trovato a navigare in rete anche una sola volta.
La notte dei blogger
a cura di Loredana Lipperini
2004 Einaudi Stile Libero Extra
pagine 360
12,50 Euro
Questo libro, La notte dei blogger, apre una pagina inedita nella collana "Stile libero" di Einaudi, una delle più prestigiose case editrici italiane. Apre infatti uno spazio in quel magmatico e rutilante mondo che ha visto, in quattro anni, nascere la via italiana al blog: da poche migliaia a centinaia di migliaia. Spesso pagine scritte in solitudine e lette quasi da nessuno, confuse, autoreferenziali, prive di qual si voglia appeal. Oppure piccole gemme sparpagliate nella rete.
L'operazione di Lipperini è stata quella di chiedere a diciotto dei blogger più popolari di scrivere un racconto. Nel libro si trova un po' di tutto:da cose che altrimenti mai avrebbero avuto un'occasione di essere pubblicate se non a spese dell'autore, a racconti che attendevano solo di poter essere scoperti e stampati. A noi è piaciuto sopra a tutti il racconto di The Petunias, cioè Roberto Moroni "La pagina quarantanove". Ad altri ne piaceranno altri. Si potrà discutere, arrabbiarsi, amarli e forse odiarli. Ma i diciotto blogger di questa antologia non possono essere ignorati, come non può essere ignorata la blogsfera da chiunque si sia trovato a navigare in rete anche una sola volta.
La notte dei blogger
a cura di Loredana Lipperini
2004 Einaudi Stile Libero Extra
pagine 360
12,50 Euro
Hackers & Painters
IN ITALIA ANCORA non è stato tradotto. Ma forse presto lo sarà. Hackers & Painters è una raccolta di saggi di Paul Graham, personaggio singolare anche nel mondo degli imprenditori e dei programmatori della Silicon Valley. Americano, informatico ma anche specializzato in storia dell'arte - ha passato un semestre a Firenze a studiare i pittori rinascimentali - ha creato i web services che sono dietro a Yahoo Store e il linguaggio di programmazione Arc. Ma soprattutto è l'autore di un'ardita opera culturale: trovare una dimensione e una definizione al termine hacker, lo smanettone, l'esperto di informatica, la persona abile nel giungere a una soluzione che mai altri avevano tentato per risolvere problemi vecchi e nuovi.
Un libro che permette di aprire un mondo a chi pensa che programmare e creare nell'era digitale siano due attività distinte e senza punti di contatto. Paul Graham disegna il "Far West intellettuale" di chi opera e talvolta vince nella computer age. Siano essi Bill Gates e Steve Jobs oppure le nuove generazioni di hacker che stanno rivoluzionando il nostro mondo senza che neanche ce ne accorgiamo, qualcuno dei saggi che compongono il libro ne traccia il profilo, ne disegna le motivazioni, ne analizza il modo di agire. Sia che si voglia aprire una società ad alto contenuto tecnologico oppure che si voglia capire che cosa sia un linguaggio di programmazione, questo piccolo libro offre un motivo di riflessione o uno spunto per l'analisi che forse un domani gli storici vorranno fare di questo nostro tempo.
Paul Graham
Hackers & Painters
2004 O'Reilly
272 pagine
rilegato 22,95 dollari
Un libro che permette di aprire un mondo a chi pensa che programmare e creare nell'era digitale siano due attività distinte e senza punti di contatto. Paul Graham disegna il "Far West intellettuale" di chi opera e talvolta vince nella computer age. Siano essi Bill Gates e Steve Jobs oppure le nuove generazioni di hacker che stanno rivoluzionando il nostro mondo senza che neanche ce ne accorgiamo, qualcuno dei saggi che compongono il libro ne traccia il profilo, ne disegna le motivazioni, ne analizza il modo di agire. Sia che si voglia aprire una società ad alto contenuto tecnologico oppure che si voglia capire che cosa sia un linguaggio di programmazione, questo piccolo libro offre un motivo di riflessione o uno spunto per l'analisi che forse un domani gli storici vorranno fare di questo nostro tempo.
Paul Graham
Hackers & Painters
2004 O'Reilly
272 pagine
rilegato 22,95 dollari
Uptime
QUESTO MIO COMPUTER dal quale sto scrivendo è acceso da una settimana. E va come una scheggia. Provate voi che avete Windows, e ditemi come vi sentite dopo...
Last login: Sat Dec 11 16:26:09 on ttyp1
Welcome to Darwin!
PowerBook15:~ antonio$ uptime
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11.12.04
Ipse dixit
MI SBILANCIO PUBBLICAMENTE con una previsione che faccio agli amici da prima dell'estate. Secondo me questo governo non sopravvive alla sua finanziaria. Tra poche settimane lo sapremo.
10.12.04
Il primo semaforo, 136 anni fa
ERA IL 1868 e di fronte al parlamento britannico spuntò il primo semaforo nella storia della viabilità umana. Molto differente da quelli di oggi, perché dotato di alette e bracci, un po' come la segnaletica ferroviaria (da cui era stato mutuato).
La prima volta che il semaforo assunse la forma con la quale oggi si presenta a pedoni ed automobilisti fu nel 1912, Stati Uniti, Salt Lake City. Lì un poliziotto smanettone - Lester Wire - realizzò un modello estremamente simile a quelli di oggi. Chissà se era mormone.
Invece, l'ultima innovazione in ordine di tempo dopo le rotonde sono le Barnes dances - una cosa che si trova in California e Giappone ma non in Europa. Prendono il nome da Henry Barnes, che ha studiato la procedura per la quale i semafori segnano contemporaneamente per tutti i veicoli il rosso e i pedoni possono attraversare da tutte le direzioni, sfruttando anche le diagonali.
La prima volta che il semaforo assunse la forma con la quale oggi si presenta a pedoni ed automobilisti fu nel 1912, Stati Uniti, Salt Lake City. Lì un poliziotto smanettone - Lester Wire - realizzò un modello estremamente simile a quelli di oggi. Chissà se era mormone.
Invece, l'ultima innovazione in ordine di tempo dopo le rotonde sono le Barnes dances - una cosa che si trova in California e Giappone ma non in Europa. Prendono il nome da Henry Barnes, che ha studiato la procedura per la quale i semafori segnano contemporaneamente per tutti i veicoli il rosso e i pedoni possono attraversare da tutte le direzioni, sfruttando anche le diagonali.
9.12.04
In Cina facendo orecchie da mercanti
DI QUESTO DIBATTITO sulla Cina, su Ciampi, sulle armi, sull'euforia dei nostri politici e confondustriali e sulla devastata situazione dei diritti umani in quel paese, si sottovaluta secondo me un passaggio, simile a quello relativo alla produzione di mine anti-uomo in Liguria o di pistole automatiche nel bresciano.
Quando sono andato a Pechino, un annetto fa, stupiva la folla di europei, di marchi, di aziende, di macchine, di telefonini, di joint venture e di business provenienti dall'Europa e dagli Usa. Una corsa contro il tempo, contro gli amici-nemici degli altri paesi Occidentali, a chi per primo mette la zampina (in realtà siamo alla quindicesima zampina) dentro quello che tra dieci anni sarà il più grande mercato economico del mondo. La folla sono i managear d'impresa, i generali sono i consigli d'amministrazione delle grandi (grandissime aziende), gli eroi omerici - ma oggi diremmo i testimonial sono i capi di stato di turno.
Ecco, questo secondo me si sottovaluta: il machiavellismo, la realpolitik. I radicali protestano, gli altri invece fanno orecchie da mercanti. E mai come questa volta l'espressione è azzeccata: curiamo il business e dei diritti umani lasciamo che siano Adam Smith e la sua mano invisibile ad occuparsene...
Quando sono andato a Pechino, un annetto fa, stupiva la folla di europei, di marchi, di aziende, di macchine, di telefonini, di joint venture e di business provenienti dall'Europa e dagli Usa. Una corsa contro il tempo, contro gli amici-nemici degli altri paesi Occidentali, a chi per primo mette la zampina (in realtà siamo alla quindicesima zampina) dentro quello che tra dieci anni sarà il più grande mercato economico del mondo. La folla sono i managear d'impresa, i generali sono i consigli d'amministrazione delle grandi (grandissime aziende), gli eroi omerici - ma oggi diremmo i testimonial sono i capi di stato di turno.
Ecco, questo secondo me si sottovaluta: il machiavellismo, la realpolitik. I radicali protestano, gli altri invece fanno orecchie da mercanti. E mai come questa volta l'espressione è azzeccata: curiamo il business e dei diritti umani lasciamo che siano Adam Smith e la sua mano invisibile ad occuparsene...
Meno male che le mezze stagioni ci sono ancora...
SU POCHE COSE nella vita si può fare affidamento. Le tasse, la morte, le repliche dei film di Totò a tarda notte d'estate. E sul vociferare che si fa, appena prima dei MacWorld, su un ipotetico telefono di Apple: l'iPhone.
Se ne era già parlato qualche giorno fa, grazie alla fantasia di un designer giapponese, che "prevede" un iPod mini integrato con un modulo telefono. Bello a tal punto da far salivare parecchia gente.
Ma c'è chi, seguendo un'analisi più "dietrologica", pensa che l'accordo di qualche mese fa tra Motorola e Apple per portare sui telefonini della casa con le alette le canzoni di iTunes Music Store, il negozio di musica digitale di Steve Jobs, sia solo il prologo a un'altra, avvincente operazione.
Il telefonino Motorola griffato Apple, il nuovo ViPhone, insomma. Peccato che nessun designer si sia sbizzarrito con qualche immaginetta, come succede invece per l'ipotetico iPod flash, di cui si va cianciando da qualche giorno e che vedete qui sotto. Peccato, però meno male, perché su certe cose si fa affidamento, sono un po' i fondamentali della vita...
Se ne era già parlato qualche giorno fa, grazie alla fantasia di un designer giapponese, che "prevede" un iPod mini integrato con un modulo telefono. Bello a tal punto da far salivare parecchia gente.
eccolo qui, per chi se lo fosse dimenticato
Ma c'è chi, seguendo un'analisi più "dietrologica", pensa che l'accordo di qualche mese fa tra Motorola e Apple per portare sui telefonini della casa con le alette le canzoni di iTunes Music Store, il negozio di musica digitale di Steve Jobs, sia solo il prologo a un'altra, avvincente operazione.
Il telefonino Motorola griffato Apple, il nuovo ViPhone, insomma. Peccato che nessun designer si sia sbizzarrito con qualche immaginetta, come succede invece per l'ipotetico iPod flash, di cui si va cianciando da qualche giorno e che vedete qui sotto. Peccato, però meno male, perché su certe cose si fa affidamento, sono un po' i fondamentali della vita...
Quel treno veloce veloce che corre nella notte
SE VI CAPITA, viaggiate un po' in treno. Personalmente, nella "T" italiana, quella che taglia l'Italia da sud a nord e da ovest ad est, io mi colloco nel tratto intermedio: la mia rotta è Milano-Firenze, con puntatine fino a Roma, più che non Genova-Torino-Venezia o Reggio Calabria-Milano.
Sul fascino delle nuvole, della nebbia e della neve che si vede in cinemascope tra una galleria e l'altra della tratta Firenze-Bologna magari si parlerà un'altra volta. Adesso consiglio il viaggio perché la fauna con cui da sei anni mi mescolo sta evolvendo. E in maniera velocissima.
Un tempo, era un blob indefinito, rigidamente diviso solo da un criterio: quelli vestiti bene in prima classe, tutti gli altri in seconda. Poi, pian piano, la seconda classe è cresciuta, ha fatto i soldi e ha conquistato la prima. L'utopia marxista è crollata anche in treno.
Dopo che l'ambiente si è mescolato bene, due anni fa son spuntati i telefonini in massa. Su scala industriale, di tutte le fogge e i colori. In mano proprio a tutti, neonati compresi. E, nel settore ricreativo, i buoni vecchi walkman sono stati sostituiti dai tondeggianti lettori di Cd. Qualche GameBoy ogni tanto, e via pedalare per tre ore. Mancano ancora gli iPod ma non disperate, si tratta di passare Natale e ci sarà l'invasione anche di quelli.
La vera rivoluzione, però, è un'altra: oggi sali in treno e sembra di entrare in un negozio di computer. Hanno tutti il portatile. Uno ogni quattro o cinque, più o meno. E si stanno anche iniziando a collegare a Internet con telefonini e Pc card varie. A breve (entro febbraio), il progetto Fifth metterà in circolazione due Eurostar speciali dotati di collegamento via satellite a Internet ridistribuito attraverso i vagoni col Wi-Fi, e allora se ne vedranno delle belle.
Approfondiamo questi nuovi techno-fan. E' impressionante, una volta arrivati a Milano, vederli scendere con il loro trolley formato single e la borsa del pc a tracolla. Ma fa ancora più impressione occhieggiare i loro monitor durante il viaggio. Una volta i pochi col portatile - quelli che ardivano tirarlo fuori - praticamente vagavano sul solitario di Windows oppure giravano infiniti fogli di Excel (attività tipica del rappresentante più che del manager stressato). Adesso, accade di tutto. C'è chi smaltisce le mail arretrate, chi naviga tra presentazioni e documenti - bando alla carta, tutto digitale - e infine c'è chi gioca o guarda film, telefilm e cartoni animati.
Un mondo di corsa, come in una pubblicità di Hp: "Adesso puoi aumentare la tua produttività. Ovunque". Il problema è che siamo produttivi fondamentalmente nel cazzeggio...
Sul fascino delle nuvole, della nebbia e della neve che si vede in cinemascope tra una galleria e l'altra della tratta Firenze-Bologna magari si parlerà un'altra volta. Adesso consiglio il viaggio perché la fauna con cui da sei anni mi mescolo sta evolvendo. E in maniera velocissima.
Un tempo, era un blob indefinito, rigidamente diviso solo da un criterio: quelli vestiti bene in prima classe, tutti gli altri in seconda. Poi, pian piano, la seconda classe è cresciuta, ha fatto i soldi e ha conquistato la prima. L'utopia marxista è crollata anche in treno.
Dopo che l'ambiente si è mescolato bene, due anni fa son spuntati i telefonini in massa. Su scala industriale, di tutte le fogge e i colori. In mano proprio a tutti, neonati compresi. E, nel settore ricreativo, i buoni vecchi walkman sono stati sostituiti dai tondeggianti lettori di Cd. Qualche GameBoy ogni tanto, e via pedalare per tre ore. Mancano ancora gli iPod ma non disperate, si tratta di passare Natale e ci sarà l'invasione anche di quelli.
La vera rivoluzione, però, è un'altra: oggi sali in treno e sembra di entrare in un negozio di computer. Hanno tutti il portatile. Uno ogni quattro o cinque, più o meno. E si stanno anche iniziando a collegare a Internet con telefonini e Pc card varie. A breve (entro febbraio), il progetto Fifth metterà in circolazione due Eurostar speciali dotati di collegamento via satellite a Internet ridistribuito attraverso i vagoni col Wi-Fi, e allora se ne vedranno delle belle.
Approfondiamo questi nuovi techno-fan. E' impressionante, una volta arrivati a Milano, vederli scendere con il loro trolley formato single e la borsa del pc a tracolla. Ma fa ancora più impressione occhieggiare i loro monitor durante il viaggio. Una volta i pochi col portatile - quelli che ardivano tirarlo fuori - praticamente vagavano sul solitario di Windows oppure giravano infiniti fogli di Excel (attività tipica del rappresentante più che del manager stressato). Adesso, accade di tutto. C'è chi smaltisce le mail arretrate, chi naviga tra presentazioni e documenti - bando alla carta, tutto digitale - e infine c'è chi gioca o guarda film, telefilm e cartoni animati.
Un mondo di corsa, come in una pubblicità di Hp: "Adesso puoi aumentare la tua produttività. Ovunque". Il problema è che siamo produttivi fondamentalmente nel cazzeggio...
Un uomo solo al comando: One Man Star Wars
C'E' QUESTO SIGNORE che - da solo, come ogni one man band che si rispetti - ripropone a teatro tutta la prima trilogia di Guerre Stellari. E' un mito per molti, ma solo negli Stati Uniti. Qualcuno l'ha visto e può dirci qualcosa?
Pare anche che George Lucas sia interessato a un cofanetto-strenna in edizione speciale...
Pare anche che George Lucas sia interessato a un cofanetto-strenna in edizione speciale...
8.12.04
Casa mia, per piccina che tu sia...
STO PER RIENTRARE dal ponte dell'Immacolata. Milano si avvicina e Firenze sta per allontanarsi: alle quattro il potente Cisalpino Etr 470 (costa un terzo meno di un Eurostar ed è più comodo...) mi sparerà sino a Milano Centrale.
Ieri, intanto, è arrivato il portatile nuovo di mia madre, un assemblato carino da morire. E' marchiato Cdc (qualunque cosa sia), un Pentium vattelapesca mobile con schermo piccolo ma rettangolare, molto luminoso. Una libidine, sino a che non l'ho acceso per metterle a posto la connessione a Internet, Outlook, installare Firefox e via dicendo.
Un po' di retroscena. Ogni tanto - circa una volta l'anno, di solito in questa stagione - mi prende anche a me come agli apostoli il verme del dubbio. Mi chiedo: ma guarda quanti bei Pc, quanta scelta, che prezzi, Windows Xp poi è diventato un sistema che funziona bene, perché allora non provare anche io...
Ieri, come sempre, sono stato punito. Quei computer son bellini, certo. Ma Windows fa paura, ragazzi. Io vi vedo quando arrivate in questo Posto, so che usate al 34% Windows XP. Ma come fate? Fuggitene, fino a che siete in tempo. Vendete tutto, andate all'incasso, fate un debito, spendete quattro lire in più e compratevi un PowerBook (o un iMac). Ma che siete grulli? Ho passato quasi due giorni a fare a cazzotti con un sistema operativo che pretende di spiegarmi cosa devo fare, e sbaglia pure mentre lo fa. Che è arrivato senza software per leggere un film su Dvd. Senza sicurezze (si trattava peraltro di Xp professional SP2, mica pippe). Con problemi di usabilità, organizzazione dei contenuti, razionalità, gradevolezza. It's a mess! come dice Al Pacino.
Ok, ok, lo so. In realtà predico nel deserto, come un povero maniaco. Tanto, se non ve ne frega niente vi tenete Windows. Se già avete un Mac mi date ragione (cosa totalmente autoreferenziale). Se invece siete neutri, rimanete tali. Al limite, penserete: eh, i computer della Mac sono meglio. Ma non li so usare e poi costano pure di più. Poi in ufficio, al lavoro, il pizzicagnolo, usano tutti Windows quindi...
Bravi, voi pensatelo pure. Soffrite, continuate a farvi del male. Qui si vive meglio, anche se non lo sapete e - temo - non lo saprete mai. Son contento per mia mamma e il suo nuovo piccolino, ma il mio è amore filiale. Perché il piccolino, lasciatemelo dire, è un povero deficiente. Proprio come il vostro.
Ieri, intanto, è arrivato il portatile nuovo di mia madre, un assemblato carino da morire. E' marchiato Cdc (qualunque cosa sia), un Pentium vattelapesca mobile con schermo piccolo ma rettangolare, molto luminoso. Una libidine, sino a che non l'ho acceso per metterle a posto la connessione a Internet, Outlook, installare Firefox e via dicendo.
Un po' di retroscena. Ogni tanto - circa una volta l'anno, di solito in questa stagione - mi prende anche a me come agli apostoli il verme del dubbio. Mi chiedo: ma guarda quanti bei Pc, quanta scelta, che prezzi, Windows Xp poi è diventato un sistema che funziona bene, perché allora non provare anche io...
Ieri, come sempre, sono stato punito. Quei computer son bellini, certo. Ma Windows fa paura, ragazzi. Io vi vedo quando arrivate in questo Posto, so che usate al 34% Windows XP. Ma come fate? Fuggitene, fino a che siete in tempo. Vendete tutto, andate all'incasso, fate un debito, spendete quattro lire in più e compratevi un PowerBook (o un iMac). Ma che siete grulli? Ho passato quasi due giorni a fare a cazzotti con un sistema operativo che pretende di spiegarmi cosa devo fare, e sbaglia pure mentre lo fa. Che è arrivato senza software per leggere un film su Dvd. Senza sicurezze (si trattava peraltro di Xp professional SP2, mica pippe). Con problemi di usabilità, organizzazione dei contenuti, razionalità, gradevolezza. It's a mess! come dice Al Pacino.
Ok, ok, lo so. In realtà predico nel deserto, come un povero maniaco. Tanto, se non ve ne frega niente vi tenete Windows. Se già avete un Mac mi date ragione (cosa totalmente autoreferenziale). Se invece siete neutri, rimanete tali. Al limite, penserete: eh, i computer della Mac sono meglio. Ma non li so usare e poi costano pure di più. Poi in ufficio, al lavoro, il pizzicagnolo, usano tutti Windows quindi...
Bravi, voi pensatelo pure. Soffrite, continuate a farvi del male. Qui si vive meglio, anche se non lo sapete e - temo - non lo saprete mai. Son contento per mia mamma e il suo nuovo piccolino, ma il mio è amore filiale. Perché il piccolino, lasciatemelo dire, è un povero deficiente. Proprio come il vostro.
Cosa succede a questo blog - caveat libris
SONO PASSATI ORMAI parecchi anni da quando ho smesso di fare regali che non fossero libri. In pratica, sono consumato da questa ossessione: appena posso li regalo e - lo confesso con imbarazzo - ne compro anche per uso personale. Sicuramente sono perseguibile, se non altro perché non rispetto la normativa sulla modica quantità e l'uso personale.
Visto che siamo sotto Natale, visto che regalerò come al solito un tot di libri ad amici e parenti, visto che in questo periodo vanno le strenne (qualunque cosa voglia dire), nei prossimi giorni ho deciso di dedicarmi anche qui a questo argomento. Benvenuti, quindi, in questa nuova era della mia personalità smarrita: l'era delle recensioni (brevi, brevissime: giuro).
Vi deluderò sicuramente dato che non sono quel colto (raffinato? preparato? originale?) lettore che vorrei. Peccato, però potete anche cambiare Posto, se non vi piacerà la merce che esporrò. Ci sono infine, come nella vita reale, anche le eccezioni: amici e conoscenti ai i quali regalare un libro è come dare una spinta dalle scale. Con loro mi astengo, con voi non posso discriminare. Però vale il caveat di cui sopra: se volete, potete sempre non leggere.
Visto che siamo sotto Natale, visto che regalerò come al solito un tot di libri ad amici e parenti, visto che in questo periodo vanno le strenne (qualunque cosa voglia dire), nei prossimi giorni ho deciso di dedicarmi anche qui a questo argomento. Benvenuti, quindi, in questa nuova era della mia personalità smarrita: l'era delle recensioni (brevi, brevissime: giuro).
Vi deluderò sicuramente dato che non sono quel colto (raffinato? preparato? originale?) lettore che vorrei. Peccato, però potete anche cambiare Posto, se non vi piacerà la merce che esporrò. Ci sono infine, come nella vita reale, anche le eccezioni: amici e conoscenti ai i quali regalare un libro è come dare una spinta dalle scale. Con loro mi astengo, con voi non posso discriminare. Però vale il caveat di cui sopra: se volete, potete sempre non leggere.
7.12.04
Questura e passaporto
ALLA FINE OGGI ce l'ho fatta: sono a Firenze, sono andato in questura e ho chiesto il rinnovo del passaporto. Anzi, per essere più precisi, il rilascio di un nuovo libretto (il mio vecchio ancora sarebbe stato valido sino al luglio 2007) per poter tornare negli Stati Uniti a gennaio. Pare infatti che sia necessiario il modello con la lettura della banda ottica, altrimenti serve il (costoso) visto. Homeland Security.
La cosa che mi ha colpito, però, è stato il funzionario. Quando gli ho chiesto di avere il mio vecchio libretto indietro, annullato (motivi sentimentali, tre anni di visti a destra e a manca per il mondo non si buttano via), lo ha afferrato, ha stampato "Annullato" su tre o quattro pagine e poi, soprattutto, con le forbicione ha portato via uno spicchio della copertina.
Tuffo al cuore: il mio fedele compagnio di tanti viaggi, il documento più prezioso, l'oggetto vissuto e conservato con cura (se lo perdi o si sciupa, non esci mica più dalla Cina o da Singapore, per tacere degli Usa). all'improvviso sfregiato a sangue freddo. Dopo questa cosa, dopo che la carne di cartoncino morbido al tatto simile al cuoio è stata violata, son pronto a tutto.
Madonna, che impressione: ho ancora le palpitazioni...
La cosa che mi ha colpito, però, è stato il funzionario. Quando gli ho chiesto di avere il mio vecchio libretto indietro, annullato (motivi sentimentali, tre anni di visti a destra e a manca per il mondo non si buttano via), lo ha afferrato, ha stampato "Annullato" su tre o quattro pagine e poi, soprattutto, con le forbicione ha portato via uno spicchio della copertina.
Tuffo al cuore: il mio fedele compagnio di tanti viaggi, il documento più prezioso, l'oggetto vissuto e conservato con cura (se lo perdi o si sciupa, non esci mica più dalla Cina o da Singapore, per tacere degli Usa). all'improvviso sfregiato a sangue freddo. Dopo questa cosa, dopo che la carne di cartoncino morbido al tatto simile al cuoio è stata violata, son pronto a tutto.
Madonna, che impressione: ho ancora le palpitazioni...
4.12.04
Wikipedia? Adesso anche Wikinews
CRESCE LA FEBBRE collaborativa, l'approccio "facile" (questo vuol dire wiki in hawaiano) della rete al sapere. Dopo Wikipedia, che citavo qui sotto, arrivano le news collaborative: Wikinews. Niente di nuovo o tanto di nuovo. Comunque, anche se li attaccano, i Wiki stanno facendo rumore in rete (qui c'è chi spiega chi sono e cosa fanno).
3.12.04
La mia routine (e voi come fate?)
LA MATTINA, QUANDO mi sveglio, se ho tempo attacco un attimo il portatile alla rete senza fili di casa. Si usa il telefono (quindi connessione senza fili ma a banda stretta usando Telecom) e vale per dare quell'occhiatina rapida alla posta. Soprattutto se devo partire, per i viaggi di lavoro.
Mettiamo però una giornata di lavoro: esco alle otto e qualcosa, prendo due autobus e arrivo al Dipartimento di Informatica della Statale, dove da alcuni mesi mi annido. Attacco il portatile all'Ethernet della rete locale e lo "risveglio" dal sonno digitale - è una cosa di pochi secondi. Faccio partire un paio di programmi (Azureus e il client di posta), dopodiché bar e seconda colazione.
Venti minuti, un caffé, una brioche al cioccolato e un bicchier d'acqua gassata a temperatura ambiente dopo, sono davanti allo schermo da quindici pollici 16:10. Parte NetNewsWire, l'aggregatore di feed Rss. Tradotto per i non tecnologici: anziché aprire trenta pagine web diverse, ci pensa lui a controllare se le hanno aggiornate ed eventualmente fornisce titolo e sommario dell'aggiornamento. Non mi piace tenerlo in automatico, sarò io nell'arco della giornata a cliccarne il refresh cinque o sei volte l'ora. Il client di posta elettronica invece è tarato per controllarla su tutti gli account (più delle dita di una mano) una volta al minuto. Sistematicamente. Altro giro su un paio di siti web, un saltino sui risultati del blog, news da preparare per Macity, alcuni siti di informazione molto settoriale o molto generale da consultare, prima ondata di mail in arrivo. Cerco sempre di guardare le mail dopo aver guardato il primo giro di NetNewsWire.
Passeranno un'oretta o due prima di emergere da questa routine? Una pausa caffé o due dopo, verso le 13.30, si mangia il consueto panino. Il portatile rimane attaccato all'Ethernet, fondamentalmente per lasciare Azureus a lavorare. Alle sei e mezza sette, dopo n mail e una serie notevole di feed Rss di cui mi sono nutrito, salto sui due autobus e torno a casa.
Da lì, cena prima o cena dopo, un altro paio di connessioni ci stanno tutte, senza fili e via modem. Solo pagine web e posta, un po' di scrittura (c'è sempre qualcosa), tanti altri feed Rss e navigazioni varie. Il mio portale web, posso confessarlo serenamente, adesso è diventato Wikipedia. L'unica fonte di info italiane è Repubblica.it (giusto perché ha il feed Rss, ma fa abbastanza schifuccio)., il resto è oscillante tra Wired e SlashDot, siti di Mac e siti di tecnologia o blog (prevalentemente italiani). Difficilmente devo gestire più di cinquanta notizie nuove alla volta.
Altri canali? Tv (soprattutto telegiornali o approfondimenti stile Ottoemezzo), il giornale non semprissimo, ma quando capita almeno cinque o sei - dipende dal momento economico dato che sono "self employed", altrimenti ai bei tempi mi smazzavo la mia bella rassegna stampa su sei italiani e tre stranieri. Con la rete non ne sento la mancanza per le notizie, tantissimo per l'orientamento (commento e soprattutto gerarchia).
Il telefonino quattro volte al giorno mi regala quelle perle di involontaria autoironia che sono i TimSpot con le notizie Ansa. Vecchio affetto (ho lavorato per l'agenzia romana) e una briciola di utilità.
Altro? Libri (saggistica, romanzi) cinema. Ma Azureus supplisce in buona parte a questi bisogno. Pochissima radio, purtroppo, ma l'iPod non ce l'ha e io quello uso, mica la radiolina a transistor.
Ecco, questo è quello che faccio io. E voi?
Mettiamo però una giornata di lavoro: esco alle otto e qualcosa, prendo due autobus e arrivo al Dipartimento di Informatica della Statale, dove da alcuni mesi mi annido. Attacco il portatile all'Ethernet della rete locale e lo "risveglio" dal sonno digitale - è una cosa di pochi secondi. Faccio partire un paio di programmi (Azureus e il client di posta), dopodiché bar e seconda colazione.
Venti minuti, un caffé, una brioche al cioccolato e un bicchier d'acqua gassata a temperatura ambiente dopo, sono davanti allo schermo da quindici pollici 16:10. Parte NetNewsWire, l'aggregatore di feed Rss. Tradotto per i non tecnologici: anziché aprire trenta pagine web diverse, ci pensa lui a controllare se le hanno aggiornate ed eventualmente fornisce titolo e sommario dell'aggiornamento. Non mi piace tenerlo in automatico, sarò io nell'arco della giornata a cliccarne il refresh cinque o sei volte l'ora. Il client di posta elettronica invece è tarato per controllarla su tutti gli account (più delle dita di una mano) una volta al minuto. Sistematicamente. Altro giro su un paio di siti web, un saltino sui risultati del blog, news da preparare per Macity, alcuni siti di informazione molto settoriale o molto generale da consultare, prima ondata di mail in arrivo. Cerco sempre di guardare le mail dopo aver guardato il primo giro di NetNewsWire.
Passeranno un'oretta o due prima di emergere da questa routine? Una pausa caffé o due dopo, verso le 13.30, si mangia il consueto panino. Il portatile rimane attaccato all'Ethernet, fondamentalmente per lasciare Azureus a lavorare. Alle sei e mezza sette, dopo n mail e una serie notevole di feed Rss di cui mi sono nutrito, salto sui due autobus e torno a casa.
Da lì, cena prima o cena dopo, un altro paio di connessioni ci stanno tutte, senza fili e via modem. Solo pagine web e posta, un po' di scrittura (c'è sempre qualcosa), tanti altri feed Rss e navigazioni varie. Il mio portale web, posso confessarlo serenamente, adesso è diventato Wikipedia. L'unica fonte di info italiane è Repubblica.it (giusto perché ha il feed Rss, ma fa abbastanza schifuccio)., il resto è oscillante tra Wired e SlashDot, siti di Mac e siti di tecnologia o blog (prevalentemente italiani). Difficilmente devo gestire più di cinquanta notizie nuove alla volta.
Altri canali? Tv (soprattutto telegiornali o approfondimenti stile Ottoemezzo), il giornale non semprissimo, ma quando capita almeno cinque o sei - dipende dal momento economico dato che sono "self employed", altrimenti ai bei tempi mi smazzavo la mia bella rassegna stampa su sei italiani e tre stranieri. Con la rete non ne sento la mancanza per le notizie, tantissimo per l'orientamento (commento e soprattutto gerarchia).
Il telefonino quattro volte al giorno mi regala quelle perle di involontaria autoironia che sono i TimSpot con le notizie Ansa. Vecchio affetto (ho lavorato per l'agenzia romana) e una briciola di utilità.
Altro? Libri (saggistica, romanzi) cinema. Ma Azureus supplisce in buona parte a questi bisogno. Pochissima radio, purtroppo, ma l'iPod non ce l'ha e io quello uso, mica la radiolina a transistor.
Ecco, questo è quello che faccio io. E voi?
Cose metropolitane
RIGIRARSI LA NOTTE e svegliarsi di colpo, per il dolore al braccio. Salire in tram un po' rigidi, col collarino medicale che stringe. Sedersi a fatica, il fiato corto, per le contusioni alla cassa toracica. Partire per le vacanze del ponte (destinazione Amsterdam) come un vecchietto in gita pensionistica. Per colpa di una vita movimentata? Per gli sport estremi praticati? Per l'eccesso di palestra? Macché, tutta colpa delle buche di Milano.
E dei binari, e del pavé, e delle mille trappole che si celano sulle strade del capoluogo lombardo (e della capitale, e della maggior parte delle medie e grandi città italiane). Tutto per colpa della passione della moto, per la congestione del traffico, per i ritmi serrati di oggi e soprattutto per lo stato indecente, come si diceva, delle strade.
A un mio amico, che mi scrive, è successo. Potrebbe succedere ai tantissimi che usano moto e motorini in città. Anche la bicicletta (quest'estate ho rischiato di fare un gran volo mettendo la ruota nella scanalatura di un binario) ha i suoi rischi. La macchina? Non sempre è sicura nemmeno quella. Che schifo, bisognerebbe proprio far qualcosa. Ecco cosa mi scrive Fabio:
figliolo
sono un pò di corsa, l'ultimo giorno prima del lungo ponte è foriero di
mine vaganti lavorative che mi rovinano l'umore
salute: porto tuttora il collarino, la spalla fa una male cane e tutte le
notti mi ci giro sopra svariate volte e mi sveglio bestemmiando
moto: domattina la porto dal meccanico, è piuttosto danneggiata, mi aspetto
almeno 6-700 euri di danni
domenica si parte per amsterdam, bella cosa, cerco di chiamarti prima della partenza
tu che programmi hai?
ti prego di fare sul blog una seria denunzia dello stato INCREDIBILE in cui
versano le strade di milano, quelle del centro in particolare, piene di
crateri, binari assassini, lastroni semoventi... ad albertini ho già
rivolto fervidi pensieri subito dopo la dolorosa caduta
Ps: per la cronaca. Io non ho programmi per il ponte.
E dei binari, e del pavé, e delle mille trappole che si celano sulle strade del capoluogo lombardo (e della capitale, e della maggior parte delle medie e grandi città italiane). Tutto per colpa della passione della moto, per la congestione del traffico, per i ritmi serrati di oggi e soprattutto per lo stato indecente, come si diceva, delle strade.
A un mio amico, che mi scrive, è successo. Potrebbe succedere ai tantissimi che usano moto e motorini in città. Anche la bicicletta (quest'estate ho rischiato di fare un gran volo mettendo la ruota nella scanalatura di un binario) ha i suoi rischi. La macchina? Non sempre è sicura nemmeno quella. Che schifo, bisognerebbe proprio far qualcosa. Ecco cosa mi scrive Fabio:
figliolo
sono un pò di corsa, l'ultimo giorno prima del lungo ponte è foriero di
mine vaganti lavorative che mi rovinano l'umore
salute: porto tuttora il collarino, la spalla fa una male cane e tutte le
notti mi ci giro sopra svariate volte e mi sveglio bestemmiando
moto: domattina la porto dal meccanico, è piuttosto danneggiata, mi aspetto
almeno 6-700 euri di danni
domenica si parte per amsterdam, bella cosa, cerco di chiamarti prima della partenza
tu che programmi hai?
ti prego di fare sul blog una seria denunzia dello stato INCREDIBILE in cui
versano le strade di milano, quelle del centro in particolare, piene di
crateri, binari assassini, lastroni semoventi... ad albertini ho già
rivolto fervidi pensieri subito dopo la dolorosa caduta
Ps: per la cronaca. Io non ho programmi per il ponte.
2.12.04
Napsterizzazione: la musica era solo il principio
LO POTETE LEGGERE qui: Napsterization racconta, tra le altre cose, in inglese e con passo lento, come il mondo stia cambiando grazie a Napster (quello vecchio, non la versione commerciale di oggi). E Wired ha una storia che parla della vita online - una tendenza, non più un'anomalia - di Mary Odder, colei la quale ha messo online Napsterization, e di migliaia, milioni come lei.
Proviamo a rifletterci pure noi: quanto tempo al giorno, quante risorse, quanta comunicazione e quanti contatti passano per canali a distanza, virtuali (telefono, email, web, rss), rispetto a dieci anni fa? Per citare William Gibson, il futuro è arrivato ma in ordine sparso. Anche perché il tempo che noialtri (proprio noi europei, italiani in testa) passiamo di fronte alla televisione è sempre meno, viene sostituito dall'uso del computer e di Internet e - soprattutto nel settore dei giochi online che sono modi di comunicare con le altre persone, ci sono novità all'orizzonte. Qualcosa sta cambiando, insomma... (anche la lettura dei giornali e dei periodici cala).
Sapete cosa? Mi ricordo quando tre o quattro anni fa si dicevano queste cose (cambierà, calerà, muterà, grazie alla banda larga, grazie ai computer veramente multimediali e amichevoli, etc. etc) e tutti a cercare il cambiamento nei numeri e poi ad arrabbiarsi perché all'epoca non succedeva niente.
Adesso succede, ed è come un terremoto sotterraneo, scavato da un fiume carsico. E la cosa pazzesca è che i precursori, quelli che negli anni avevano elaborato le prime teorie e i primi sistemi, adesso sono quelli che vengono bruciati dalla fiamma delle novità. Ma pensate voi...
Proviamo a rifletterci pure noi: quanto tempo al giorno, quante risorse, quanta comunicazione e quanti contatti passano per canali a distanza, virtuali (telefono, email, web, rss), rispetto a dieci anni fa? Per citare William Gibson, il futuro è arrivato ma in ordine sparso. Anche perché il tempo che noialtri (proprio noi europei, italiani in testa) passiamo di fronte alla televisione è sempre meno, viene sostituito dall'uso del computer e di Internet e - soprattutto nel settore dei giochi online che sono modi di comunicare con le altre persone, ci sono novità all'orizzonte. Qualcosa sta cambiando, insomma... (anche la lettura dei giornali e dei periodici cala).
Sapete cosa? Mi ricordo quando tre o quattro anni fa si dicevano queste cose (cambierà, calerà, muterà, grazie alla banda larga, grazie ai computer veramente multimediali e amichevoli, etc. etc) e tutti a cercare il cambiamento nei numeri e poi ad arrabbiarsi perché all'epoca non succedeva niente.
Adesso succede, ed è come un terremoto sotterraneo, scavato da un fiume carsico. E la cosa pazzesca è che i precursori, quelli che negli anni avevano elaborato le prime teorie e i primi sistemi, adesso sono quelli che vengono bruciati dalla fiamma delle novità. Ma pensate voi...
1.12.04
Milano, Milano
TEMPO BRUTTINO, QUALCHE saltello, ma alla fine l'Airbus A319 di Iberia ha fatto il suo dovere e ci ha poggiato dolcemente sul tarmac di Malpensa. Grazie, potente entità di chi vola, a nome dell'equipaggio e di tutti i passeggeri. Da domattina, si rischia veramente: rientro nel traffico di Milano da pedone...
Gente che vola e gente che si connette
SEGNALO AI GENTILI lettori che la saletta di business di Iberia, all'aeroporto di Madrid, offre collegamento wireless gratuito con tanto di targhe pubblicitarie (collaborazione con Toshiba e Telefonica). Procedura un po' laboriosa ma se non altro state leggendo questo post, quindi funziona. Lo dico tanto per ricordare che sia a Malpensa che Fiumicino e Linate il servizio, gestito commercialmente da Vodafone o da Tim, non prevede facilitazioni di sorta nelle salette vip né Alitalia né di altri. Così, tanto per dire qualcosa, tipo: che barboni che siamo...
Intanto, io tra un'oretta decollo, destinazione Malpensa. Fuori piove, pare che dalle parti di Milano sia lo stesso.
Intanto, io tra un'oretta decollo, destinazione Malpensa. Fuori piove, pare che dalle parti di Milano sia lo stesso.
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