NON HO RESISTITO: ieri sera ho installato Tiger, la nuova versione del sistema operativo di Apple. Ma forse dovrei dire stamattina presto, vista l'ora. Operazione semplice: all'inizio il programma di installazione chiede se si voglia formattare il disco oppure aggiornare la versione esistente del sistema operativo con due modalità diverse. Ho scelto la seconda opzione e la seconda modalità, "archivia e installa", che mette praticamente una copia nuova del sistema operativo ma al tempo stesso preserva tutte le impostazioni della precedente.
Ci vorrà un po' di tempo prima di orientarsi, perché la transizione è pur sempre complicata. Applicazioni vecchie da buttare via, cose nuove da scoprire, verifiche da fare (saranno passate tutte le password dei siti web? E i documenti?). Le prime sensazioni sono positive: il sistema è abbastanza stabile e veloce. Le novità estetiche e di funzionalità sono discrete (Dashboard, Spotlight, il nuovo Mail per la posta elettronica). L'idea è che sia cambiato così tanto che tra pochissimo non riuscirò più a ricordarmi come ho fatto a vivere quasi un anno e mezzo con Panther, cioè la versione precedente di MacOs X.
Il consiglio è di buttarsi: costa poco (129 euro), rende veramente migliore l'esperienza, e in sostanza il gioco vale la candela. Per tutte e tre le categorie di potenziali clienti: Mac, Pc e neofiti dell'informatica.
Su Macity stanno lavorando a un complesso e completo articolo che mostra tutte le caratteristiche innovative. In realtà, solo un bicchiere rispetto all'oceano di cose che sto trovando...
30.4.05
29.4.05
La fine dei videogiochi?
C'E' SEMPRE QUALCUNO che prevede la fine di qualcosa. John Dvorak, stimato giornalista americano un po' catastrofista e con una buffa omonimia nel cognome, prevede la fine del mercato dei videogiochi.
Non è uno scherzo, né per i soldi che ci girano attorno (in questo momento nel mondo è più grande del fatturato cinematografico e dell'home video sommati) né per l'implausibilità dell'idea. In effetti, come il mercato dell'aeronautica civile, anche quello dei videogiochi è legato a crisi cicliche. Ma, a differenza dell'aviazione, qui non entrano in gioco fattori economici primari come il costo degli approvvigionamenti, i ristretti margini, l'effetto guerra, depressione o incidente, bensì i "gusti" del pubblico e la capacità di innovare costantemente. Insomma, moda e creatività.
La tesi di Dvorak è riassumibile così: pochi generi, crisi di idee nuove, risultati tecnici d'eccellenza già raggiunti. In pratica, i maggiori titoli degli ultimi tempi sono puzzle e labirinti, giochi di avventura, sport e simulazione. La grafica ha raggiunto livelli fotorealistici e non si sa che cosa proporre dopo. Insomma, la gente si sta stancando perché da alcuni anni ci sono sempre le solite minestre da mangiare. A breve, arriverà la disaffezione del pubblico (che paga pure un sacco di soldi per comprare i giochi) e il mercato crollerà.
Inoltre, tra pochi mesi arriveranno Xbox 2, Playstation 3, il nuovo Nintendo, mentre Sony Psp e Nintendo Ds (le due console da passeggio attualmente sul mercato) si stanno contendendo la palma di più venduta a colpi di milioni di pezzi. Il rischio ingorgo c'è, è inutile negarlo.
Quali soluzioni, allora? Dvorak, che in questo è un catastrofista vero, a parte una lisciata di pelo a Nintendo - in pratica presentando due concept-game della casa giapponese - non ha niente da proporre. L'idea che circola in questo Posto è che invece i videogiochi non siano schiavi dei corsi e ricorsi della storia, ma si apprestino ad evolvere in qualcosa di differente. Sia perché la generazione cresciuta con loro ha raggiunto un'età in cui chiede qualcosa di diverso, sia perché la maggior penetrazione del loro modo di funzionare presso larghi strati della società (una volta non si sapeva neanche tenere in mano un joystick, adesso si gioca anche col telefonino) sta aprendo la strada a forme di ibridazione con altri tipi di contenuti (film, telefilm) o altri obiettivi (formazione, scuola, rieducazione, esperienze testuali complesse).
Alla fine? Forse, nonostante quel che dice Dvorak, lo tsunami non ci sarà, perché i videogiochi non sono un prodotto ma un mezzo di comunicazione e interazione. Un new media, cioè, e predicarne la fine è come predicare la fine del web o dell'email...
Non è uno scherzo, né per i soldi che ci girano attorno (in questo momento nel mondo è più grande del fatturato cinematografico e dell'home video sommati) né per l'implausibilità dell'idea. In effetti, come il mercato dell'aeronautica civile, anche quello dei videogiochi è legato a crisi cicliche. Ma, a differenza dell'aviazione, qui non entrano in gioco fattori economici primari come il costo degli approvvigionamenti, i ristretti margini, l'effetto guerra, depressione o incidente, bensì i "gusti" del pubblico e la capacità di innovare costantemente. Insomma, moda e creatività.
La tesi di Dvorak è riassumibile così: pochi generi, crisi di idee nuove, risultati tecnici d'eccellenza già raggiunti. In pratica, i maggiori titoli degli ultimi tempi sono puzzle e labirinti, giochi di avventura, sport e simulazione. La grafica ha raggiunto livelli fotorealistici e non si sa che cosa proporre dopo. Insomma, la gente si sta stancando perché da alcuni anni ci sono sempre le solite minestre da mangiare. A breve, arriverà la disaffezione del pubblico (che paga pure un sacco di soldi per comprare i giochi) e il mercato crollerà.
Inoltre, tra pochi mesi arriveranno Xbox 2, Playstation 3, il nuovo Nintendo, mentre Sony Psp e Nintendo Ds (le due console da passeggio attualmente sul mercato) si stanno contendendo la palma di più venduta a colpi di milioni di pezzi. Il rischio ingorgo c'è, è inutile negarlo.
Quali soluzioni, allora? Dvorak, che in questo è un catastrofista vero, a parte una lisciata di pelo a Nintendo - in pratica presentando due concept-game della casa giapponese - non ha niente da proporre. L'idea che circola in questo Posto è che invece i videogiochi non siano schiavi dei corsi e ricorsi della storia, ma si apprestino ad evolvere in qualcosa di differente. Sia perché la generazione cresciuta con loro ha raggiunto un'età in cui chiede qualcosa di diverso, sia perché la maggior penetrazione del loro modo di funzionare presso larghi strati della società (una volta non si sapeva neanche tenere in mano un joystick, adesso si gioca anche col telefonino) sta aprendo la strada a forme di ibridazione con altri tipi di contenuti (film, telefilm) o altri obiettivi (formazione, scuola, rieducazione, esperienze testuali complesse).
Alla fine? Forse, nonostante quel che dice Dvorak, lo tsunami non ci sarà, perché i videogiochi non sono un prodotto ma un mezzo di comunicazione e interazione. Un new media, cioè, e predicarne la fine è come predicare la fine del web o dell'email...
AnniCinquanta
A MILANO CONTINUA (sino a luglio) la mostra AnniCinquanta. Io non sono ancora riuscito ad andarci, ma spero presto di ovviare al problema...
Appuntamenti
DOPO 18 MESI di gestazione, è arrivata la nuova versione del sistema operativo di Apple: MacOs X 10.4, meglio conosciuto come Tiger. Stasera alle 18 diviene ufficialmente "vendibile".
Si sono allungati i tempi di realizzazione - prima le versioni si susseguivano una volta all'anno - ma non le innovazioni, che sono almeno il doppio rispetto alla media. Il Mac adesso è un sistema maturo, semplice, stabile, interessante sia per chi lo usa da tempo che per chi proviene dal mondo Pc o non ha esperienze col computer (ma esistono queste persone?).
Questo Posto lo consiglia vivamente...
Si sono allungati i tempi di realizzazione - prima le versioni si susseguivano una volta all'anno - ma non le innovazioni, che sono almeno il doppio rispetto alla media. Il Mac adesso è un sistema maturo, semplice, stabile, interessante sia per chi lo usa da tempo che per chi proviene dal mondo Pc o non ha esperienze col computer (ma esistono queste persone?).
Questo Posto lo consiglia vivamente...
27.4.05
Non si tratta così neanche la monnezza...
IL POVERO THOMAS Milian, l'attore cubano che negli anni Settanta ed Ottanta ha impersonato Er Monnezza, protagonista dell'omonima serie di film, non è stato neanche contattato dalla produzione del film attualmente in circolazione nelle sale che vede come protagonista il budelloso Claudio Amendola, scrive Vanity Fair. Son cose brutte signori: un cameo ci stava tutto. Non si tratta così neanche la monnezza vera, figuriamoci quella trash...
(una recente immagine dell'attore cubano, meno capellone che in passato...)
La Smart culture
LUCA SOFRI, CHE è uno brano a trovare le cose, segnala quest'articolo del New York Times Magazine. Si parla di televisione - ma l'autore è un ricercatore che espande il suo discorso in un libro di imminente pubblicazione a tutti i mezzi di comunicazione di massa videogiochi compresi - e della sua crescente complessità. Che non nasce per caso, ma per scelta di renderci più attenti. Dopotutto, il piacere della mente è pari a quello del sesso nel mondo dei prodotti culturali. E poi un Dvd con una serie televisiva ricca e complicata si compra con piacere maggiore perché si rivede con piacere maggiore...
Spegni quella televisione!
SONO UNDICI ANNI che esiste. E' la settimana senza televisione. Nel relativo interesse di noialtri, a partire da lunedì scorso - il 25 aprile - sino al 1 maggio sarebbe meglio stare a Tv spenta. Perché?
Secondo Frank Vespe, executive director di TV-Turnoff Network, organizzazione non-profit di Washington, Vogliamo incoraggiare le persone, soprattutto i genitori con figli piccoli, a controllare e limitare il tempo che si passa a guardare la tivù nelle loro case
La manifestazione non ha grandissimo seguito di per sé e le statistiche di fruizione della Tv sono - in tutto il mondo - in crescita.
Io, se potessi cambiare lavoro, farei volentieri il dietologo mediale...
Secondo Frank Vespe, executive director di TV-Turnoff Network, organizzazione non-profit di Washington, Vogliamo incoraggiare le persone, soprattutto i genitori con figli piccoli, a controllare e limitare il tempo che si passa a guardare la tivù nelle loro case
La manifestazione non ha grandissimo seguito di per sé e le statistiche di fruizione della Tv sono - in tutto il mondo - in crescita.
Io, se potessi cambiare lavoro, farei volentieri il dietologo mediale...
24.4.05
Piccole notizie da Firenze
DA UN PAIO d'anni il Comune di Firenze - di concerto con l'azienda municipale per i trasporti, Ataf - aveva implementato una politica interessante: su tre delle quattro linee di bussini (i tre elettrici, A, B, C) che traversano il centro, i residenti potevano circolare senza bisogno di fare il biglietto.
Oggi, rientrando in città, ho appreso da un anonimo biglietto attaccato in malo modo alla fermata della stazione che dal prossimo primo maggio - festa dei lavoratori - termina la "promozione". Eh, beh. Si vede che la lungimiranza del concerto tra lorsignori ha voluto fare un salto di qualità ulteriore.
Oggi, rientrando in città, ho appreso da un anonimo biglietto attaccato in malo modo alla fermata della stazione che dal prossimo primo maggio - festa dei lavoratori - termina la "promozione". Eh, beh. Si vede che la lungimiranza del concerto tra lorsignori ha voluto fare un salto di qualità ulteriore.
Se n'è andato...
ROMANO SCARPA, UNO dei più importanti autori Disney (suoi i personaggi di Brigitta, Trudy, Atomino Bip-bip e tanti altri) è scomparso ieri mattina nella sua casa di Malaga a 77 anni.
Qui una serie di suoi schizzi per i fan, tra cui quello preso a prestito qua sotto.
Qui una serie di suoi schizzi per i fan, tra cui quello preso a prestito qua sotto.
23.4.05
Csi, il nanismo e il cinese
CIRCA UN ANNO fa John scriveva un interessante post su come si traduce e viene tradotto "nano" nelle sue differenti accezioni dall'inglese al cinese. Partendo dai sottotitoli di un vecchio episodio di Csi: Crime Scene Investigations
Una breve ma interessante lettura...
So if you use the translations above, the scene completely falls apart. Originally it was:
NICK: Okay. So, back to the midgets.
(GRISSOM looks sharply at NICK.)
GRISSOM: Nick ... "Dwarves" or "Little People".
(NICK nods at the correction.)
With these Chinese translations, the meaning becomes:
NICK: Okay. So, back to the midgets.
(GRISSOM looks sharply at NICK.)
GRISSOM: Nick ... "Midgets" or "Dirty Little Rats".
(NICK nods at the correction.)
Ricollegandomi a questo, recentemente ho visto due volte di fila la prima stagione di Cheers, da noi conosciuto come Cin Cin, prima in lingua originale e poi in italiano con un amico. Tralasciando la qualità del doppiaggio (scarsa), il problema vero è la traduzione. La mancata ricerca di equivalenti linguistici, il fraintendimento di espressioni evidentemente sconosciute al traduttore e soprattutto il continuo adattamento culturale. Guardare un telefilm o leggere un testo in lingua originale è semre un trade-off tra quel che si capisce dall'originale (poco, soprattutto se si conosce l'inglese come lo conosco io) e quel che si perde nella traduzione (parecchio, soprattutto se l'infedele traduttore ha almeno orecchio per dare coerenza al testo nel suo complesso). Prendere l'abitudine di consumare testi (film, telefilm, libri, giornali) in lingua originale - inglese - rende difficoltoso abituarsi allo standard sempre peggiore che abbiamo istituzionalizzato. Internet sta portando sotto gli occhi di molti questa lacerazione. Il modello autarchico del cinema e della televisione pubblica e commerciale italiana - tradurre tutto a tutti i costi - sta iniziando a vacillare seriamente. E ha prodotto gran danni, sinora.
Una breve ma interessante lettura...
So if you use the translations above, the scene completely falls apart. Originally it was:
NICK: Okay. So, back to the midgets.
(GRISSOM looks sharply at NICK.)
GRISSOM: Nick ... "Dwarves" or "Little People".
(NICK nods at the correction.)
With these Chinese translations, the meaning becomes:
NICK: Okay. So, back to the midgets.
(GRISSOM looks sharply at NICK.)
GRISSOM: Nick ... "Midgets" or "Dirty Little Rats".
(NICK nods at the correction.)
Ricollegandomi a questo, recentemente ho visto due volte di fila la prima stagione di Cheers, da noi conosciuto come Cin Cin, prima in lingua originale e poi in italiano con un amico. Tralasciando la qualità del doppiaggio (scarsa), il problema vero è la traduzione. La mancata ricerca di equivalenti linguistici, il fraintendimento di espressioni evidentemente sconosciute al traduttore e soprattutto il continuo adattamento culturale. Guardare un telefilm o leggere un testo in lingua originale è semre un trade-off tra quel che si capisce dall'originale (poco, soprattutto se si conosce l'inglese come lo conosco io) e quel che si perde nella traduzione (parecchio, soprattutto se l'infedele traduttore ha almeno orecchio per dare coerenza al testo nel suo complesso). Prendere l'abitudine di consumare testi (film, telefilm, libri, giornali) in lingua originale - inglese - rende difficoltoso abituarsi allo standard sempre peggiore che abbiamo istituzionalizzato. Internet sta portando sotto gli occhi di molti questa lacerazione. Il modello autarchico del cinema e della televisione pubblica e commerciale italiana - tradurre tutto a tutti i costi - sta iniziando a vacillare seriamente. E ha prodotto gran danni, sinora.
22.4.05
Le affinità elettive
ERANO PARECCHI ANNI fa, dovevo ancora laurearmi e frequentavo l'Istituto Universitario Europeo di Fiesole, sulle colline circostanti Firenze. Un giorno andai a sentire una conferenza e l'ospite d'onore era questo brillante politico e spin doctor britannico, Peter Mandelson. Lo intervistai anche per la radio locale per la quale all'epoca lavoravo. C'era odore, nelle stanze di quell'ex seminario vescovile, di potere old fashion.
Per anni ho seguito la sua carriera con la simpatia dell'anonimo che vede comparire il potente sulle pagine dei giornali il potente la cui biografia si è intrecciata per un breve momento con la sua. L'anonimo che contempla e si bea dell'anonimo divenuto famoso. Nel caso specifico, anche durante la duplice momentanea crisi, dovuta a una piccola serie di insignificanti episodi adesso dimenticati da Tony Blair e dalla opinione pubblica di quel Paese, ho sempre pensato: Ehilà, ecco ancora il vecchio Peter, sempre in sella. Good old boy... In definitiva, il posto da commissario europeo al commercio l'ha rimesso fortunosamente in gioco e in posizione non di poco conto.
Quello che si legge sul Times di oggi invece mi devasta: secondo i tre giornalisti che hanno in cura il pezzo, Anthony Browne, Daniel McGrory e Lewis Smith, Mandelson sarebbe andato a letto col nemico: lo scorso Capodanno infatti sarebbe stato ospitate sullo yacht di Paul Allen, co-fondatore di Microsoft, impegnato in un lungo party ai Caraibi.
Il punto è che Microsoft è attualmente al centro di una gigantesca disputa con la Commissione dell'Unione europea. E' vero che noi vivamo in un Paese dove questo tipo di cose non si notano neppure (e non mi date del comunista, perché come diceva Montanelli di gentaglia ce n'è in parti uguali sia a destra che a sinistra) tuttavia questa mi sembra un po' eccessiva. Ma come? Una battaglia giuridica, politica e sociale di importanza capitale, che si intreccia con mille altre variabili, sputtanata da un parvenue che va a cazzeggiare sullo yacht del settimo uomo più ricco al mondo? Ma non scherziamo, dai...
Per anni ho seguito la sua carriera con la simpatia dell'anonimo che vede comparire il potente sulle pagine dei giornali il potente la cui biografia si è intrecciata per un breve momento con la sua. L'anonimo che contempla e si bea dell'anonimo divenuto famoso. Nel caso specifico, anche durante la duplice momentanea crisi, dovuta a una piccola serie di insignificanti episodi adesso dimenticati da Tony Blair e dalla opinione pubblica di quel Paese, ho sempre pensato: Ehilà, ecco ancora il vecchio Peter, sempre in sella. Good old boy... In definitiva, il posto da commissario europeo al commercio l'ha rimesso fortunosamente in gioco e in posizione non di poco conto.
Quello che si legge sul Times di oggi invece mi devasta: secondo i tre giornalisti che hanno in cura il pezzo, Anthony Browne, Daniel McGrory e Lewis Smith, Mandelson sarebbe andato a letto col nemico: lo scorso Capodanno infatti sarebbe stato ospitate sullo yacht di Paul Allen, co-fondatore di Microsoft, impegnato in un lungo party ai Caraibi.
Il punto è che Microsoft è attualmente al centro di una gigantesca disputa con la Commissione dell'Unione europea. E' vero che noi vivamo in un Paese dove questo tipo di cose non si notano neppure (e non mi date del comunista, perché come diceva Montanelli di gentaglia ce n'è in parti uguali sia a destra che a sinistra) tuttavia questa mi sembra un po' eccessiva. Ma come? Una battaglia giuridica, politica e sociale di importanza capitale, che si intreccia con mille altre variabili, sputtanata da un parvenue che va a cazzeggiare sullo yacht del settimo uomo più ricco al mondo? Ma non scherziamo, dai...
Alla faccia della privacy...
(Alla faccia della privacy: ho scoperto che Google Images ha archiviato anche il mio, di volto. Un po' parziale, ma c'è... Sul cappellino, cimelio di un remoto viaggio in Australia, c'è il nome di tal DeBortoli, vinicoltore. Era il mio preferito ma adesso in redazione non posso più metterlo, per evidenti motivi... Vero, Ferruccio?)
Ri-mediare
PRENDIAMO DA UN medium e buttiamo su un altro. Prendiamo una mail e trasformiamola in una pagina web di un blog. Quella che segue è una mail che circola da un po' (stamani me l'ha rimandata Federico. Grazie!) e vale la pena esporla al pubblico più generale a cui mancano magari gli amici burloni che la spediscano.
Lo sapevate...
1. ...che è impossibile succhiarsi il gomito;
2. ...che la Coca Cola era originariamente verde;
> 3. ...che è possibile fare salire le scale ad una vacca ma non fargliele scendere;
4. ...che il gracchiare di un'anatra (Quac, quac) non fa eco e nessuno sa perché;
5. ...che ogni re delle carte rappresenta un grande re della storia:
- Picche: Re David
- Fiori: Alessandro Magno
- Cuori: Carlomagno
- Quadri: Giulio Cesare
6. ...che multiplicando 111.111.111 x 111.111.111 si ottiene 12.345.678.987.654.321;
7. ...che se una statua nel parco di una persona a cavallo ha due piedi
per aria, la persona è morta in combattimento; se il cavallo ha una delle
zampe anteriori alzate, la persona è morta ferita in combattimento; se il
cavallo ha le quattro zampe per terra, la persona è morta per cause naturali;
8. ...che il nome Jeep viene dall'abbreviazione dell'esercito americano
auto per le General Purpose cioè G.P. pronunciato in inglese;
9. ...che è impossibile starnutire con gli occhi aperti;
10. ...che i destri vivono in media nove anni più dei mancini;
11. ...che lo scarafaggio può vivere nove giorni senza la sua testa, prima
di morire... di fame;
12. ...che gli elefanti sono gli unici animali del creato che non possono saltare (per fortuna);
14. ...che la parola cimitero proviene dal greco koimetirion che
significa: dormitorio;
15. ...che nell'antica Inghilterra la gente non poteva fare sesso senza il consenso del Re (a meno che non si trattasse di un membro della famiglia reale). Quando la gente voleva un figlio doveva chiedere permesso al re, il quale consegnava una targhetta che dovevano appendere fuori dalla porta mentre avevano rapporti. La targhetta diceva Fornication Under Consent of the King (F.U.C.K.). Questa è l'origine della parola;
16. ...che durante la guerra di secessione, quando tornavano le truppe ai
loro quartieri senza avere nessun caduto, mettevano su una grande lavagna 0
Killed (zero morti). Da qui proviene l'espressione O..K. per dire tutto bene;
17. ...che nel Nuovo Testamento nel libro di San Matteo dice che è più difficile che un un cammello passi per la cruna di un ago piuttosto che un ricco entri nel Regno dei Cieli. Il problema è che san Geronimo, il traduttore del testo, interpretó la parola Kamelos come cammello, quando in realtà in greco Kamelos è quel cavo d'ormeggio utilizzato per legare le barche ai moli (da cui la parola Camalli, ormeggiatori).
In definitiva il senso della frase è lo stesso ma quale vi sembra più coerente?
18. ...che quando i conquistatori inglesi arrivarono in Australia, si spaventarono nel vedere degli strani animali che facevano salti incredibili. Chiamarono immediatamente uno del luogo (gli indigeni australiani erano estremamente pacifici) e cercarono di fare domande con i gesti. Sentendo che l'indigeno diceva sempre Kan Ghu Ru adottarono il vocabolo inglese kangaroo (canguro).
I linguisti determinarono dopo ricerche che il significato di quello che gli indigeni volevano dire era: "Non vi capisco".
19. ...che l'80% delle persone che leggono questo testo hanno cercato di succhiarsi il gomito!!!
20. ...che il 90% delle persone che leggono questo testo non sanno quale numero manchi dalla lista senza ricontrollare!!!
Lo sapevate...
1. ...che è impossibile succhiarsi il gomito;
2. ...che la Coca Cola era originariamente verde;
> 3. ...che è possibile fare salire le scale ad una vacca ma non fargliele scendere;
4. ...che il gracchiare di un'anatra (Quac, quac) non fa eco e nessuno sa perché;
5. ...che ogni re delle carte rappresenta un grande re della storia:
- Picche: Re David
- Fiori: Alessandro Magno
- Cuori: Carlomagno
- Quadri: Giulio Cesare
6. ...che multiplicando 111.111.111 x 111.111.111 si ottiene 12.345.678.987.654.321;
7. ...che se una statua nel parco di una persona a cavallo ha due piedi
per aria, la persona è morta in combattimento; se il cavallo ha una delle
zampe anteriori alzate, la persona è morta ferita in combattimento; se il
cavallo ha le quattro zampe per terra, la persona è morta per cause naturali;
8. ...che il nome Jeep viene dall'abbreviazione dell'esercito americano
auto per le General Purpose cioè G.P. pronunciato in inglese;
9. ...che è impossibile starnutire con gli occhi aperti;
10. ...che i destri vivono in media nove anni più dei mancini;
11. ...che lo scarafaggio può vivere nove giorni senza la sua testa, prima
di morire... di fame;
12. ...che gli elefanti sono gli unici animali del creato che non possono saltare (per fortuna);
14. ...che la parola cimitero proviene dal greco koimetirion che
significa: dormitorio;
15. ...che nell'antica Inghilterra la gente non poteva fare sesso senza il consenso del Re (a meno che non si trattasse di un membro della famiglia reale). Quando la gente voleva un figlio doveva chiedere permesso al re, il quale consegnava una targhetta che dovevano appendere fuori dalla porta mentre avevano rapporti. La targhetta diceva Fornication Under Consent of the King (F.U.C.K.). Questa è l'origine della parola;
16. ...che durante la guerra di secessione, quando tornavano le truppe ai
loro quartieri senza avere nessun caduto, mettevano su una grande lavagna 0
Killed (zero morti). Da qui proviene l'espressione O..K. per dire tutto bene;
17. ...che nel Nuovo Testamento nel libro di San Matteo dice che è più difficile che un un cammello passi per la cruna di un ago piuttosto che un ricco entri nel Regno dei Cieli. Il problema è che san Geronimo, il traduttore del testo, interpretó la parola Kamelos come cammello, quando in realtà in greco Kamelos è quel cavo d'ormeggio utilizzato per legare le barche ai moli (da cui la parola Camalli, ormeggiatori).
In definitiva il senso della frase è lo stesso ma quale vi sembra più coerente?
18. ...che quando i conquistatori inglesi arrivarono in Australia, si spaventarono nel vedere degli strani animali che facevano salti incredibili. Chiamarono immediatamente uno del luogo (gli indigeni australiani erano estremamente pacifici) e cercarono di fare domande con i gesti. Sentendo che l'indigeno diceva sempre Kan Ghu Ru adottarono il vocabolo inglese kangaroo (canguro).
I linguisti determinarono dopo ricerche che il significato di quello che gli indigeni volevano dire era: "Non vi capisco".
19. ...che l'80% delle persone che leggono questo testo hanno cercato di succhiarsi il gomito!!!
20. ...che il 90% delle persone che leggono questo testo non sanno quale numero manchi dalla lista senza ricontrollare!!!
21.4.05
A chi l'ha visto è piaciuto...
LA BBC HA pubblicato la recensione di un film, Hitchhiker's Guide to the Galaxy, tratto dalla serie di romanzi di Douglas Adams. E per quel che riesco a leggere tra le righe, parae che il film sia bello. Il che, per un appassionato del geniale e purtroppo scomparso umorista britannico, è già qualcosa...
Screenwriter Karey Kirkpatrick, who continued the adaptation work started by Adams, has had to make a number of sacrifices to get the text into cinematic form.
Unfortunately, one of the elements sacrificed is sense.
Hitchhiker fans will know what is happening, but newcomers will be left scratching their heads at a story that flits from one unpronounceable planet to another - each one populated by equally exotic-sounding characters.
Did I say characters? Hmmm. While Dent is a familiar cipher, audiences will be left clueless by Ford Prefect, bemused by Zaphod Beeblebrox and indifferent to Trillian.
Despite outstanding production design and some fantastic visual effects, overall the film is a bit of a mess. A charming mess, maybe, but a mess all the same.
Did the script veer too far away from the source material or tie itself in knots trying to keep faith with it?
Bizarrely, I think the answer is both.
Quindi, ne risulta che il film è buono e lo spirito è proprio quello giusto...
Screenwriter Karey Kirkpatrick, who continued the adaptation work started by Adams, has had to make a number of sacrifices to get the text into cinematic form.
Unfortunately, one of the elements sacrificed is sense.
Hitchhiker fans will know what is happening, but newcomers will be left scratching their heads at a story that flits from one unpronounceable planet to another - each one populated by equally exotic-sounding characters.
Did I say characters? Hmmm. While Dent is a familiar cipher, audiences will be left clueless by Ford Prefect, bemused by Zaphod Beeblebrox and indifferent to Trillian.
Despite outstanding production design and some fantastic visual effects, overall the film is a bit of a mess. A charming mess, maybe, but a mess all the same.
Did the script veer too far away from the source material or tie itself in knots trying to keep faith with it?
Bizarrely, I think the answer is both.
Quindi, ne risulta che il film è buono e lo spirito è proprio quello giusto...
Scusi, ha da accendere?
IL PROBLEMA ERA nato con Richard Reid, un signore che un giorno - durante un volo interno negli Stati Uniti - cercò di accendere la classica miccia della bomba con i fiammiferi sotto gli occhi attoniti degli altri passeggeri. Venne fermato grazie al pronto intervento di vicini e personale di bordo. Ma l'idea di fondo si cominciò a far strada: gli esplosivi si intercettano meglio se hanno un detonatore attaccato. Altrimenti, passano quasi inosservati allo scanner.
E se, visto il precedente di cui sopra, il detonatore diventa un accendino? Se lo sono chiesto i senatori degli Stati Uniti d'America e hanno trovato la risposta. E' da pochissimo passata una legge per cui da pochissimo sui voli Usa è vietato presentarsi con l'accendino...
Pare che, tuttavia, passato il controllo di sicurezza sia possibile comprarlo senza problemi in parecchi negozietti all'interno del terminal...
E se, visto il precedente di cui sopra, il detonatore diventa un accendino? Se lo sono chiesto i senatori degli Stati Uniti d'America e hanno trovato la risposta. E' da pochissimo passata una legge per cui da pochissimo sui voli Usa è vietato presentarsi con l'accendino...
Pare che, tuttavia, passato il controllo di sicurezza sia possibile comprarlo senza problemi in parecchi negozietti all'interno del terminal...
20.4.05
Totopapa - Addenda
LEGGENDO QUA E là, oppure guardando la televisione, vi è (giustamente) enfasi, giubilo e letizia per l'arrivo del nuovo Papa. Il quale è persona di spessore, intelligenza, cultura e sublime spiritualità. Così come Giovanni Paolo II è stato un Papa di rilevanza storica per moltissimi versi, oltre che persona di spessore, intelligenza, cultura e sublime spiritualità.
Però, da qui a dire - col corpo ancora caldo, se mi si consente l'immagine cruda - che Giovanni Paolo II sia già "santo", anzi "subito santo", ce ne corre. Così come, in maniera altrettanto progettuale, mi si consenta di dire che Ratzinger, cioè Benedetto XVI, è un Papa nato come pontefice di transizione. Per motivi anagrafici, innanzitutto: è nato nel 1927 (e quindi ha 78 anni) mentre Karol Józef Wojtyła ne aveva 58 (essendo del 1920) quando nel 1978 ascese al soglio pontificio. Per inciso, aveva 85 anni, otto più di Ratzinger, quando è morto, mentre Giovanni Paolo II ne aveva venti di meno quando è diventato Papa.
Inoltre, seppure chiaro il concetto che la tempra di un uomo - soprattutto se chiamato a così alta carica - si vede non tanto dai presupposti quanto da quel che effettivamente compie, è anche vero che Benedetto XVI pare essere un Papa con un mandto storico più limitato di quello di Wojtiła. Vale a dire, anziché ricostruire la base della Fede e sconfiggere il comunismo dell'Est europeo, Benedetto dovrebbe continuare l'opera del predecessore in campo spirituale (messe a tema pare siano le sette), affermare il segno dell'impronta Cattolica nell'Europa di Bruxelles e riformare le istituzioni della Chiesa (cosa quest'ultima che Giovanni Paolo II non ha neanche sfiorato).
Quindi, tra tanta enfasi, giubilo e letizia che fanno seguito a tanta tristezza, sofferenza e pianto, un appello per credenti e per non credenti (o credenti di altra Fede) a tornare su questo pianeta sul quale si compie il nostro percorso umano e seguire la via che abbiamo davanti, anziché appassionarsi di astrologia e nostradamismo di accatto.
Ps: c'è anche chi scrive che l'America Latina - tutta quanta - chiede a gran voce un altro Papa, un anti-Papa, perché questo non piace. Scisma?
(si ringrazia f. per l'impostazione del discorso, fermo restando che la responsabilità di quanto scritto rimane integralmente mia)
Però, da qui a dire - col corpo ancora caldo, se mi si consente l'immagine cruda - che Giovanni Paolo II sia già "santo", anzi "subito santo", ce ne corre. Così come, in maniera altrettanto progettuale, mi si consenta di dire che Ratzinger, cioè Benedetto XVI, è un Papa nato come pontefice di transizione. Per motivi anagrafici, innanzitutto: è nato nel 1927 (e quindi ha 78 anni) mentre Karol Józef Wojtyła ne aveva 58 (essendo del 1920) quando nel 1978 ascese al soglio pontificio. Per inciso, aveva 85 anni, otto più di Ratzinger, quando è morto, mentre Giovanni Paolo II ne aveva venti di meno quando è diventato Papa.
Inoltre, seppure chiaro il concetto che la tempra di un uomo - soprattutto se chiamato a così alta carica - si vede non tanto dai presupposti quanto da quel che effettivamente compie, è anche vero che Benedetto XVI pare essere un Papa con un mandto storico più limitato di quello di Wojtiła. Vale a dire, anziché ricostruire la base della Fede e sconfiggere il comunismo dell'Est europeo, Benedetto dovrebbe continuare l'opera del predecessore in campo spirituale (messe a tema pare siano le sette), affermare il segno dell'impronta Cattolica nell'Europa di Bruxelles e riformare le istituzioni della Chiesa (cosa quest'ultima che Giovanni Paolo II non ha neanche sfiorato).
Quindi, tra tanta enfasi, giubilo e letizia che fanno seguito a tanta tristezza, sofferenza e pianto, un appello per credenti e per non credenti (o credenti di altra Fede) a tornare su questo pianeta sul quale si compie il nostro percorso umano e seguire la via che abbiamo davanti, anziché appassionarsi di astrologia e nostradamismo di accatto.
Ps: c'è anche chi scrive che l'America Latina - tutta quanta - chiede a gran voce un altro Papa, un anti-Papa, perché questo non piace. Scisma?
(si ringrazia f. per l'impostazione del discorso, fermo restando che la responsabilità di quanto scritto rimane integralmente mia)
Scrivere
ELENA RONDI E' una piacevole signora della Svizzera italiana. E ha scritto un racconto molto bello. Che potete leggere nel formato Pdf della rivista Dialogare (è il racconto che ha vinto il premio del 2003).
Il tuo era un linguaggio di sentenze, di giudizi irrevocabili, bianchi o neri, senza sfumature. Si era con te o contro di te, non esistevano vie di mezzo. Non avevi dubbi, non hai mai cambiato idea, al contrario ti autocitavi con approvazione anche a distanza di anni. Con incredibile capacità di sintesi, riuscivi a condensare conflitti familiari e importanti svolte della tua vita in frasi lapidarie che annotavi in una di quelle minuscole agendine omaggio delle banche, di cinque per otto centimetri. “28 aprile: lite con mia sorella. Chiuso”. “13 luglio: ultimo versamento banca. Chiuso ipoteca”. “19 settembre: funerale Sonia. Terminato pagamenti”. Un giorno, all’improvviso, ti è nata una figlia.
Un giorno, quando ci siamo conosciuti durante il mio pendolare in treno tra Firenze e Milano, le ho chiesto che rapporto avesse con la scrittura. La serenità con la quale me ne parlva mi ha generato delle suggestioni che la lettura del suo racconto potevano solo confermare. Sta pubblicando il suo primo libro, e su questo Posto ne renderemo conto quando sarà il momento opportuno.
Ah, pratica anche la fotografia, come ulteriore passione. Il suo occhio, mi pare, è allenato a guardare attraverso più linguaggi. Non è una cosa comune.
Il tuo era un linguaggio di sentenze, di giudizi irrevocabili, bianchi o neri, senza sfumature. Si era con te o contro di te, non esistevano vie di mezzo. Non avevi dubbi, non hai mai cambiato idea, al contrario ti autocitavi con approvazione anche a distanza di anni. Con incredibile capacità di sintesi, riuscivi a condensare conflitti familiari e importanti svolte della tua vita in frasi lapidarie che annotavi in una di quelle minuscole agendine omaggio delle banche, di cinque per otto centimetri. “28 aprile: lite con mia sorella. Chiuso”. “13 luglio: ultimo versamento banca. Chiuso ipoteca”. “19 settembre: funerale Sonia. Terminato pagamenti”. Un giorno, all’improvviso, ti è nata una figlia.
Un giorno, quando ci siamo conosciuti durante il mio pendolare in treno tra Firenze e Milano, le ho chiesto che rapporto avesse con la scrittura. La serenità con la quale me ne parlva mi ha generato delle suggestioni che la lettura del suo racconto potevano solo confermare. Sta pubblicando il suo primo libro, e su questo Posto ne renderemo conto quando sarà il momento opportuno.
Ah, pratica anche la fotografia, come ulteriore passione. Il suo occhio, mi pare, è allenato a guardare attraverso più linguaggi. Non è una cosa comune.
Conquisteremo Saturno!
GOOGLE HA AGGIUNTO un altro pezzettino al suo impero online: da oggi è possibile cercare mappe molto ben fatte e di facile utilizzo non solo negli Usa e Canada ma anche in Gran Bretagna. Con l'aggiuntiva funzione local search si può
trovare non solo la strada ma anche il negozio o il servizio nel posto desiderato...
Google è stato definito, nel suo insieme, la linea di comando di Internet. Definizione incompleta ma affascinante...
trovare non solo la strada ma anche il negozio o il servizio nel posto desiderato...
Google è stato definito, nel suo insieme, la linea di comando di Internet. Definizione incompleta ma affascinante...
19.4.05
Benedetto XVI - Totopapa is over...
OGGI E' STATO fatto Papa il Cardinale Joseph Ratzinger. La televisione si è già impadronita del suo corpo.
Wikipedia ne racconta qui la vita. E' nato il 16 aprile 1927.
Piccola nota di colore: il Papa ha un fratello, Georg Ratzinger, che è nato il 15 gennaio 1924. E' prete anche lui e dirige il coro (Domkapellmeister) della Cattedrale San Pietro di Regensburg.
Wikipedia ne racconta qui la vita. E' nato il 16 aprile 1927.
Piccola nota di colore: il Papa ha un fratello, Georg Ratzinger, che è nato il 15 gennaio 1924. E' prete anche lui e dirige il coro (Domkapellmeister) della Cattedrale San Pietro di Regensburg.
Aggiornamenti dallo spazio esterno
IL CORRIERE DELLA Sera stamattina ha scoperto Lost, il telefilm di avventure che già sta mietendo appassionate vittime nella blogsfera italiana e prima ancora sulla televisione statunitense. Scrive tra le altre cose Alessandra Farkas:
Ma il personaggio chiave è John Locke (Terry O’Quinn), un uomo misterioso e introverso, l’unico che sembra avere un rapporto quasi viscerale con lo spirito metafisico di quell’isola. Nella quarta puntata, durante un flashback, scopriamo che prima dell’incidente aereo, Locke era un paraplegico, condannato ad una sedia a rotelle. Un altro episodio rivela la connessione tra John e l’omonimo filosofo del 17° secolo. «Quel terribile incidente aereo diventa una sorta di processo di rinascita - spiega Abrams - e i sopravvissuti sono una comunità neonata, che incarna l’uomo pre-sociale di Locke». Nell’America del revival religioso senza fine, la miniserie ha letteralmente stregato il pubblico con le sue metafore, simboli e presagi mistici. Persino il mostro, che si sente ma non si vede mai, è l’allegoria perfetta della bestia che minaccia la civiltà umana e si annida nell’angolo più recondito di ognuno di noi.
Il Doctor Who si candida invece come una piacevole novità primaveriole e una di quelle serie che stanno dando più soddisfazioni fin dagli esordi. Merito anche e soprattutto di Christopher Ecclestone, il nuovo Dottore, che però ha già litigato con la Bbc e il prossimo anno non ci sarà. Dovrebbe essere sostituito da David Tennant, il futuro decimo Dottore. Rimane Billie Piper nella parte della nuova assistente Rose Tyler.
La serie è alla quarta puntata, viene trasmessa in lieve differita anche in Canada il martedì sera (dove mi dicono fa gran impressione vedersela nella Tv dell'albergo dopo averla occhieggiata sul monitor del computer dall'Italia) e per adesso fila liscia che è un piacere.
A maggio si concluderanno un'ampio numero di serie televisive trasmesse negli Usa. Sarà l'ultima stagione anche per Enteprise, anche se si vocifera di un suo trasferimento in Canada - dove i costi di produzione sono più bassi. La soluzione eviterebbe l'umiliazione di aver fatto solo quattro stagioni (l'unica serie ad averne fatte meno - tre - è stata la prima, negli anni Sessanta) e fermarsi alla puntata numero 98.
(grazie anche a Michele per le dritte)
Ma il personaggio chiave è John Locke (Terry O’Quinn), un uomo misterioso e introverso, l’unico che sembra avere un rapporto quasi viscerale con lo spirito metafisico di quell’isola. Nella quarta puntata, durante un flashback, scopriamo che prima dell’incidente aereo, Locke era un paraplegico, condannato ad una sedia a rotelle. Un altro episodio rivela la connessione tra John e l’omonimo filosofo del 17° secolo. «Quel terribile incidente aereo diventa una sorta di processo di rinascita - spiega Abrams - e i sopravvissuti sono una comunità neonata, che incarna l’uomo pre-sociale di Locke». Nell’America del revival religioso senza fine, la miniserie ha letteralmente stregato il pubblico con le sue metafore, simboli e presagi mistici. Persino il mostro, che si sente ma non si vede mai, è l’allegoria perfetta della bestia che minaccia la civiltà umana e si annida nell’angolo più recondito di ognuno di noi.
Il Doctor Who si candida invece come una piacevole novità primaveriole e una di quelle serie che stanno dando più soddisfazioni fin dagli esordi. Merito anche e soprattutto di Christopher Ecclestone, il nuovo Dottore, che però ha già litigato con la Bbc e il prossimo anno non ci sarà. Dovrebbe essere sostituito da David Tennant, il futuro decimo Dottore. Rimane Billie Piper nella parte della nuova assistente Rose Tyler.
La serie è alla quarta puntata, viene trasmessa in lieve differita anche in Canada il martedì sera (dove mi dicono fa gran impressione vedersela nella Tv dell'albergo dopo averla occhieggiata sul monitor del computer dall'Italia) e per adesso fila liscia che è un piacere.
A maggio si concluderanno un'ampio numero di serie televisive trasmesse negli Usa. Sarà l'ultima stagione anche per Enteprise, anche se si vocifera di un suo trasferimento in Canada - dove i costi di produzione sono più bassi. La soluzione eviterebbe l'umiliazione di aver fatto solo quattro stagioni (l'unica serie ad averne fatte meno - tre - è stata la prima, negli anni Sessanta) e fermarsi alla puntata numero 98.
(grazie anche a Michele per le dritte)
17.4.05
Quel fattaccio brutto di ThinkSecret e degli altri Blog
DA UN PO' di tempo c'è questa vicenda, interessante per vari motivi, che riguarda Apple e tre siti di informazione: PowerPage, Apple Insider e Think Secret (che alcuni - ora vediamo perché - definiscono blog). Il succo della vicenda è questo: utilizzando fonti interne, i tre siti hanno anticipato prima dello scorso MacWord di gennaio a San Francisco notizie su prodotti futuri. Hanno cioè pubblicato quello che per le loro fonti era un segreto industriale del quale erano a conoscenza e dal quale erano vincolati contrattualmente.
Apple ha chiesto al giudice di far rivelare i nomi delle fonti e da lì è partito il casino... la difesa dice che i blogger hanno lo stesso diritto dei giornalisti veri e propri, l'accusa vuole i nomi e basta. Il tutto è ben riassunto da Luca De Biase:
Il giudice considera inutile discutere sulla possibilità che i blogger abbiano gli stessi diritti dei giornalisti perché in un caso come questo anche i giornalisti dovrebbero rivelare le fonti. E questo perché a suo parere, le fonti hanno commesso un crimine: quello di tradire un preciso contratto firmato con la loro azienda che li impegnava a non rivelare quello che hanno rivelato.
Questo potrebbe portare a sostenere che blogger e giornalisti hanno gli stessi diritti? No. Può far pensare che dovrebbero averli? Sì, visto che hanno gli stessi obblighi.
Da qui si arriva al punto interessante della discussione. C'è chi dice che la questione presentata al giudice non è definire chi è blogger e chi è giornalista, né se i primi abbiano diritto alle stesse tutele legali. Si deve stabilire cosa è e cosa non è segreto industriale. E questo non ci riguarda più di tanto.
C'è invece chi osserva, come Luca (nei commenti al suo post):
Non è che di fronte alla contestazione del diritto d'autore il giudice può perdonare chi pratica la cosiddetta pirateria, così come non può proteggere chi infrange un contratto che lo obbliga al segreto industriale. Ma un giornalista o un blogger che informano su dove la gente va a pescare le canzoni piratate commette un crimine o no? E un giornalista o un blogger che informano sulle notizie che chi ha infranto il segreto industriale commette un crimine o no? No, non lo commette. Ma conosce chi lo ha commesso: deve denunciarlo o testimoniare a sfavore della sua fonte? Una regola che stabilisca questo non è altro che un disincentivo a commettere crimini. E un incentivo alla creazione di forme di informazione alternativa e clandestina. I rapporti tra queste dimensioni dell'informazione sono sempre complicati. Per questo occorre raccontarsi problemi di questo genere: e forse trarne spunto per una esplicita autoregolamentazione di chi fa informazione. La distinzione tra giornalisti e blogger sta forse in questo: i giornalisti, in qualche modo, quella autoregolamentazione se la sono data. I blogger solo talvolta, individualmente. Può essere che sia giusto continuare così. Oppure può essere che si possa fare qualcosa di più. E' questo l'argomento che mi interessa. Il caso specifico, ripeto, è interessante. Ma è ancora più interessante il dibattito che ha suscitato (...)
Che facciamo? Ci autoregoliamo? Questo vuol dire che giornalista è chi il giornalista fa?
Apple ha chiesto al giudice di far rivelare i nomi delle fonti e da lì è partito il casino... la difesa dice che i blogger hanno lo stesso diritto dei giornalisti veri e propri, l'accusa vuole i nomi e basta. Il tutto è ben riassunto da Luca De Biase:
Il giudice considera inutile discutere sulla possibilità che i blogger abbiano gli stessi diritti dei giornalisti perché in un caso come questo anche i giornalisti dovrebbero rivelare le fonti. E questo perché a suo parere, le fonti hanno commesso un crimine: quello di tradire un preciso contratto firmato con la loro azienda che li impegnava a non rivelare quello che hanno rivelato.
Questo potrebbe portare a sostenere che blogger e giornalisti hanno gli stessi diritti? No. Può far pensare che dovrebbero averli? Sì, visto che hanno gli stessi obblighi.
Da qui si arriva al punto interessante della discussione. C'è chi dice che la questione presentata al giudice non è definire chi è blogger e chi è giornalista, né se i primi abbiano diritto alle stesse tutele legali. Si deve stabilire cosa è e cosa non è segreto industriale. E questo non ci riguarda più di tanto.
C'è invece chi osserva, come Luca (nei commenti al suo post):
Non è che di fronte alla contestazione del diritto d'autore il giudice può perdonare chi pratica la cosiddetta pirateria, così come non può proteggere chi infrange un contratto che lo obbliga al segreto industriale. Ma un giornalista o un blogger che informano su dove la gente va a pescare le canzoni piratate commette un crimine o no? E un giornalista o un blogger che informano sulle notizie che chi ha infranto il segreto industriale commette un crimine o no? No, non lo commette. Ma conosce chi lo ha commesso: deve denunciarlo o testimoniare a sfavore della sua fonte? Una regola che stabilisca questo non è altro che un disincentivo a commettere crimini. E un incentivo alla creazione di forme di informazione alternativa e clandestina. I rapporti tra queste dimensioni dell'informazione sono sempre complicati. Per questo occorre raccontarsi problemi di questo genere: e forse trarne spunto per una esplicita autoregolamentazione di chi fa informazione. La distinzione tra giornalisti e blogger sta forse in questo: i giornalisti, in qualche modo, quella autoregolamentazione se la sono data. I blogger solo talvolta, individualmente. Può essere che sia giusto continuare così. Oppure può essere che si possa fare qualcosa di più. E' questo l'argomento che mi interessa. Il caso specifico, ripeto, è interessante. Ma è ancora più interessante il dibattito che ha suscitato (...)
Che facciamo? Ci autoregoliamo? Questo vuol dire che giornalista è chi il giornalista fa?
16.4.05
L'onore delle armi
TRA POCHE ORE, molto poche, la Nbc trasmetterà negli Usa l'ultimo episodio di Lax. La serie era stata interrotta prima della fine dell'anno per scarsità di pubblico e i tre episodi già prodotti ma non ancora trasmessi erano stati sospesi e poi riprogrammati tre e due settimane fa. Lo scorso fine settimana, invece, l'ultimo episodio (il tredicesimo) era saltato per via dello speciale sulla morte del Papa che ha rivoluzionato i palinsesti di tutto il mondo. Adesso lo trasmettono, e poi anche su Lax ci possiamo mettere una bella pietra sopra.
Peraltro, Heather Locklear, la protagonista, sta per comparire (a maggio) in due episodi di Boston Legal, altra serie inedita qui da noi che vede come protagonisti un notevole James Spader e un meraviglioso William Shatner (il cui potente "mantra" di battaglia, Danny Crane, è già un culto). Serie da non trascurare, perché ben fatta e destinata a un piacevole esito anche dalle nostre parti, quando arriverà...
A un certo punto si è aggiunta alla serie anche Candice Bergen, stupendo avvocato sessantenne.
Peraltro, Heather Locklear, la protagonista, sta per comparire (a maggio) in due episodi di Boston Legal, altra serie inedita qui da noi che vede come protagonisti un notevole James Spader e un meraviglioso William Shatner (il cui potente "mantra" di battaglia, Danny Crane, è già un culto). Serie da non trascurare, perché ben fatta e destinata a un piacevole esito anche dalle nostre parti, quando arriverà...
A un certo punto si è aggiunta alla serie anche Candice Bergen, stupendo avvocato sessantenne.
La ricerca della casa
PROSEGUE CON RITMI battenti la ricerca della casa. In realtà, essendo totalmente ignaro del problema, anche se l'appartamento lo devo trovare per ottobre cerco di darmi da fare adesso per farmi una idea di come funzioni la cosa. E devo dire che la cosa funziona parecchio male: è un vero e proprio bagno di sangue! Già la parola appartamento si sta rivelando alquando fallace...
Il problema non sono solo i prezzi (che peraltro sono un notevole problema), ma la logica e il meccanismo dietro a tutto ciò. Prima di tutto le agenzie, che sto cercando di evitare con tutto il cuore. Sono vampiri che campano di uno dei bisogni primari dell'individuo: avere un tetto confortevole sopra la testa. Poi, la struttura del mercato: qui non ci si capisce niente. Poi la logica con la quale vengono stabiliti i prezzi e il tipo di offerte che si trovano: ti propongono 45 metri quadri a 1200 euro al mese e insistono che si tratti di un affarone perché c'è anche "il caminetto funzionante". Il caminetto?
Ok, io insisto a cercare dentro Milano (forse perché non avendo la macchina o il motorino mi viene un po' più comodo...), comunque il mercato immobiliare è parecchio drogato. Consigliano anche di comprare, anziché affittare. Ma per comprare, al di là del mutuo (e anche quello non scherza) c'è il problema del capitale con cui avviare l'operazione, i costi del notaio (il notaio!!! assassini...) le garanzie, i lavori. La prima impressione è che finirò a vivere in un monolocale di 20 metri quadrati con tre ragazzi appena sbarcati dal gommone... Proprio io che volevo uno spazio un po' ampio dove vivere in serena solitudine...
Infine, una strana, particolare, strisciante impressione: come mai questi che ti affittano la casa ti danno sempre l'impressione che te lo vogliono tirare sotto la coda? In Italia esistono alcuni milioni di individui la cui principale attività consiste nel gestire il reddito dato da una serie di case e appartamenti comprati in un mitologico passato in cui i prezzi erano bassissimi (te le tiravano dietro, queste case? Ma dov'erano i miei genitori? All'estero?). Che bello... Con affitti mezzi in bianco e mezzi al nero, in modo tale che l'Istat rilevi che un bilocale di cinquanta metri quadri nella cerchia del naviglio a Milano costi 500-600 euro al mese. Come no! Per il fisco sicuramente. Ma per chi paga l'affitto, c'è l'altra metà al nero da pagare. E sono più di mille e cento...
Il problema non sono solo i prezzi (che peraltro sono un notevole problema), ma la logica e il meccanismo dietro a tutto ciò. Prima di tutto le agenzie, che sto cercando di evitare con tutto il cuore. Sono vampiri che campano di uno dei bisogni primari dell'individuo: avere un tetto confortevole sopra la testa. Poi, la struttura del mercato: qui non ci si capisce niente. Poi la logica con la quale vengono stabiliti i prezzi e il tipo di offerte che si trovano: ti propongono 45 metri quadri a 1200 euro al mese e insistono che si tratti di un affarone perché c'è anche "il caminetto funzionante". Il caminetto?
Ok, io insisto a cercare dentro Milano (forse perché non avendo la macchina o il motorino mi viene un po' più comodo...), comunque il mercato immobiliare è parecchio drogato. Consigliano anche di comprare, anziché affittare. Ma per comprare, al di là del mutuo (e anche quello non scherza) c'è il problema del capitale con cui avviare l'operazione, i costi del notaio (il notaio!!! assassini...) le garanzie, i lavori. La prima impressione è che finirò a vivere in un monolocale di 20 metri quadrati con tre ragazzi appena sbarcati dal gommone... Proprio io che volevo uno spazio un po' ampio dove vivere in serena solitudine...
Infine, una strana, particolare, strisciante impressione: come mai questi che ti affittano la casa ti danno sempre l'impressione che te lo vogliono tirare sotto la coda? In Italia esistono alcuni milioni di individui la cui principale attività consiste nel gestire il reddito dato da una serie di case e appartamenti comprati in un mitologico passato in cui i prezzi erano bassissimi (te le tiravano dietro, queste case? Ma dov'erano i miei genitori? All'estero?). Che bello... Con affitti mezzi in bianco e mezzi al nero, in modo tale che l'Istat rilevi che un bilocale di cinquanta metri quadri nella cerchia del naviglio a Milano costi 500-600 euro al mese. Come no! Per il fisco sicuramente. Ma per chi paga l'affitto, c'è l'altra metà al nero da pagare. E sono più di mille e cento...
Cronache marziane...
ECCO, DOPO CHE ieri sera per caso ho visto ben sei minuti di Cronache Marziane (tutti impegnati a suonare mentre si commentava il documentario di Gola Profonda, sono giunto alla meditata conclusione che la trasmissione televisiva di Italia1 sia l'equivalente video di Dagospia (il porno-gossip sito di Roberto D'Agostino, con appendice porno e basta). Ci sono meno donne e uomini nudi, ma è solo una questione di fascia d'ascolto...
(Il trash di Markette (La7, con Piero Chiambretti) sembra quasi vino d'annata, al confronto...)
(Il trash di Markette (La7, con Piero Chiambretti) sembra quasi vino d'annata, al confronto...)
15.4.05
Halo Effect spiegato da chi se ne intende
ECCO CHE ARRIVA il Globe and Mail a spiegare cos'è l'effetto aureola. Si tratta della pagina di log in perché l'articolo è a pagamento: siccome ho paura la tolgano, metto qui sotto anche il testo.
Just to be clear, "halo effect" doesn't refer to the tendency on the part of Apple Computer fans to see a halo around the head of co-founder and chief executive officer Steve Jobs. Instead, the term is used by analysts to describe what they believe is a growing interest in other Apple products as a result of its popular iPod music player.
Just to be clear, "halo effect" doesn't refer to the tendency on the part of Apple Computer fans to see a halo around the head of co-founder and chief executive officer Steve Jobs. Instead, the term is used by analysts to describe what they believe is a growing interest in other Apple products as a result of its popular iPod music player.
Totopapa 2
CONTINUA L'AVVINCENTE "caccia" al nuovo Papa, appunto il "toto Papa". In questo momento pare che la corsa si sia ristretta a tre personaggi, secondo i listini presentati dai nostri ed altri quotidiani: il cardinal Ratzinger e il cardinal Tettamanzi. Gioca da outsider l'honduregno Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga.
In realtà su questo Conclave, il primo dell'era mediatica - ventisei anni fa il tempo televisivo non correva così veloce - si sta dicendo un po' di tutto e anche l'ovvio contrario di tutto. Alcuni sussurrano che Ratzinger sia stato a lungo il favorito, nonostante Tettamanzi abbia la benedizione di Martini (per molto tempo lui il papabile numero uno). Altri dicono invece che Tettamanzi sia fuori gioco per l'eccessiva vicinanza all'Opus Dei (una lettura all'americana, ispirata dalla stessa felice faciloneria del Codice Da Vinci).
Adriano Sofri con delicatezza sposa la tesi del cardinal Schoenborn che dice che il nuovo Papa dovrà essere simpatico ammonendo però sul rischio che diventi un informale frequentatore di Porta a Porta e di Controcampo.
E poi c'è anche chi s'interroga sul Conclave di per sé. L'esperto di sicurezza Bruce Schneier (un personaggio che spesso ricorre in questo Posto, data la sua competenza e l'approccio razionale e pragmatico) si chiede: è possibile "hackerare" il Conclave? Ci sono regole e procedure di sicurezza per garantire il buon funzionamento della macchina terrena incaricata di far incrociare la Provvidenza con gli atti degli uomini (anzi, dei cardinali). Schneier l'analizza per capire se e come è possibile barare sovvertendone il risultato? Perché? Perché, dice lui, è nella natura di ciascun esperto di sicurezza quando vede un sistema chiedersi quali sono le sue debolezze e come potrebbe essere violato.
Le conclusioni sono sorprendenti: And a third and final lesson: when an election process is left to develop over the course of a couple thousand years, you end up with something surprisingly good.
(Ps, a chi possa interessare: l'etimologia della parola Conclave sta nel fatto che i cardinali vengono chiusi a chiave, appunto con-clave, per l'elezione del Pontefice. Inoltre, solo in una decina di casi su un paio di centinaia di papi è uscito Papa dal Conclave chi come presunto tale vi era entrato - capito Ratzinger e Tettamanzi? Infine, non è detto che il prossimo Papa sia nominato tra i 117 cardinali. Anzi, non è detto che debba neanche essere un sacerdote...)
[Aggiornamenti: anche LaVoce, il blog degli economisti/editorialisti on demand propone la sua storia su come funzionano statisticamente le tornate di voto nel Conclave]
In realtà su questo Conclave, il primo dell'era mediatica - ventisei anni fa il tempo televisivo non correva così veloce - si sta dicendo un po' di tutto e anche l'ovvio contrario di tutto. Alcuni sussurrano che Ratzinger sia stato a lungo il favorito, nonostante Tettamanzi abbia la benedizione di Martini (per molto tempo lui il papabile numero uno). Altri dicono invece che Tettamanzi sia fuori gioco per l'eccessiva vicinanza all'Opus Dei (una lettura all'americana, ispirata dalla stessa felice faciloneria del Codice Da Vinci).
Adriano Sofri con delicatezza sposa la tesi del cardinal Schoenborn che dice che il nuovo Papa dovrà essere simpatico ammonendo però sul rischio che diventi un informale frequentatore di Porta a Porta e di Controcampo.
E poi c'è anche chi s'interroga sul Conclave di per sé. L'esperto di sicurezza Bruce Schneier (un personaggio che spesso ricorre in questo Posto, data la sua competenza e l'approccio razionale e pragmatico) si chiede: è possibile "hackerare" il Conclave? Ci sono regole e procedure di sicurezza per garantire il buon funzionamento della macchina terrena incaricata di far incrociare la Provvidenza con gli atti degli uomini (anzi, dei cardinali). Schneier l'analizza per capire se e come è possibile barare sovvertendone il risultato? Perché? Perché, dice lui, è nella natura di ciascun esperto di sicurezza quando vede un sistema chiedersi quali sono le sue debolezze e come potrebbe essere violato.
Le conclusioni sono sorprendenti: And a third and final lesson: when an election process is left to develop over the course of a couple thousand years, you end up with something surprisingly good.
(Ps, a chi possa interessare: l'etimologia della parola Conclave sta nel fatto che i cardinali vengono chiusi a chiave, appunto con-clave, per l'elezione del Pontefice. Inoltre, solo in una decina di casi su un paio di centinaia di papi è uscito Papa dal Conclave chi come presunto tale vi era entrato - capito Ratzinger e Tettamanzi? Infine, non è detto che il prossimo Papa sia nominato tra i 117 cardinali. Anzi, non è detto che debba neanche essere un sacerdote...)
[Aggiornamenti: anche LaVoce, il blog degli economisti/editorialisti on demand propone la sua storia su come funzionano statisticamente le tornate di voto nel Conclave]
14.4.05
Solo il cielo come soffitto
UN PROBLEMA C'E': l'esecuzione. Apple in questo momento è l'azienda più interessante del mercato tecnologico. Nonostanate Wall Street non abbia premiato il trimestre record di sempre (anzi, sanzione arrivata a un certo punto al -8% del titolo in Borsa), i risultati dell'azienda sono strategici e di rilievo. Va praticamente tutto bene, con delle eccellenze di rilievo (iPod, portatili) e rallentamento sulla gamma professionale PowerMac.
Alcuni numeri fanno impressione: 350 milioni di canzoni vendute, il 43% del mercato dei lettori di musica digitale a memoria solida (flash) conquistato in un pugno di settimane partendo da zero (grazi all'iPod shuffle). Soprattutto, una visibilità del brand e una capacità di "emozionare" mai vista prima. Apple è "la cosa più calda" di cui si parla in questi mesi.
Qual è il problema, allora? Le dimensioni di Apple, la sua capacità di far seguire l'esecuzione alla fase strategica della concezione e del posizionamento. I prodotti di Apple (iMac, Mac mini, iPod, musica etc) sono caldi? Il limite non è la dimensione del mercato, ma la capacità di portare sugli scaffali dei negozi un numero sufficiente di pezzi al prezzo di produzione giusto. Insomma, eseguire, eseguire, eseguire...
Non è un problema da poco, perché Apple ha inventato una cosa grandiosa che in pochi hanno notato, ma non ha ancora raggiunto la perfezione. Come tutti i produttori Hi-Tech realizza attraverso terzisti in Estremo Oriente i suoi prodotti, ma ne cura a Cupertino sia il design che il progetto industriale e tecnologico. Per questo si può fregiare di un "Designed in California" stampato su tutte le scatole, che vale l'equivalente di un "Made in..." di vecchia memoria. Un'idea non da poco, che i consumatori apprezzano e che gli altri presto copieranno.
Però questo per Apple è il momento di avere un ritorno più costante: i terzisti sono utili perché costano poco e soprattutto si possono far scalare verso l'alto e il basso (aprire o chiudere linee di produzione) senza dover assumere o licenziare persone negli Usa. Ma non sono sufficientemente elastici nel realizzare il prodotto e nel consegnarlo a ritmi sostenuti.
Risolto il problema della qualità, su cui Apple è particolarmente esigente e che deve costituire una vera croce per chi fabbrica per loro conto le macchine e gli iPod, rimane insomma il problema della regolarità del flusso di prodotti. Peccato, perché lo scorso Natale o questa primavera il limite di vendita degli iPod poteva essere il cielo stesso. E invece è stata la logistica di Taiwan...
Alcuni numeri fanno impressione: 350 milioni di canzoni vendute, il 43% del mercato dei lettori di musica digitale a memoria solida (flash) conquistato in un pugno di settimane partendo da zero (grazi all'iPod shuffle). Soprattutto, una visibilità del brand e una capacità di "emozionare" mai vista prima. Apple è "la cosa più calda" di cui si parla in questi mesi.
Qual è il problema, allora? Le dimensioni di Apple, la sua capacità di far seguire l'esecuzione alla fase strategica della concezione e del posizionamento. I prodotti di Apple (iMac, Mac mini, iPod, musica etc) sono caldi? Il limite non è la dimensione del mercato, ma la capacità di portare sugli scaffali dei negozi un numero sufficiente di pezzi al prezzo di produzione giusto. Insomma, eseguire, eseguire, eseguire...
Non è un problema da poco, perché Apple ha inventato una cosa grandiosa che in pochi hanno notato, ma non ha ancora raggiunto la perfezione. Come tutti i produttori Hi-Tech realizza attraverso terzisti in Estremo Oriente i suoi prodotti, ma ne cura a Cupertino sia il design che il progetto industriale e tecnologico. Per questo si può fregiare di un "Designed in California" stampato su tutte le scatole, che vale l'equivalente di un "Made in..." di vecchia memoria. Un'idea non da poco, che i consumatori apprezzano e che gli altri presto copieranno.
Però questo per Apple è il momento di avere un ritorno più costante: i terzisti sono utili perché costano poco e soprattutto si possono far scalare verso l'alto e il basso (aprire o chiudere linee di produzione) senza dover assumere o licenziare persone negli Usa. Ma non sono sufficientemente elastici nel realizzare il prodotto e nel consegnarlo a ritmi sostenuti.
Risolto il problema della qualità, su cui Apple è particolarmente esigente e che deve costituire una vera croce per chi fabbrica per loro conto le macchine e gli iPod, rimane insomma il problema della regolarità del flusso di prodotti. Peccato, perché lo scorso Natale o questa primavera il limite di vendita degli iPod poteva essere il cielo stesso. E invece è stata la logistica di Taiwan...
Un giorno tutto questo potrebbe essere usato contro di me?
SCOPRO CURIOSANDO TRA le pieghe del Web che un articolo scritto due settimane fa sul Sole 24 Ore è stato "recepito" nientepopodimenoché dalla Siae stessa...
31-03-2005 Usa e Regno Unito
La pirateria colpisce i programmi tv
Il nuovo fronte per la lotta alla pirateria è la televisione. In un articolo su “Alfa” del “Sole 24 ore” del 31 marzo, Antonio Dini descrive il meccanismo attraverso il quale le opere audiovisive vengono riprodotte e diffuse illecitamente: le fiction e i telefilm di grande successo che vengono trasmessi sulla televisione americana vengono registrati in diretta dagli appassionati, ripuliti dalle interruzioni pubblicitarie e digitalizzati. Il file viene poi messo a disposizione con il peer-to-peer. In Europa sono soprattutto gli inglesi ad utilizzare le copie pirata senza dover aspettare che il telefilm venga programmato nelle tv nazionali e bypassando inoltre il mercato dell’homevideo, dove le raccolte delle serie più famose vengono commercializzate a fine stagione.
Ragazzi, in casi di guai col P2P la citazione potrebbe valere come attenuante specifica?
(Ps per Luca Sofri: io sono invece convinto che Lost regga il passo abbastanza bene... con buona soddisfazione per Gianluca Neri che - penso - ogni tanto mi legge e qualche volta mi cita anche...)
31-03-2005 Usa e Regno Unito
La pirateria colpisce i programmi tv
Il nuovo fronte per la lotta alla pirateria è la televisione. In un articolo su “Alfa” del “Sole 24 ore” del 31 marzo, Antonio Dini descrive il meccanismo attraverso il quale le opere audiovisive vengono riprodotte e diffuse illecitamente: le fiction e i telefilm di grande successo che vengono trasmessi sulla televisione americana vengono registrati in diretta dagli appassionati, ripuliti dalle interruzioni pubblicitarie e digitalizzati. Il file viene poi messo a disposizione con il peer-to-peer. In Europa sono soprattutto gli inglesi ad utilizzare le copie pirata senza dover aspettare che il telefilm venga programmato nelle tv nazionali e bypassando inoltre il mercato dell’homevideo, dove le raccolte delle serie più famose vengono commercializzate a fine stagione.
Ragazzi, in casi di guai col P2P la citazione potrebbe valere come attenuante specifica?
(Ps per Luca Sofri: io sono invece convinto che Lost regga il passo abbastanza bene... con buona soddisfazione per Gianluca Neri che - penso - ogni tanto mi legge e qualche volta mi cita anche...)
13.4.05
Girare la Pagina
A CAVALLO DELL'ORA di pranzo ho fatto lezione a un gruppo di studenti di Scienze della Comunicazione dell'Università Statale con la scusa di un seminario volante del corso di informatica di Maria Damiani (grazie!). Luogo: la periferia di Milano. Tema: i Blog. Svolgimento: ho chiacchierato per due ore secche, e qualche volta sono anche riuscito a farli ridere. Si vede che tanto brutta non doveva essere, come lezione. Utile? Non so...
Tra le cose che son rimaste ai piedi della lezione c'è una studentessa che è venuta da me ed è subito scappata. Giusto il tempo di lasciarmi un bigliettino da visita di dimensioni irregolari (e anche di fattura "artigianale") con il titolo e il link a La Pagina, un Giornale sperimentale su attualità, cultura e stili di vita.
Che ci sia ancora vita, nell'universo?
(Ps per i giovani redattori: cercate di diluire le notizie con delle pagine interne. Col modem ci vuole mezz'ora a caricare 'sta benedetta Pagina...)
Tra le cose che son rimaste ai piedi della lezione c'è una studentessa che è venuta da me ed è subito scappata. Giusto il tempo di lasciarmi un bigliettino da visita di dimensioni irregolari (e anche di fattura "artigianale") con il titolo e il link a La Pagina, un Giornale sperimentale su attualità, cultura e stili di vita.
Che ci sia ancora vita, nell'universo?
(Ps per i giovani redattori: cercate di diluire le notizie con delle pagine interne. Col modem ci vuole mezz'ora a caricare 'sta benedetta Pagina...)
12.4.05
Halo Effect
COLLEGATO AL RAGIONAMENTO sul lavoro che faccio (ehi, ve l'avevo mai detto? Faccio il giornalista) c'è un'altra cosa che mi avanza nel cervello da sabato scorso. Ce ne sarebbe più di una, e alcune sono anche in stato di forte decomposizione, ma almeno questa la posso scrivere serenamente.
Halo Effect, un termine usato sia per descrivere il successo di Xbox (la console di Microsoft lanciata grazie a un gioco, Halo per l'appunto, sviluppato da Bungie) che il trascinamento che sul mercato l'iPod sta dando agli altri prodotti di Apple.
Ora, a parte che halo in inglese vuol dire "alone, aureola" (quelle generate dalla luce, non quelle generate dall'unto o dall'umido), la locuzione è un po' criptica, in effetti, e merita un po' di approfondimento. Un mio collega, che mi ha chiamato apposta per chiedermi cosa significhi questo benedetto halo effect nel contesto di un articolo proprio sul mercato dei videogiochi, è stato tentato come me di affibbiargli la semplice spiegazione di "effetto di trascinamento" (la killer application che porta al successo la console) derivante proprio dal videogioco di Bungie.
Dopo un po' di verifiche con un amico lessicografo madrelingua e una sapiente (da parte sua) indagine sul Websters, la conclusione è un po' differente. In realtà, già WikiPedia americana spiega la cosa abbondantemente, ma il fascino dell'indagine condotta di persona (da un altro) è sempre forte.
Un primo significato, nell'ambito fotografico, è quello di "effetto alone", dato da un soggetto ripreso in controluce, il cui contorno risulta sfumato dai raggi della fonte luminosa retrostante. Ok, c'è, lo abbiamo documentato, ma non è questo.
L'effetto halo al quale in realtà stiamo facendo riferimento viene dalla psicologia e risale agli anni Venti del secolo scorso. In pratica, l'effetto c'è quando un tratto caratteriale di una persona (negativo o positivo) viene proiettato sugli altri tratti della stessa persona da parte di chi gli sta di fronte. Per esempio, un timidone con spesse lenti a scuola viene inquadrato come un secchione. Poi magari è una mezza calzetta e un gran giocatore di calcio, ma l'immagine che offre induce questo tipo di effetto con le relative conseguenze.
Ecco, questa cosa mi vagava per la mente da giorni e volevo semplicemente tirarla fuori prima che evaporasse.
Il collegamento con la mia professione di giornalista, per i più duri di comprendonio, sta nel seguente ragionamento: dire che uno fa il giornalista induce fatalmente un qualcosa di definibile solo come halo effect. Dal modo in cui veste al tipo di interessi, relazioni e anche grado di preparazione tutto è impacchettato dentro l'halo effect. Mannaggia...
Halo Effect, un termine usato sia per descrivere il successo di Xbox (la console di Microsoft lanciata grazie a un gioco, Halo per l'appunto, sviluppato da Bungie) che il trascinamento che sul mercato l'iPod sta dando agli altri prodotti di Apple.
Ora, a parte che halo in inglese vuol dire "alone, aureola" (quelle generate dalla luce, non quelle generate dall'unto o dall'umido), la locuzione è un po' criptica, in effetti, e merita un po' di approfondimento. Un mio collega, che mi ha chiamato apposta per chiedermi cosa significhi questo benedetto halo effect nel contesto di un articolo proprio sul mercato dei videogiochi, è stato tentato come me di affibbiargli la semplice spiegazione di "effetto di trascinamento" (la killer application che porta al successo la console) derivante proprio dal videogioco di Bungie.
Dopo un po' di verifiche con un amico lessicografo madrelingua e una sapiente (da parte sua) indagine sul Websters, la conclusione è un po' differente. In realtà, già WikiPedia americana spiega la cosa abbondantemente, ma il fascino dell'indagine condotta di persona (da un altro) è sempre forte.
Un primo significato, nell'ambito fotografico, è quello di "effetto alone", dato da un soggetto ripreso in controluce, il cui contorno risulta sfumato dai raggi della fonte luminosa retrostante. Ok, c'è, lo abbiamo documentato, ma non è questo.
L'effetto halo al quale in realtà stiamo facendo riferimento viene dalla psicologia e risale agli anni Venti del secolo scorso. In pratica, l'effetto c'è quando un tratto caratteriale di una persona (negativo o positivo) viene proiettato sugli altri tratti della stessa persona da parte di chi gli sta di fronte. Per esempio, un timidone con spesse lenti a scuola viene inquadrato come un secchione. Poi magari è una mezza calzetta e un gran giocatore di calcio, ma l'immagine che offre induce questo tipo di effetto con le relative conseguenze.
Ecco, questa cosa mi vagava per la mente da giorni e volevo semplicemente tirarla fuori prima che evaporasse.
Il collegamento con la mia professione di giornalista, per i più duri di comprendonio, sta nel seguente ragionamento: dire che uno fa il giornalista induce fatalmente un qualcosa di definibile solo come halo effect. Dal modo in cui veste al tipo di interessi, relazioni e anche grado di preparazione tutto è impacchettato dentro l'halo effect. Mannaggia...
Questioni di biografia
OGGI PARLAVO CON una persona del mio lavoro. Tu che fai? è una domanda alla quale mi sono allenato per anni a rispondere, senza troppo successo. Faccio il giornalista non è mai stata giudicata un'opzione soddisfacente, non foss'altro per il fatto che evoca subito dopo la inevitabile e di che cosa ti occupi, in particolare? Oltretutto le insicurezze dettate dalla precarietà (professionale e non solo) portano a sovraccaricare la propria biografia: il faccio il giornalista diventa, insieme al lavoro per l'università (Cattolica e Statale di Milano) una giaculatoria di fantastiche e progressive esperienze. Insomma, mi trsformo in un esperto, ma di quelli con un sacco di esperienza, che sono stra-competenti, che hanno studiato, che il problema (qualunque esso sia) l'hanno sviscerato a fondo.
L'output di questi dialoghi di solito è binario: o la persona è visibilmente insoddisfatta e anche un po' annoiata, oppure si stupisce della gran mole di lavoro e chiede con gli occhi un po' sgranati: ma come fai a fare tutte queste cose? La mamma mi ha insegnato a riconoscere le domande a cui la gente non vuole che si risponda (io sarei già pronto con tutta una articolata spiegazione delle routine lavorative e personali sviluppate negli ultimi cinque anni) e quindi glisso.
Il problema, che la letteratura contemporanea non ha mai affrontato a mio avviso in maniera soddisfacente, è l'approfondimento psicologico del personaggio che glissa. Di solito quando qualcuno glissa, avendo compiuto un'azione che - se pur negazione del fare - ha un forte valore dichiarativo, si sposta l'attenzione sull'interlocutore. Il problema è che si glissa per mille motivi: imbarazzo, tristezza, autocommiserazione, gioia, pruderie, eccitazione, languore, distrazione. Io glisso per trauma interiore, incapacità di essere.
Quindi, da adesso, quando mi si chiederà Tu che fai? risponderò che faccio il giornalista. E quando arriverà l'immancabile e di che cosa ti occupi, in particolare? risponderò che mi occupo di scrivere notizie. E se poi si dovesse aggiungere un piccato quali notizie? glisserò dicendo quelle attuali.
Cosa che, tra l'altro, in un Paese di esperti specializzati su qualunque argomento, dovrebbe essere anche una cosa innovativa...
L'output di questi dialoghi di solito è binario: o la persona è visibilmente insoddisfatta e anche un po' annoiata, oppure si stupisce della gran mole di lavoro e chiede con gli occhi un po' sgranati: ma come fai a fare tutte queste cose? La mamma mi ha insegnato a riconoscere le domande a cui la gente non vuole che si risponda (io sarei già pronto con tutta una articolata spiegazione delle routine lavorative e personali sviluppate negli ultimi cinque anni) e quindi glisso.
Il problema, che la letteratura contemporanea non ha mai affrontato a mio avviso in maniera soddisfacente, è l'approfondimento psicologico del personaggio che glissa. Di solito quando qualcuno glissa, avendo compiuto un'azione che - se pur negazione del fare - ha un forte valore dichiarativo, si sposta l'attenzione sull'interlocutore. Il problema è che si glissa per mille motivi: imbarazzo, tristezza, autocommiserazione, gioia, pruderie, eccitazione, languore, distrazione. Io glisso per trauma interiore, incapacità di essere.
Quindi, da adesso, quando mi si chiederà Tu che fai? risponderò che faccio il giornalista. E quando arriverà l'immancabile e di che cosa ti occupi, in particolare? risponderò che mi occupo di scrivere notizie. E se poi si dovesse aggiungere un piccato quali notizie? glisserò dicendo quelle attuali.
Cosa che, tra l'altro, in un Paese di esperti specializzati su qualunque argomento, dovrebbe essere anche una cosa innovativa...
Arriva Tiger...
IL PROSSIMO 29 aprile, annuncia Apple, esce la versione 10.4 di MacOs X, il sistema operativo basato su Unix di Apple. Qui i dettagli (ci sono più di 200 novità).
Segnalo anche, per chi ha comprato un iPod shuffle (il piccolo lettore digitale di musica di Apple), che esiste un modo per gestirlo senza utilizzare iTunes. L'ha creato questo sviluppatore e se ne parla qui.
Segnalo anche, per chi ha comprato un iPod shuffle (il piccolo lettore digitale di musica di Apple), che esiste un modo per gestirlo senza utilizzare iTunes. L'ha creato questo sviluppatore e se ne parla qui.
La teoria del caos
LA TELEVISIONE COMMERCIALE è stata costruita intorno agli spot da trenta secondi. Ma questo modello non sta più funzionando. Il pubblico si riduce, gli spot vengono "saltati" e il marketing delle aziende comincia a preoccuparsi. Però il Nuovo Ordine dei Media si sta avvicinando a gran velocità, con innovazioni come il podcasting, i videologs e il video on-demand. La nuova rivoluzione dei media sarà violenta e distruttiva? Che cosa succede se collassa il vecchio modello di pubblicità televisiva prima che il nuovo mondo sia pronto? La risposta di Bob Garfield è una sola: il caos.
Qui l'audio del programma di OnTheMedia con l'intervista a Garfield. Qui un sito niente male sul tema: unmediated. Qui, invece, un paper in inglese ma di italiani, per la conferenza di Vancouver sui Musei e il web (di per sé interessante) che inizia domani, che nell'introduzione imposta la questione dei vecchi e nuovi media in maniera per niente banale.
Qui l'audio del programma di OnTheMedia con l'intervista a Garfield. Qui un sito niente male sul tema: unmediated. Qui, invece, un paper in inglese ma di italiani, per la conferenza di Vancouver sui Musei e il web (di per sé interessante) che inizia domani, che nell'introduzione imposta la questione dei vecchi e nuovi media in maniera per niente banale.
11.4.05
La misura del mondo
IL NEW YORK Times presenta una lunga (lunghissima) analisi del mercato televisivo, del suo impatto sulla società e della necessità di meglio misurare l'ascolto. Osserva, il quotidiano della costa Est, che nel moltiplicarsi di forme e canali (digitali) nuovi di trasmissione, i vecchi sistemi di misurazione dell'ascolto (fatta da Nielsen Media Research con metodologia che ha ispirato anche la nostra Auditel) non bastano più e apre a scenari nuovi, fantascientifici, che potrebbero segnare la fine della pax televisiva che vige tra produttori e inserzionisti pubblicitari statunitensi e - un giorno - anche italiani.
Per chiarire, ho trovato interessante questa frase, messa al termine di un ragionamento sugli effetti di una nuova metrica dell'audience i cui risultati potrebbero sovvertire quelli sino ad ora dati per buoni da tutti:
Change the way you measure America's culture consumption, in other words, and you change America's culture business. And maybe even the culture itself.
La considerazione di fondo è che il pubblico, anzi i pubblici (audiences) si stanno sempre più frammentando e che si frammenta anche il modello monolitico della fruizione televisiva grazie alla personalizzazione dei media e al loro crescente nomadismo.
L'articolo è firmato da John Gerner, che scrive spesso di Tv e altri media, ed è [caveat per i lettori] di una lunghezza adeguata al taglio del magazine del quotidiano newyorkese. Il tema mi pare assai interessante e mi spinge a formulare una domanda ingenua: quando accadrà che anche in Italia ad esempio il Corriere della Sera si ponga questo tipo di domande? Ovvero: se le porrà mai prima che il mondo sia già cambiato? Mi accontenterei di leggere anche la rifrittura in salsa italiana dell'articolo americano (come di solito capita sui nostri giornali)...
Per chiarire, ho trovato interessante questa frase, messa al termine di un ragionamento sugli effetti di una nuova metrica dell'audience i cui risultati potrebbero sovvertire quelli sino ad ora dati per buoni da tutti:
Change the way you measure America's culture consumption, in other words, and you change America's culture business. And maybe even the culture itself.
La considerazione di fondo è che il pubblico, anzi i pubblici (audiences) si stanno sempre più frammentando e che si frammenta anche il modello monolitico della fruizione televisiva grazie alla personalizzazione dei media e al loro crescente nomadismo.
L'articolo è firmato da John Gerner, che scrive spesso di Tv e altri media, ed è [caveat per i lettori] di una lunghezza adeguata al taglio del magazine del quotidiano newyorkese. Il tema mi pare assai interessante e mi spinge a formulare una domanda ingenua: quando accadrà che anche in Italia ad esempio il Corriere della Sera si ponga questo tipo di domande? Ovvero: se le porrà mai prima che il mondo sia già cambiato? Mi accontenterei di leggere anche la rifrittura in salsa italiana dell'articolo americano (come di solito capita sui nostri giornali)...
Skype Uber Alles
IL SOFTWARE GRATUITO per telefonare attraverso la rete, Skype, ha 29 milioni di utenti. Che si telefonano gratis tramite Internet, che telefonano a numeri fissi e mobili di tutto il mondo attraverso il servizio a pagamento SkypeOut (con tariffe più ridotte di quelle della maggior parte degli operatori telefonici convenzionali). Ok, sino a qui niente di rivoluzionario: la cosa si sa già da tempo.
Poi però si scopre che con Skype, che è un sistema di trasmissione dell'audio digitalizzato attraverso Internet, si possono fare anche altre cose. Ad esempio le telefonate possono essere registrate sul disco: ed ecco che nasce il sistema per fare interviste in voce da ridistribuire con forme di Podcasting, cioè direttamente come file audio da scaricare sul proprio lettore di musica digitale. Lo possono fare tutti e questo e - come per i blog - un fattore di democratizzazione dell'informazione.
Ma poi si scopre anche lo Skypecasting, cioè il Podcasting fatto in diretta attraverso sempre Skype: come la radio, cioè, si mette in loop su Skype un podcast (la parola è un portmanteau di iPod + brodcasting) e chi ci chiama lo può ascoltare. Poi arriva uno e dice: "Ehi, perché allora non farlo con la musica?" Ed ecco un altro canale di distribuzione delle radio online digitali. Poi, ma proprio alla fine, giusto ieri, arriva un altro e dice: perché la musica anziché trasmetterla dal computer su Internet non la prendiamo dall'iPod e tramite questo la trasmettiamo al computer che la mette su Internet via Skype? Ecco nato lo Skypecasting...
Maggiori informazioni su un'ampia bibliografia di siti. Qui i primi, se trovate altro potete arricchire la lista nei commenti di questo post.
Share and share alike: Skypecasting for iPods
Skypecasting in EFL
iPod Radio and Skype
Poi però si scopre che con Skype, che è un sistema di trasmissione dell'audio digitalizzato attraverso Internet, si possono fare anche altre cose. Ad esempio le telefonate possono essere registrate sul disco: ed ecco che nasce il sistema per fare interviste in voce da ridistribuire con forme di Podcasting, cioè direttamente come file audio da scaricare sul proprio lettore di musica digitale. Lo possono fare tutti e questo e - come per i blog - un fattore di democratizzazione dell'informazione.
Ma poi si scopre anche lo Skypecasting, cioè il Podcasting fatto in diretta attraverso sempre Skype: come la radio, cioè, si mette in loop su Skype un podcast (la parola è un portmanteau di iPod + brodcasting) e chi ci chiama lo può ascoltare. Poi arriva uno e dice: "Ehi, perché allora non farlo con la musica?" Ed ecco un altro canale di distribuzione delle radio online digitali. Poi, ma proprio alla fine, giusto ieri, arriva un altro e dice: perché la musica anziché trasmetterla dal computer su Internet non la prendiamo dall'iPod e tramite questo la trasmettiamo al computer che la mette su Internet via Skype? Ecco nato lo Skypecasting...
Maggiori informazioni su un'ampia bibliografia di siti. Qui i primi, se trovate altro potete arricchire la lista nei commenti di questo post.
Share and share alike: Skypecasting for iPods
Skypecasting in EFL
iPod Radio and Skype
10.4.05
Breviario di chi "dumpa"
ARRIVANO UN PAIO di commenti, alcuni per email e altri sul post, che chiedono "come si fa a scaricare la puntata di Ballarò dove c'è Berlusconi?" Premesso che forse la Rai non è tanto d'accordo, se uno vuol scaricare uno streaming video sul proprio computer lo può tecnicamente fare. Io vi mostro come farlo senza stare a dire se si tratta di questo o di quello, poi regolatevi voi. Insomma, la multa non la voglio pagare io, capito?
La spiegazione è relativa a Vlc, software per vedere i video di vari formati compresi i Dvd, nella versione per Mac. La release di Vlc è la 0.8.1, l'ultima disponibile (gratuitamente) sul sito. Penso che per Pc la strada sia simile. Per Linux è ancora più facile, ma non saprei come spiegare non avendo una distribuzione Linux installata da nessuna parte.
Comunque, quel che ci serve è Vlc e il link diretto allo streaming. Il link comincia con uno strano mms:// anziché un più consueto http:// e dev'essere così. Il link è disponibile nel post precedente a questo. Si chiede a Vlc di aprire "il network" dal menu File oppure facendo Mela-N. Nella finestra che compare, nella prima riga, si cancella tutto e si incolla il link in questione. DOPODICHE', passaggio fondamentale, senza cambiare niente delle impostazioni, si spunta il pulsante "Advance Options" che abilità la possibilità di premere su "Settings..." subito a destra.
Come per magia è saltato fuori un secondo menu di opzioni. La seconda voce, File, è già cliccata. Bisogna selezionare un percorso di arrivo del file - che verrà chiamato vlc-output.ts - magari sulla scrivania e poi selezionare anche la sottostante opzione dump raw input. Infine, alla voce Encapsulation Method, selezionare dal menu a tendina l'ultima voce, Raw.
In questo modo stiamo dicendo a Vlc di prendere lo streaming dall'indirizzo eccetera e di trattarlo come una massa di dati grezzi - Raw - sbattendolo sull'hard disk nel file di output .ts con il percorso specificato prima. Attenzione, quando date il via alla sequenza, l'indicatore di avanzamento di Vlc - quello che dice a che punto siamo del brano o del video - procede a velocità "normale", perché lui lo streaming lo trasferisce come se lo stessimo vedendo. In pratica, ci vorranno più di due ore e un quarto, ed è bene avere la banda larga (col modem mi dispiace, ma non ce la si fa) prima che l'operazione arrivi alla fine.
Il file prodotto sul computer è una roba strana. Quando il video è stato trasmesso tutto, ma proprio tutto, allora si può spegnere Vlc e lo si può rinominare cambiando anche l'estensione, che deve essere .wmv. Per vederlo su Mac è necessario poi utilizzare sempre Vlc, ma come se si trattasse di un qualunque video presente in locale (quindi aprendolo con Mela-O)... Capito tutto?
La spiegazione è relativa a Vlc, software per vedere i video di vari formati compresi i Dvd, nella versione per Mac. La release di Vlc è la 0.8.1, l'ultima disponibile (gratuitamente) sul sito. Penso che per Pc la strada sia simile. Per Linux è ancora più facile, ma non saprei come spiegare non avendo una distribuzione Linux installata da nessuna parte.
Comunque, quel che ci serve è Vlc e il link diretto allo streaming. Il link comincia con uno strano mms:// anziché un più consueto http:// e dev'essere così. Il link è disponibile nel post precedente a questo. Si chiede a Vlc di aprire "il network" dal menu File oppure facendo Mela-N. Nella finestra che compare, nella prima riga, si cancella tutto e si incolla il link in questione. DOPODICHE', passaggio fondamentale, senza cambiare niente delle impostazioni, si spunta il pulsante "Advance Options" che abilità la possibilità di premere su "Settings..." subito a destra.
Come per magia è saltato fuori un secondo menu di opzioni. La seconda voce, File, è già cliccata. Bisogna selezionare un percorso di arrivo del file - che verrà chiamato vlc-output.ts - magari sulla scrivania e poi selezionare anche la sottostante opzione dump raw input. Infine, alla voce Encapsulation Method, selezionare dal menu a tendina l'ultima voce, Raw.
In questo modo stiamo dicendo a Vlc di prendere lo streaming dall'indirizzo eccetera e di trattarlo come una massa di dati grezzi - Raw - sbattendolo sull'hard disk nel file di output .ts con il percorso specificato prima. Attenzione, quando date il via alla sequenza, l'indicatore di avanzamento di Vlc - quello che dice a che punto siamo del brano o del video - procede a velocità "normale", perché lui lo streaming lo trasferisce come se lo stessimo vedendo. In pratica, ci vorranno più di due ore e un quarto, ed è bene avere la banda larga (col modem mi dispiace, ma non ce la si fa) prima che l'operazione arrivi alla fine.
Il file prodotto sul computer è una roba strana. Quando il video è stato trasmesso tutto, ma proprio tutto, allora si può spegnere Vlc e lo si può rinominare cambiando anche l'estensione, che deve essere .wmv. Per vederlo su Mac è necessario poi utilizzare sempre Vlc, ma come se si trattasse di un qualunque video presente in locale (quindi aprendolo con Mela-O)... Capito tutto?
Lo scontro politico
ALL'INIZIO DELLA SETTIMANA è accaduto un fatto incredibile, secondo i mezzi di comunicazione di massa del nostro Paese: il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è apparso in un contraddittorio televisivo (vs D'Alema e Rutelli, sparring partner Alemanno) il giorno dopo i risultati (per lui) devastanti delle elezioni regionali.
Il 90% del successivo dibattito è stato incentrato sulla strategia comunicativa: ha fatto bene o male ad andare in televisione? Ha fatto meglio o peggio di D'Alema e Rutelli (o Alemanno)? Ha comunicato? Il consenso è cresciuto? L'immagine si è indebolita? Era nove anni, due mesi e dodici giorni dal confronto televisivo precedente... e via dicendo.
Poca attenzione ai contenuti, anche nelle cronache "descrittive" della puntata di Ballarò. Allora, per farsi un'idea a mente fredda, se avete un po' di banda larga, andatevi a vedere la puntata della trasmissione in questione su Raiclick, prima che la tolgano. Ovvero, copiate e incollate il link qui presente su software come Mplayer (prossimo all'estinzione, comunque qui anche la versione per Mac) o Vlc e fategli salvare su disco anziché visualizzare il filmato. Così vi resterà la copia digitale da mostrare ai nipotini e soprattutto capirete di che cosa hanno parlato, e non solo di come ne hanno parlato. Anche se quest'ultima pare essere la cosa che interessa di più i suddetti mezzi di comunicazione di massa...
mms://media.fastweb.it/WM9/raiclick/FMVRAI04000001050126.wmv
Il 90% del successivo dibattito è stato incentrato sulla strategia comunicativa: ha fatto bene o male ad andare in televisione? Ha fatto meglio o peggio di D'Alema e Rutelli (o Alemanno)? Ha comunicato? Il consenso è cresciuto? L'immagine si è indebolita? Era nove anni, due mesi e dodici giorni dal confronto televisivo precedente... e via dicendo.
Poca attenzione ai contenuti, anche nelle cronache "descrittive" della puntata di Ballarò. Allora, per farsi un'idea a mente fredda, se avete un po' di banda larga, andatevi a vedere la puntata della trasmissione in questione su Raiclick, prima che la tolgano. Ovvero, copiate e incollate il link qui presente su software come Mplayer (prossimo all'estinzione, comunque qui anche la versione per Mac) o Vlc e fategli salvare su disco anziché visualizzare il filmato. Così vi resterà la copia digitale da mostrare ai nipotini e soprattutto capirete di che cosa hanno parlato, e non solo di come ne hanno parlato. Anche se quest'ultima pare essere la cosa che interessa di più i suddetti mezzi di comunicazione di massa...
mms://media.fastweb.it/WM9/raiclick/FMVRAI04000001050126.wmv
7.4.05
Ma ora mi devo mettere il vestito buono?
A QUANTE PARE questo Posto è diventato popolare. Merito di un oscuro redattore, magari un CoCoCo o forse uno stagista, che a suo insindacabile giudizio ha portato alla ribalta di un famoso portale italiano il presente blog. Grande, la vendetta dei cottimisti... Comunque, informato da una email, subito ve ne svelo il contenuto:
Gentile autore,
ti comunichiamo che il tuo post, visibile all'indirizzo http://liberoblog.libero.it/hi-tech/bl223.phtml, ritenuto particolarmente valido dalla nostra redazione, è stato segnalato all'interno di LiberoBlog, il nuovo aggregatore blog di libero.it
Pensiamo che questo ti possa dare maggiore visibilità sul web e presumibilmente maggiore traffico sul tuo blog, in quanto Libero.it è visitato quotidianamente da milioni di persone.
Nel caso tu fossi contrario a questa iniziativa, il cui fine è quello di segnalare ai nostri lettori i contenuti più validi rintracciati nella blogosfera, ti preghiamo di segnalarcelo via e-mail chiedendo la rimozione del tuo post dal servizio. Procederemo immediatamente.
Per saperne di più di LiberoBlog e sulla sua policy
http://liberoblog.libero.it/disclaimer.php
(omissis)
Ringraziandoti per l'attenzione, ti porgiamo i nostri più cordiali saluti
LiberoBlog Staff
Nel mio piccolo, ho risposto così:
Grazie, apprezzo la cortesia.
Buon lavoro,
a.
A questo punto, mi doto di vestito buono, faccio barba e capelli e mi preparo ad accogliere i milioni di visitatori. Sai mai che ci scappi anche un'offerta di lavoro a tempo indeterminato... Ehi, Ferruccio, ma tu i blog li leggi?
Gentile autore,
ti comunichiamo che il tuo post, visibile all'indirizzo http://liberoblog.libero.it/hi-tech/bl223.phtml, ritenuto particolarmente valido dalla nostra redazione, è stato segnalato all'interno di LiberoBlog, il nuovo aggregatore blog di libero.it
Pensiamo che questo ti possa dare maggiore visibilità sul web e presumibilmente maggiore traffico sul tuo blog, in quanto Libero.it è visitato quotidianamente da milioni di persone.
Nel caso tu fossi contrario a questa iniziativa, il cui fine è quello di segnalare ai nostri lettori i contenuti più validi rintracciati nella blogosfera, ti preghiamo di segnalarcelo via e-mail chiedendo la rimozione del tuo post dal servizio. Procederemo immediatamente.
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(omissis)
Ringraziandoti per l'attenzione, ti porgiamo i nostri più cordiali saluti
LiberoBlog Staff
Nel mio piccolo, ho risposto così:
Grazie, apprezzo la cortesia.
Buon lavoro,
a.
A questo punto, mi doto di vestito buono, faccio barba e capelli e mi preparo ad accogliere i milioni di visitatori. Sai mai che ci scappi anche un'offerta di lavoro a tempo indeterminato... Ehi, Ferruccio, ma tu i blog li leggi?
"Non ci si capisce un cacchio!"
LA SICUREZZA INFORMATICA E' un problema sempre più importante, come lo stesso Storace ha probabilmente capito. Ma una delle cose che rendono meno sicura Internet è l'oscuro gergo utilizzato per indicare le summenzionate minacce. Come dire: la sicurezza è anche una questione di terminologia.
Phishing, pharming, dialler, trojan, spyware: secondo la Bbc una ricerca di Aol Uk dimostra che l'84% degli utenti di quel Paese non ci capisce una emerita pippa: non associa i nomi a un pericolo comprensibile. E meno male che almeno conoscono la lingua da cui arrivano queste espressioni...
Phishing, pharming, dialler, trojan, spyware: secondo la Bbc una ricerca di Aol Uk dimostra che l'84% degli utenti di quel Paese non ci capisce una emerita pippa: non associa i nomi a un pericolo comprensibile. E meno male che almeno conoscono la lingua da cui arrivano queste espressioni...
Totopapa
A PARTE NOSTRADAMUS e altri personaggi simili, che si erano espressi già secoli fa, è iniziato il totopapa. La lotteria per prevedere (e magari cercare di influenzare) chi sarà il prossimo Pontefice. Tra le voci più singolari, raccolte su Internet, c'è PressEsc, che cerca di "bruciare" con un attacco frontale il cardinale Francis Arinze: africano, nato nel 1932, nominato cardinale da Giovanni Paolo II nel 1985, è presidente del pontificio collegio per il dialogo interreligioso, figura di spicco nell'organizzazione del Giubileo del 2000 nonché prefetto di una delle più importanti congregazioni pontificie dal 2002. E' considerato un conservatore, nella topografia cardinalizia.
A suo svantaggio vanno alcuni elementi: è conservatore, nero, africano e - secondo PressEsc - "i critici del suo stesso paese sottolineano che è sconcertante la mancanza di comprensione del fenomeno dell'Hiv-Aids da parte sua".
A suo svantaggio vanno alcuni elementi: è conservatore, nero, africano e - secondo PressEsc - "i critici del suo stesso paese sottolineano che è sconcertante la mancanza di comprensione del fenomeno dell'Hiv-Aids da parte sua".
6.4.05
Una pioggia di Sms
DA UN PO' di tempo - qualche anno dopo che le utenze di telefonia mobile hanno superato quelle delle linee fisse - c'è qualcuno che vuole comunicare con l'Italia usando gli Sms. Una cosa minima ma rivoluzionaria, anche se ancora non se ne parla tanto.
Oggi (ieri ad altre persone) mi è arrivato questo sms da PROT.CIVILE (senza, cioè, un numero di telefono riconoscibile):
Se vai a Roma x omaggio Papa usa mezzi trasporto collettivo. Preparati a code organizzate ma molto lunghe. Caldo di giorno fresco di notte.X info Isoradio 103.3
A parte il mio professore di Italiano delle superiori che avrebbe usato il bazooka per l'uso di X al posto di per, è da notare che questo meccanismo di comunicazione apparentemente geniale, aperto e trasparente, è in realtà quanto di più opaco e dubbio ci sia.
Non è possibile rispondere, non è possibile commentare, non è possibile scegliere di essere esclusi da questa lista, non è chiaro chi spedisca il messaggio (il mittente degli Sms può essere falsificato abbastanza facilmente), non è linguisticamente corretto, non è politicamente chiaro quale "strategia comunicativa" e quali scelte politiche siano state fatte: l'esposizione della salma del Papa sì e le code di Pasqua sulle autostrade no? Se poi io sono all'estero e il messaggio mi arriva, al costo di quasi un euro, chi devo ringraziare?
Inoltre, non è neanche chiaro se questo messaggio - spedito ragionevolmente a qualche milione di italiani - abbia un costo, quale sia e se sia stato sostenuto dalla protezione civile (cioè dal Governo). Insomma, quanto è costato?
E, ancora più importante, chi ci può informare su tutte queste cose? Insomma, la trasparenza mi pare che sia solo nella forma...
Oggi (ieri ad altre persone) mi è arrivato questo sms da PROT.CIVILE (senza, cioè, un numero di telefono riconoscibile):
Se vai a Roma x omaggio Papa usa mezzi trasporto collettivo. Preparati a code organizzate ma molto lunghe. Caldo di giorno fresco di notte.X info Isoradio 103.3
A parte il mio professore di Italiano delle superiori che avrebbe usato il bazooka per l'uso di X al posto di per, è da notare che questo meccanismo di comunicazione apparentemente geniale, aperto e trasparente, è in realtà quanto di più opaco e dubbio ci sia.
Non è possibile rispondere, non è possibile commentare, non è possibile scegliere di essere esclusi da questa lista, non è chiaro chi spedisca il messaggio (il mittente degli Sms può essere falsificato abbastanza facilmente), non è linguisticamente corretto, non è politicamente chiaro quale "strategia comunicativa" e quali scelte politiche siano state fatte: l'esposizione della salma del Papa sì e le code di Pasqua sulle autostrade no? Se poi io sono all'estero e il messaggio mi arriva, al costo di quasi un euro, chi devo ringraziare?
Inoltre, non è neanche chiaro se questo messaggio - spedito ragionevolmente a qualche milione di italiani - abbia un costo, quale sia e se sia stato sostenuto dalla protezione civile (cioè dal Governo). Insomma, quanto è costato?
E, ancora più importante, chi ci può informare su tutte queste cose? Insomma, la trasparenza mi pare che sia solo nella forma...
Il veterano di tante battaglie
APPLE STA ESPLODENDO. Il mercato di nicchia sta raddoppiando, forse triplicando. Entro la fine dell'anno - sostengono alcuni - la quota di mercato passerà dal 2,5 al 5-6%. Il fatturato e gli utili seguiranno di conseguenza.
Sull'altro sito dove scrivo, Macity, è appena uscita l'intervista al numero due di Apple, Phil Schiller, un veterano di tante battaglie. E' il responsabile del marketing della casa di Cupertino e un simpatico, cicciotto americano. Lunga chiacchierata, ma per chi è interessato può valere la pena.
Vi confido anche un segreto: l'intervista è un po' vecchiotta e per varie ragioni esce solo oggi. Ma - e questo va a testimoniare la qualità di quel che racconta Schiller - è ancora più che attuale...
Sull'altro sito dove scrivo, Macity, è appena uscita l'intervista al numero due di Apple, Phil Schiller, un veterano di tante battaglie. E' il responsabile del marketing della casa di Cupertino e un simpatico, cicciotto americano. Lunga chiacchierata, ma per chi è interessato può valere la pena.
Vi confido anche un segreto: l'intervista è un po' vecchiotta e per varie ragioni esce solo oggi. Ma - e questo va a testimoniare la qualità di quel che racconta Schiller - è ancora più che attuale...
Houston, abbiamo un problema
QUANDO UN MERCATO funziona bene, quando cioè domanda ed offerta si incontrano con facilità, con mutua soddisfazione scambiando soldi per beni e utilità, allora è efficiente. Poi, ogni tanto, salta fuori una nuova tecnologia, un nuovo modo di lavorare, anche semplicemente un nuovo stile di comportamento, e il mercato all'improvviso non è più efficiente.
Chi ha costruito le sue fortune sulla struttura del mercato resiste, mentre compaiono altre offerte e soprattutto il comportamento dei consumatori si fa differente: "tradiscono" i vecchi per cercare quel che desiderano dai nuovi. C'è una nuova efficienza emergente, che attrae tutti quanti come l'orizzonte degli eventi di una stella collassata attrae la materia.
Ecco, in Australia la gente scarica i telefilm da Internet perché sei-otto mesi di ritardo rispetto agli Stati Uniti - paese in cui si parla la stessa lingua - sono diventati insopportabili nell'era di Internet e di BitTorrent. Idem in Gran Bretagna. Qualcosa, quindi, sta per cambiare: c'è chi parla di un iTunes del video e sia Microsoft che altri stanno affilando le armi.
Aspettiamo e vediamo se l'offerta è adeguata. Se c'è una lezione che iTunes Music Store ha dato al mercato (conquistando il 90% della musica digitale venduta legalmente) è stata la seguente: iTMS non ha cercato di fornire un servizio migliore dei negozi di dischi o di quelli virtuali (e bruttini) della concorrenza. Ha cercato ed è riuscito a sconfiggere il vero competitor: l'offerta di musica piratata attraverso il P2P (cioè il primo Napster, Kazaa, DirectConnect e via dicendo) offrendo un prodotto migliore a un prezzo accettabile con una qualità superiore. Ci sarà qualcuno che farà la stessa cosa per il video?
Chi ha costruito le sue fortune sulla struttura del mercato resiste, mentre compaiono altre offerte e soprattutto il comportamento dei consumatori si fa differente: "tradiscono" i vecchi per cercare quel che desiderano dai nuovi. C'è una nuova efficienza emergente, che attrae tutti quanti come l'orizzonte degli eventi di una stella collassata attrae la materia.
Ecco, in Australia la gente scarica i telefilm da Internet perché sei-otto mesi di ritardo rispetto agli Stati Uniti - paese in cui si parla la stessa lingua - sono diventati insopportabili nell'era di Internet e di BitTorrent. Idem in Gran Bretagna. Qualcosa, quindi, sta per cambiare: c'è chi parla di un iTunes del video e sia Microsoft che altri stanno affilando le armi.
Aspettiamo e vediamo se l'offerta è adeguata. Se c'è una lezione che iTunes Music Store ha dato al mercato (conquistando il 90% della musica digitale venduta legalmente) è stata la seguente: iTMS non ha cercato di fornire un servizio migliore dei negozi di dischi o di quelli virtuali (e bruttini) della concorrenza. Ha cercato ed è riuscito a sconfiggere il vero competitor: l'offerta di musica piratata attraverso il P2P (cioè il primo Napster, Kazaa, DirectConnect e via dicendo) offrendo un prodotto migliore a un prezzo accettabile con una qualità superiore. Ci sarà qualcuno che farà la stessa cosa per il video?
5.4.05
Nessi causali
C'E' CHI SOSTIENE che la morte di Giovanni Paolo II stia spingendo in maniera sensibile la scalata alle classifiche dei best-seller di Angeli e demoni, il prequel de Il Codice Da Vinci di Dan Brown. Il libro - che non ho letto - tratta infatti di una fratellanza segreta che cerca di sabotare il conclave che elegge il Papa per scopi non meglio identificati. Il libro, sostiene la fonte, offre un tour virtuale nelle stanze del Vaticano e tra i riti e rituali del conclave.
Secondo la fonte, il libro ha raggiunto la 25ma posizione nelle classifiche di vendita su Amazon.
Secondo la fonte, il libro ha raggiunto la 25ma posizione nelle classifiche di vendita su Amazon.
Risultati elettorali
A QUESTO PUNTO credo si possa dire senza tema di smentite: era il nome "Ulivo" che portava sfiga...
4.4.05
Oggi accadde
NEL 1968 VENNE assassinato Martin Luther King, Jr; nel 1949 venne sottoscritto l'accordo istitutivo della Nato (dodici le nazioni firmatarie) e - nel lontano 1581 Sir Francis Drake completò la circumnavigazione del globo. Il 4 aprile, tutto sommato, è stato un giorno abbastanza movimentato.
Cambiando argomento, il New York Times riflette su quel che sta succedendo nel settore della telefonia mobile, dove stanno arrivando con qualche difficoltà i cellulari-player digitali. Chi è che non li vuole? Intanto, una immaginetta del Motorola Rzr edizione speciale tutta nera (il sistema operativo è sempre lo stesso, cioè una schifezza...)
Cambiando argomento, il New York Times riflette su quel che sta succedendo nel settore della telefonia mobile, dove stanno arrivando con qualche difficoltà i cellulari-player digitali. Chi è che non li vuole? Intanto, una immaginetta del Motorola Rzr edizione speciale tutta nera (il sistema operativo è sempre lo stesso, cioè una schifezza...)
1.4.05
Il P2P c'è e durerà ancora parecchio
PARE CHE IL fenomeno del download "pirata" di contenuti dalla rete sia un po' più ampio di quanto non si creda. Secondo una ricerca autorevole, perché condotta dal Pew Internet & American Life Project,
"About 36 million Americans - or 27% of Internet users - say they download either music or video files and about half of them have found ways outside of traditional peer-to-peer networks or paid online services to swap their files, according to the most recent survey of the Pew Internet & American Life Project.
"The Project's national survey of 1,421 adult Internet users conducted between January 13 and February 9, 2005 shows that 19% of current music and video downloaders, or about 7 million adults, say they have downloaded files from someone else's iPod or MP3 player. About 28%, or 10 million people, say they get music and video files via email and instant messages. However, there is some overlap between these two groups; 9% of downloaders say they have used both of these sources. The survey has a margin of error of plus or minus 3 percent for results based on Internet users."
Insomma, o viviamo in un mondo di ladri oppure il modello convenzionale di distribuzione dei contenuti ha fatto il suo tempo...
"About 36 million Americans - or 27% of Internet users - say they download either music or video files and about half of them have found ways outside of traditional peer-to-peer networks or paid online services to swap their files, according to the most recent survey of the Pew Internet & American Life Project.
"The Project's national survey of 1,421 adult Internet users conducted between January 13 and February 9, 2005 shows that 19% of current music and video downloaders, or about 7 million adults, say they have downloaded files from someone else's iPod or MP3 player. About 28%, or 10 million people, say they get music and video files via email and instant messages. However, there is some overlap between these two groups; 9% of downloaders say they have used both of these sources. The survey has a margin of error of plus or minus 3 percent for results based on Internet users."
Insomma, o viviamo in un mondo di ladri oppure il modello convenzionale di distribuzione dei contenuti ha fatto il suo tempo...
Sono i migliori, siamo i migliori
VOI FEDELI LETTORI di questo Posto, già lo sapevate. Ma adesso lo scrive anche Wired, la bibbia del mondo digitale, e quindi dev'essere vero per forza. Battlestar Galactica, la serie televisiva rinata dopo i fasti (di serie B) del 1978, è la miglior serie di fantascienza televisiva di sempre. Altro che Enterprise, altro che Stargate SG-1. Merito del produttore - Ronald Moore - e di Sci-Fi Channel. Io concordo, come sapete...
(Starbucks a confronto)
Convergenza
L'EVOLUZIONE DEI TELEFONI cellulari, da semplici apparecchi radio per telefonare a complessi apparecchi smart in grado di collegarsi in rete, archiviare e gestire dati e via dicendo sta facendo flettere duramente il mercato dei palmari. Adesso si apprende che anche quello degli orologi sarebbe in crisi per colpa del telefonino. Se non è un pesce d'aprile è un brillante esempio di convergenza.
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